Nepal: spedizione lago Tilicho

  • Cannondale presenta la nuova Scalpel, la sua bici biammortizzata da cross country che adesso ha 120 millimetri di escursione anteriore e posteriore in tutte le sue versioni. Sembra che sia cambiato poco, a prima vista, ma sono i dettagli che fanno la differenza e che rendono questa Scalpel 2024 nettamente più performante del modello precedente.
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marco

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Un'esperienza indimenticabile intorno alle montagne più alte della terra

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Poco prima dello scollinamento verso il lago Tilicho

“Boom, boom, boom” fa la mia testa mentre arranco nella neve su queste serpentine che sembrano non voler finire mai. Passo dopo passo, mirato con precisione nell’orma di chi è transitato prima di me, guadagno preziosi metri verso la magica soglia dei 5000. I miei compagni di avventura sono al di fuori della mia visuale, probabilmente sono già arrivati al lago. Con la scusa della fotografia sono rimasto indietro, anche i portatori sono davanti a me. “Speriamo che stiano già allestendo il campo”, dico a mezza voce cercando di ignorare una raffica gelida di vento e sognando di essere già in tenda nel mio sacco a pelo in compagnia di una tazza di the bollente. L’ambiente in cui mi trovo coincide esattamente con quello che pensavo mentre, a casa, leggevo uno degli ennesimi libri sulle spedizioni in Himalaya. Ghiacciai enormi, aria tersa e cristallina e catene montuose dall’architettura perfetta. Chiudo gli occhi brevemente e tento di salvare questa immagine per quando sarò lontano da qui,un tesoro da richiamare ogni volta che mi va di farlo.

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Casino si, ma nessuno si scalda qui

Katmandu
Il caos in terra. Strette stradine pullulanti di persone in macchina, in moto, in bici e a piedi che apparentemente si muovono senza seguire nessuna regola se non quella del clacson, la parte più importante di ogni automezzo, qui in Nepal. Negozi e negozietti che vendono di tutto, dalle collanine per turisti a pecore mezze macellate da comprare a pezzi o intere. Tanti bambini, dappertutto, che ridono, giocano o tentano di scucire qualche soldo ai turisti. “Dimmi il nome di una nazione e io ti indicherò la sua capitale”, mi dice in perfetto inglese un ragazzino che avrà si e no 10 anni. Sto al gioco: “Irlanda”, gli dico. “Dublino!” risponde lui senza esitare. Va avanti così per 10 minuti, mentre mi dirigo verso il nostro albergo. I bambini saranno una costante della nostra spedizione in mountainbike nella regione dell’Annapurna.

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Bici montata, pronti alla partenza. Dov'è il rider?

800 metri
Siamo al buio più completo nello stretto corridoio dell’unico albergo di Besisahar, punto di partenza del nostro itinerario. La luce è saltata nell’intero paese, nessuno sa quando tornerà, perciò ci rassegniamo a montare le nostre bici, smontate per il trasporto aereo dall’Europa a Katmandu, alla luce delle torce elettriche. Terminato il montaggio e bevuta una o due birre “Everest” ci auguriamo la buonanotte, andando a letto con un po’ di nervosismo dovuto all’imminente inizio di questa avventura.
Fra uno scarafaggio di dimensioni da primato e l’altro tentiamo di dormire. Questa notte scopriremo come mai i cani nepalesi di giorno siano tranquillissimi: la notte appartiene loro! L’intero paese sembra popolato solo da cani, le persone sono andate a letto molto presto, probabilmente poco fiduciose nel ripristino della corrente, e questi cani non fanno altro che abbaiare o ululare. Sento qualcuno uscire dalla stanza vicino alla mia ed andare sul balcone, dopodiché segue un tonfo di una bottiglia d’acqua di plastica al cui suono il cane, che si era piazzato sotto l’albergo, smette di abbaiare. Per poco. La sinfonia ricomincia prima che io riesca ad addormentarmi.

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La prima volta che vedi questi giganti ti viene la pelle d'oca alta così

Il mattino seguente il sole splende, la temperatura è estiva e l’umidità è insopportabile. Incontriamo i nostri portatori che ci accompagneranno durante tutto il nostro viaggio, a piedi. Questi ragazzi sono una vera e propria forza della natura: magri e scattanti come leopardi ma forti come degli elefanti, si caricano sulla schiena fino a 35 chilogrammi usando una semplice fascia che fissano sulla fronte. Ai piedi hanno quasi tutti delle ciabatte infradito. Pochi di loro sanno qualche parola di inglese, solo il loro capo lo parla fluentemente. Sollevano le nostre sacche e cominciano a sorridere: per loro sono leggere.

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Su per questa valle si inerpica il nostro sentiero

1680 metri
Da due giorni pedaliamo e spingiamo le nostri bici lungo una valle solcata da un tumultuoso fiume, in un ambiente tropicale in cui le risaie pazientemente costruite a terrazze sui fianchi delle montagne hanno lasciato il posto ad una vera e propria giungla. La strada sterrata che abbiamo seguito all’inizio si è presto trasformata in un sentiero molto battuto dalla gente che abita nei villaggi situati lungo tutta la valle, alcuni dei quali distanti 5-6 giorni di marcia dalla più vicina stazione dei pullman di Besisahar, e da interminabili colonne di muli che portano gli approvvigionamenti per gli abitanti di questa impervia regione. Alcune volte dobbiamo attendere diversi minuti per attraversare uno dei numerosi ponti tibetani a causa appunto dei muli. I ponti sono troppo stretti per far passare contemporaneamente le nostre bici e gli stracarichi animali, un buon motivo per fare una pausa e tergerci il sudore dalla fronte prima di mettere piede su uno di questi ballonzolanti ponti.

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Bellezza locale

Ora siamo a Tal, in una “lodge” situata sotto un’imponente parete di roccia e ci godiamo la tranquillità di questo posto dopo una giornata in cui la bici ci è stata più di impedimento che altro, vista la conformazione rocciosa del sentiero. “Da domani la musica cambia e potremo pedalare quasi tutto il tragitto fino al Tilicho Lake”, ci dice con accento svizzero Peter Marugg, il baffuto capo spedizione. Nessuno gli crede….

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Neve sulle bandierine di preghiera tibetane

3100 metri
Nevica. Siamo a Lower Pisang e guardiamo sconsolati dal balcone della nostra lodge come dei grossi fiocchi di neve coprano i boschi, i prati ed il nostro sentiero. Fa freddo e ci riscaldiamo attorno ad una stufa bevendo the nepalese e pregando che domani il tempo si sia rimesso al bello. Peter aveva ragione, il sentiero si è trasformato in una pista ciclabile perfettamente levigata su cui abbiamo pedalato gli scorsi due giorni fra urla di gioia e occhi spalancati per via del panorama che man mano si apriva dinanzi a noi. Ci stiamo avvicinando all’Annapurna, la vegetazione si fa pian piano sempre più rada e le montagne diventano sempre più bianche. Quello di cui proprio non abbiamo bisogno è la neve. “Se continua a nevicare il sentiero in quota diventerà troppo pericoloso a causa delle valanghe. Abbiamo un giorno di riserva, dopodiché dovremo tornare indietro”, dice con tono solenne Thagendra Gurung, la nostra guida nepalese. Thagendra è uno dei pochi mountainbiker nepalesi. A vederlo pedalare su e giù per i sentieri delle sue montagne si rimane estasiati: una forza ed un’agilità incredibili uniti ad una simpatia e cortesia da noi quasi introvabili.
Dalla finestra della nostra stanza vedo le colorate bandiere di preghiera buddiste diventare bianche, sempre più bianche fino a sparire nel buio della notte himalayana.

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La neve ed il sole, forse la combinazione più bella che si possa trovare in montagna

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Una delle cime inferiori dell'Annapurna sullo sfondo

3440 metri
Il sole splende, non c’è una nuvola in cielo ed il gruppo dell’Annapurna sfoggia tutta la sua bellezza in alto al di sopra di Manang, l’ultimo villaggio prima della salita al Tilicho Lake. Anche oggi abbiamo percorso una breve tappa per poterci acclimatizzare al meglio ed abbiamo quindi tutto il tempo necessario per fare due passi fra le case di questo paesino usato da quasi tutte le spedizioni per un giorno di pausa prima di andare in quota e cominciare a pernottare in tenda. Cogliamo l’occasione per salire a 4000 metri tramite un ripido sentiero per visitare il cosiddetto “monaco delle 100 Rupie”.

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Peter riceve la benedizione dal famoso monaco

Questo monaco tibetano di 85 anni vive da ormai 37 anni in un eremo a 500 metri di dislivello al di sopra di Manang, ai piedi di una parete rocciosa, ed è meta dei pellegrinaggi di diverse spedizioni che si fanno “benedire” con una breve cerimonia in cui il monaco, dopo aver incassato 100 rupie (più o meno l’equivalente di un euro, una discreta somma in Nepal), cosparge la testa del discepolo con del liquido indescrivibile, legge delle preghiere che nessun straniero può capire e gli lega al collo un filo colorato portafortuna. Dopodiché il nostro gruppo si siede intorno al monaco e beve l’immancabile the nepalese. Tornati fuori dall’eremo veniamo di nuovo sorpresi dall’incredibile panorama del gruppo dell’Annapurna, che si trova esattamente sull’altro versante della valle di Manang. Soprattutto il ghiacciaio del Gangapurna, con la sua minacciosa lingua che arriva quasi alle porte di Manang, ci ricorda dell’imponenza di queste montagne, nel caso ce ne fosse stato bisogno. Le cime II, III e IV (la più alta raggiunge i 7937 metri) dell’Annapurna sono ben visibili insieme al Gangapurna (7454 metri), invece l’Annapurna I (8091 metri) rimane nascosto e sarà visibile solamente durante la nostra discesa nella valle opposta a quella di Manang. Siamo però ancora lontani dal passo….

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Il Nepal senza yaks è come le Alpi senza mucche

4500 metri
Giornata fantastica, completamente su singletrails in un ambiente incredibile! Sui versanti meridionali la neve caduta tre giorni fa si è sciolta piuttosto rapidamente, permettendoci di pedalare fra formazioni rocciose veramente bizzarre, dovute all’erosione in un terreno piuttosto sabbioso e morbido. La quota elevata si fa sentire, il cuore batte all’impazzata quando dobbiamo superare qualche ripida rampa ed il fiatone è sempre in agguato. I nostri portatori, diventati 37 con l’aggiunta della squadra addetta alla cucina, hanno allestito un bel campo su un prato vicino ad un ruscello in cui siamo riusciti addirittura a lavarci, visto che la temperatura è piacevole fin quando il sole non tramonta, dopodiché il termometro scende molto velocemente sotto zero e l’unica cosa che possiamo fare è infilarci nel sacco a pelo, in tenda, a leggere o a dormicchiare in attesa della cena.

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Quello che si definisce un trail spettacolare....

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È sempre lui, il mitico sentiero

Verso le nove di sera, mezzo abbioccato, sento dei muli avvicinarsi alle nostre tende con le loro immancabili campanelle legate al collo. Sfortunatamente il loro padrone decide di passare la notte proprio vicino al nostro campo, parcheggiando gli animali a pochi metri da noi. Un mulo si rivela essere una vera e propria tortura per noi che vogliamo dormire, a causa di un campanaccio di dimensioni da cattedrale che non smette praticamente mai di suonare. Dopo un’ora di questa sinfonia sento una voce con accento svizzero sussurrare: “Dammi il coltello, presto!”. Il campanaccio cade, emette un ultimo rintocco e poi venne la pace. Fino all’alba, momento in cui una litania di insulti in nepalese ci sveglia bruscamente. È il proprietario dei muli che ha scoperto il fattaccio e che si aggira fra i suoi animali con il campanaccio in mano. La sceneggiata finisce quando Peter dà qualche Rupia all’uomo per il collare tagliato.

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Felici e contenti al gelo

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Il lago Tilicho

5400 metri
Abbracci, pacche sulle spalle, foto ricordo e una grande soddisfazione negli occhi di tutti. Ce l’abbiamo fatta, il passo è stato raggiunto e possiamo vedere l’enorme discesa che ci aspetta.
Le ultime 24 ore sono state veramente dure. Abbiamo campeggiato nella neve, sulle sponde del bellissimo Tilicho Lake, a quota 5000 metri. Di notte la temperatura è scesa fino a 20 gradi sotto zero, in tenda è gelato tutto, tranne quello che abbiamo messo nel nostro sacco a pelo. I nostri portatori hanno dormito sotto un telo di plastica, uno vicino all’altro, praticamente all’addiaccio. Sono fatti veramente di un’altra pasta rispetto a noi. Hanno della pessima attrezzatura e portano carichi pesanti su per posti impossibili, malgrado ciò sono sempre di buon umore e con la loro carica riescono a motivare anche noi. Per esempio durante la lunga marcia di oggi sopra i 5000 metri, sprofondando nella neve fino al ginocchio e portando per tutto il tempo la bici a spalla, bastava fermarsi a parlare con loro per ricevere una carica positiva. Tre volte siamo dovuti scendere e salire per dei passi scoscesi, battendo la traccia in neve fresca. La ricompensa per queste fatiche è il fantastico panorama che ci possiamo godere adesso, con il Dhaulagiri (8167 metri) a farla da padrone con la sua forma da montagna perfetta e l’altopiano del Tibet riconoscibile in lontananza, completamente differente da quello che abbiamo visto fino ad ora per il suo carattere quasi desertico.

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The long walk

La discesa dal passo, come la salita, è completamente ricoperta di neve. Dobbiamo quindi spingere le bici fino ad una quota di 4600 metri, punto in cui possiamo salire in sella e goderci un po’ di singletrail fino al campo allestito per questa notte, a quota 4200. Complice la stanchezza e la quota più bassa, dormiremo come dei bambini per 10 ore.

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Il Daulaghiri sullo sfondo - piramide perfetta alta 8000 e qualche centinaio di metri

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Tenda con vista: alba sul Daulaghiri

2750 metri
Un singletrack all’ombra del Dhaulagiri, con fondo morbido, un flow entusiasmante ed un dislivello di quasi 2000 metri completamente pedalabile. Se non fosse stato per il panorama non avremmo mai fatto una sosta, tanto eravamo eccitati da questo pezzo da antologia della mountainbike. In una splendida e mite giornata autunnale planiamo su Jomson, a quota 2750 metri, indossando pantaloni corti e godendoci i caldi raggi del sole. Le fatiche dei giorni precedenti sono già dimenticate, fanno parte della storia che racconteremo una volta tornati a casa e sono il prezzo da noi pagato per vivere l’Himalaya nella sua interezza.

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Trail con vista

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Flow a 4000 metri

Questa sera, intorno ad un tavolo insieme ai nostri portatori, festeggeremo la riuscita della nostra impresa, brinderemo a Peter Marugg e alla sua pazzesca idea di intraprendere questo itinerario, consci di avere di fonte a noi ancora 2000 metri di dislivello in discesa per arrivare a Beni, ultima tappa del nostro viaggio.

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Un classico ponte nepalese

Volo Katmandu - Zurigo
In un bazar di Katmandu ho trovato un libro sulla prima spedizione che riuscì ad arrivare in cima all’Annapurna, negli anni cinquanta. Allora non si conosceva nulla di questo territorio, gli alpinisti dovettero cercare il modo per riuscire ad avvicinarsi alla montagna di cui non avevano alcuna informazione, a parte quella che fosse un “ottomila”. Nel libro sono descritti accuratamente molti luoghi che noi abbiamo passato in mountainbike, le persone, i villaggi e gli immancabili bambini che ad ogni nostro passaggio urlavano “Cycle! Cycle!”. È notte, i miei compagni di avventura dormono durante il volo che ci riporterà a casa. Provo a chiudere gli occhi e a richiamare qualche immagine del nostro viaggio. Arrivederci Himalaya!

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Relax nelle terme di Tatopani


Informazioni

Regione: Annapurna (8091m), Nepal
Tappe: 13 tappe con la mountainbike
Metri di dislivello totali: 7900, Altezza massima: 5400 metri
Chilometri totali: 185
Periodo migliore: aprile-maggio e ottobre
Difficoltà: estremo. Ci sono molti tratti in cui si deve portare la bici a spalla o spingerla, in più si deve fare i conti con il freddo, i sentieri esposti e l’alta quota. Molto importante è la fase di acclimatazione fino a quota 3500 metri.
Itinerario: Besisahar – Bahundanda – Dharapani – Chame – Lower Pisang – Manang – Tilicho Lake – Tilicho Pass – Jomson – Marpha – Kalopani – Tatopani – Beni
Cartografia: „Around Annapurna“, 1:125.000, Shangri-la Maps (la cartina è molto imprecisa, soprattutto nella tratta presso il Tilicho Lake non sono segnati i sentieri).
Come arrivarci: volo Europa - Katmandu. Con il pullman da Katmandu a Besisahar (circa 5 ore), punto di partenza dell’itinerario. Da Beni, punto di arrivo dell’itinerario, prendere il pullman fino a Pokhara (3 ore), da qui è meglio prendere l’aereo per Katmandu (30 minuti) per evitare di passare in zone dove i ribelli maoisti potrebbero creare problemi. I viaggi in pullman, in Nepal, necessitano di molta pazienza e di nervi saldi a causa delle condizioni delle strade e del modo di guidare dei nepalesi. Il volo Pokhara – Katmandu, se il tempo é bello, è molto spettacolare. Sedersi nella parte sinistra dell’aeroplano in modo da poter vedere le montagne
Informazioni sul Nepal: www.info-nepal.com e il libro „Nepal“ della Lonely Planet.
Tour Operator in Europa: Alpine Adventures Graubünden, Peter Marugg, am Stutz, CH-7240 Küblis, Tel. + 41 - 81 - 332 32 42, Mobile +41 - 79 - 440 86 78, Fax. +41 - 81 - 332 35 73, Web: www.alpine-adventures.ch, Email: [email protected]
Bikeguides in Nepal: Thagendra Gurung von Trip Himalaya, P.O. Box No. 21097, Thamel, Kathmandu, Nepal. Tel +977-1-5526784. Email: [email protected] oppure [email protected], Web: www.triphimalaya.com
Trekking & Expedition Agency (per i portatori e l’organizzazione dei campi): Green Hill Tours, Treks & Expeditions Pvt. Ltd, P.O. Box 5072, Lazimpat Kathmandu, Tel: 977-1-4428326, Fax: 977-1- 19985, E-mail: [email protected], Web: www.greenhilltours.com

Testo e foto: www.marcotoniolo.com. Altre foto: http://www.marcotoniolo.com/photos/showgallery.php/cat/545

La prossima avventura sta per iniziare: Live Report Bolivia 2009

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Tempio buddista a Katmandu
 
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Reactions: BeerMaster
Grazie Marco per avermi fatto riassaporare queste emozioni, di una terra che le vicende della vita mi hanno portato a conoscere piu' volte. Hai fatto una bellissima descrizione di questo paradiso sperduto sulla terra, di cui nessuno si è mai preoccupato, in tanti anni di sanguinosa guerra civile, semplicemente perché troppo povero per interessare a qualcuno. Eppure hai scritto bene : la "cosa" piu' bella del Nepal, i suoi bambini, nella loro povertà, sono sempre sorridenti, come si vedono nelle tue bellissime fotografie e la gente comune è fraterna e generosa, al punto che è pronta a darti la metà del niente che ha.
Poi ci sono le Montagne. Lo scrivo in maiuscolo, perché molte di esse sono venerate come divinità. E chi le ama, come me, non può che perdersi nell' ammirare le loro vette che arrivano a toccare il cielo.
Spero che, anche grazie a resoconti come il tuo, ci siano sempre piu' persone che vogliano andare a visitare questi posti meravigliosi ed a conoscere la loro gente.
Complimenti ancora !
 

Danybiker88

Redazione
4/9/04
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Torino
www.picasawebweb.com
Sapevo già di questa bellissima spedizione, quando a suo tempo avevi pubblicato le foto.

Sinceramente ti invidio. E' il mio sogno da un po di tempo riuscire ad organizzare una cosa del genere in Nepal...
 

fabbiolone

Biker ciceronis
20/10/05
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Bari, a sud
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Production Privee Shan
marco, mi hai ferito al cuore..... :mrgreen: il nepal è il mio sogno nel cassetto da anni...
non potevi raccontare in maniera migliore quei luoghi.... e sopratutto le persone..... i loro gesti e i loro sorrisi sono la cosa che porti dentro per sempre....

P.S.: mi hanno invitato ad un viaggio in Ladakh e piccolo Tibet.... ci andiamo assieme? :celopiùg:
 

bikefla

Biker extra
16/3/09
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castell'arquato
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complimenti a tutti Voi che avete fatto un viaggio indimenticabile , un'esperienza unica, portando la mountain bike nel suo mondo naturale. Un'emozione che non dimenticherete mai, ancora tanti complimenti
 

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