Sono una persona molto curiosa, con tempo libero a disposizione e buona padronanza della lingua inglese, ma - non me ne vorrà [MENTION=123839]Baich[/MENTION] - non credo che leggerò mai 70 pagine che parlano di pedali e non l'ho fatto neanche questa volta.
Intervengo solo in quanto fresco utilizzatore di entrambe le tipologie di pedali (prima SPD, poi flat, poi SPD) che riconosce le estremizzazioni che spesso si fanno per spiegare ed avvalorare la propria scelta; scelta legittima in quanto tale , che non ha bisogno necessariamente di un avvallo tecnico-scientifico o di contrapposizioni ideologiche.
Trovarsi più a proprio agio credo che sia sempre sufficiente.
Tralasciando i pedali
nécarnenépesce delle varie bici da trekking, cross, touring, city, etc. che ho utilizzato nel tempo, ho usato pedali SPD per anni in BdC, senza sfruttare alcun vantaggio del pedalare agganciato, pedalavo e basta, senza tirare, senza saltare, senza
rotondeggiare, mi ero semplicemente conformato alla consuetudine del pedalare agganciato senza sapere perché o
percome; il mio innato anticonformismo lo esprimevo utilizzando pedali da MTB, ma alla fine ero agganciato come tutti.
E non avrei cambiato per nessun motivo.
Quando ho iniziato la mia avventura in MTB (molto tardi, purtroppo..) mi è venuto spontaneo rivolgermi ai pedali FLAT, più confacenti all'idea e alla sensazione di libertà che provavo scorrazzando al di fuori delle strade asfaltate, come ero abituato da molti anni.
Mi sono trovato bene, praticamente con qualsiasi tipo di scarpa, ho fatto qualche sparata sul forum per rivendicare il diritto al pedale FLAT, infastidito dall'idea di imprescindibilità degli SPD che aleggiava spesso nei topic che frequentavo, un po' di baruffe dialettiche che non mi sono mai dispiaciute, ed in qualche mese ero riuscito a trovare un ottimo feeling ed una pedalata arrotondata abbastanza redditizia, più di quanto avessi mai fatto in BdC.
E non avrei cambiato per nessun motivo.
Già portatore sano del tarlo della curiosità degli SPD in offroad, un giorno mi soffermo sull'azione
en-danseuse di Contador al Giro d'Italia, mentre scala un passo alpino in piedi sui pedali, e mi rendo conto che gran parte della sua azione è basata sul tirare e molto poco sullo spingere. Uhmm...
Qualche tempo dopo mi capita di soffermarmi sull'azione
frulleuse di Froome, capace di frequenze elevatissime senza scomporre la propria postura, come se pedalasse con un moto continuo e non con un movimento stantuffato. Uhmmm..
Felice di aver scoperto l'acqua calda e motivato dalla volontà di provare nuovi modi di pedalare, ordino pedali e scarpe SPD (la BdC era altrove, in quel periodo).
Da allora utilizzo gli SPD anche in offroad. Quando, dopo qualche settimana in cui il pensiero fisso era "quando sgancio?", "dove sgancio?", "e se non sgancio?" etc. e qualche caduta, ho smesso spontaneamente di pensare ai pedali e salvo rarissimi casi non ho più avuto alcun problema, in alcun tipo di percorso o di situazione.
Ho iniziato ad allenarmi a tirare in piedi sui pedali alla Contador e al gesto della pedalata rotonda (ma rotonda davvero, tangenziale a 360°); piano piano sono riuscito ad abituarmi a gesti atletici che non avevo mai sperimentato, né immaginato prima e sebbene non abbia ancora la resistenza (né il motivo, invero..) per applicarli costantemente ho imparato cosa significa davvero pedalare in modo redditizio.
E non cambierò per nessun motivo!
Ho iniziato a scrivere con l'intenzione di fare un trattato di 70 pagine, un manifesto del "pedala come ti pare, senza giudicare" o qualcosa di simile, ma mi è uscito uno pseudo racconto autobiografico quindi mi fermo qui, conscio di non aver aggiunto nulla e nella speranza di non aver tolto nulla alla discussione e alle polemiche in corso.
Magari qualcuno potrà trovarci uno spunto di riflessione che io stesso non riesco ad intravederci. O magari no.
E me ne vado a pedalare un po'..