Casco obbligatorio per i ciclisti - Comunicato di Amici della Bicicletta - Cagliari

Amos Cardia

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Comunicato stampa “Amici della Bicicletta - Cagliari” a proposito del casco obbligatorio per i ciclisti.

Il mensile di riferimento dell'automobilismo italiano, "Quattroruote", si interessa al rinascimento ciclistico del nostro paese. Dà una strana sensazione vedere l'ampio articolo che la rivista dedica al ciclismo urbano: avremmo detto che, così come quotidianamente per strada, chi usa la macchina e persino chi ne scrive non si sarebbe mai accorto di noi.
Certo, il mensile lo fa a modo suo. Dopo aver rilevato l'enorme crescita dello shift modale dalle 4 alle 2 ruote a pedali, sottolinea i troppi rischi a cui noi ciclisti quotidiani siamo esposti. E prospetta una soluzione per la sicurezza di chi usa la bici. Indovinate quale? Esatto. Quella. Il casco obbligatorio.

Alla rivista sfugge che la causa di morte in strada per i ciclisti sono gli impatti contro l'oggetto-feticcio di cui si occupa con dedizione degna di miglior causa, ovvero l'automobile, condotta male come la si conduce male in Italia. Sono tanti gli elementi che sfuggono a "Quattroruote", ne elenchiamo tre:


  • Nei pochi luoghi del pianeta in cui il casco è obbligatorio (Australia, per esempio) la quota di ciclisti urbani si è dimezzata e le morti non sono diminuite in percentuale: un ottimo incentivo all'abbandono della bici e, come conseguenza, all'acquisto dell'automobile.
  • Su 1.000 utenti fragili della strada uccisi in Italia dalle automobili, 750 sono pedoni e 250 sono ciclisti: mettiamo il casco ai pedoni?.
  • Nei Paesi ad alta densità ciclistica l'obbligo non è mai stato neanche contemplato. Come noto, in Danimarca e Olanda sono tutti morti a causa di questa colpevole svista legislativa...


Riteniamo il servizio di Quattroruote una azione di lobby, resa pubblica in piena estate quando le anime sono vacanziere e l'attenzione cala.
La nostra attenzione invece non cala mai: è una nostra seconda natura, dovuta al fatto che se la nostra attenzione cala qualche macchina ci ammazza e non esiste armatura che tenga contro una tonnellata lanciata a 80 km/h sul nostro corpo. Dato che la nostra attenzione deve essere sempre ben alta ci accorgiamo anche di queste manovre volte a disincentivare l'uso della bici, attraverso argomenti solo apparentemente ragionevoli, mentre sono in realtà tentativi di soffocare sul nascere un vero cambiamento stradale e di rivitalizzare un mercato nocivo e quasi defunto.

L'era dell'automobile è conclusa, ma continuerà a far danni ancora per un po' di tempo. Sta a noi tutti riportare questo Paese fuori controllo entro termini di civiltà già altrove operanti ed efficaci. Anche denunciando pubblicamente manovre come quella di "Quattroruote".

Amici della Bicicletta. Cagliari, 30 luglio 2012.
 

SHARDBIKER

Biker tremendus
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Comunicato stampa “Amici della Bicicletta - Cagliari” a proposito del casco obbligatorio per i ciclisti.

Il mensile di riferimento dell'automobilismo italiano, "Quattroruote", si interessa al rinascimento ciclistico del nostro paese. Dà una strana sensazione vedere l'ampio articolo che la rivista dedica al ciclismo urbano: avremmo detto che, così come quotidianamente per strada, chi usa la macchina e persino chi ne scrive non si sarebbe mai accorto di noi.
Certo, il mensile lo fa a modo suo. Dopo aver rilevato l'enorme crescita dello shift modale dalle 4 alle 2 ruote a pedali, sottolinea i troppi rischi a cui noi ciclisti quotidiani siamo esposti. E prospetta una soluzione per la sicurezza di chi usa la bici. Indovinate quale? Esatto. Quella. Il casco obbligatorio.
.....
Amici della Bicicletta. Cagliari, 30 luglio 2012.

Se continuano così, tra un po' qualcuno per risolvere il problema proporrà pure l’assicurazione “RC-Bici” obbligatoria…
e magari anche il bollo..:smile::smile:
 

Specialized77

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:spetteguless: Amici della Bicicletta :hahaha:?!?
Se lo foste veramente dovreste mettere il casco senza tante storie (o avete paura di spettinarvi? :smile:)

Tutti sappiamo che se un'auto ti prende a 80km/h non c'è speranza, però se ti prende a 40km/h col casco cambiano le probabilità di salvezza, no :il-saggi:?
 

Bastian25

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Se continuano così, tra un po' qualcuno per risolvere il problema proporrà pure l’assicurazione “RC-Bici” obbligatoria…
e magari anche il bollo..:smile::smile:

:omertà: Certe cose in italia non si dicono nemmeno scherzando, dove si può fare cassa lo fanno.
per lo scooter se non sbaglio è iniziato cosi: targhino poi assicurazione e poi casco.. e infine il patentino... e come ultima cosa l'immatricolazione dello scooter legata alla targa. Cosi ogni volta che uno vende un oggetto che di seconda mano a volte vale meno di 200 euro deve pagarci su 90 euro di passaggio di proprietà.
 

marcus69

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:spetteguless: Amici della Bicicletta :hahaha:?!?
Se lo foste veramente dovreste mettere il casco senza tante storie (o avete paura di spettinarvi? :smile:)

Tutti sappiamo che se un'auto ti prende a 80km/h non c'è speranza, però se ti prende a 40km/h col casco cambiano le probabilità di salvezza, no :il-saggi:?

e se ti prende a 80 kmh col casco?:medita:



....per sdrammatizzare.
 

SHARDBIKER

Biker tremendus
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:spetteguless: Amici della Bicicletta :hahaha:?!?
Se lo foste veramente dovreste mettere il casco senza tante storie (o avete paura di spettinarvi? :smile:)

Tutti sappiamo che se un'auto ti prende a 80km/h non c'è speranza, però se ti prende a 40km/h col casco cambiano le probabilità di salvezza, no :il-saggi:?

Vedila anche da un'altro punto di vista.. se io vado a farmi un giro/passeggiata/escursione ecc, è normale che il casco lo indosso (io non esco mai senza)!
IMHO, se prendo la bici (il cancello delle commissioni) per fare 50 mt da casa mia all'edicola dietro l'angolo in zona pedonale, non mi sembra necessario essere obbligato per legge ad usare il casco..
 

Specialized77

Biker urlandum
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Shardbiker, capisco perfettamente il tuo punto di vista...però ti dico: se prendo l'auto per fare 500m (abitando in paese ho l'edicola lontana :hahaha:) non mi sembra necessario essere obbligato per legge a mettere le cinture...eppure lo sono (già da alcuni anni).

Naturalmente come sono favorevole all'uso (anche per legge) del casco sono ancor più favorevole a fare un culo così agli automobilisti che credono di essere in pista :arrabbiat:
 

SHARDBIKER

Biker tremendus
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Shardbiker, capisco perfettamente il tuo punto di vista...però ti dico: se prendo l'auto per fare 500m (abitando in paese ho l'edicola lontana :hahaha:) non mi sembra necessario essere obbligato per legge a mettere le cinture...eppure lo sono (già da alcuni anni).

.... :arrabbiat:

E' proprio questo il punto..!
Se io non voglio imbrigliarmi in auto per i motivi che anche tu hai ricordato, e prendo la bici per coprire 500mt in zona pedonale devo avere la libertà di usarla anche senza il casco considerato anche che per forza di cose la velocità deve essere poco superiore a quella di un pedone..
poi, se si parla di usarla su strade aperte al traffico o su single trek in montagna, la penso pure io come te.., il casco sempre in testa!
 

patellone

Biker popularis
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Shardbiker, capisco perfettamente il tuo punto di vista...però ti dico: se prendo l'auto per fare 500m (abitando in paese ho l'edicola lontana :hahaha:) non mi sembra necessario essere obbligato per legge a mettere le cinture...eppure lo sono (già da alcuni anni).

Naturalmente come sono favorevole all'uso (anche per legge) del casco sono ancor più favorevole a fare un culo così agli automobilisti che credono di essere in pista :arrabbiat:

quando esco per allenarmi il casco lo metto sempre... xò per fare pochi metri no anche perché in certi casi non saprei dove mettermelo... la cintura la lasci in macchina... il casco no! e se lo lasci attaccato alla bici magari te lo rubano... questa è la differenza secondo me fra cintura e casco....
poi lo so che ha ragione chi dice che il casco va messo sempre anche per 50 metri...
 

hesediel

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Premetto che io quando esco i lcasco lo metto sempre. Comunque non sono paragoni fattibili quelli della cintura in auto o del casco per moto. Non sono paragonabili alle biciclette, sia per velocità raggiuntte che per il potenziale pericolo. Ovviamente se ti fiondi a 70 orari giù per una discesa in bici anche lì sei a rischio...per quanto concerne la ciclabilità italiana non è certo imporre il casco obbligatorio che migliorerà la sicurezza. La sicurezza di chi gira in bicicletta si ottiene rendendo le strade ciclabili, con piste e tutti i mezzi idonei per le bici, oltre che con l'educazione stradale di chi gira in auto che spesso è menefreghista ne confronti delle bici. Il problema principale delle bici è la dilagante indisciplina che regna tra gli automobilisti
 

francois

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...per quanto concerne la ciclabilità italiana non è certo imporre il casco obbligatorio che migliorerà la sicurezza. La sicurezza di chi gira in bicicletta si ottiene rendendo le strade ciclabili, con piste e tutti i mezzi idonei per le bici, oltre che con l'educazione stradale di chi gira in auto che spesso è menefreghista ne confronti delle bici.

concordo, molte strade interne in paesi come l'Olanda sono progettate per rallentare naturalmente il traffico delle auto e favorire pedoni e bici, vicino alle stazioni della metro ci sono enormi parcheggi per le biciclette, lo stesso in molte università. In alcune strade sono istallate delle tabelle luminose che indicano quanti ciclisti sono passati nell'arco della giornata.
In Italia sembra pura utopia
 

sembola

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Il casco non risolve il problema della sicurezza stradale, così come non lo risolve la cintura di sicurezza o l'ABS.

L'isterico comunicato stampa dimostra che gli italiani sono tutti uguali, indipendentemente dal mezzo di trasporto che usano: quando toccano i tuoi interessi è sempre un sopruso, si tratti di togliere parcheggi per far passare una pista ciclabile che di far mettere un casco ai ciclisti.
 

francois

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quando toccano i tuoi interessi è sempre un sopruso, si tratti di togliere parcheggi per far passare una pista ciclabile che di far mettere un casco ai ciclisti.

il fatto è che quando si toccano degli interessi sembra sempre che sia per tutelare interessi di altri, e ogni intervento sembra sempre sia una mano di vernice su delle crepe che restano.
a me sembra che manchi una pianificazione generale. Perché in Olanda usano più la bicicletta? Perché in Germania usano il solare molto più che da noi in Italia quando dovrebbe essere il contrario?
 

sembola

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il fatto è che quando si toccano degli interessi sembra sempre che sia per tutelare interessi di altri, e ogni intervento sembra sempre sia una mano di vernice su delle crepe che restano.
a me sembra che manchi una pianificazione generale. Perché in Olanda usano più la bicicletta? Perché in Germania usano il solare molto più che da noi in Italia quando dovrebbe essere il contrario?

Sono d'accordo al 100%, manca la pianificazione e si è seguito pedissequamente l'interesse dell'industria, ma anche quello di chi nell' industria ci lavorava ed accetta(va) tutto, vedi Taranto.

Ammettiamo pure che da oggi si cambi. Quanti anni pensi siano necessari per adeguare le città italiane non dico al livello olandese, ma al livello dell' Emilia? Nel frattempo cosa facciamo, continuiamo a morire allegramente senza prendere provvedimenti?

Volere tutto e subito è un bello slogan, ma è irrealistico e porta solo ad ottenere niente e mai. Purtroppo, e lo dico da socio FIAB, l'associazione è in larga parte guidata da idealità raramente temperate dal pragmatismo, e questo caso ne è una prova. Sui contenuti si può discutere, sono i toni che sono completamente fuori luogo, isterici appunto. Se si vuole convincere la grande parte delle persone sui temi della mobilità ciclistica non sono questi i mezzi. A meno che l'obiettivo sia rimanere una minuscola realtà di "puri"...
 

Amos Cardia

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L'isterico comunicato stampa dimostra che gli italiani sono tutti uguali, indipendentemente dal mezzo di trasporto che usano: quando toccano i tuoi interessi è sempre un sopruso, si tratti di togliere parcheggi per far passare una pista ciclabile che di far mettere un casco ai ciclisti.

Ciao Sembola,
legittimo che tu non condivida i toni del comunicato stampa, ma definirlo "isterico" mi sembra eccessivo e penso che una definizione del genere sia una mancanza di rispetto nei confronti di chi fa volontariato per una causa di civiltà. Poi mi sorprende che una definizione del genere sia arrivata da te, che sei anche un moderatore e quindi dovresti dare il buon esempio nell'uso di un linguaggio misurato.

Ciao
 

sembola

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Ciao Sembola,
legittimo che tu non condivida i toni del comunicato stampa, ma definirlo "isterico" mi sembra eccessivo e penso che una definizione del genere sia una mancanza di rispetto nei confronti di chi fa volontariato per una causa di civiltà. Poi mi sorprende che una definizione del genere sia arrivata da te, che sei anche un moderatore e quindi dovresti dare il buon esempio nell'uso di un linguaggio misurato.

Ciao

Io sono socio della FIAB, per cui è evidente che se continuo a dare qualche decina di euro all'anno a tale associazione ne condivido gli scopi. Criticare i mezzi usati per questi scopi è perfettamente legittimo, tanto più quando è un socio che lo fa, e tanto più quando non sono stati usati termini offensivi. "Isterico" non è un'ingiuria ma descrive a mio modesto parere il tono del comunicato: l'impressione è che qualcuno abbia "visto rosso" e sia partito a capo basso senza pensare molto a quello che faceva.
Non facciamo l'errore di considerare il dissenso, anche se duro, semplicemente una "mancanza di rispetto" o una "mancanza di misura", così come fanno le amministrazioni di fronte alle critiche (per noi giustificate, per milioni di cittadini futili) alle scelte (o non scelte) di mobilità.
 

Dr.Pimple

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da appassionato di bici e percorsi offroad, continuo a sostenere che le strade sono state concepite per essere percorse in auto e arrogarsi il diritto di percorrere la 554 o litoranea per villasimius in bici è da folli
basta il vuoto d'aria creato da un pulman dell'arst per creare la tragedia e piangere tutta la vita
 

francois

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da appassionato di bici e percorsi offroad, continuo a sostenere che le strade sono state concepite per essere percorse in auto e arrogarsi il diritto di percorrere la 554 o litoranea per villasimius in bici è da folli
basta il vuoto d'aria creato da un pulman dell'arst per creare la tragedia e piangere tutta la vita

perfetto, ci sono strade impercorribili in bici e che molti ciclisti mai si azzarderebbero giustamente a percorrere... ma i centri città x esempio? o in alcuni quartieri?
 

cesare RBO

Biker perfektus
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Dr.Pimple
arrogarsi il diritto di percorrere la 554 o litoranea per villasimius in bici è da folli

aspita!!! "arrogarsi il diritto"... non avevo mai pensato che uscendo in bici (per allenarmi, fare la spesa o andare al lavoro...) sulle pubbliche strade (nel rispetto del codice, del buon senso e degli altri) mi stessi addirittura arrogando un diritto... ero stranamente convinto (pensa che presuntuoso che sono) di avercelo quel diritto... e invece me lo stavo prendendo senza averne titolo....:smile:
cosi come sono convinto (ma sarà vero o mi sto' di nuovo arrogando qualcosa che non mi appartiene?) di avere il diritto a preservare la mia incolumità dalla altrui protervia/stupidità/superficialità/distrazione/ignoranza ecc ecc... e non solo quando sono in bici o in strada...
altro piccolo dettaglio: girare in città è più pericoloso che farsi la litoranea per villa... e (va detto) cagliari è ancora una città vivibile rispetto (per esempio) a roma o a tante altre situazioni...

PS: domattina (come spesso capita) rientrerò dal lavoro (villasimius-cagliari) col mio fidato muletto stradalizzato e zaino in spalla... alé!:-)

ciao
 

Amos Cardia

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#Salvaiciclisti ai mass media
"Macché pirati, sono criminali"


Per il movimento di promozione della ciclabilità urbana sarebbe necessario un lessico differente per dare la giusta connotazione negativa a chi falcia come birilli i pedoni sulle strisce e tampona i ciclisti e poi fugge. E tra le proposte di legge, quella che prevede l''ergastolo della patente'

di MANUEL MASSIMO


Il guidatore di un mezzo a motore che provoca un incidente stradale dileguandosi senza prestare soccorso viene definito comunemente "pirata della strada". Un'espressione ormai d'uso comune, utilizzata da tutti i mezzi d'informazione, che però non piace ai movimenti e alle associazioni che difendono la sicurezza di pedoni e ciclisti: i più esposti agli incidenti, gli utenti "fragili" della strada, le vittime predestinate sacrificate sull'altare della velocità e dell'inosservanza delle più elementari norme di circolazione.

Per il movimento di promozione della ciclabilità urbana #salvaiciclisti, sarebbe necessario un cambiamento di lessico per dare la giusta connotazione negativa a chi falcia come birilli i pedoni sulle strisce e tampona i ciclisti per poi fuggire via lasciando dietro di sé parti di carrozzeria e grumi di sangue sull'asfalto: "Costoro sono dei puri e semplici criminali", sostengono i cicloattivisti. La frase idiomatica inglese "hit-and-run driver", l'espressione francese "chauffard" e quella spagnola "conductor a la fuga" rendono molto meglio l'idea del guidatore che non rispetta il codice stradale, provoca incidenti e scappa via senza prestare soccorso rappresentando un pericolo pubblico ambulante.

La figura del "pirata", poi, secondo #salvaiciclisti, oggi richiama alla mente più l'immagine del divo Johnny Depp e dei film d'azione che non quella del codardo investitore che preme il pedale sull'acceleratore dopo l'investimento:
"Questi criminali sono solo pedine della guerra sanguinaria sulle nostre strade. Affiancarli ai pirati è un po' come chiamare i mafiosi 'mammasantissima': un nome suggestivo, popolare, utile solo a distogliere lo sguardo dal problema".

Per questo gli attivisti delle due ruote rivolgono un accorato appello via Web a tutti i mass media, invitando gli operatori dell'informazione a cambiare al più presto registro: "Smettete di chiamare costoro 'pirati della strada': sono persone che hanno commesso un crimine aggravato dall'omissione di soccorso. Niente di più: criminali. L'abitudine a non riflettere, a rimuovere e a non percepire bene l'enorme problema rappresentato dalle morti in strada porta in qualche maniera a rendersene complici silenziosi o fiancheggiatori inconsapevoli".

In Italia "ogni anno scompare un paese di cinquemila persone": questo il messaggio che campeggia sull'homepage del sito dell'Associazione italiana familiari e vittime della strada onlus (Aifvs). Oltre alle migliaia di vittime di questa guerra - non dichiarata ma da sempre in atto sulle strade - produce 300 mila feriti e 20 mila disabili gravi. "Dopo ogni incidente grave - spiega l'Aifvs - inizia un doloroso ed estenuante iter legale che dovrebbe portare all'individuazione delle responsabilità, alla punizione dei responsabili con pene commisurate alla gravità dei loro reati e ad assicurare alle vittime o ai loro familiari un risarcimento equo. Anche in questo campo l'Italia si distingue negativamente dal resto d'Europa, con una giustizia lenta e approssimativa che calpesta la dignità dell'uomo e quei valori che la nostra Costituzione dovrebbe tutelare".

Per imprimere una svolta, creando una corsia preferenziale per risarcire le vittime dei "criminali al volante", sono anni che si parla dell'introduzione del reato di "omicidio stradale" con pene certe per gli investitori e, soprattutto, con il ritiro della patente a vita per chi - sotto effetto di alcol o droghe - provoca morti sulle strade. Una proposta di legge popolare in tal senso - promossa da diverse realtà tra cui l'Associazione amici e sostenitori della polizia stradale - ha raccolto più di 60 mila firme ed è stata presentata al presidente della Commissione Trasporti della Camera. Queste in sintesi le proposte: per chi si macchia di "omicidio stradale" pene da 8 a 18 anni di carcere (oggi per omicidio colposo si va dai 3 ai 10 anni); arresto in flagranza di reato (oggi non è prevista alcuna misura cautelare); infine, non più revoca temporanea, ma "ergastolo della patente", in modo tale che chi uccide al volante non possa guidare mai più.
 

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