Settimana piovosa, eccoci quindi pronti con un argomento da provare nel nostro giro classico non appena il sole farà capolino, prima fate anche un giro nel tech corner e cercate qualche buon sistema per prevenire gli schizzi in faccia provenienti dall’anteriore!!
Si parla di guadi. Non ovviamente di quei guadi per i quali si deve scendere dalla bici e mettere al sicuro telefoni ecc dall’acqua che cinge la vita… si parla di guadi raidabili, roba bassa, pochi cm. Spesso e volentieri però i guadi presentano numerose insidie al loro interno. L’acqua infatti non ci permette di vedere al meglio cosa c’è sotto. Inoltre spesso e volentieri i ruscelletti che andiamo a guadare hanno scavato nel tempo la superficie del suolo, creando terrapieni e avvallamenti.
Come affrontarli quindi, evitarli, non evitarli, pedalare, non pedalare.. è un argomento veloce ma cerchiamo di analizzarlo in modo approfondito e lasciamo molto spazio alle foto di Yari.

Per prima cosa però vi invito a riguardare (per chi non lo ricordasse) il topic sugli avvallamenti! Moli aspetti sono comuni ai due ostacoli (il guado normalmente non è altro che un lungo avvallamento con dell’acqua e un fondo “sconosciuto”) e quindi avere una buona padronanza delle tecniche precedentemente spiegata ci faciliterà nell’apprendimento di questa tecnica.

Approccio all’acqua
Sicuramente se si forma una pozza abbiamo un avvallamento con un terreno duro sul fondo (altrimenti l’acqua non si deposita ma viene assorbita), quindi la tattica migliore è entrarci dentro, al centro. Stare sui fianchi di una pozza o sul bordo di un ruscelletto cercando una zona meno profonda non è una buona tattica. Nel primo caso i bordi della pozza zaranno sicuramente scivolosi, ed essendo inclinati verso il fondo della pozza ci troviamo ad andare su una contropendenza scivolosa. Ecco che quindi il rischio di scivolare aumenta esponenzialmente che affrontare la pozza al centro dove troveremo: zona in discesa scivolosa, fondo della pozza “duro”, zona in salita scivolosa (tanto se è una pozza non è che sarà una vera e propria salita quindi non andremo a bloccarci scivolando).

Vediamo quindi come l’affrontare una pozza al centro risulti sicuramente più conveniente che non affrontarla su uno dei suoi bordi.
Stessa cosa per quanto riguarda un guado. Spesso se un sentiero incrocia un rigolo d’acqua la via più “pulita” sarà quella centrale. Questo perchè i passaggi continui sul sentiero portano ad aumentare l’erosione in quel punto. Certamente questa è solo teoria ed è vero che spesso e volentieri accade che l’acqua nasconda insidie anche a centro percorso, rocce sommerse, rami, buche. Sarete d’accordo con me che comunque a livello statistico sarà più probabile trovare una zona liscia e “consumata” a centro percorso che non di fianco, dove non passa nessuno e si accumulano pietre belle tonde, scivolose, levigate dallo scorrere dell’acqua.
Inoltre sarà conveniente tagliare il nostro corso d’acqua a 90°. Questo perchè se l’acqua scava delle piccole o grandi fenditure sul fondo, lo fa lungo la direzione della corrente. Proprio per questo sarà conveniente tagliarle il più ortogonalmente possibile (quindi a 90°) per non rischiare che la nostra ruota possa infilarsi dentro e farci perdere il controllo.
La regola in definitiva è affrontarli a muso duro senza cercare di aggirarli più di tanto (a meno che non si possano proprio evitare totalmente).

Tattiche di pedalata
Per quanto riguarda il pedalare/non pedalare. Per quanto riguarda una pozza possiamo pedalarci senza problemi ma se “corta” ci converrà affrontarla in piedi e “pomparla” come se fosse un avvallamento.
Andare a pedalare in un guado rischiando di sbattere con un pedale su una pietra o altro invece, non è quasi mai una buona tattica. In ogni caso se padroneggiamo al meglio le tecniche di “pompaggio” spiegate nel topic sugli avvallamenti, vedremo subito come utilizzare quelle risulti molto più redditizio. Inoltre se il guado presenta una salita ripida subito dopo l’acqua (cioè non il caso della foto in cui il sentiero risale morbido) avremo bisogno di una spinta proprio come quella spiegata per gli avvallamenti, e in quel caso specifico pedalare porterebbe solo a rallentare più del dovuto.

Se invece in uscita dal guado abbiamo una zona di salita “morbida” potremo sicuramente andare a pedalare per uscire dall’impiccio. Per farlo però stiamo attenti. Dovremo ricordarci di affrontare l’ostacolo con una marcia abbastanza agile, e sapere perfettamente lo sviluppo metrico della marcia che stiamo andando ad usare. Non è che dobbiamo calcolarci ogni marcia, ma ad occhio dobbiamo sapere che se iniziamo a pedalare in questo punto il pedale sarà nella sua posizione più basso tra 10 cm- 50 cm-1 metro-2 metri- 8 metri (alcune cifre impossibili ovviamente). Questo perchè dovremo coordinarci al meglio per iniziare la pedalata solo nel momento in cui saremo sicuri di non andare ad impattare col pedale sul fondale. Il piede anteriore (il nostro piede principale quindi, che in ingresso, mentre abbiamo la posizione “base”, si troverà davanti) nella sua discesa dovrà raggiungere il punto più basso nel punto esatto in cui il guado finisce, cioè in cui possiamo vedere con sicurezza che cosa c’è per terra e non avremo perciò sorprese.

Mi raccomando che come al solito lo sguardo dovrà puntare lontano, dovremo memorizzare dove finisce il guado e cosa c’è per terra. Non dobbiamo guardare in tempo reale mentre iniziamo a pedalare perchè a quel punto il nostro sguardo sarà (come sempre deve essere) 10 metri avanti e nella nostra testa sappiamo già tutti gli ostacoli presenti tra noi e i 10 metri successivi.

Posizione
La posizione che consiglio di tenere è fondamentalmente centrale. Se tagliamo un ruscello o c’è una pozza di sicuro saremo più o meno in piano, poiché poi non stiamo frenando ma lasciando correre non c’è motivo per arretrare (anche perchè così facendo si scarica l’anteriore che tende a perdere la linea che vogliamo dargli in caso di urti con irregolarità presenti sul fondale). Le gambe e le braccia saranno leggermente piegate e mi raccomando di non stare seduti. Dico di stare in piedi perchè saremo più reattivi nel momento in cui un ostacolo ci facesse scartare la bici sotto di noi. Mi raccomando di rimanere morbidi mentre affrontiamo il guado, ci aiuterà anche questo a tenere la linea in caso di ostacoli.

Ingrediente segreto, decisione prima di tutto.
La paura di non vedere cosa c’è sotto l’acqua spesso può bloccarci, facendoci tentennare. Ricordate che più affronteremo il guado in modo deciso e più avremo probabilità di non bloccarci in caso di ostacoli!
Inoltre sarà fondamentale non toccare i freni durante il guado, situazione che andrebbe a togliere grip alle gomme e a farci impuntare maggiormente su rocce o buche!

Con questo non voglio dire che, come racconta spesso un mio caro amico, in presenza di guadi la regola sia: “stringi le chiappe, entrarci a fuoco, e chiudi la bocca” (anche se l’ultimo consiglio in effetti è furbo!), però non bisogna nemmeno bloccarsi e rallentare troppo.. come in ogni cosa ci vuole la giusta via di mezzo.

Jack

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