Trovo che tutti gli intervenuti si piangano addosso. E forse si intuisce perché in Italia non ci sono atleti nella top ten internazionale.
Mi spiego: all'estero, le federazioni sono più organizzate? Può darsi, ma gli australiani si pagano le trasferte anche al mondiale, e la federazione dà loro una maglietta e poco più, e i neozelandesi vivono da zingari per sei mesi in Europa, arrivando regolarmente tra i primi in coppa e nelle gare internazionali. Non pensiamo poi che francesi o inglesi, spesso indicati come "fortunati" di questo sport, se la passino meglio: coloro che vivono di sport si contano sulle dita di una mano per ogni Nazione, coloro che sono supportati dalle rispettive federazione anche.
Il fatto è che oltralpe e oltremanica ci sono quantità di giovani, centinaia di atleti che, in Italia, arriverebbero tra i primi dieci nelle nostre gare. In Italia, nelle gare gli junior sono una quindicina, venti alle nazionali. All'estero c'è un ricambio e una concorrenza enorme, ed è questa la chiave: il mercato potenziale è dieci-quindici volte più grande, e chi va forte è premiato. In Italia, questo non succede. Perché?
Colpa della federazione? Non saprei. La federazione dovrebbe potersi permettere di supportare 4-5 talenti per tutta la stagione, nelle trasferte e con stage di allenamento. Di più, lo fanno davvero in pochi a livello internazionale.
Colpa del territorio? Figurarsi, abbiamo una quantità di impianti di risalita impressionante, e tanti sentieri attrezzati che da tutta Europa di invidiano, da Finale a Sanremo, da Pila a Livigno, senza contare le decine di località che si sono attrezzate negli ultimi 2-3 anni. Abbiamo, dopo qualche anno di lotta, delle piste di altissimo livello. Forse, e lo dico da ultra-pippa, non abbiamo tracciati di livello medio-basso per i ragazzini e i principianti, che all'estero, nei bike park, si vedono di più.
Abbiamo le gare che danno i punti per fare coppa (italiano, gare internazionali), abbiamo un calendario mediamente fitto di grandi gare, distribuito su tutto il territorio, abbiamo il Superenduro, che potrebbe avvicinare tanti giovani e tanti curiosi al gravity.
Cosa manca? Difficile da dire, ma considerando le premesse, rimangono pochi elementi. Uno è la mentalità. Non sappiamo metterci in gioco, stringere i denti, cercare di farcela contro tutte le difficoltà. Non ci mettiamo in testa che per andare forte bisogna essere degli atleti, non dei fighi. Che dobbiamo sudare sul pistino di
BMX, in palestra e su strada, per poi andare meglio anche in discesa. Che per vincere non sempre ci si diverte, che si cade e ci si rialza, sputando sangue e facendosi un mazzo così.
E poi, lasciatemelo dire, mancano anche i talenti "fortunati": Lorenzo Suding si spacca dopo una stagione continua, quando sembrava poter crescere ancora e arrivare dove nessuno, dai tempi di Hérin e Zanchi, Bonanomi e Migliorini, era riuscito ad arrivare; Alan Beggin si ritira quando era il numero uno in Italia; Marco Milivinti si ritrova praticamente senza team nell'anno in cui poteva dare il massimo; Marco Bugnone ha la sfiga che lo accompagna, Livio Zampieri e Claudio Cozzi pure.
Ultima considerazione: a parte qualche giovane, dietro a questo 5-6 nomi, non c'è nessuno. I giovani talenti di qualche anno fa (Franco, Don, Locatelli, Milliery, Gambirasio, Michelis, Norek) si sono persi, o perlomeno non hanno mantenuto costante la crescita che avevano fatto vedere nelle categorie giovanili.
Insomma, ci sono una serie di fattori, forse il principale è che siamo in pochi e non sappiamo venderci come uno sport, non come una serie di alberi di Natale colorati che si buttano giù da una montagna
Saluti