Non so quanti di voi lavorino o abbiano lavorato come "responsabili ricerca e sviluppo" di un prodotto qualsiasi.
Io lo sono stato per una non tanto nobile defunta azienda italiana della componentistica per biciclette, la fu Ofmega di Sarezzo, in Valtrompia, Brescia.
Sono passati tanti anni ormai. All'epoca
Shimano la faceva da padrona, la
Sram manco esisteva (*), la Campagnolo annaspava, i cinesi ancora non si erano affacciati (regnava Taiwan) e noi tentavamo di restare a galla nonostante la barca facesse acqua da tutte le parti e l'unico prodotto che eravamo ancora in grado di vendere erano le guarniture.
(*) Le vendevamo persino alla Sachs, che poi è confluita nella famiglia Sram.
Dovevamo inseguire la Shimano, cioè cercare di presentare in tempo per la stagione dei prodotti compatibili con quello che Shimano intendeva mettere in commercio quell'anno, in modo che i biciclettari della Brianza potessero mettere in vendita le bici con il cambio Shimano ma con la guarnitura dell'Ofmega che costava la metà e andava bene lo stesso (o quasi).
Avevo, con i colleghi, l'ingrato compito di sviluppare una guarnitura nel volgere di massimo tre mesi.
Che ci vuole, si dirà.
Beh, occorre avere il modello di riferimento (mica facile procurarselo quando ancora non è in vendita, avevamo i nostri canali riservati...).
Poi qualcuno deve studiarselo, deve disegnarlo, si devono realizzare i prototipi, verificarli, collaudarli, approvarli, ordinare gli stampi (consegna 6 settimane dall'ordine) e le attrezzature, attrezzare e mettere a punto le macchine, produrre i componenti, mandarli da chi è specializzato nei trattamenti termici/superficiali/eccetera, assemblarli, confezionarli, spedirli (il tutto con il controllo qualità sempre a rompere le scatole).
Il minimo intoppo e sei fottuto... se arrivi sul mercato entro metà marzo hai vinto, se sei pronto a maggio puoi dire addio alla stagione.
E all'epoca un prodotto durava per almeno tre anni, gli "standard" erano dei veri standard, non come oggi che cambiano ogni sei mesi, ma le tecnologie e le macchine per fabbricarli sono praticamente le stesse.
Insomma, solo chi non fa niente non sbaglia mai, ma dovrebbe anche pensarci su un attimo prima di parlare a vanvera.
Credo all'onestà della dichiarazione della Shimano, e aggiungo che nonostante l'XTR sia il prodotto di punta, quello che "guardate quanto siamo bravi", la Shimano i soldi li fa con tutto il resto.
La scelta tra sacrificare la guarnitura dell'XTR, piuttosto che penalizzare la produzione di quella dell'XT, a fronte dei numeri di produzione dell'una rispetto all'altra, deve essere stata abbastanza scontata.
Se uno non ha idea di che cosa significhi produrre una pedivella, posso dire che all'Ofmega avevamo tre presse da 1200 tonnellate (ingombranti, tra sopra e sotto il livello del pavimento, come un palazzo di tre piani fuori terra) che lavoravano su tre turni quasi tutto l'anno, per una produzione complessiva di circa 3 milioni di guarniture in acciaio per bici da supermercato e circa 400000 guarniture in alluminio. La sola serie di stampi per un modello di pedivella costava circa 150 milioni di lire dell'epoca (anno 2000).