Bene bene. Riprendo l'argomento ad un'ora più "fresca" della giornata.
Fa piacere che dietro spiegazioni di comportamenti meccanici dei metalli ci sia qualcuno che sa di cosa parla.
Chiedo scusa per la leggerezza con la quale ho chiamato le propietà meccaniche, le qualità fisiche
Ho scritto veloce senza essere troppo scientifico, non pensando di avere interlocutori così preparati :)
Riprendo l'argomento con più precisione.
Senza inoltrarsi nella meccanica pura, riprendo l'esempio del filo di ferro, e ti spiego perchè penso non sia appropriato, oltre che fuorviante, parlarne in relazione della rottura per fatica dei telai.
Come dici giustamente, ciò che accade storgendo un filo di ferro è una fatica di tipo "oligociclica".
La fatica Oligociclica (con relativa rottura) si presenta quando le sollecitazioni portano a rottura il materiale dopo pochi cicli (dal greco oligos ->poco).
Questo perchè queste ultime hanno un carico tale da rientrare nel campo delle deformazioni plastiche.
Prendendo infatti il filo di ferro, quest'ultimo si rompe dopo pochi cicli (penso non più di 10), proprio perchè il materiale viene stressato a tal misura da superare ampiamente il campo elastico.
Di norma le sollecitazioni operative dei componenti meccanici vengono testate nel campo elastico, a meno che non si debba verificare la tenuta massima di un componente in caso di incidente. (cavi di seggiovie, gru, assi, ecc)
Dettò ciò le sollecitazioni che portano alla rottura per fatica un telaio rientrano quasi esclusivamente nel campo elastico e non plastico.
Per fare un esempio concreto, ottenere una deformazione plastica di un telaio significa prendere una botta tale per cui quest'ultimo rimanga visibilmente storto.
Quello di cui si stà parlando in questo articolo sono invece le sollecitazioni in campo elastico, ovvero quelle che non modificano la struttura (forma, lunghezza, ecc) del materiale.
Dovessimo applicare il test del filo di ferro al telaio, dovremmo prendere quest'ultimo e piegarlo ripetutamente, applicando carichi molto più grandi rispetto a quelli del normale utilizzo, e romperlo dopo pochi cicli.
Come ben sai, invece, un telaio, prima di rompersi, effettua molti cicli con basse sollecitazioni, e non pochi cicli con alte sollecitazioni.
Per questo affermavo che l'esempio di una molla, che lavora quasi esclusivamente nel campo elastico, era più pertinente.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando consiglio di osservare il diagramma tensione-deformazione di un metallo. (allegato)
Spero di essermi spiegato in maniera semplice, nel caso qualcuno non capisse qualcosa o volesse qualche ulteriore precisazione rimango disponibile.
Detto ciò non voglio affermare che ciò che hai scritto tu (o chi abbia fatto l'articolo) è errato. Semplicemente l'esempio del filo di ferro non è inerente al comportamento di un telaio, tutta qua.
Resto comunque d'accordissimo al fatto che vengano trattati queste tipologie di argomenti. Come dici, giustamente, molte volte si parla di metalli, carbonio, sezioni e saldature con troppa leggerezza, senza capire veramente cosa si nasconde dietro.
Per il resto buone pedalate a tutti :)
Sam