Giro estivo

  • Cannondale presenta la nuova Scalpel, la sua bici biammortizzata da cross country che adesso ha 120 millimetri di escursione anteriore e posteriore in tutte le sue versioni. Sembra che sia cambiato poco, a prima vista, ma sono i dettagli che fanno la differenza e che rendono questa Scalpel 2024 nettamente più performante del modello precedente.
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Domingosh

Biker meravigliosus
9/6/03
17.869
3
0
54
Torino
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Breve raccontino della gita...non è un road book

mercoledì in serata, rendez vous a carmagnola con Dario e Livio: quì primo intoppo. La macchina di Livio è ko!! serio....accompagno Dario a Torino a prendere la sua poichè ne avremo bisogno, non essendo un giro circolare...
Il tutto prende alcune ore: siamo nell'ora di punta serale:????:
A saluzzo ci rendiamo conto che è tardi. Telefonata al punto tappa e capiamo che abbiamo perso la prenotazione. Ci consoliamo con una lauta cena e chiediamo aiuto a Luca che via pc ci trova una sistemazione.
Al mattino giunge il Gatto, con bike e moto bike....spettacolare.:freeride:
Ora si pedala, diretti verso il col du Sabion. Il cielo è terso e c'è un bel sole. Si entra, abusivamente, nel parco del mercantour e affrontiamo un traverso splendido. Sotto il colle troviamo due margari con cui scambiamo una piacevole conversazione.
Al colle scorgiamo il lago della Vacca e un nugulo di ragazzi che da basso ci chiedono se siamo italiani o francesi: alla risposta parte un popporopoooo da stadio..e vabbè...
Forse già ciucchi di lattosio nel cervello, facciamo fatica a trovare la militare per il col del Vei del Bouc:ueh: ...questi è impedalabile: si spinge! Al ricovero Vernasca, carte e roadbook di Toniolo ci fanno sbagliare strada (30 min di spinta inutile). Camosci e stambecchi ci guardano attoniti: ce ne sono tantissimi!!!!
Uno ci accompagna, da vicino, fino al colle.
Incomincia a piovere e per mangiare il mezzo panino siamo costretti a "sfrattare" due camosce da un ricovero....pazzesco!!
La discesa pietrosa e viscida fa le sue vittime: il sottoscritto. Nell'atto di capottare il piede sx rimane vincolato al pedale e la caviglia si torce. Dolore....10 min dopo, replay..senza frontflip, ma salto del manubrio stile cavallina. Nella salita a Valdieri, Dario cede..e il buon Gatto lo porta su.
Il morale è basso. La mia caviglia è malconcia. Faccio fatica a camminare. Dario si chiede: se le premesse sono queste:sculacci:
Il resto della band osserva in silenzio. Nel frattempo arriva Luca con il soccorso sanitario: ghiaccio e lasonil....e ci dormo sopra.
Al mattino, dalle finestre vediamo camosci "pascolare" intorno alla casa del GTA, il cielo è bello e la caviglia sembra andare. Ci provo: o la va o la spacco!!
Colazione abbondante, dopo cena scadente, si sale sul vallone di Valasca. Salita strepitosa, in ambiente bucolico. Dopo la piana, la strada militare è dissestata(peccato), ma, per chi ha una full, è goduria pura...purtroppo riesco a cadere in salita, stampando il mio ginocchio dx con una bella pietra...seguo i consigli dei compagni e mollo la tensione dei DX.
Sulla salita il Gatto incomncia il suo show di poser, con foto bellissime, mentre Livio, quando intravede difficoltà e piacere estremo, si esalta.
Ai laghi, vediamo il colle. Sarà 1 ora e mezza di spinta, ma il posto è da favola.
In cima, troviamo una giovane coppia intenta a fotografare il gipeto, lì appena reintrodotto...noi ci soffermiamo sulle tette...neanche l'altitudine ci fa dimenticare certe cose....
Non facciamo in tempo a mozzicare il sospirato panino che il cielo si oscura. Veloce discesa su Isola 2000 con capottone di Dario: mano e caviglia doloranti....sul Gta, piove sempre più forte e cerchiamo inutile riparo..zuppi arriviamo davanti a un ristorante(siamo in Francia): ci rifugiamo lì con iniziamo sommo dispiacere della titolare; ma quando sospira il nome cous cous, sente immediatamente 5 ordinazioni con altrettante birre. Piove e grandina, ma noi sbafiamo alla grande.
La tappa da 2000 e oltri metri è persa: ciò è un sommo problema...un altro è lavare e asciugare i nostri abitini. Ci inventiamo di tutto e così al mattino, presto proviamo a recuperare il tempo perso.
Veloce ascesa al colle della LOmbarda, fantastico traverso del GTa su santuario di Vinadio(il diretur ha fatto la pista bianca facendo più veloce). Lì, ci concediamo la colazione: è la fine!! mangiamo di tutto!! Satolli ci dirigiamo al Col du Bravaria: salita assassine ci costringono a spingere, sudare e maladire tutto. Il Gatto è colto da visioni mistiche, mentre io vorrei uccidere il Cammello. Giunti alla cima, dopo veloce spuntino, ci godiamo un single track infinito....abbiamo fatto: 100o metri in salita e il doppio in discesa:-P
A Pietraporzio, in ritardo sulla tabella marcia, saliamo verso Moriglione: tentiamo il colpaccio ardito: arrivare fino a Chialvetta o almeno al rifugio Gardetta. 2800 metri di ascesa in una sola giornata: ciò non avverrà.
Alle 4 del pomeriggio siamo solo a quota 1700...dobbiamo arrivare fino a 2500, poche certezze sul sentiero (anche se ben indicato da 30x26) e sulla eventuale sistemazione. Animata discussione e ripiegamento su Sambuco: Il Gatto decide che è per lui presto e vuole farsi una ciga a quota 2000; noi scendiamo per un magnifico single track sopra Sambuco che ci porta dritti all'albergo della pace.
è sabato, avremmo perso la prenotazione (dovevamo essere lì il giorno prima), ma dopo un po' di discussione il giovane proprietario decide di sistemarci in un alloggio.
Dopo una cena luculliana, grappe e chiacchere, andiamo a dormire ancora una volta soddisfatti
Rifacciamo la salita "provata" il giorno prima, descrittaci brillantemente, ma proprio nel momento in cui ci immettiamo in uno spettacolare traverso, Dario rompe la catena: ciò avverrà altre 2 volte nell'arco di 30 min.
Cambio di catena e intervento di SuperTeoGatto con il suo nuovo smagliacatena: miticoo-o . Abbiamo di nuovo perso tempo: addio all'ultima tappa. Il Battagliola si farà una altra volta:down:
La salita al Bandia è bella, ben tracciata: io e Dario crolliamo. Il Gatto e Luca fanno a gara come una cronoscalata. La differenza sta però nel mezzo: uno corre con una Giant in carbonio, l'altro con una santa cruz camaleon sul pesantuccio. Complimenti a motoGatto!! E Livio? Beh, lui non fa testo: se ci fosse l'antidoping sarebbe out!! Ingurgita ettolitri di Gatorade plus, una miscela unica e segreta, fornitagli direttamente da casa madre.
Ammirata Rocca La Meja, Il lungo traverso, i merenderos, le loro battute stupide e le loro vettovaglie, giungiamo al Passo Gardetta.
Tutte le fatiche svaniscono di fronte al meraviglioso giochino della discesa; ma non contenti ci buttiamo sul sentiero occitano e che felici e contenti, ci fa giungere davanti al posto tappa. abbiamo assaporato tutto: massi, rocce, tratti esposti, fondi morbidi, scalini e rocce....di foto neanche a parlarne, siamo in trance!!
La sera, altra scorpacciata, con aggiunta di uno stupendo stufato di cervo. Ciò animerà la nottata, fino a far scattare l'alllarme gpl dello stanzino in cui siamo stipati...vorrà dire qualcosa?
E arriva così l'ultimo giorno: si parte in discesa. E' la parte finale del P.O.
Ad acceglio, Livio e Teone fanno rifornimento di miscele e carburanti vari...è una vergogna!!:loll:
La salita al traversiera viene vissuta con alti e bassi da tutti: la fatica si fa sentire.
Alla Madonna delle Grazie, veniamo passati da un "Scott Team" sfvizzero: sono tanti, occhi sul manubrio e gambe depilate...e pedalano tutti su tali bici. Nella parte terminale, c'è pure una ragazza..e io mi ci incollo dietro. Sono rapito e non sento più la fatica. Mi metto pure a tirare il cammello e il gruppetto, poi mi accorgo che dietro, i compagneros, non ci sono. Mi fermo, li aspetto e finisce la fogatrancheagonistica. La salita sarà una sofferenza. E non solo per me.
Livio, invece, sull'ultima rampa: tira giù un paio di rapporti, si alza sui pedali e va....potere del gatorade:up:
Al rifugio carmagnola, si studia la discesa. Ognuno prova la sua sulla immensa pietraia: ci si diverte come bambini...
Sotto di 200 metri, ci aspetta un altro infinito single track: definirlo da urlo è poco...il sentiero è difficile e in alcuni punti esposto, ciò non toglie che la libide e l'adrenalina siano al massimo
Birre, bibite e una doppia coppa di gelato(del Gatto con sommo stupore della giovane e carina gestrice del rifugio melezet) coronano questo itinerario meraviglioso.
Grazie a tutti gli amici che mi hanno accompagnato e sopportato: e dunque, GRAZIE a Livio, Matteo, Luca e Darioo-o
Consiglio a tutti un giorno di farlo (magari con la giusta preparazione..non come me)
Non so se vale una tesi di laurea del biker(come disse il Toniolo, a suo tempo), per me è stato sicuramente un momento che terrò caro nel mio cuore
Bye
Dom
 

biker_simone

Biker grossissimus
31/1/05
5.318
-17
0
43
Celle Ligure (SV)
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Domingosh ha scritto:
Breve raccontino della gita...non è un road book

mercoledì in serata, rendez vous a carmagnola con Dario e Livio: quì primo intoppo. La macchina di Livio è ko!! serio....accompagno Dario a Torino a prendere la sua poichè ne avremo bisogno, non essendo un giro circolare...
Il tutto prende alcune ore: siamo nell'ora di punta serale:????:
A saluzzo ci rendiamo conto che è tardi. Telefonata al punto tappa e capiamo che abbiamo perso la prenotazione. Ci consoliamo con una lauta cena e chiediamo aiuto a Luca che via pc ci trova una sistemazione.
Al mattino giunge il Gatto, con bike e moto bike....spettacolare.:freeride:
Ora si pedala, diretti verso il col du Sabion. Il cielo è terso e c'è un bel sole. Si entra, abusivamente, nel parco del mercantour e affrontiamo un traverso splendido. Sotto il colle troviamo due margari con cui scambiamo una piacevole conversazione.
Al colle scorgiamo il lago della Vacca e un nugulo di ragazzi che da basso ci chiedono se siamo italiani o francesi: alla risposta parte un popporopoooo da stadio..e vabbè...
Forse già ciucchi di lattosio nel cervello, facciamo fatica a trovare la militare per il col del Vei del Bouc:ueh: ...questi è impedalabile: si spinge! Al ricovero Vernasca, carte e roadbook di Toniolo ci fanno sbagliare strada (30 min di spinta inutile). Camosci e stambecchi ci guardano attoniti: ce ne sono tantissimi!!!!
Uno ci accompagna, da vicino, fino al colle.
Incomincia a piovere e per mangiare il mezzo panino siamo costretti a "sfrattare" due camosce da un ricovero....pazzesco!!
La discesa pietrosa e viscida fa le sue vittime: il sottoscritto. Nell'atto di capottare il piede sx rimane vincolato al pedale e la caviglia si torce. Dolore....10 min dopo, replay..senza frontflip, ma salto del manubrio stile cavallina. Nella salita a Valdieri, Dario cede..e il buon Gatto lo porta su.
Il morale è basso. La mia caviglia è malconcia. Faccio fatica a camminare. Dario si chiede: se le premesse sono queste:sculacci:
Il resto della band osserva in silenzio. Nel frattempo arriva Luca con il soccorso sanitario: ghiaccio e lasonil....e ci dormo sopra.
Al mattino, dalle finestre vediamo camosci "pascolare" intorno alla casa del GTA, il cielo è bello e la caviglia sembra andare. Ci provo: o la va o la spacco!!
Colazione abbondante, dopo cena scadente, si sale sul vallone di Valasca. Salita strepitosa, in ambiente bucolico. Dopo la piana, la strada militare è dissestata(peccato), ma, per chi ha una full, è goduria pura...purtroppo riesco a cadere in salita, stampando il mio ginocchio dx con una bella pietra...seguo i consigli dei compagni e mollo la tensione dei DX.
Sulla salita il Gatto incomncia il suo show di poser, con foto bellissime, mentre Livio, quando intravede difficoltà e piacere estremo, si esalta.
Ai laghi, vediamo il colle. Sarà 1 ora e mezza di spinta, ma il posto è da favola.
In cima, troviamo una giovane coppia intenta a fotografare il gipeto, lì appena reintrodotto...noi ci soffermiamo sulle tette...neanche l'altitudine ci fa dimenticare certe cose....
Non facciamo in tempo a mozzicare il sospirato panino che il cielo si oscura. Veloce discesa su Isola 2000 con capottone di Dario: mano e caviglia doloranti....sul Gta, piove sempre più forte e cerchiamo inutile riparo..zuppi arriviamo davanti a un ristorante(siamo in Francia): ci rifugiamo lì con iniziamo sommo dispiacere della titolare; ma quando sospira il nome cous cous, sente immediatamente 5 ordinazioni con altrettante birre. Piove e grandina, ma noi sbafiamo alla grande.
La tappa da 2000 e oltri metri è persa: ciò è un sommo problema...un altro è lavare e asciugare i nostri abitini. Ci inventiamo di tutto e così al mattino, presto proviamo a recuperare il tempo perso.
Veloce ascesa al colle della LOmbarda, fantastico traverso del GTa su santuario di Vinadio(il diretur ha fatto la pista bianca facendo più veloce). Lì, ci concediamo la colazione: è la fine!! mangiamo di tutto!! Satolli ci dirigiamo al Col du Bravaria: salita assassine ci costringono a spingere, sudare e maladire tutto. Il Gatto è colto da visioni mistiche, mentre io vorrei uccidere il Cammello. Giunti alla cima, dopo veloce spuntino, ci godiamo un single track infinito....abbiamo fatto: 100o metri in salita e il doppio in discesa:-P
A Pietraporzio, in ritardo sulla tabella marcia, saliamo verso Moriglione: tentiamo il colpaccio ardito: arrivare fino a Chialvetta o almeno al rifugio Gardetta. 2800 metri di ascesa in una sola giornata: ciò non avverrà.
Alle 4 del pomeriggio siamo solo a quota 1700...dobbiamo arrivare fino a 2500, poche certezze sul sentiero (anche se ben indicato da 30x26) e sulla eventuale sistemazione. Animata discussione e ripiegamento su Sambuco: Il Gatto decide che è per lui presto e vuole farsi una ciga a quota 2000; noi scendiamo per un magnifico single track sopra Sambuco che ci porta dritti all'albergo della pace.
è sabato, avremmo perso la prenotazione (dovevamo essere lì il giorno prima), ma dopo un po' di discussione il giovane proprietario decide di sistemarci in un alloggio.
Dopo una cena luculliana, grappe e chiacchere, andiamo a dormire ancora una volta soddisfatti
Rifacciamo la salita "provata" il giorno prima, descrittaci brillantemente, ma proprio nel momento in cui ci immettiamo in uno spettacolare traverso, Dario rompe la catena: ciò avverrà altre 2 volte nell'arco di 30 min.
Cambio di catena e intervento di SuperTeoGatto con il suo nuovo smagliacatena: miticoo-o . Abbiamo di nuovo perso tempo: addio all'ultima tappa. Il Battagliola si farà una altra volta:down:
La salita al Bandia è bella, ben tracciata: io e Dario crolliamo. Il Gatto e Luca fanno a gara come una cronoscalata. La differenza sta però nel mezzo: uno corre con una Giant in carbonio, l'altro con una santa cruz camaleon sul pesantuccio. Complimenti a motoGatto!! E Livio? Beh, lui non fa testo: se ci fosse l'antidoping sarebbe out!! Ingurgita ettolitri di Gatorade plus, una miscela unica e segreta, fornitagli direttamente da casa madre.
Ammirata Rocca La Meja, Il lungo traverso, i merenderos, le loro battute stupide e le loro vettovaglie, giungiamo al Passo Gardetta.
Tutte le fatiche svaniscono di fronte al meraviglioso giochino della discesa; ma non contenti ci buttiamo sul sentiero occitano e che felici e contenti, ci fa giungere davanti al posto tappa. abbiamo assaporato tutto: massi, rocce, tratti esposti, fondi morbidi, scalini e rocce....di foto neanche a parlarne, siamo in trance!!
La sera, altra scorpacciata, con aggiunta di uno stupendo stufato di cervo. Ciò animerà la nottata, fino a far scattare l'alllarme gpl dello stanzino in cui siamo stipati...vorrà dire qualcosa?
E arriva così l'ultimo giorno: si parte in discesa. E' la parte finale del P.O.
Ad acceglio, Livio e Teone fanno rifornimento di miscele e carburanti vari...è una vergogna!!:loll:
La salita al traversiera viene vissuta con alti e bassi da tutti: la fatica si fa sentire.
Alla Madonna delle Grazie, veniamo passati da un "Scott Team" sfvizzero: sono tanti, occhi sul manubrio e gambe depilate...e pedalano tutti su tali bici. Nella parte terminale, c'è pure una ragazza..e io mi ci incollo dietro. Sono rapito e non sento più la fatica. Mi metto pure a tirare il cammello e il gruppetto, poi mi accorgo che dietro, i compagneros, non ci sono. Mi fermo, li aspetto e finisce la fogatrancheagonistica. La salita sarà una sofferenza. E non solo per me.
Livio, invece, sull'ultima rampa: tira giù un paio di rapporti, si alza sui pedali e va....potere del gatorade:up:
Al rifugio carmagnola, si studia la discesa. Ognuno prova la sua sulla immensa pietraia: ci si diverte come bambini...
Sotto di 200 metri, ci aspetta un altro infinito single track: definirlo da urlo è poco...il sentiero è difficile e in alcuni punti esposto, ciò non toglie che la libide e l'adrenalina siano al massimo
Birre, bibite e una doppia coppa di gelato(del Gatto con sommo stupore della giovane e carina gestrice del rifugio melezet) coronano questo itinerario meraviglioso.
Grazie a tutti gli amici che mi hanno accompagnato e sopportato: e dunque, GRAZIE a Livio, Matteo, Luca e Darioo-o
Consiglio a tutti un giorno di farlo (magari con la giusta preparazione..non come me)
Non so se vale una tesi di laurea del biker(come disse il Toniolo, a suo tempo), per me è stato sicuramente un momento che terrò caro nel mio cuore
Bye
Dom

Bel racconto Dom!! Un giro così mi manca, ma prima o poi si farà
 

lbmtb

Biker assatanatus
Grande racconto/diario... mi sono sganasciato dalle risate.
Nel mio precedente post non ho ringraziato Dario per l'ottima organizzazione, grazie alla meticolosa preparazione e' stato possibile godersi uno splendido viaggietto. :-)
Per fortuna non e' stata narrata la mia caduta, perdo l'equilibrio... in una occasione normale mettendo giu' il piede avrei appoggiato la bici e cercato di non ruzzolare. Invece, sopraffatto dal peso delle zaino mi trovo come uno struzzo ad osservare una fantastica tana di marmotta...

Non posso che confermare le parole del Dom, prima o poi va fatto.
Il mio primo tour in MTB, a parte le battute sullo zaino, e' veramente un'esperienza da provare.

Simone, il prossimo anno ti aspettiamo... tanto qualcosa uscira' di sicuro... :-)
 

declivio

Biker serius
12/5/05
116
0
0
Robassomero (TO)
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Si, un giro davvero riuscito!
Grazie al "gruppo" che mi ha fatto trascorrerre 5gg indimenticabili. Un doppio grazie a Dario che si e' occupato di tutta l'organizzazione, dalla prenotazione dei posti tappa allo studio dell'itinerario migliore.
 

Salgomasudo

Biker grossissimus
25/6/03
5.747
-2
0
52
Torino
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Bel racconto Dom.....
mi hai fatto tornare in mente tutte le splendide esperienze di questi cinque giorni di avventura trascorsi in meravigliosa compagnia.....

GRAZIE A TUTTI
 

ilGATTO®

Biker tremendus
27/3/03
1.256
-1
0
Inchigollo [co]
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Domingosh ha scritto:
Breve raccontino della gita...non è un road book

mercoledì in serata, rendez vous a carmagnola con Dario e Livio: quì primo intoppo. La macchina di Livio è ko!! serio....accompagno Dario a Torino a prendere la sua poichè ne avremo bisogno, non essendo un giro circolare...
Il tutto prende alcune ore: siamo nell'ora di punta serale:????:
A saluzzo ci rendiamo conto che è tardi. Telefonata al punto tappa e capiamo che abbiamo perso la prenotazione. Ci consoliamo con una lauta cena e chiediamo aiuto a Luca che via pc ci trova una sistemazione.
Al mattino giunge il Gatto, con bike e moto bike....spettacolare.:freeride:
Ora si pedala, diretti verso il col du Sabion. Il cielo è terso e c'è un bel sole. Si entra, abusivamente, nel parco del mercantour e affrontiamo un traverso splendido. Sotto il colle troviamo due margari con cui scambiamo una piacevole conversazione.
Al colle scorgiamo il lago della Vacca e un nugulo di ragazzi che da basso ci chiedono se siamo italiani o francesi: alla risposta parte un popporopoooo da stadio..e vabbè...
Forse già ciucchi di lattosio nel cervello, facciamo fatica a trovare la militare per il col del Vei del Bouc:ueh: ...questi è impedalabile: si spinge! Al ricovero Vernasca, carte e roadbook di Toniolo ci fanno sbagliare strada (30 min di spinta inutile). Camosci e stambecchi ci guardano attoniti: ce ne sono tantissimi!!!!
Uno ci accompagna, da vicino, fino al colle.
Incomincia a piovere e per mangiare il mezzo panino siamo costretti a "sfrattare" due camosce da un ricovero....pazzesco!!
La discesa pietrosa e viscida fa le sue vittime: il sottoscritto. Nell'atto di capottare il piede sx rimane vincolato al pedale e la caviglia si torce. Dolore....10 min dopo, replay..senza frontflip, ma salto del manubrio stile cavallina. Nella salita a Valdieri, Dario cede..e il buon Gatto lo porta su.
Il morale è basso. La mia caviglia è malconcia. Faccio fatica a camminare. Dario si chiede: se le premesse sono queste:sculacci:
Il resto della band osserva in silenzio. Nel frattempo arriva Luca con il soccorso sanitario: ghiaccio e lasonil....e ci dormo sopra.
Al mattino, dalle finestre vediamo camosci "pascolare" intorno alla casa del GTA, il cielo è bello e la caviglia sembra andare. Ci provo: o la va o la spacco!!
Colazione abbondante, dopo cena scadente, si sale sul vallone di Valasca. Salita strepitosa, in ambiente bucolico. Dopo la piana, la strada militare è dissestata(peccato), ma, per chi ha una full, è goduria pura...purtroppo riesco a cadere in salita, stampando il mio ginocchio dx con una bella pietra...seguo i consigli dei compagni e mollo la tensione dei DX.
Sulla salita il Gatto incomncia il suo show di poser, con foto bellissime, mentre Livio, quando intravede difficoltà e piacere estremo, si esalta.
Ai laghi, vediamo il colle. Sarà 1 ora e mezza di spinta, ma il posto è da favola.
In cima, troviamo una giovane coppia intenta a fotografare il gipeto, lì appena reintrodotto...noi ci soffermiamo sulle tette...neanche l'altitudine ci fa dimenticare certe cose....
Non facciamo in tempo a mozzicare il sospirato panino che il cielo si oscura. Veloce discesa su Isola 2000 con capottone di Dario: mano e caviglia doloranti....sul Gta, piove sempre più forte e cerchiamo inutile riparo..zuppi arriviamo davanti a un ristorante(siamo in Francia): ci rifugiamo lì con iniziamo sommo dispiacere della titolare; ma quando sospira il nome cous cous, sente immediatamente 5 ordinazioni con altrettante birre. Piove e grandina, ma noi sbafiamo alla grande.
La tappa da 2000 e oltri metri è persa: ciò è un sommo problema...un altro è lavare e asciugare i nostri abitini. Ci inventiamo di tutto e così al mattino, presto proviamo a recuperare il tempo perso.
Veloce ascesa al colle della LOmbarda, fantastico traverso del GTa su santuario di Vinadio(il diretur ha fatto la pista bianca facendo più veloce). Lì, ci concediamo la colazione: è la fine!! mangiamo di tutto!! Satolli ci dirigiamo al Col du Bravaria: salita assassine ci costringono a spingere, sudare e maladire tutto. Il Gatto è colto da visioni mistiche, mentre io vorrei uccidere il Cammello. Giunti alla cima, dopo veloce spuntino, ci godiamo un single track infinito....abbiamo fatto: 100o metri in salita e il doppio in discesa:-P
A Pietraporzio, in ritardo sulla tabella marcia, saliamo verso Moriglione: tentiamo il colpaccio ardito: arrivare fino a Chialvetta o almeno al rifugio Gardetta. 2800 metri di ascesa in una sola giornata: ciò non avverrà.
Alle 4 del pomeriggio siamo solo a quota 1700...dobbiamo arrivare fino a 2500, poche certezze sul sentiero (anche se ben indicato da 30x26) e sulla eventuale sistemazione. Animata discussione e ripiegamento su Sambuco: Il Gatto decide che è per lui presto e vuole farsi una ciga a quota 2000; noi scendiamo per un magnifico single track sopra Sambuco che ci porta dritti all'albergo della pace.
è sabato, avremmo perso la prenotazione (dovevamo essere lì il giorno prima), ma dopo un po' di discussione il giovane proprietario decide di sistemarci in un alloggio.
Dopo una cena luculliana, grappe e chiacchere, andiamo a dormire ancora una volta soddisfatti
Rifacciamo la salita "provata" il giorno prima, descrittaci brillantemente, ma proprio nel momento in cui ci immettiamo in uno spettacolare traverso, Dario rompe la catena: ciò avverrà altre 2 volte nell'arco di 30 min.
Cambio di catena e intervento di SuperTeoGatto con il suo nuovo smagliacatena: miticoo-o . Abbiamo di nuovo perso tempo: addio all'ultima tappa. Il Battagliola si farà una altra volta:down:
La salita al Bandia è bella, ben tracciata: io e Dario crolliamo. Il Gatto e Luca fanno a gara come una cronoscalata. La differenza sta però nel mezzo: uno corre con una Giant in carbonio, l'altro con una santa cruz camaleon sul pesantuccio. Complimenti a motoGatto!! E Livio? Beh, lui non fa testo: se ci fosse l'antidoping sarebbe out!! Ingurgita ettolitri di Gatorade plus, una miscela unica e segreta, fornitagli direttamente da casa madre.
Ammirata Rocca La Meja, Il lungo traverso, i merenderos, le loro battute stupide e le loro vettovaglie, giungiamo al Passo Gardetta.
Tutte le fatiche svaniscono di fronte al meraviglioso giochino della discesa; ma non contenti ci buttiamo sul sentiero occitano e che felici e contenti, ci fa giungere davanti al posto tappa. abbiamo assaporato tutto: massi, rocce, tratti esposti, fondi morbidi, scalini e rocce....di foto neanche a parlarne, siamo in trance!!
La sera, altra scorpacciata, con aggiunta di uno stupendo stufato di cervo. Ciò animerà la nottata, fino a far scattare l'alllarme gpl dello stanzino in cui siamo stipati...vorrà dire qualcosa?
E arriva così l'ultimo giorno: si parte in discesa. E' la parte finale del P.O.
Ad acceglio, Livio e Teone fanno rifornimento di miscele e carburanti vari...è una vergogna!!:loll:
La salita al traversiera viene vissuta con alti e bassi da tutti: la fatica si fa sentire.
Alla Madonna delle Grazie, veniamo passati da un "Scott Team" sfvizzero: sono tanti, occhi sul manubrio e gambe depilate...e pedalano tutti su tali bici. Nella parte terminale, c'è pure una ragazza..e io mi ci incollo dietro. Sono rapito e non sento più la fatica. Mi metto pure a tirare il cammello e il gruppetto, poi mi accorgo che dietro, i compagneros, non ci sono. Mi fermo, li aspetto e finisce la fogatrancheagonistica. La salita sarà una sofferenza. E non solo per me.
Livio, invece, sull'ultima rampa: tira giù un paio di rapporti, si alza sui pedali e va....potere del gatorade:up:
Al rifugio carmagnola, si studia la discesa. Ognuno prova la sua sulla immensa pietraia: ci si diverte come bambini...
Sotto di 200 metri, ci aspetta un altro infinito single track: definirlo da urlo è poco...il sentiero è difficile e in alcuni punti esposto, ciò non toglie che la libide e l'adrenalina siano al massimo
Birre, bibite e una doppia coppa di gelato(del Gatto con sommo stupore della giovane e carina gestrice del rifugio melezet) coronano questo itinerario meraviglioso.
Grazie a tutti gli amici che mi hanno accompagnato e sopportato: e dunque, GRAZIE a Livio, Matteo, Luca e Darioo-o
Consiglio a tutti un giorno di farlo (magari con la giusta preparazione..non come me)
Non so se vale una tesi di laurea del biker(come disse il Toniolo, a suo tempo), per me è stato sicuramente un momento che terrò caro nel mio cuore
Bye
Dom


FIGATA!!
 

Salgomasudo

Biker grossissimus
25/6/03
5.747
-2
0
52
Torino
Visita sito
Giro estivo 2006
Da Limone Piemonte a Saluzzo sui sentieri della GTA
Il giro estivo 2006 ha preso la propria origine in seguito alla consapevolezza di non poter affrontare integralmente la famigerata Transalp, proprio la necessità di dover reperire un percorso più abbordabile e maggiormente rapportato alle nostre possibilità ci ha spinto a riprendere in mano una vecchia rivista del settore nella quale era descritta una parte di questo giro, a ciò si è aggiunto il richiamo delle valli cuneesi che si è fatto sentire in tutto la sua potenza durante la meravigliosa gita al Passo del Duca.
Con queste premesse io e il moderatore santenese ci siamo ritrovati a scrutare cartine e leggere descrizioni di itinerari, ormai consapevoli che la malattia del biker ci aveva irrimediabilmente contagiati.
Dopo accurati preparativi mettiamo on line sul nostro punto di incontro virtuale (www.mtb-forum.it) il programma che prevede la partenza da Torino il giorno 26 luglio e il ritorno dopo cinque giorni di passione, natura e godimento il giorno 31.
Iniziano subito le adesioni. Il primo è il buon Livio che, memore dell’esperienza dell’anno precedente durante il Tour del Monte Bianco, immediatamente risponde presente, con lui al nostro seguito sappiamo fin da subito di poter contare su di un sincero e silenzioso compagno di pedale, capace di rimanere in sella nelle salite più ardue e nelle discese più tecniche.
Il secondo è Luca ex Leecougan ora Luca Giant, tipo tosto dalla gamba tonica capace di stroncare un bitumaro in salita a forza di togliere denti dal pignone posteriore.
Ed infine gradita sorpresa si unisce anche ilGatto, ovvero Matteo da Como, conosciuto pochi mesi prima in occasione di un week end pedalatorio durante il quale ci aveva calorosamente ospitati nel giardino della sua casa.
Il gruppo è così al completo. Si fanno le prenotazioni del caso, si preparano gli zaini, si divide il materiale trai partecipanti e si parte.
L’inizio non è dei migliori, dopo pochi chilometri dalla partenza la macchina di Livio si guasta irrimediabilmente, guarnizione della testa da sostituire, e il gruppo, al momento composto solo da tre elementi, io, Savio e Livio, è costretto a ritornare a Torino per recuperare un’altra autovettura da utilizzare per il ritorno.
Infatti poiché il giro non è ad anello si rende necessario lasciare un’autovettura a Saluzzo da utilizzarsi all’arrivo e procedere verso la partenza con l’altra.
Comunque l’inconveniente meccanico non lascia strascichi particolari nel gruppo che procede unito verso la prima notte trascorsa in un albergo rimediato all’ultimo momento lungo la statale che porta al Colle di Tenda.
Al mattino successivo veniamo raggiunti dal Gatto che in barba al codice della strada trasporta la propria bici smontata sulla propria moto e così tutti assieme ci avviamo verso la partenza situata al Colle di Tenda a quota 1812 m.
Sarà per l’euforia della partenza sarà per la compagnia allegra e festaiola, ma proprio in questo momento commetto un grave errore che ci costerà due ore di inutile attesa al nostro arrivo alla fine del giro; dimentico infatti le chiavi della mia macchina, lasciata parcheggiata a Saluzzo con lo scopo di permetterci di tornare a recuperare le altre vetture e la moto del Gatto, nel bagaglio della macchina di Savio, è la dimostrazione che il neurone intelligente non ha trovato spazio sopraffatto dal neurone giocherellone.
Prima tappa
La partenza avviene su bella strada militare che dal Colle di Tenda si stacca sulla destra, la salita è molto agevole, si transita dal Forte de la Marguerie e si continua fino a quando non si incontra dopo 8 km dalla partenza a quota 1994 m la deviazione a destra in ripida salita inerbita per il Colle del Sabbione, in corrispondenza della palina segnavia n. 376.
Dopo un breve tratto molto pendente il sentiero spiana e con un lungo traverso a tratti non pedalabile ci si porta fino al Colle del Sabbione a quota 2230 m dopo 13km dalla partenza.
Sarà per la fatica fatta, sarà per la mancanza di ossigeno al cervello ma perdiamo quasi mezz’ora per trovare il sentiero che ci porterà al Col del Vej del Bouc, chiediamo anche informazioni ad una coppia di escursionisti francesi senza successo; poi come per caso ci accorgiamo che il sentiero parte esattamente a pochi metri da dove ci siamo fermati.
Inizia così una lunga salita a spinta su di un sentiero militare spesso molto rovinato e mai pedalabile.
La fatica viene però ripagata da un panorama fantastico, siamo nella parte sommitale della Valle del Sabbione nei pressi del Ricovero Vernasca quota 2536 m, siamo circondati da camosci e stambecchi che ci osservano incuriositi, siamo l’unica presenza umana nel raggio di molti chilometri e ci sentiamo davvero fortunati a poter godere di questo ambiente.
La salita termina al Col del Vej del Bouc a quota 2627 m al km 15,32, nei cui pressi sorge un vecchio ricovero militare oggi residenza di camosci che sfrattiamo per poter mangiare il nostro meritato panino all’asciutto, infatti da quasi un’ora piove e nubi minacciose e gonfie ci avvolgono, in tutto abbiamo spinto per oltre 2 ore e mezza, dato che abbiamo sbagliato strada all’altezza del ricovero Vernasca perdendo così quasi un’ora.
Terminato il meritato panino iniziamo la discesa verso il Lago del Vej del Bouc che ci attende 600 metri più a valle al km 18,07, la discesa è inizialmente su stretti tornanti con fondo di pietre smosse. Dopo alcuni tornanti Savio forse a causa del fondo bagnato, forse a causa del peso dello zaino cade malamente con lo sgancio rapido del pedale sinistro che non si apre, torcendogli la caviglia.
Sperando che non sia nulla di grave continuiamo a scendere, sempre con la pioggia ad accompagnarci fino a quando non incontriamo la strada sterrata a quota 1430 m al km 23,36, che ci conduce rapidamente fino alla strada asfaltata che incontriamo a quota 1245 m. al km 28,56, in corrispondenza della Casa di caccia, dove cessa di piovere e dove veniamo avvolti nella canicola estiva.
La discesa continua veloce su asfalto fino all’altezza di Ponte Murato passando per il Lago della Piastra a quota 957 m e percorrendo tutta la Valle Gesso di Entracque.
A questo punto continuiamo in discesa fino all’incrocio con la statale al km 36,60 a quota 806 m, ivi giunti svoltiamo a sinistra ed iniziamo l’ultima ascesa della giornata verso il nostro punto tappa situato alle Terme di Valdieri a quota 1358 m.
La salita tutta su asfalto è lunga ed impegnativa, almeno per il sottoscritto, che a causa di una errata valutazione sulla lunghezza del percorso e sulle proprie condizioni fisiche si ritrova in crisi di fame. Mi viene in soccorso ilGatto che con spirito di squadra mi si piazza davanti tirandomi fino al traguardo che raggiungiamo alle ore 19.15 dopo una giornata di immensa fatica e grande soddisfazione.
Alla fine abbiamo percorso 48,72 chilometri con 1604 metri di dislivello,ci sentiamo soddisfatti e prendiamo possesso delle nostre stanze presso il posto tappa nel Grand Hotel delle Terme di Valdieri, dove ci raggiunge Luca che si unirà a noi da domani.
La sistemazione non è il massimo, le brande sono spartane e senza lenzuola, veniamo accolti nella sala da pranzo dell’Hotel come se fossimo dei pezzenti e relegati in un angolo “Ah siete quelli del Gta!” ci apostrofa il Maitre, che è simpatico come una ginocchiata nelle parti basse. Non ci scoraggiamo e comunque riusciamo a farci portare un bis e subito dopo cena ci addormentiamo aspettando la tappa di domani che sulla carta sarà la più dura dell’intero giro.
La caviglia di Savio non lascia presagire nulla di buono, prima di addormentarsi viene medicata con Lasonil e ghiaccio.
Domani vedremo cosa fare.
Seconda tappa
Il mattino successivo la sveglia suona di buon mattino e ci prepariamo ad affrontare la tappa più dura di tutto il giro, sono infatti preventivati oltre 2400 metri di dislivello e circa 60 km.
Ci sinceriamo subito delle condizioni di Savio, le paure della sera precedente sono svanite la caviglia è dolorante ma limitando al minimo i tratti a spinta sembra in grado di poter continuare.
Ci fiondiamo in albergo dove facciamo man bassa di tutto quello che c’è nel buffet, dovevamo ben rifarci del trattamento della sera precedente.
Satolli e soddisfatti iniziamo a pedalare alle 8.30 del mattino prendendo la strada dietro l’hotel che ci porta a percorrere la Valle del Velasco in direzione della Reale Casa di Caccia situata a quota 1763 m al termine della Piana del Velasco alla quale giungiamo sempre pedalando dopo 5,40 km.
Lasciatici alle spalle la Casa di Caccia continuiamo la salita lungo la Piana del Velasco fino al fondo della stessa attraversando più volte il torrente su aerei ponti di legno con le bici al fianco, lungo una strada militare dal fondo sconnesso e difficile da pedalare fino al chilometro 7,15 a quota 1864 m.
Iniziamo qui la salita vera e propria su una strada militare il cui fondo non sempre permette di stare in sella, ne fa le spese Savio che nel tentativo di camminare il minimo indispensabile, attesa la condizione della sua caviglia, si impunta su di una roccia cadendo in malo modo sul ginocchio destro, come al solito piove sul bagnato. Fatte le medicazioni del caso continuiamo la salita in un magnifico ambiente montano, percorriamo un lungo traverso che ci porta fino al km 9,35 a quota 2100 m dove incontriamo una galleria oltrepassata la quale la strada spiana leggermente conducendoci con gli ultimi tornanti fino al Lago inferiore di Valscura a quota 2270 dopo 10,9 km.
Proseguiamo costeggiando il lago pedalando fino a quando il sentiero ce lo permette poi iniziamo a spingere sino a giungere al km 12,75 a quota 2473 m in corrispondenza dei ruderi di una vecchia caserma dove ci fermiamo per una veloce sosta; le rocce accanto alla caserma rivelano i nomi di soldati che hanno trascorso lunghi periodi in questi luoghi che oggi ci appaiono meravigliosi e che nel passato furono teatro di guerra.
Ci attende ancora un lungo tragitto e così ci rimettiamo in marcia a spinta verso il Colle del Drous a quota 2633m che raggiungiamo dopo poco al km 13,88; fino a questo punto abbiamo fatto tutta la salita sotto il sole, arrivati al colle siamo avvolti dalle nuvole che salgono dalla valle francese che porta ad Isola 2000 e tra i tuoni e le prime gocce di pioggia iniziamo a scendere.
La discesa sul Gta non è facile e in alcuni tratti siamo costretti a scendere con le bici al fianco, ad un certo punto il giro fa la sua seconda vittima, mi impunto su di un sasso e volo oltre il manubrio, risultato un polso ed una caviglia doloranti.
Continuiamo la discesa fino ad un bivio dove, sbagliando, continuiamo sul Gta che si dimostra impedalabile costringendoci a spingere la bici per un lungo tratto, da sotto ci rendiamo conto che avremmo fatto molto meglio a proseguire diritto scendendo poi dalle piste da sci, ma ormai è tardi per tornare indietro e la pioggia si fa sempre più fitta.
Arriviamo alla strada sterrata in prossimità di un cantiere per la realizzazione di un invaso artificiale, adesso la pioggia si è tramutata in grandine prima sottile poi sempre più grossa che inizia a picchiarci in testa malgrado il casco. Proviamo a rifugiarci sotto uno dei mezzi da cava utilizzati dagli operai dell’acquedotto francese ma senza successo, decidiamo quindi di scendere a tutta velocità verso l’abitato di Isola 2000 che intravediamo poco più a valle; la velocità della nostra traccia gps è eloquente mai sotto i 20 km/h!!
Alla stessa velocità ci infiliamo nel primo ristorante che incontriamo, dove veniamo accolti da una simpatica signora di nome Maya che ci propone cous cous e birra.
Come dire di no!
Fuori grandina con chicchi grandi come noci mentre tuoni e fulmini si scatenano, noi dentro facciamo fuori cinque portate di cous cous con abbondante birra, caffe, ammazza caffè ect ect.
La grandinata continua fino alle 17,30, a questo punto con tutta la roba da vestire completamente bagnata e con la pancia piena di cous cous decidiamo di non proseguire e la signora Maya ci rimedia un albergo proprio di fronte al suo ristorante dove trascorreremo la notte.
La doccia calda ci rinfranca di tutto il freddo patito nel pomeriggio, facciamo il bucato di tutto l’abbigliamento da bici lo stendiamo come profughi albanesi nel bagno e tentiamo di farlo asciugare utilizzando lo scaldabagno dell’albergo.
Ci addormentiamo con il proposito di una sveglia all’alba per permetterci di recuperare domani la parte della tappa che non siamo riusciti a fare oggi. In tutto oggi abbiamo percorso solo 18,42 km per 1497 metri di dislivello.
Domani vedremo cosa fare.
Terza tappa
La sveglia inizia a suonare alle 6.00, giusto il tempo di ritirare la roba da vestire che avevamo steso la sera precedente nel bagno nell’illusoria speranza che asciugasse e siamo in sella, partenza ore 7.18.
La salita verso il Colle della Lombarda è tutta su asfalto ed in un’ora copriamo i cinque chilometri che ci portano ai 2378 m del valico. Proseguiamo sul Gta, segnato P57, che percorre tutta la cresta del Vallone dell’Orgials e con vari saliscendi arriviamo fino al Colle di S. Anna a quota 2372 m sotto la Punta Moravacciera. Da qui inizia una bella discesa molto tecnica su pietre smosse e tornanti che ci conduce fino ai 2020 m del Santuario di S. Anna di Vinadio nei cui pressi sorge il tanto agognato bar dove facciamo colazione tra pellegrini, turisti e bitumari dopo 10,54 km dalla partenza.
Con la pancia piena e la giusta dose di Gatorade nelle borracce partiamo per l’ascesa al Colle della Bravaria che divide il Vallone di S. Anna dal Vallone di S. Bernolfo.
Il sentiero segnato P16, che parte alla fine del parcheggio del santuario, inizialmente è quasi tutto pedalabile fino a quando in prossimità dei Laghi di Mouton la pendenza diventa assassina costringendoci a spingere le nostre cavalcature per 3,42 km e quasi 2 ore ed un quarto.
Al colle si godiamo un attimo di meritato riposo, siamo quasi in linea con i progetti fatti la sera precedente e le condizioni fisiche non sembrano poi male.
La discesa lungo il Vallone dell’Insciauda si rivela uno di quei sentieri che fanno la gioia di un biker, tornanti, pietre, gradoni e tutto ciò che la fantasia può immaginare, nella foga ci beviamo oltre 1100 metri di dislivello arriviamo a valle a Strepesi con un sorriso a 32 denti stampato sulla faccia.
L’attraversamento del fiume ci riserva un divertente, per gli altri, intramezzo; infatti dopo tutta la discesa senza pedalare mi avvio all’attraversamento del fiume in corrispondenza di un semplicissimo guado e, mentre sono già con le ruote nell’acqua mi accorgo che la catena è rimasta incastrata e non ne vuole sapere di sbloccarsi, tento inutilmente di fare surplace, ma senza successo e di tutta conseguenza mi ritrovo con un piede a mollo con tutta la scarpa fradicia.
Approfittiamo di un attimo di sosta per mangiare un panino e per sostituire le pastiglie dei freni del Gatto che nell’ultima discesa faceva le scintille dal freno posteriore e ripartiamo su asfalto alla volta dei Bagni di Vinadio e continuiamo fino al chilometro 23,34 ad un tornante a quota 1033 m dal quale proseguiamo dritti per una strada interrotta chiusa al traffico.
Siamo in ritardo sulla tabella di marcia, forse non riusciremo a chiudere le due tappe in giornata ed a recuperare la tappa persa ieri a causa del maltempo. La percorrenza della strada interrotta si rivela assai più lunga di quanto avessimo previsto, infatti arriviamo a Pietraporzio con due ore di ritardo sulla tabella di marcia.
Facciamo un breve summit e iniziamo a vagliare la possibilità di eliminare l’ultima tappa con la salita al Battagliola, non tutti nel gruppo sono della stessa idea. Il Gatto è il più deciso per lui potremmo anche provare a unire le due tappe e farci in totale quasi 2800 metri di dislivello e più di 65 chilometri.
Comunque iniziamo la salita verso Moriglione S Lorenzo. La salita su asfalto è durissima con pendenze oltre il 20%. Arriviamo alla fontana a quota 1414 m ed inizia ad evidenziarsi il fatto che non riusciremo mai a fare in giornata due tappe così dure, proseguiamo ugualmente per ancora duecento metri di dislivello.
Poi consapevole di essere l’anello debole dell’intera compagnia getto la spugna e dichiaro fermamente la mia intenzione di non voler continuare preferendo tornare indietro fino al posto tappa di Sambuco per pernottare.
Alla fine delle discussioni torniamo tutti indietro tranne il Gatto che comunque decide di salire ancora un po’. Malgrado le migliori condizioni fisiche anche Savio, Livio e Luca si rendono conto che non avremmo mai potuto arrivare in tempo al rifugio Gardetta prima del buio, con per di più il rischio di non trovare posto, dato che è sabato sera di fine luglio.
Ritorniamo sui nostri passi verso Sambuco e a Moriglione invece di imboccare l’asfalto in discesa ci inoltriamo nel Vallone del Rio Bianco, percorrendo uno splendido sentiero, teatro della gara Rampidoc, che in breve ci porta fino a Sambuco dove fortunatamente veniamo accolti nel posto tappa all’Albergo della Pace. Alla fine abbiamo fatto 31,1 chilometri e 1264 metri di dislivello, fino a Pietraporzio senza contare l’inutile salita di oltre 300 metri di dislivello che dovremo ripetere domani.
L’appartamento dove siamo alloggiati è splendido, la doccia calda e la cena deliziosa ed abbondante.
Il figlio del gestore è un profondo conoscitore dei sentieri della zona e con un buon bicchiere di grappa in mano discutiamo nel dopo cena.
Stanchi, satolli e soddisfatti ci addormentiamo, pronti per la salita del giorno successivo al Rifugio Gardetta, che nella mia mente evoca i fantasmi di una salita affrontata due anni fa in preda a crampi e visioni mistiche.
Domani vedremo cosa fare.
Quarta tappa
La mattina del quarto giorno la sveglia lasciata impostata per sbaglio dal giorno prima ci fa scendere dal letto alle 6 e un quarto, poco male ci prepariamo e scendiamo a fare abbondante colazione.
Rinfrancati ci avviamo verso il garage dove abbiamo lasciato le nostre bici la sera precedente e scopriamo che essere arrivati per primi ieri ha oggi i propri svantaggi, dobbiamo, infatti, riuscire a districarci tra le altre trenta bici di un gruppo di genovesi che ci blocca l’uscita.
Alle 8.25 siamo già in sella.
Scendiamo da Sambuco su asfalto sino alla strada statale 21 che conduce ad Argentera e da qui risaliamo fino al bivio per Moriglione S. Lorenzo che incontriamo dopo 3,31 chilometri dalla partenza a quota 1224 m.
La salita su asfalto fino a Moriglione è veramente tosta con punte vicine al 20%, che come riscaldamento non sono niente male, arrivati alla fontana a quota 1430 dopo 5,2 km dalla partenza, facciamo il pieno d’acqua e iniziamo la lunga salita su strada sterrata che ci porterà fino al pilone a quota 1900 m.
La salita si snoda su di una bella strada sterrata in mezzo al bosco per circa 5 chilometri fino ad arrivare a quota 1900 m in prossimità di un pilone votivo dal quale si gode una bellissima vista sulla vallata sottostante; l’ambiente è splendido, nessuna traccia umana, solo montagne, prati verdi e il volo di una bellissima aquila che approfitta delle correnti ascensionali per librarsi nel cielo.
A pochi metri dal pilone si rompe la catena della mia bici, l’intervento meccanico è, apparentemente, semplice e rapido e dopo poco siamo pronti a ripartire, purtroppo a causa del cattivo funzionamento del mio smagliacatena saremo costretti a fermarci altre due volte per altrettante rotture, alla fine decidiamo di sostituire la catena con un’altra che avevo prudentemente portato. Dal pilone la strada sterrata prosegue per circa duecento metri di lunghezza fino ad arrivare in corrispondenza di una palina di legno con le indicazioni per Gias Piconiera e Gias Bandia, da cui si imbocca un sentiero inizialmente in discesa, e non segnato sulle carte, che ci permetterà di raggiungere la strada sterrata che vediamo nel versante opposto che conduce al Colle della Bandia.
Il sentiero che percorriamo dal punto di vista paesaggistico rappresenta un vero spettacolo della natura, infatti, si snoda in traverso a mezza costa nella Valle della Bandia con intorno un panorama che da solo vale tutte le fatiche fatte per arrivare fino a qui.
La parte ciclabile termina in corrispondenza di uno sbancamento realizzato di recente, di cui ci aveva parlato il figlio del gestore del posto tappa di ieri sera, per superare un tratto su roccia parecchio esposto. L’utilizzo delle risorse comunitarie in questo maniera ci rende felici di aver potuto constatare che esistono ancora luoghi dove si riesce a far convivere l’esigenza del turismo con il rispetto per l’ambiente, valorizzando veramente ciò che la natura ci offre e non con scempi tipici della “nostra” Valle di Susa.
La salita a spinta termina in corrispondenza dell’incrocio a quota 2083 m dopo 13,41 chilometri dalla partenza, con la strada sterrata che conduce al Colle della Bandia.
Dopo aver mangiato una barretta energetica ci rimettiamo in sella e pedaliamo fino al Colle della Bandia a quota 2405 m, da qui parte un lungo traverso in saliscendi su strada sterrata che conduce fino al rifugio Gardetta posto a quota 2339 m. In questo tratto si gode della vista sulla Rocca la Meja, splendida balconata calcarea che separa la Val Maira dalla Valle Stura.
Percorriamo i quasi dieci chilometri di traverso in poco meno di un’ora e raggiungiamo il Rifugio Gardetta dopo 26,60 chilometri dalla partenza, ci sdraiamo nel prato davanti e mangiamo i panini che ci facciamo preparare. Ripensando alla condizione fisica della mia precedente visita a questo rifugio mi sento veramente soddisfatto dei progressi fatti.
La sosta dura quasi un’ora e sazi ripartiamo per l’ultima fatica della giornata, l’ascesa al Passo della Gardetta posto a quota 2437 m.
Giunti sulla sommità facciamo le solite foto di rito e ci prepariamo ad una discesa che si dimostrerà veramente goduriosa con passaggi tecnici, tratti veloci e tutto ciò che può fare la felicità di un biker.
Il sentiero di discesa segue il Percorso Occitano ed è segnato come Gta e si conclude all’altezza della strada sterrata a quota 1951 m dove si trova la Grange Resplendino. Proseguendo dopo circa un chilometro si trova sulla destra la deviazione per il percorso Occitano che si rivelerà essere uno splendido sentiero scorrevole e tecnico che ci porterà direttamente al posto tappa di Chiavetta dove trascorreremo la notte. In tutto abbiamo percorso 34,41 chilometri per 1780 metri di dislivello.
Come al solito reintegriamo i liquidi persi nella giornata con della buona birra Poretti che consumiamo in grandi quantità seduti fuori dal posto tappa.
L’appartamento è confortevole e la cena si dimostrerà molto abbondante, infatti la signora che serve ai tavoli dopo una prima richiesta di bis non si farà più pregare portandoci due di tutto, compreso un ottimo stufato di cervo; caffè, grappe e alcolici vari ci faranno addormentare soddisfatti.
Talmente soddisfatti che alle 3.30 del mattino, vuoi per il fatto che siamo in cinque a respirare in una stanza abbastanza piccola vuoi per i “gas di scarico” di cinque persone, si accende l’allarme per la carenza di ossigeno dell’impianto di riscaldamento, al quale poniamo rimedio aprendo la finestra del bagno tra le risate generali.
Domani è già l’ultimo giorno e vedremo cosa fare.
Quinta tappa
La sveglia questa mattina ci scuote dal nostro letto alle 7.00, abbiamo un sacco di strada da fare oggi, infatti dobbiamo arrivare fino a Saluzzo per recuperare le autovetture e tornare a prendere i mezzi lasciati sparsi nelle valli del cuneese.
Siamo i primi ad arrivare nella sala da pranzo per la colazione, the, latte, caffè, pane, marmellata etc etc, non ci facciamo mancare nulla.
Dopo aver rifatto per l’ultima volta gli zaini partiamo da Chialvetta diretti alla cima Coppi del nostro giro la Capanna sociale Carmagnola posta al termine della lunghissima Valle Traversiera a quota 2857 m.
Oggi la nostra avventura sui pedali inizia in maniera insolita, infatti iniziamo in discesa sino ad Acceglio proseguendo sul sentiero del Percorso Occitano che ieri ci aveva condotto sino a Chialvetta, sarà per l’aria fresca del mattino, sarà per lo scuotimento indotto dalla discesa ma all’arrivo ad Acceglio siamo sicuramente tutti molto svegli.
Livio ed il Gatto partono immediatamente in missione per recuperare Gatorade per la giornata, ormai sono diventati dipendenti, Livio in un attimo di lucidità riesce anche a chiedere se esiste una dose massima giornaliera di Gatorade e che rischi si corrono in caso di overdose.
Iniziamo la salita si asfalto lungo la strada statale 22 della Val Maira sino al bivio per Lausetto a quota 1384 m dopo 5,5 km dalla partenza.
La salita su asfalto è a tratti molto impegnativa con punte intorno al 20%, ma ci permette in breve di arrivare nei pressi del punto da cui eravamo partiti l’anno precedente per effettuare la gita al Monte Bellino, qui una simpatica signora scoprendo quale sia la nostra meta quotidiana non ci rinfranca per nulla augurandoci buon proseguimento dato che “Di strada ne avete ancora un sacco da fare fin lassù”.
Il tragitto continua su asfalto fino al ponte sul Rio Mollasco a quota 1869 m dove inizia lo sterrato dopo 10,84 km dalla partenza, da qui la strada si fa sterrata e nel volgere di due tornanti arriviamo alla Cappella della Madonna delle Grazie a quota 2004 m.
La mia forma fisica non è al meglio inizio a patire i giorni di fatica accumulati, mentre sto comunque facendomi forza per continuare sopraggiungono alle mie spalle due fulmini cross country dalle gambe depilate e toniche che mi sverniciano in salita……… mi consolo pensando che in fin dei conti sulle spalle hanno zainetti al massimo da due chili e che tutto sommato sono partiti questa mattina da Acceglio, mentre mi compiaccio di questa mia analisi sopraggiungono altri e poi altri e ancora altri, alla fine in tutto saranno stati una ventina tutti svizzeri e tutti in sella a bici Scott. Fortunatamente non tutti avevano la gamba dei primi due anzi gli ultimi tre rappresenteranno per tutta la salita il punto di riferimento un chilometro più avanti.
La salita continua ininterrotta e la mia condizione non migliora, a fatica arrivo a quota 2400 tra tratti a spinta e tratti in sella, dove faccio una brave pausa per una barretta energetica. Mi rendo conto di essere in crisi ma comunque la vetta ormai non è lontana e quindi stringo i denti e continuo, quando il fondo è troppo rovinato scendo di sella e spingo, così faccio meno fatica che a cercare di rimanere in sella, il Gatto si offre anche di portarmi parte dello zaino, ma l’orgoglio è troppo e resisto e pensare che questa mattina ripensando alla salita effettuata l’anno scorso tutta con il 32 mi ero detto che tutto sommato la tappa di oggi non sarebbe stata dura.
Con l’andare della salita la situazione migliora e pian piano riesco a ricominciare a pedalare con maggiore continuità e alle 13 giungiamo finalmente alla vetta, dopo 21,26 km dalla partenza. La temperatura è di 8° e mangiamo il nostro meritato panino al riparo dietro un muro della Capanna Carmagnola, vestendoci con tutto quello che troviamo nei nostri zaini.
Terminato il pranzo iniziamo a cercare il sentiero che scende subito dietro la Capanna Carmagnola, segnato come T11, il Gatto invece, da bravo poser, si fa immortalare sul tetto di una casamatta poco distante.
Il sentiero di discesa si rivela una traccia su una pietraia costituita da lose piatte e larghe, che anche dal suono che fanno, danno l’impressione di scendere su di una distesa di piatti da cucina rotti. Al termine si giunge, a quota 2540 m, all’altezza delle Grange Autaret, dove incrociamo il Gta che scende dal Colle Bellino segnato U27 che seguiremo fino all’abitato di S. Anna di Bellino.
Il sentiero si rivela molto divertente con tratti tecnici alternati da tratti veloci sempre un po’ esposti data la vicinanza al torrente.
Imbocchiamo l’asfalto e dopo pochi metri ci fermiamo al rifugio Melezè dopo 28,86 km dalla partenza a quota 1812 m, per la meritata birra di fine giro, abbiamo infatti concluso le nostre fatiche e da qui a Saluzzo sarà solo un lungo trasferimento su asfalto
Dopo la meritata birra iniziamo a scendere lungo tutta la Val Varaita passando per gli abitati di Casteldelfino, Sampeyre fino a Saluzzo; la distanza è notevole ma la pendenza favorevole e il gioco di squadra con le scie tipo Team CSC ci permettono di coprire i quasi 55 km in poco più di due ore. Arriviamo a Saluzzo alle 17.45. Abbiamo percorso in tutto 83,73 km per 1803 m di dislivello.
Adesso non ci resta che aspettare che la mia dolce metà Daniela e la sua amica Roberta vengano a portarci la mia seconda macchina, permettendoci così di poter recuperare i mezzi di Savio, Matteo e Luca sparsi per le valli cuneesi. Nel frattempo ci accampiamo alla pizzeria La Curva di Saluzzo dove diamo fondo alla cassa comune a forza di pizze, birre e caffè.
Le gentili fanciulle ci raggiungono dopo un paio d’ore, dando così inizio all’operazione di recupero dei mezzi. Nel frattempo io mi faccio carico della loro cena, in fin dei conti la loro gentilezza deve essere ripagata da colui che ha sbagliato dimenticando le chiavi della macchina nel bagagliaio di Savio.
Alla fine alle 24 sopraggiungono i primi superstiti Savio ed ilGatto, e poco dopo Luca e Livio.
Aiutiamo Matteo a caricare la bici sulla sua moto e lo salutiamo, lo aspetta ancora tutto il viaggio fino a Como, dove arriverà alle 4 del mattino.
Ci salutiamo velocemente, anche a causa di un improvviso temporale che si sta scatenando su di noi; in alcuni casi dopo tanti giorni e tante esperienze passate assieme ci si aspetta che il distacco debba essere diverso, ma forse così è stato meno traumatico.
Ognuno di noi torna verso casa propria, stanco, sporco ma, almeno per me, felice e soddisfatto di aver portato a termine questa bella avventura insieme a buoni amici.
Grazie a tutti.
“Salgomasudo”

Cartografia IGC 1:50000
Fogli 6, 7, 8.
 

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