[Amarcord] Missy Giove: velocità, follia e leggenda

Autore:  Francesco Mazza

Quando pensiamo agli annali della DH mondiale, ai suoi personaggi e ai momenti storici più significativi, ci vengono in mente un sacco di ricordi legati a tanti nomi importanti, ma se rivolgiamo il nostro pensiero esclusivamente all’ambito femminile, un nome su tutti attira la nostra attenzione: Missy Giove.

Tutti coloro che hanno vissuto quegli anni della MTB si ricordano della iconica atleta statunitense, mentre chi ha iniziato ad appassionarsi solo in seguito, l’ha certamente notata quest’anno al suo ritorno sulle scene alla tappa di UCI DH World Cup di Windham.

Melissa Giove, detta Missy o The Missile, nata a New York il 20 Gennaio 1972, è sicuramente il personaggio femminile più celebre della storia del Downhill mondiale. Tra le atlete più veloci di quegli anni insieme a Juli Furtado e alla nostra portacolori Giovanna Bonazzi durante il dominio di Anne-Caro Chausson, ha lasciato il segno non solo per i suoi eccellenti risultati e per lo stile di guida aggressivo e scenografico, ma anche, o forse soprattutto, per il suo carattere, il suo carisma, il suo stile assolutamente anticonformista e il suo approccio entusiasta alla Mountain Bike.

Tagli di capelli fantasiosi, spesso rasati in stile punk, abbigliamento e atteggiamento androgino con il quale ha sempre messo in chiaro la sua dichiarata omosessualità, in un periodo in cui ancora era un tabù, Missy ha incarnato ed esaltato lo spirito audace ed eccentrico di quell’epoca della Mountain Bike, quando era una disciplina a tutti gli effetti annoverata tra gli sport estremi. In netto contrasto con lo stile serio e low profile della maggior parte degli atleti dell’epoca, che interpretavano il DH esclusivamente come prestazioni atletiche, la chiassosa ed esuberante Missy ha portato una ventata di aria fresca e di spirito selvaggio, contribuendo a rendere il Downhill quell’affascinate miscela di tecnica, atleticità, spettacolo e divertimento, per come lo conosciamo ancora oggi.

Spesso Missy viene ricordata per il piranha essiccato che portava legato al collo durante le gare. Si trattava di Gonzo, il suo piranha, che ha tenuto con sé come portafortuna anche dopo morto. Forse però non tutti sanno che Gonzo non era l’unico macabro portafortuna di Missy. Infatti prima di ogni gara metteva nel reggiseno un pizzico delle ceneri del suo amato cane.

Approdata alla DH nel 1990 dopo aver gareggiato a livello nazionale in un’altra disciplina Downhill, ovvero la discesa libera con gli sci, ha iniziato la sua carriera da pro rider di MTB nel 1991 nel team Yeti del fondatore John Parker come pilota ufficiale insieme a campioni del calibro di John Tomac, Myles Rockwell, Jimmy Deaton, Johnny O’Mara e Juli Furtado. Dopo diversi ottimi piazzamenti la sua storia all’interno del team Yeti culmina nel 1994 con la vittoria del Campionato del Mondo di Vail, in Colorado.

Nel 1995, insieme a Myles Rockwell, entra a far parte di un progetto legato a investimenti enormi per l’epoca, che ha dato vita al team Volvo Cannondale. Da subito Missy si impone con ottimi risultati, tra cui una vittoria in World Cup a Cap d’Ail, in Francia. Nel 1996 vince la Overall di World Cup e nel 1997 segna il miglior tempo nelle World Cup di Mont Sainte Anne (Canada) e Kaprun (Austria). Il 1998 è l’ultima stagione di Missy con il team Volvo Cannondale.

Nel 1999 e 2000 Missy corre per il team Azonic Foes, dove prosegue la serie di ottimi risultati, salendo molto spesso a podio con numerosi secondi posti e due vittorie, a Big Bear Lake (Colorado) nel ’99 e di nuovo a Mont Sainte Anne nel 2000.

In questi due anni consolida la partnership con Brent Foes, che continuerà a fornirgli le sue bici anche negli anni a seguire, nei quali Missy correrà per il glorioso team Global Racing di Martin Whiteley, insieme a campioni del calibro di Greg Minnar e Matti Lehikoinen. Unica atleta del team a non gareggiare su una Orange 222.

Nell’agosto del 2003, a stagione ancora da concludersi, Missy Giove annuncia il ritiro dalle competizioni. All’apice della sua carriera è arrivata a guadagnare oltre 450.000 Dollari a stagione tra ingaggi e contratti di sponsorizzazione. Cifre che ancora oggi sono davvero in pochissimi a guadagnare tra gli atleti della DH mondiale. Ha segnato un’epoca e ha lasciato la sua impronta indelebile nella storia del Downhill, non solo nel palmares di oltre un decennio di gare, ma soprattutto nello spirito di questo sport.

Nel 2009 un triste epilogo per la celebre campionessa americana. In seguito a indagini della DEA è stata arrestata in flagranza di reato alla guida di un camion mentre trasportava oltre 170kg di Cannabis, dalla California, dove la coltivazione è regolamentata ma non illegale, verso New York. Processata con l’accusa di detenzione e spaccio, ha ottenuto una pena a 6 mesi di arresti domiciliari e 5 anni di libertà vigilata.

Negli anni precedenti l’arresto, dopo l’abbandono delle competizioni, aveva girato raramente in MTB e in seguito, per ovvi motivi, ancora meno. Recentemente la moglie Kristen, sua compagna da parecchi anni, si è purtroppo ammalata di cancro. Uno dei suoi più grandi desideri è sempre stato quello di vedere Missy tornare a competere in DH, così, non appena scaduto il termine della libertà vigilata, la Giove ha potuto nuovamente lasciare lo stato della Virginia, quindi ha esaudito il desiderio della moglie. Ha preso una bici in affitto e ha corso alcune gare del Pro GRT, il circuito nazionale statunitense, ottenendo ottimi risultati nonostante fossero passati 12 anni dalla sua ultima gara.

Successivamente Missy ha preso parte alla tappa americana di World Cup a Windham, correndo con una YT Tues Carbon prestata (poi regalata) da Cam Zink. Nonostante fosse la sua prima volta su una bici con ruote da 27.5″ e manubrio da 800mm, Missy ha spalancato come al suo solito, dimostrando ancora una volta e a distanza di anni il suo stile aggressivo, old school, tosto, prendendo i salti a tutta e buttandosi nei rock garden senza alcun timore, impugnando le manopole in death grip (senza dita sul freno), mentre per rallentare rimetteva solo il dito medio sulla leva del freno posteriore e per le staccate rimetteva sulle leve sia indice che medio, frenando con due dita su ogni leva come ai suoi vecchi tempi, quando i freni erano decisamente meno potenti di adesso.

Si è qualificata per la finale e in seguito ha chiuso la gara al 16° posto a causa di una caduta, quando all’intertempo era in terza posizione. 43 anni. Niente male Missy!

Speriamo di rivederla la prossima stagione a qualche gara di World Cup, non solo per i suoi risultati ma anche per le tonnellate di entusiasmo che ha portato a tutto il circus della DH, ma soprattutto speriamo che sua moglie Kristen vinca la sua battaglia personale con la malattia.

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