L’insostenibilità del progresso imposto

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Mi ricordo molto bene il momento. Eravamo al bar nella piazzetta del paese, io e il marketing manager di un noto marchio di componentistica. “L’anno prossimo segnerà la fine delle 26 pollici, perché tutti produrranno solo 27.5 e 29”. Scoppiai a ridere, dicendo che quello era un desiderio delle aziende per vendere, ma che non si sarebbe mai concretizzato. In effetti non si vedevano ancora in giro telai specifici per le 27.5, e la diatriba era ancora tutta incentrata sulle 29, ancora piuttosto acerbe.



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Più che altro, con gli occhi del mountain biker che gira quasi ogni giorno per i monti, non riuscivo a vedere l’effettivo vantaggio nell’aumentare il diametro delle ruote di 1 pollice e mezzo, che in realtà è anche di meno di 1 pollice e mezzo, dato che la denominazione 27.5 è stata fatta solo per dare l’idea di qualcosa che fosse nel mezzo fra 26 e 29.

Mi sbagliavo. La valanga si era già staccata dalla cima della montagna e stava per travolgere tutti, volenti o nolenti. Nel giro di pochi anni le 26 pollici sono davvero sparite. Però, al contrario delle 29, partite più o meno “dal basso” grazie all’intraprendenza di alcune aziende, qui la valanga è stata fatta partire di proposito dall’industria in toto, e i reali vantaggi rispetto alle 26 sono davvero minimi. Mi ricordo ancora il mio primo test di una 27.5, quello della Santa Cruz Bronson, e mi ricordo la prima discesa in cui cercavo di capire le reali differenze con le 26. Niente che mi facesse urlare al miracolo, anzi.

Un paio di anni più tardi, presentazione Trek Remedy 29. La prima bici ad avere uno strano perno passante da 148mm, detto Boost148. Più rigidità, più spazio per la gomma. Questi i vantaggi sulla carta. Alla storia della gomma non davo molto peso, visto che non avevo avuto problemi di incompatibilità. Anche qui sbagliavo, perché due anni dopo si scopre che esiste un formato “plus” che costituisce la panacea di tutti i mali: migliore trazione, migliore grip, più sicurezza. Fantastico. Ed ecco che arrivano ad Eurobike una marea di bici “plus” ad espandere delle gamme di loro già enormi. Eh si perché fra una riga e l’altra non ho citato le fat, le gravel e le e-bike. Le prime un fuoco di paglia che si è già ridotto a quello che avrebbe dovuto essere dall’inizio, cioé una nicchia, le seconde un tentativo di portare gli stradisti offroad e le terze, finalmente, il cosiddetto “Bullseye”.

Centro.

Con le E-bike l’industria del ciclo ha finalmente fatto centro: prodotti nuovi da vendere ad una clientela in gran parte nuova, che non necessita di quello che è sempre stato lo “scalino” di entrata: una forma fisica accettabile, o la voglia di fare fatica. Qui già vedo gli e-bikers armarsi di carta e penna per rispondermi che con le bici elettriche ci si tiene in forma, dunque metto subito le mani avanti dicendo che mi riferisco alla clientela nuova, quella che prima non andava in bici per i due suddetti motivi.

Dunque, ora le aziende sono contente. La mucca da mungere è stata finalmente trovata, e per i prossimi x anni saranno occupate a contare i soldi che entrano.

Torniamo però al casino lasciato nel mondo delle MTB. 27.5, 29, fat, plus. Gamme immense, negozi disperati, clienti che non comprano in attesa di sapere dove si andrà a parare. Rimanenze, cioé utili in calo. Urge semplificare. Questa volta faccio io la previsione: una volta liberati i magazzini dalle rimanenze, i modelli di fat e plus si ridurranno all’osso. Le Plus continueranno ad esistere come opzione, dato che ormai il Boost è diventato lo “standard” temuto da chiunque avesse un paio di ruote di scorta in garage, e si potranno montare su qualsiasi bici comprata dal 2017 in poi. Per il resto, non rimane da sperare che le e-bike facciano sfogare i direttori finanziari delle aziende, così da lasciare in pace il mercato della MTB con innovazioni imposte dall’alto che, alla resa dei conti, è difficile ritenere tali.

PS. Ci tengo a precisare che personalmente adoro le innovazioni e che alcune vere buone idee ci sono state negli ultimi anni: reggisella telescopico e trasmissione 1x in primis.

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