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  • Cannondale presenta la nuova Scalpel, la sua bici biammortizzata da cross country che adesso ha 120 millimetri di escursione anteriore e posteriore in tutte le sue versioni. Sembra che sia cambiato poco, a prima vista, ma sono i dettagli che fanno la differenza e che rendono questa Scalpel 2024 nettamente più performante del modello precedente.
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mariaci73

Biker infernalis
11/4/17
1.940
2.627
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50
Verona
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Bike
TREK top fuel
Ed ecco il mio viaggio di quest'anno, 7 giorni con la pugsley in versione 29+, 700km, da casa mia fino a Roma sulla Via Francigena in solitaria, il tutto in pieno spirito turistico, raccontato in 7 video della durata inferiore ai 3 minuti ciascuno.
Molto asfalto fin giù dal Passo della Cisa, poi tratti stupendi in Toscana e Lazio.
Mi scuso per le riprese, che volutamente sono state fatte SOLO con smartphone, unico device elettronico che volevo portar con me (alcune inquadrature sono ovviamente traballanti), lo spirito dei video è unicamente documentativo, e tutto sommato non sono venuti neanche troppo male.
La bici è stata fantastica allestita cosí al minimo, mai mal di schiena, si pedalava bene anche senza ruote latticizzate e le Knard gonfiate il giusto scorrevano senza problemi.
Vi lascio solo il primo, allegarli tutti sarebbe pesante.


Sicuramente una bellissima avventura,soprattutto fatta in solitario via da tutto e da tutti!vista la pugsley allestita al minimo presumo che dormivi in BeB o agriturismo...
 

gio.max

Biker superis
3/7/12
350
24
0
Italia
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Pugsley 29+
Sicuramente una bellissima avventura,soprattutto fatta in solitario via da tutto e da tutti!vista la pugsley allestita al minimo presumo che dormivi in BeB o agriturismo...
Nel bagaglio avevo il mio sacco a pelo, ma niente trenda. Ho sfruttato ostelli, B&B e hotel. Uniche borse erano quella a telaio fatta a "rolltop" e la sottosella, entrambe autocostruite. Più la tasca BTWIN al manubrio per tenerci la roba di prima necessità. In questo modo anche i tratti di sterrato più sconnessi era come non avere bagaglio e riuscivo a godermi appieno la bici.
 
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vdisalvo

Biker superis
28/8/12
401
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roma
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conosco abbastanza bene l'Isola d'Elba, erano anni che volevo provare la discesa da Marciana a Pomonte in MTB. Quest'anno ci sono finalmente riuscito, anche se me la sono goduta molto poco, in primis per scarse capacità mie (tecniche, e acciacchi vari alla schiena), poi perchè ero da solo e volevo evitare di farmi mal (tengo famiglia, sai com'è....) e poi per la bici (fat completamente rigida).
Partenza da Marina di Campo, salita a Monte Perone per una mulattiera forestale a tratti ripida ma quasi sempre pedalabile (alcuni tratti molto rovinati dal passaggio dell'acqua), il fondo è una via di mezzo tra un granito friabile e una sabbia compatta, dal valico discesa su asfalto al Poggio, sempre sulla provinciale in direzione Marciana, dopo qualche centinaio di metri a sinistra si prende una sterrata di ciotoli che conduce al Romitorio di San Cerbone. Meno male, si riesce a pedalare e c'è anche l'ombra. Un breve tratto a spinta e si prosegue a mezza costa senza fatica sopra il paese di Marciana, raggiungendo la via Crucis che sale alla Madonna del Monte. Ho letto che qualcuno riesce a pedalarla quasi tutta, io non ho ne la tecnica ne la gamba, diciamo che ne avrò pedalato un 20%....
In ogni caso è piuttosto breve e si arriva alla chiesa della Madonna del Monte dove è indispensabile rifornirsi d'acqua (buona e fresca), dopo non ne troverò più.
Da qui inizia la lunga discesa su Pomonte (sentiero n° 3 GTE), 700 metri di dislivello su un sentiero prima pianeggiante, poi in discesa (c'è però un discreto tratto di risalita per arrivare al "Troppolo") e alla fine più ripido e cedevole. Che dire ? Il panorama è bellissimo e vale da solo tutto il giro, in alcuni (brevi) tratti la vegetazione impedisce, almeno in questa stagione, il passaggio. Il sentiero è in buona parte lastricato, tutto a gradoni, è molto continuo (nel senso che sono 700m di dislivello a gradoni !!), per me troppo. Se si è bravi e si riesce a non rallentare troppo, e magari ci si ferma un po a riposare, si riesce a fare quasi tutto in sella (con maggiori difficoltà nella parte finale). Io con la forcella rigida ci ho provato, ho sgonfiato le gomme a 0.6, e ho stretto i denti. Ad un certo punto si stava facendo tardi, bici a spinta e giù di corsa a piedi! Ho portato a casa la pelle, ma forse è arrivato il momento di pensare ad una forka ammortizzata !
Anche il periodo non è certo tra i migliori, ma mi trovavo con la famiglia sull'isola e non sono riuscito a resistere.
Arrivato a Pomonte nel pieno del caldo (la discesa è tutta esposta al sole e senza alberi), rigonfiato le gommone a 1.2, sono ritornato a Marina di Campo sotto il solleone del mezzogiorno lungo la bellissima strada costiera (Fetoviaia, Seccheto, Cavoli, gli amanti delle belle spiagge hanno qui di che divertirsi...).
Totale circa 1300 m D+, quasi 50 Km.
un saluto a tutti

Valentino
 

vdisalvo

Biker superis
28/8/12
401
138
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roma
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MONTE TABOR (alta Valle di Susa) FOTO4.jpg FOTO5.jpg FOTO8.jpg FOTO9.jpg FOTO11.jpg

Il monte Tabor (omonimo di quello –storicamente certo più importante – che si trova in Galilea) è una cima di 3178 m nelle Alpi Cozie settentrionali, interamente in territorio francese anche se si trova sullo spartiacque geografico tra Italia e Francia. Il versante meridionale ha la forma di un grosso cumulo di detriti di colore ocra, sugli altri versanti è più ripido e roccioso. La via normale di salita, dalle grange di Valle Stretta (raggiungibili in auto da Bardonecchia) è una camminata di 1400 m di dislivello e circa 12 Km di sviluppo, con una prima parte più pianeggiante e una seconda parte più ripida, ma assolutamente senza nessuna difficoltà tecnica. Questo, unito al fatto che dalla cima si gode di un grandioso panorama esteso dal Monviso alle cime dell’Oisans fino a nord al Monte Bianco, fa si che in ogni giornata estiva di bel tempo la vetta sia presa d’assalto da centinaia di escursionisti. Inutile dire che in inverno e in primavera il Tabor è anche una bella e remunerativa gita di sci-alpinismo, facile e di soddisfazione e quindi anche in queste stagioni molto frequentata.

Caratteristica non comune, e che contribuisce al fascino di questa montagna, è la presenza, pochi metri sotto la cima, di una piccola cappella dedicata alla Vergine Addolorata, risalente alla metà del ‘600 ma probabilmente edificata su ruderi di origini ancora più antiche. Ogni anno dal 1860, il 16 di Luglio, si celebra una processione fino in vetta, in seguito ad un voto fatto dalla popolazione del vicino paese di Mélezet, scampata a una pericolosa epidemia di tifo.

Cos’ha per me di speciale questa montagna ? Ci sono salito la prima volta a 10 anni, con i fratelli più piccoli, i genitori e i nonni materni, e da allora ci sono salito molte altre volte (più con gli sci che a piedi, per la verità), anche da altri versanti; adesso, che di anni ne ho 50 e ho cominciato ad andare in mountain bike più seriamente, è abbastanza scontato per me il tentare la salita in bici (diciamo meglio – CON la bici). Oltretutto ho letto su internet che molti prima di me sono già saliti in MTB fin quassù, non sono certo un pioniere.

Ce la farò ? In salita lo spingere non mi spaventa, il portage un po’ di più (ho la schiena parecchio malandata), spero di evitarlo il più possibile. Il dislivello (partirò direttamente da Bardonecchia) è di poco inferiore ai 2000 metri, la distanza di circa 20 km, ma so che è tutto relativo, conta solo nella mia testa. In ogni caso per me sono già numeri importanti. E la discesa ? Non sono certo un asso, posso definirmi un ex alpinista/cicloturista prestato alla MTB. Oltretutto tengo famiglia, non ho nessuna intenzione di osare più di tanto con il rischio di farmi male. Mal che vada, camminerò anche in discesa.

Compagna di salita sarà la cicciona, per l’occasione alleggerita il più possibile: una Canyon Dude con forcella rigida, copertoni da 4” al posteriore e 4,4” all’anteriore. Non ho neanche il deragliatore anteriore, ma ho le due corone da 32 e 22 denti (cambio a mano, non saranno i cinque secondi necessari a farmi rallentare dal tempo stimato di 5 ore che mi sono immaginato). Non so se sia il mezzo ideale, in ogni caso ho deciso di avere solo questa come unica MTB. Pesa un po’ meno di 12 kg. , quanto una buona trail-bike moderna; se solo gambe e polmoni fossero quelle di quando avevo 20 anni, con la trazione assicurata dalle ruotone potrei salire anche sui ghiaioni !


Parto insieme ad un gruppo di amici con i figli, c’è anche mia moglie che finora non è mai voluta salire sul Tabor perché dice che è noioso e sembra solo una grossa collina di terra (in realtà ha ragione, non c’è proprio nulla di alpinistico come piace a lei), le figlie ovviamente si sono rifiutate, finora hanno sempre camminato ma ormai con i loro 12 e 14 anni hanno finalmente conquistato la libertà di mandarci a quel paese (papa’, sei matto ! Sul Tabor non ci penso proprio!). Questa notte sopra i 2500 metri una piccola perturbazione ha messo giù una spruzzata di neve, ma adesso le nuvole si stanno diradando e sarà una bella giornata, anche se il vento di tramontana non mi abbandonerà per tutto il giorno.

Partenza alle 7,00, pedalo tranquillo, cercando di centellinare le energie in attesa di quello che mi aspetterà dopo; i primi chilometri sono su strada asfaltata (ma ripida!) fino alle grange di Valle Stretta e poi su una facile sterrata fino al Ponte della Fonderia, a quota 1900 m circa.
Da qui una sterrata più ripida mi porta 200 m più in alto, alla Maison des Chamois, dove raggiungo i compagni di gita “pedoni” ; adesso alterno tratti a spinta con tratti pedalati fino al Ponte delle Planche, dove termina il tratto ciclabile. Da qui in su (e sono ancora 1000 metri di dislivello per circa 5 Km) pedalerò molto poco. Per fortuna però i tratti dove devo per forza caricarmi la cicciona sulla schiena sono davvero ridotti, è una lunga camminata con la bici a spinta di circa due ore, sotto gli sguardi stupiti di decine di escursionisti (da chi sale di corsa alle famigliole di tutte le età); direi doppiamente stupiti, per il fatto di vedere una bicicletta quassù e per la misura inconsueta delle sue ruote.

Prima di mezzogiorno la chiesetta è finalmente raggiunta, 4h 30’ dopo la partenza! Che emozione ! Tra l’altro, da qui alla alla vetta vera e propria il terreno diventa quasi pianeggiante , incredibilmente, si può ricominciare a pedalare; il fondo è costituito da un detrito molto fine, ci si potrebbe pedalare sopra anche con la bici da corsa ! Un amico mi riprende con il telefonino, è la prima volta che mi capita di pedalare per qualche centinaia di metri sulla cima di una montagna a più di 3000 metri di quota, non è certo cosa che capita tutti i giorni, soprattutto a me che vivo in città e lontano dai monti.

Quando comincio a scendere non penso a controllare la pressione dei pneumatici. Appena lo faccio resto di sasso: quasi 1 bar !! E’ l’effetto della quota, se salivo un po’ di più rischiavo l’esplosione ! Sgonfio a 0,6, più in basso devo ricordarmi di rigonfiare sennò a Bardonecchia ci arrivo sui cerchioni.

La discesa è – per me – impegnativa. Qualche tratto lo faccio a piedi (anche a causa dei molti escursionisti che stanno ancora salendo), ma va bene così, non sono certo un fanatico della discesa in sella a tutti i costi. Il terreno è ripido ed in alcuni tratti è anche esposto, ma il fondo è buono, molto meglio di come pensavo (detrito fine); certo, le ruotone aiutano, ma se si è bravi e abituati a discese su terreni ripidi direi che si può fare con qualsiasi MTB.

Dai 2800 metri in giù abbandono il sentiero per scorrazzare in libertà sui prati, e posso scegliere le traiettorie migliori. Nonostante le ruote grasse rischio di impuntarmi anche in qualche tana di marmotta !

Adesso è veramente più facile. Più in basso ancora qualche tratto a piedi, e poi la bicicletta riacquista le motivazioni per le quali è stata inventata (e non per quello per cui l’ho usata fino ad ora, cioè essere trascinata a spinta in cima ad una montagna e poi rischiarci l’osso del collo in discesa ) e in breve tempo mi riporta, lungo la strada percorsa in salita, a Bardonecchia, dove ritrovo la civiltà.

Che dire ancora ? Si tratta di un itinerario consigliabile ? Prima di farlo avrei detto di no, adesso direi di si, almeno a chi è appassionato di cicloalpinismo, soprattutto perché se siete appena poco più bravi di me riuscirete a farlo quasi tutto in sella in discesa, a parte qualche breve tratto. Soprattutto la parte in alto è entusiasmante, per l’ambiente e il panorama, senza contare il “plus” dell’arrivo in vetta pedalando, cosa non comune negli itinerari di questo tipo.

Un saluto a tutti, spero il racconto vi sia piaciuto (non so se sono riuscito a caricare le foto….)

Valentino e la sua cicciona.
 

mariaci73

Biker infernalis
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MONTE TABOR (alta Valle di Susa) Vedi l'allegato 242881 Vedi l'allegato 242882 Vedi l'allegato 242883 Vedi l'allegato 242884 Vedi l'allegato 242885

Il monte Tabor (omonimo di quello –storicamente certo più importante – che si trova in Galilea) è una cima di 3178 m nelle Alpi Cozie settentrionali, interamente in territorio francese anche se si trova sullo spartiacque geografico tra Italia e Francia. Il versante meridionale ha la forma di un grosso cumulo di detriti di colore ocra, sugli altri versanti è più ripido e roccioso. La via normale di salita, dalle grange di Valle Stretta (raggiungibili in auto da Bardonecchia) è una camminata di 1400 m di dislivello e circa 12 Km di sviluppo, con una prima parte più pianeggiante e una seconda parte più ripida, ma assolutamente senza nessuna difficoltà tecnica. Questo, unito al fatto che dalla cima si gode di un grandioso panorama esteso dal Monviso alle cime dell’Oisans fino a nord al Monte Bianco, fa si che in ogni giornata estiva di bel tempo la vetta sia presa d’assalto da centinaia di escursionisti. Inutile dire che in inverno e in primavera il Tabor è anche una bella e remunerativa gita di sci-alpinismo, facile e di soddisfazione e quindi anche in queste stagioni molto frequentata.

Caratteristica non comune, e che contribuisce al fascino di questa montagna, è la presenza, pochi metri sotto la cima, di una piccola cappella dedicata alla Vergine Addolorata, risalente alla metà del ‘600 ma probabilmente edificata su ruderi di origini ancora più antiche. Ogni anno dal 1860, il 16 di Luglio, si celebra una processione fino in vetta, in seguito ad un voto fatto dalla popolazione del vicino paese di Mélezet, scampata a una pericolosa epidemia di tifo.

Cos’ha per me di speciale questa montagna ? Ci sono salito la prima volta a 10 anni, con i fratelli più piccoli, i genitori e i nonni materni, e da allora ci sono salito molte altre volte (più con gli sci che a piedi, per la verità), anche da altri versanti; adesso, che di anni ne ho 50 e ho cominciato ad andare in mountain bike più seriamente, è abbastanza scontato per me il tentare la salita in bici (diciamo meglio – CON la bici). Oltretutto ho letto su internet che molti prima di me sono già saliti in MTB fin quassù, non sono certo un pioniere.

Ce la farò ? In salita lo spingere non mi spaventa, il portage un po’ di più (ho la schiena parecchio malandata), spero di evitarlo il più possibile. Il dislivello (partirò direttamente da Bardonecchia) è di poco inferiore ai 2000 metri, la distanza di circa 20 km, ma so che è tutto relativo, conta solo nella mia testa. In ogni caso per me sono già numeri importanti. E la discesa ? Non sono certo un asso, posso definirmi un ex alpinista/cicloturista prestato alla MTB. Oltretutto tengo famiglia, non ho nessuna intenzione di osare più di tanto con il rischio di farmi male. Mal che vada, camminerò anche in discesa.

Compagna di salita sarà la cicciona, per l’occasione alleggerita il più possibile: una Canyon Dude con forcella rigida, copertoni da 4” al posteriore e 4,4” all’anteriore. Non ho neanche il deragliatore anteriore, ma ho le due corone da 32 e 22 denti (cambio a mano, non saranno i cinque secondi necessari a farmi rallentare dal tempo stimato di 5 ore che mi sono immaginato). Non so se sia il mezzo ideale, in ogni caso ho deciso di avere solo questa come unica MTB. Pesa un po’ meno di 12 kg. , quanto una buona trail-bike moderna; se solo gambe e polmoni fossero quelle di quando avevo 20 anni, con la trazione assicurata dalle ruotone potrei salire anche sui ghiaioni !


Parto insieme ad un gruppo di amici con i figli, c’è anche mia moglie che finora non è mai voluta salire sul Tabor perché dice che è noioso e sembra solo una grossa collina di terra (in realtà ha ragione, non c’è proprio nulla di alpinistico come piace a lei), le figlie ovviamente si sono rifiutate, finora hanno sempre camminato ma ormai con i loro 12 e 14 anni hanno finalmente conquistato la libertà di mandarci a quel paese (papa’, sei matto ! Sul Tabor non ci penso proprio!). Questa notte sopra i 2500 metri una piccola perturbazione ha messo giù una spruzzata di neve, ma adesso le nuvole si stanno diradando e sarà una bella giornata, anche se il vento di tramontana non mi abbandonerà per tutto il giorno.

Partenza alle 7,00, pedalo tranquillo, cercando di centellinare le energie in attesa di quello che mi aspetterà dopo; i primi chilometri sono su strada asfaltata (ma ripida!) fino alle grange di Valle Stretta e poi su una facile sterrata fino al Ponte della Fonderia, a quota 1900 m circa.
Da qui una sterrata più ripida mi porta 200 m più in alto, alla Maison des Chamois, dove raggiungo i compagni di gita “pedoni” ; adesso alterno tratti a spinta con tratti pedalati fino al Ponte delle Planche, dove termina il tratto ciclabile. Da qui in su (e sono ancora 1000 metri di dislivello per circa 5 Km) pedalerò molto poco. Per fortuna però i tratti dove devo per forza caricarmi la cicciona sulla schiena sono davvero ridotti, è una lunga camminata con la bici a spinta di circa due ore, sotto gli sguardi stupiti di decine di escursionisti (da chi sale di corsa alle famigliole di tutte le età); direi doppiamente stupiti, per il fatto di vedere una bicicletta quassù e per la misura inconsueta delle sue ruote.

Prima di mezzogiorno la chiesetta è finalmente raggiunta, 4h 30’ dopo la partenza! Che emozione ! Tra l’altro, da qui alla alla vetta vera e propria il terreno diventa quasi pianeggiante , incredibilmente, si può ricominciare a pedalare; il fondo è costituito da un detrito molto fine, ci si potrebbe pedalare sopra anche con la bici da corsa ! Un amico mi riprende con il telefonino, è la prima volta che mi capita di pedalare per qualche centinaia di metri sulla cima di una montagna a più di 3000 metri di quota, non è certo cosa che capita tutti i giorni, soprattutto a me che vivo in città e lontano dai monti.

Quando comincio a scendere non penso a controllare la pressione dei pneumatici. Appena lo faccio resto di sasso: quasi 1 bar !! E’ l’effetto della quota, se salivo un po’ di più rischiavo l’esplosione ! Sgonfio a 0,6, più in basso devo ricordarmi di rigonfiare sennò a Bardonecchia ci arrivo sui cerchioni.

La discesa è – per me – impegnativa. Qualche tratto lo faccio a piedi (anche a causa dei molti escursionisti che stanno ancora salendo), ma va bene così, non sono certo un fanatico della discesa in sella a tutti i costi. Il terreno è ripido ed in alcuni tratti è anche esposto, ma il fondo è buono, molto meglio di come pensavo (detrito fine); certo, le ruotone aiutano, ma se si è bravi e abituati a discese su terreni ripidi direi che si può fare con qualsiasi MTB.

Dai 2800 metri in giù abbandono il sentiero per scorrazzare in libertà sui prati, e posso scegliere le traiettorie migliori. Nonostante le ruote grasse rischio di impuntarmi anche in qualche tana di marmotta !

Adesso è veramente più facile. Più in basso ancora qualche tratto a piedi, e poi la bicicletta riacquista le motivazioni per le quali è stata inventata (e non per quello per cui l’ho usata fino ad ora, cioè essere trascinata a spinta in cima ad una montagna e poi rischiarci l’osso del collo in discesa ) e in breve tempo mi riporta, lungo la strada percorsa in salita, a Bardonecchia, dove ritrovo la civiltà.

Che dire ancora ? Si tratta di un itinerario consigliabile ? Prima di farlo avrei detto di no, adesso direi di si, almeno a chi è appassionato di cicloalpinismo, soprattutto perché se siete appena poco più bravi di me riuscirete a farlo quasi tutto in sella in discesa, a parte qualche breve tratto. Soprattutto la parte in alto è entusiasmante, per l’ambiente e il panorama, senza contare il “plus” dell’arrivo in vetta pedalando, cosa non comune negli itinerari di questo tipo.

Un saluto a tutti, spero il racconto vi sia piaciuto (non so se sono riuscito a caricare le foto….)

Valentino e la sua cicciona.
Che dire,belle foto,bel racconto e soprattutto bella impresa..complimenti!!!
 

aledabomb

Biker meravigliosus
21/4/05
17.865
137
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55
eupilio CO
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Bike
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ciao a tutti, mi iscrivo a questo topic, metto giusto due foto riassuntive di quest'estate..
discesa dal Bertacchi, Madesimo
19990595_10211867207629444_8734819841615201757_n.jpg


bocchetta dei mughi, valsassina
20228763_10211923726682385_8386416339878203093_n.jpg


discesa dal' Alpe Colino, valtellina.
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20770039_10212095317132039_1336076698405694929_n.jpg


Discesa dal Gattascosa, val Bognanco
20770262_10212119588818816_2219831842759321583_n.jpg


Rifugio Scoggione, Legnone, Como Lake
20953822_10212157987378756_2228247797340126973_n.jpg



Frontignan
19731954_10211775497416746_3373659683937970865_n.jpg


S. Primo, dietro casa.. Como lake
19145720_10211553768273656_5728246786565744319_n.jpg



ecc ecc,
 

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