in effetti notavo anch'io che certi passaggi su radici potevano lasciarli così, un po' più ostici... però la considerazione mi era sorta, pensando al Mottarone, dove anni fa, il basso transito di bikers permetteva una libertà totale e indolore di vagare sui versanti. Da qualche tempo si sono formati solchi profondi, aggirando i quali se ne sono creati altri... e così via. Piuttosto che vedersi bannati dagli ambientalisti e dalla forestale, che non hanno poi tutti i torti, credo che qualche passerella nei posti in cui il transito crea maggiori danni, sia una buona cosa.
Una passerella richiede minore manutenzione di un tratto in terra: dopo 1000 passaggi la passerella è uguale a prima, il terreno invece, ha bisogno di tanto lavoro di rastrello.
Se la manutenzione una volta all'anno di un tracciato su passerelle è più che sufficiente (se fatte bene), di un tracciato su terra è assolutamente insufficiente.
Non dico di far km di passere e non toccar mai il suolo, ok il misto, ma dove c'è un problema idrogeologico, invece di passarci intorno, sarebbe meglio risolverlo, o per lo meno evitare gravi peggioramenti.
Dove l'affluenza di gente è alta, è necessario che ci siano regole certe e rispettate, altrimenti si rischia che il freeride, invece di essere in simbiosi con l'ambiente, diventi uno sfruttamento egoistico.
Per questo credo che delineare alcuni tracciati oltremodo divertenti (e "rispettosi") possa costituire un catalizzatore dell'attenzione della maggioranza dei bikers, limitando così le fuoriuscite ignoranti.
Il freeride più puro e selvaggio credo sia un privilegio riservato ai luoghi meno frequentati, in cui il passaggio di qualche outsider non comporti un danno permanente al territorio.
Detto questo, c'è da far capire ai profani che una passerella spesso è più un modo di tutelare l'ambiente, piuttosto che di danneggiarlo, altrimenti la questione manutenzione è diversa, perché non si deve fare i conti solo con le intemperie e l'usura, ma anche con i vandali.