Taratura delle sospensioni #1: elemento elastico

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Sia che si tratti di una forcella entry level, che di un Cane Creek Double Barrel, regolare correttamente le proprie sospensioni è il primo passo per avere una bici efficiente, sicura e divertente da usare.



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Può sembrare assurdo, ma lavorando a stretto contatto con numerosi bikers mi sono reso conto che la stragrande maggioranza di noi ciclisti offroad ha le sospensioni regolate in maniera sbagliata, o quanto meno approssimativa. C’è inosmma moltissima ignoranza in materia. …e non parliamo solo dei principianti o dei riders alle prime armi, parliamo spesso di riders esperti, con bici di alto livello con tutti i prodotti più alla moda sul mercato.

Che senso ha montare una Fox 36 RC2 e poi non avere neanche il sag regolato correttamente? Puoi comprarti pure la migliore forcella del mondo, ma se non la regoli correttamente non funzionerà mai come dovrebbe.

Per questo motivo noi di MTB-mag abbiamo deciso di dedicare nuovamente due puntate del Tech Corner alla taratura delle sospensioni, nella speranza di far capire a quanti più rider possibile che un corretto setup delle sospensioni è il punto di partenza per una bici che funziona bene e che ci fa divertire.

Step 1: il sag

Che cos’è il sag? Non ci stancheremo mai di dirlo, ma il sag è la base della taratura di una sospensione.

01Il sag è l’affondamento della sospensione con il peso del rider sulla bici nella condizione di utilizzo tipo.

Quando ci sediamo sopra una bicicletta correttamente regolata per il nostro peso, le sospensioni devono affondare di una certa quantità che, calcolata in percentuale sulla corsa della sospensione, determina il sag. Esempio pratico: una forcella da 140mm di escursione che quando saliamo in sella affonda di 35mm ha un sag del 25% (140 x 0,25 = 35mm).

La percentuale di sag ideale dipende dalla destinazione d’uso della bicicletta, seguendo questa scaletta:

  • XC-marathon: 15-20%
  • all mountain-enduro: 20-30%
  • Downhill e freeride: 25-35%

A seconda di come si posiziona il rider sulla bici il sag può variare. Per questo motivo, il sag andrebbe regolato in una posizione di guida tipo, ovvero:

  • XC-marathon: rider seduto, reggisella alto e braccia leggermente flesse
  • all mountain-enduro, downhill e freeride:  rider in piedi, sella bassa, busto e gambe flesse, assumendo una posizione di guida aggressiva.

Il sag va sempre regolato con sospensioni aperte e sbloccate, ovvero con piattaforma stabile o blocchi idraulici disinseriti. Sulle forcelle abbassabili, la regolazione va fatta alla massima escursione.

Come regolare il sag

Se le nostre sospensioni non sono provviste di indicatori per il sag, la prima cosa che dobbiamo fare è calcolare l’affondamento statico che vogliamo ottenere:

  • Forcelle: ci basta conoscere l’escursione e possiamo calcolare il sag semplicemente moltiplicando l’escursione nominale per la percentuale del sag. Ad esempio, forcella da 160 con sag al 25%: 160 x 0.25 = 45mm.
  • Ammortizzatore: nella sospensione posteriore, la corsa alla ruota non coincide mai con la corsa all’ammortizzatore. Per questo motivo il sag va calcolato sulla corsa dell’ammortizzatore, non sull’escursione alla ruota. Su di un telaio da 160mm che monta un ammortizzatore 216×63,5mm il sag andrà calcolato sui 63,5mm dell’ammortizzatore, non sui 160 del telaio. In questo caso il sag del 25% sarà di 63,5 x 0,25 = 15,9mm.
    Sarà questa misura dell’affondamento che dovremo rilevare sullo stelo dell’ammortizzatore.

Tutto semplice, ma se non conosco la corsa dell’ammortizzatore o della forcella? Queste misure sono in genere facilmente reperibile dalle specifiche del produttore della bicicletta, ma se proprio non riuscissimo a trovare questo dato ci basta sgonfiare completamente la sospensione, mandarlo a fine corsa e misurare quindi la sua corsa totale.

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Il tutto ovviamente se le nostre sospensioni o il nostro telaio non hanno un pratico e comodo sag indicator.

Passiamo ora alla parte pratica.

Saliamo in sella appoggiandoci ad un muro o facendoci tenere in equilibrio da un amico . Diamo alcune pompate alle sospensioni (utile per mandare in circolo l’olio di lubrificazione eliminando eventuali attriti dovuti ad eventuali guarnizioni secche).

Portiamo l’OR di misurazione del sag a battuta con il raschiapolvere ed assumiamo la corretta posizione di misurazione, che, come detto prima, dipende dalla disciplina praticata.

Come regolare il sag su di una bici AM-enduro. Notare che il sag viene regolato in assetto di pedata (con tanto di zaino e casco in testa), con il rider in piedi e con braccia e gambe leggermente flesse
Come regolare il sag su di una bici AM-enduro. Notare che il sag viene regolato in assetto di pedata (con tanto di zaino e casco in testa), con il rider in piedi e con braccia e gambe leggermente flesse

A questo punto scendiamo delicatamente dalla bici, avendo cura di non far comprimere ulteriormente le sospensioni falsando quindi la lettura. Un amico che ci dia una mano è prezioso in questo frangente.

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L’OR del sag è sollevato di 45mm dal raschiapolvere. In questo caso il sag è corretto (25%)

Scesi dalla bici, l’OR di misurazione del sag risulterà sollevato di una certa distanza dal raschiapolvere. La misura della distanza tra raschiapolvere ed OR ring è il sag.

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Inutile dire che se la misura del sag è diversa dal valore desiderato, dovremo gonfiare o sgonfiare la nostra sospensione fino a che non otterremo il risultato che vogliamo.

… e sulle sospensioni a molla?

Regolare il sag sulle sospensioni ad aria è semplice: basta aggiungere o togliere aria e l’affondamento statico varia di conseguenza. Più complicate è invece sulle sospensioni a molla, soprattutto sugli ammortizzatori.

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Nelle sospensioni a molla, la regolazione della durezza dell’elemento elastico si può fare in due modi:

  • Sostituendo la molla
  • Precaricando la molla

La sostituzione della molla con una più morbida o più dura è il sistema più semplice per modificare la durezza della nostra sospensione. Esistono molle di diverse durezze per meglio adattare ogni sospensione alle diverse esigenze dei vari riders.

Il precarico è invece una regolazione di fino. Non andiamo a modificare la durezza della molla, ma andiamo a precomprimerla leggermente in modo che sia più dura a partire e quindi più sostenuta nella sua corsa. Il precarico insomma permette di indurire leggermente la molla, ma il range di regolazione è comunque limitato.

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Sugli ammortizzatori il precarico della molla si ottiene avvitando la ghiera di fissaggio della molla stessa, sulle forcelle tramite un apposito registro sulla testa dello stelo, oppure aggiungendo spessori tra molla e tappo superiore.

Camera positiva e camera negativa

Sebbene quasi tutte le moderne sospensioni adottino dei sistemi di autocompensazione tra camera positiva e negativa (ovvero le due camere si autoregolano alla stessa pressione), esistono ancora sul mercato forcelle ed ammortizzatori con la doppia camera.

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La camera d’aria positiva è spesso identificata da un +

Che cosa significa camera positiva e negativa? Senza andare nel dettaglio, diciamo che tutte le sospensioni ad aria hanno due camere di aria:

  • La camera positiva è una camera che si oppone all’affondamento della sospensione, ovvero tende a riestenderla. La sua funzione è di funzionare da elemento elatico, permettendo alla forcella di riestendersi tra un urto e l’altro.
  • La camera negativa è una camera che si oppone alla riestensione della sospensione, ovvero tende a comprimerla. Di fatto funziona al contrario della positiva e la sua funzione è quella di “ammorbidire” la prima parte della corsa, ovvero di eliminare l’inevitabile carico di stacco che l’aria sotto pressione creerebbe in assenza di essa.

Su alcune sospensione, le due camere sono regolabili separatamente ed è quindi possibile ottenere 3 configurazioni:

  • Camera d’aria positiva più gonfia della negativa: in questo modo si aumenta il carico di stacco, la sospensione rimane più rigida e sostenuta andando a migliorare soprattutto la performance in pedalata. L’effetto è simile ad una molla precaricata.
  • Camera positiva e negativa alla stessa pressione: la configurazione che assicura il più piccolo carico di stacco ed il miglior assorbimento dei piccoli urti.
  • Camera negativa più gonfia della positiva: configurazione solo virtuale, in pratica la sospensione si comprime fino a che le due camere non raggiungono la stessa pressione e si perde quindi escursione. Inutile, a meno che non vogliamo accorciare la forcella o l’ammortizzatore.

Volume della camera d’aria

Un altro parametro di regolazione della parte aria riguarda il volume delle camere pneumatiche, regolabile tramite l’aggiunta di appositi spessori (es. i Bottomless Tokens di Rock Shox).

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Questi spessori, come abbiamo visto la settimana scorsa, servono a ridurre il volume della camera d’aria andando a rendere più progressiva la nostra forcella.

Più spessori mettiamo, più la nostra sospensione diventa progressiva ovvero diventa sempre più dura mano a mano che affonda. Una volta trovato il sag, possiamo aggiungere o togliere spessori per riuscire a sfruttare correttamente tutta la corsa disponibile. Se fatichiamo a sfruttare tutta la corsa è meglio togliere spessori (aumentare il volume). Se invece andiamo a fine corsa troppo facilmente è il caso di aggiungere spessori (ridurre il volume).

Se la nostra forcella non è predisposta per questi spessori, possiamo inserire dell’olio per sospensioni nella camera pneumatica per ridurne il volume.

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Gli spessori però non devono per forza di cose essere usati solo nella camera positiva. Aggiungendo spessori nella camera negativa se ne riduce il volume, andando a modificare il comportamento nella prima parte dell’escursione.

Nel caso del Monarch Plus DebonAir della foto precedente, l’aggiunta di spessori nella camera negativa rende l’ammortizzatore più sostenuto nella prima parte della corsa rendendo quindi la bici più reattiva. Si va insomma a ridurre quell’effetto “cuscino” tipico delle sospensioni con camera negativa molto voluminosa. Su di una bici molto lenta e poco reattiva può essere un’espediente per migliorarne la pedalabilità.

Come abbiamo visto, già le possibilità di regolazione dell’elemento elastico sono molteplici e piuttosto complicate, per questo motivo abbiamo deciso di separare questa guida in due parti per evitare di gettare troppa carne al fuoco.

Appuntamento quindi alla settimana prossima con la taratura dell’idraulica!

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