Islanda: fra fantasmi e natura [parte 4]

[Continua da qui] Proprio non ce la faccio ad alzarmi presto la mattina. Con fatica emergo dalla tenda, come al solito bagnata e in più piena di polvere nera all’interno, ma c’è qualcosa di strano nell’aria tuttavia subito non mi rendo bene conto di cosa sia. È proprio l’aria che è strana e dando un’occhiata alle bandiere del campeggio noto che sono girate al contrario rispetto a ieri sera. Dopo quattro giorni che soffiava da nord-nordest e la mia direzione era a nord ieri sera ero contento di girare le ruote verso sud-est, ma il vento con precisione chirurgica oggi proviene da sud-est, quando si dice la legge di murphy: il vento soffia dalla direzione nella quale devi andare. Va beh pazienza, tanto non posso farci niente.

Se fino ad ora ero nei posti isolati dove passava al massimo un mezzo motorizzato all’ora, qui sulla strada n.1 il traffico è abbastanza sostenuto tra macchine, fuoristrada, tir e camper. Se non altro mi tengono alto il morale salutandomi e facendomi il segno del pollice alzato. E siccome al peggio non c’è mai fine, oltre al vento in faccia e al traffico sostenuto sto andando incontro a un bel temporale.
Per ingannare il tempo scruto le macchine che passano e ad un certo punto mi sorpassa un Mitsubishi Outlander grigio, ma allora il Diretur è venuto a vedere il gruppo metal!
A metà di una salita sotto la pioggia controvento vedo una rana sulla strada e mi ricordo di una scena comica accaduta pochi giorni prima di partire in un giro con i miei compagni di uscite, mi metto a ridere da solo come un deficente in mezzo alla strada, così forte che mi sono dovuto fermare. È proprio vero che più le condizioni sono difficili, più si amplificano le emozioni, piccole paure diventano grandi paure, piccole ansie diventano crisi di ansia, e anche i piccoli momenti di felicità diventano esilaranti risate. Chissà cosa avranno pensato gli automobilisti vedendomi ridere in quelle condizioni climatiche.



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[I]530 di quota e sembra di essere a 2600 metri con vento, pioggia e chiazze di neve poco piu in alto.[/I]
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[I]Una delle più famose storie di fantasmi è ambientata in questa zona.
Sapete cosa vi dico? Non faccio fatica a crederci.[/I]
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[I]Per essere un vero “Uomo islandese” devi essere capace di nuotare fino a quest’isola nudo con una torcia in mano cantando l’inno nazionale.[/I]
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Sono passati ormai 85km da quando ho lasciato Akureyri e non sono ancora arrivato al paese successivo ma ne ho abbastanza del traffico della n.1 e pur di evitarlo prendo una strada meno battuta dalla massa, allungando il mio tragitto di 15km.
Al campeggio di Svalbardseyri, che altro non è che un prato in mezzo al paese vicino alla scuola, una bella doccia calda toglie tutte le fatiche della giornata.
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Sauðárkrókur…e il suo campeggio.[/I]
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[I]Il centro del paese[/I]
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Quando pensavo che le fatiche erano finite e che finalmente potevo rilassarmi un po’ decidono di entrare in gioco altri elementi che avevo sottovalutato in precedenza: la pioggia e il traffico. Ma se contro la natura non posso farci niente, intervengo là dove posso: il traffico. Così, cartina alla mano, individuo strade secondarie che mi facciano evitare il più possibile la famosa n.1.
Scelta saggia. Ritorno a pedalare tranquillo in mezzo alla strada e mi sposto soltanto quando sento sopraggiungere una vettura. Con l’asfalto ruvidissimo che hanno in Islanda le gomme si sentono a centinaia di metri. Durante il tragitto mi fanno compagnia le pecore che pascolano ai bordi della strada e ogni tanto uno stormo di anatre che si alza in volo . Anatre che immagino in un bel piatto nelle ricette più varie ma anche semplicemente fatte sopra un fuoco. Passo anche parecchi km a pensare (tanto oltre a far andare le gambe non ho nient’altro da fare) come catturarne una per la cena.

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Ritorno sulla n.1. Evitarla ancora vorrebbe dire allungare la strada di 85km, il che non mi sembra una buona idea. Dopo una 50ina di km percorsi mi fermo in un grazioso villaggio di pescatori, ma è troppo presto per fermarsi per la notte. Vado avanti fino al prossimo paese a “soli” 50km più avanti.

[I]Blonduos[/I]
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Hvammstangi è un grazioso paesino di 570 anime a 6 km dalla strada principale, dove si trovato tutti i servizi che ti servono, ospedale compreso. Seguendo le indicazioni per il campeggio la strada mi porta un po’ fuori dal paese, più precisamente nei pressi del cimitero. Se si crede nei fantasmi non è il posto ideale per trascorrere la notte.

[I]Nei pressi di Hvammstangi…questi cavalli sono l’unica specie di cavalli presenti sull’isola, dato che gli Islandesi hanno vietato l’introduzione di qualsiasi altra specie per non contaminare la razza[/I]
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[I]Campeggio con vicini tranquilli…dietro quella siepe avevo piantato la mia tendina[/I]
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[I]Tramonto dal campeggio[/I]
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Oggi l’ambizione galoppa a briglia sciolta e la mia meta si trova a 130km con poco o niente in mezzo e il meteo incerto. I vicini non mi hanno infastidito durante la notte oppure non gli ho sentiti io perche dormivo un sonno profondo.

Cerco di lasciare il più in fretta possibile la strada n.1 che è molto trafficata e ne prendo una molto meno trafficata.
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Sono su una strada sterrata lontano dal traffico nella terra di mezzo, aspetto che qualche creatura magica faccia la sua comparsa da un momento all’altro, ma a parte le pecore non c’è anima viva.

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Nei pressi di un lago vedo una struttura fatta di terra ma nel saltare sul marciapiede per leggere le informazioni poste sull’edificio pizzico la gomma anteriore. Dopo il deserto sub-artico sono stato fermato da un marciapiede. Poco male, riparo la gomma e ne approfitto per mangiare qualcosa, mi aspetta ancora tanta strada.
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Ricostruzione della fattoria (realizzata utilizzando solo strumenti e materiali disponibili in epoca vichinga) di Eric il Rosso. Padre di leifur Eiriksson, che si ritiene sia stato il primo europeo a raggiungere l’America[/I]
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[I]Per darvi queste chicche ho dovuto anche affrontare un terribile, ma che dico terribile, quasi mortale incidente. Ho bucato.[/I]
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Alle quattro e mezzo di pomeriggio ad un incrocio vedo che la mia meta è a 76km. Imboccando quella strada mi sorpassa un fuoristrada che mi suona e mi saluta, sono le stesse tre ragazze che hanno pernottato al campeggio vicino al cimitero la notte scorsa. Gli mando un bacio di risposta e in breve tempo spariscono dalla mi vista.

[I]Lungo la strada mi fermo spesso per ammirare il paesaggio in questa “giornata soleggiata”[/I]
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Pedalando con un traguardo in testa, questo sembra non arrivare mai, sembra sempre più lontano. Alle nove e mezzo di sera finalmente sono arrivato al campeggio di Stykkisholmur (non ho mai capito come si pronuncia) dove con la precisione di uno svizzero la leggera piogerellina che mi ha accompagnato negli ultimi 50 km si trasforma in una forte pioggia mentre monto la tenda.

[I]Campeggio super lusso, dotato anche di collegamento Wi-fi gratuito[/I]
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A Stykkisholmur mi fermo mezza giornata per riposare e l’intenzione di fare una piccola crociera turistica, cosa che invece non farò dato che sono arrivato al porto con 20 minuti di ritardo.

[I]Il porto e situato in un porto naturale protetto da un’isola di basalto.[/I]
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[I]Lava dei folli guerieri…e la traduzione del cartello.[/I]
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[I]Queste lande sono cosparse da bizzarre figure di lava con in terra un tappeto di muschio. Non vorrei trovarmi lì la sera con un po’ di nebbia, potrei cominciare a credere alle leggende islandesi[/I].
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[I]Il mare da una parte e il lago dall’altra[/I]
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[I]Church mountain…Questa montagna era stata venerata dai primi abitanti che arrivarono in questi luoghi[/I]
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