Cala Sisine: sui sentieri dei carbonai

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[Qui le puntate precedenti del nostro viaggio sardo]

Apriamo la finestra e vediamo questo, con un raggio di sole che bacia la nostra stanza dell’Ostello Belvedere. Mai nome fu più appropriato. Siamo gli unici ospiti, praticamente potremmo girare con il triciclo di Shining per ore fino ad arrivare alla Redrum. Manco alla reception si vede anima viva, così facciamo colazione solo grazie a PeterH, che ci porta in un bar organizzatissimo in quel di Baunei.

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Per chi non lo conoscesse, PeterH è un biker/climber inglese che risiede in Sardegna da anni, gestice un Bed&Breakfast chiamato “The Lemonhouse” (citato pure nel Lonely Planet) e ha prodotto la guida ai percorsi nel centro e sud della Sardegna che abbiamo recensito qui.

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È proprio il nostro amico della terra d’Albione che ci accompagna al mitico giro “Cala Sisine”, un Must della regione. Ci scorrazza con il suo furgone fino all’altopiano del Golgo, dove cominciamo il nostro lungo giro su e giù per Codule e sentieri in calcare.

La salita fino alla SS 125 è molto bella, nell’ombra del bosco e con pendenze gradevoli.

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Altrettanto gradevoli sono i successivi sulla SS (Strada Statale) 125: forse incontriamo 2 macchine. Non male per una strada statale. Al nord saremmo già pasto per corvi a bordostrada.

Abbandonato l’asfalto comincia una cavalcata nella terra di nessuno, passando per una fonte d’acqua presso cui ci concediamo un bel panino alla pancetta.

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A breve cominciamo la discesa sui sentieri dei carbonai, vale a dire su quei senteri che nel passato venivano usati per portare il carbone, reso tale grazie alla deforestazione e ai seguenti fuochi necessari per trasformare la legna in carbone, dall’altopiano al mare. Dei mostri in calcare che tentano in tutti i modi di mordere le nostre ruote, senza successo, per fortuna.

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Lo sceriffo tenta di battere il record di saltelli sulla ruota posteriore su calcare affilato, finisce però molto male.

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Il sentiero alterna tratti nel bosco molto flow ad altri sulle care pietre calcaree sarde, con panorami pazzeschi. Per questo motivo lo definisco un “must”. Ho girato tanti posti in MTB, ma scendere verso un mare del genere è veramente un’emozione unica.

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Il Diretur in pericolo

La parte finale, che porta a Cala Sisine, è molto sconnessa, con boccioni della dimensione di teste decapitate che tentano di far cadere il biker. La ricompensa è un pediluvio (l’acqua è ancora troppo fredda per noi, non siamo mica Sardrock) rinfrescante in un posto magnifico. Senza un’anima viva.

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L’Ichnusa quotidiana è purtroppo ancora molto distante: dobbiamo risalire tutta la Codula Sisine per arrivare al Golgo dove abbiamo lasciato il furgone di Peter. Inizialmente il fondo è molto sconnesso, trattandosi di un torrente in secca, poi si arriva ad una sterrata che passa attraverso queste meraviglie:

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Un giro che consiglio a tutti quelli che vengono in Sardegna. 50 km per 1300 metri di dislivello attraverso il selvaggio Supramonte. Uno stenta a credere di essere in Europa, sembra veramente di essere fuori dal mondo.

Traccia

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