Un nuovo ottimo spunto di ser Pecora sul quale, letti tutti i passaggi e gli schieramenti, faccio una riflessione.
Forse la prima cosa da fare sarebbe separare in modo netto il fattore ludico di un'attività sportiva dalla competizione.
Io se un ciclista si dopa non credo che faccia un torto a me, o manchi di lealtà sportiva, ma credo che il torto lo faccia agli altri corridori, che contravviene a un regolamento e che la lealtà sportiva è una contraddizione in termini.
Questi ragazzi descritti da ser Pecora non stanno giocando e della lealtà sportiva se ne fottono, come tutti quelli che fanno gare, e stanno lavorando, un lavoro poi di quelli infami, dove ti pagano a prodotto, e il mensile è poca cosa.
E in questa prospettiva, un po' estrema ma semplice semplice, tutto si chiarisce.
Il dubbio che tanto fa riflettere Ser Pecora e che ti attanaglia come attanagliava Meryl Streep nell'omonimo film al quale sono certo Ser Pecora pensava scrivendo questo topic, quel dubbio dicevo, io non ce l'ho più.
I ciclisti sono lavoratori alle prese con tante cose, tra cui un'assunzione di sostanze vincolata a determinate regole.
Finché in queste regole ci sei dentro sei buono, se esci, sei cattivo.
Basta, punto, stop, io non mi appassiono come mio padre al passaggio del Tour sul Tourmalet, avrei potuto se l'uomo propendesse alla bontà e alla carità cristiana, ma non è così, ci si massacra e si muore di fame, quindi sul Tourmalet ci sono dei tizi che stanno lavorando per guadagnare, c'è un regolamento e va rispettato, e non sono nient'altro.
Chi vince ha vinto finché non lo squalificano, non penso che sia dopato, perché non penso che sia un eroe e non ho bisogno di sperare che il mio eroe sia senza macchia e senza paura, ma penso che sia solo una pefetta macchina per procacciarsi del denaro attraverso l'utilizzo di una bicicletta.
Oltre ai dubbi di Ser Pecora, così ti risolvo anche il conflitto sano e rispettoso di Samuelgol e Pippixe, ovvero della tolleranza zero contro il tentativo di comprendere (semplifico certo che comprenderanno).
Se per me si è fottuto De Coubertain da secoli, se credo serenamente che chi corre per vincere se ne frega della lealtà, ma cerca solo di vincere in modo legale (e non giusto come piacerebbe a voi sentimentalisti), all'improvviso ha ragione Samuelgol, e chi viene beccato può essre arso vivo, fuori un altro e avanti il prossimo, e ha ragione Pippixe e il suo fiero appunto che il più pulito ha la rogna, e che lo sport non è esente dalla mediocrità che ci circonda e di cui siamo alle volte per forza di cose attori in prima persona.
Lo sport è come la vita, ragazzi, piano a giudicare.
Per concludere il mio invito è di spassarvela tra amici, divertitevi, fate all mountain, possibilmente con una full da 120, ma tenetevi a debita distanza da quel mondo che non ci appartiene nella misura in cui non ha più niente di ludico.
Sì, ma noi amatori?
Noi che facciamo le gare ma per divertimento?
Voi siete fuori ragazzi, la società di oggi cerca di spillare denaro anche dalle rape, voi fate solo numero e vi si racconta che esiste un'etica e che voi siete la parte pulita dello sport.
Ma sono tutte balle, siate consapevoli e vivete felici.
E se statisticamente un amatore su tre si bomba, voi se arrivate centoventiquattresimi dite con orgoglio che siete arrivati ottantaquattresimi.
Claudio (e la sua funny full).