Dal 20/5/2010 abbiamo variato un po' la
formula introducendo nel calcolo anche il dislivello in salita e di conseguenza anche la scala di difficoltà.
Tutti gli itinerari sono stati modificati.
Abbiamo deciso di contribuire alla sezione itinerari seguendo uno standard interno al Club ben definito e più completo di quello predefinito dal forum, non per contrapporci, anzi, per integrare e completare le informazioni necessarie a chi scarica delle tracce dal web.
P.C.R. = Percorsi Certificati Ruotalpina
In una fase iniziale la certificazione verrà data da un comitato ristretto tra i veterani di Ruotalpina.
Si auspica che sempre più soci saranno in grado di valutare le caratteristiche di un percorso garantendo gli utenti da brutte sorprese.
Questa premessa è avvalorata dallesperienza di molti di noi fatta su tracce scaricate dal web; cè davvero di tutto e portare amici inesperti e neo-soci su tracce non collaudate è perlomeno rischioso.
Vorremmo quindi che i P.C.R. fossero descritti con alcuni requisiti minimi, oggettivi e standardizzati, indipendentemente dal socio che ne è lautore.
- Paradossalmente, il più importante requisito non è né oggettivo né standardizzabile:
un percorso Ruotalpina devessere soprattutto UN BEL PERCORSO;
lunica possibilità che ci viene alla mente è di votare con un gradimento, da 0 a 5 stelline, e calcolare la media delle stelline ricevute; ovviamente la media si aggiorna automaticamente dividendo il totale stelline ricevute per il n° di valutazioni.
Prima parte: LA SCHEDA TECNICA:
La descrizione deve contenere i seguenti elementi oggettivi:
- Lunghezza in Km
- Dislivello in salita (anche in discesa se non coincidenti) in metri
- Quote minima e massima raggiunte
ed altri parametri più soggettivi come:
- Ciclabilità riferita al tempo (minuti a piedi e, in percentuale, tempo di sella/tempo totale)
Ad. es. se ho dovuto camminare per 15 min ed il tempo del percorso (soste escluse) è stato di 3 ore = 180 min dovrò scrivere A piedi: 15 min ciclabilità: 92 %
Nota: il 92 si ottiene dividendo in tempo in bici (180-15=165 min) per il tempo totale (180 min) e moltiplicando per 100 (si ottiene 91,6666 e si arrotonda a 92)
Per ridurre la soggettività bisogna che lautore si sforzi di riferirsi al ciclista medio che si può definire solo per una lunga esperienza maturata pedalando con molti altri bikers di gruppi con diverse caratteristiche (non solo agonisti né solo cicloturisti stile A.D.B.)
Ovviamente il nostro Checco non deve dare il suo tempo di appiedamento (sempre = 0) né io posso indicare i minuti delle mie mitiche camminate: ma nel dubbio è meglio sbagliare per eccesso di prudenza ! Anche per non distruggere psicologicamente chi proverà il nostro giro; sarà invece ben felice di poter dire:
. la guida riportava 15 min. a piedi, ma io sono sceso solo per 5 !!
- Tempo di percorrenza. Qualcuno osserverà che questo è un dato oggettivo: sia i GPS che i ciclocomputer forniscono il tempo totale ed il tempo in movimento
. ovviamente questo è il tempo di chi ha realizzato il percorso mentre chi legge vorrebbe sapere quanto impiegherà lui stesso; dovrebbe conoscere e poter confrontare le proprie forze con quelle dellautore .
Anche qui il problema si risolve con una standardizzazione; ricordate il ciclista virtuale utilizzato per dare i tempi e le difficoltà sul CD e sul libro Alpago, Cansiglio e Piancavallo in mtb? Si tratta di un ciclista con una V.A.M. di 600 m/ora e che in pianura fa 20 Km/allora (per almeno unora)
Per standardizzare il tempo basta ora moltiplicare il nostro tempo effettivo per la nostra VAM e dividere per 600. Ad es. se Renato ha impiegato 3 ore (180 min) con una VAM di 1000, per ottenere il tempo standard basta fare: 180 * 1000/600 = 300 min = 5 ore.
Ovviamente, con la mia VAM di 700 io dovrei impiegare meno (4 ore e 20 min circa)
- GRADO DI DIFFICOLTA'. Su questo attributo che, bene o male, tutti gli autori assegnano ai propri percorsi, sono scorsi fiumi dinchiostro, ma si va sempre a ricadere sullo stesso problema: si tratta sempre di giudizi soggettivi basati sulla sensazione e sulla capacità atletica dellautore e poi, come pesare ed amalgamare la difficoltà dovuta alla pendenza di un tratto con quella dovuta alla sua lunghezza e quanto influisce il cattivo fondo stradale sul giudizio complessivo ?
Basta leggere le descrizioni di alcune decine di percorsi dei vari autori di libri e articoli mtb e fare un po di confronti per rendersi conto che lanarchia è totale.
Dopo aver sperimentato vari metodi basati sulla suddivisione del percorso in tanti tratti omogenei (per fondo stradale, pendenza) legati da formule che producevano in automatico sia i tempi standard che il grado di difficoltà, abbiamo dovuto convenire che il lavoro preparatorio di rilievo e classificazione era troppo gravoso per essere proposto ad altri.
Ecco, finalmente, un metodo innovativo che dovrebbe consentire ad ogni Ruotalpinista di buona volontà di assegnare ad un percorso un grado di difficoltà standard senza complicati rilievi né lunghi calcoli matematici:
I dati da conoscere sono soltanto 3:
- la V.A.M. dellautore del percorso (dato variabile da inizio a fine stagione ma non troppo)
- La lunghezza del percorso
- Il tempo impiegato (quello in corsa e per il percorso effettivo, escludendo eventuali digressioni, zampe di gallina
.)
- basta così, con una sola avvertenza: se in un gruppo si decide che uno o più dovranno valutare il grado di difficoltà, è bene che questi non facciano digressioni e procedano del loro passo, fermandosi poi ad aspettare ai bivi (se necessita per motivi di orientamento) od in cima alle salite (come spesso accade) perché così si ferma anche il cronometro.
Il calcolo matematico è poi semplicissimo :
Indicato con G il Grado di difficoltà, con L la lunghezza del percorso in Km e con T il tempo di percorso effettivo (soste escluse) in minuti e con la VAM sia espressa in m/ora
Si userà la formula G = VAM/100 * rad( L ) * (T/6/L)^2
Preoccupati ?
. no, nonostante le apparenze è semplicissimo:
il simbolo * è quello di moltiplicazione; rad( L ) significa radice quadrata di L
T/6/L significa T diviso 6 e poi diviso ancora per L; infine ^2 significa elevato al quadrato.
Spieghiamo meglio con un esempio: Il solito Renato ha fatto un percorso di 36 Km nel tempo di 3 ore e vuole calcolare G.
Sappiamo che la sua VAM è di 1000 m/ora, per cui abbiamo i dati per il calcolo (attenzione che il tempo è T = 180):
G = 1000/100 * rad(36) * (180/6/36)^2 = 10 * 6 * (0,83)^2 = 60 * 0,69 = 41
In pratica, vi chiederete, cosa significa 41 ? Insomma è facile, medio, difficile ??
Solo dopo aver testato il metodo su vari percorsi, da quelli notoriamente molto facili ad altri medi o difficili (come ora li riteniamo) sarà possibile tarare una scala metrica, tipo:
per G da 10 a 20 il percorso si definisce FACILE, per G da 21 a 40 il giro sarà MEDIO, per G da 41 a
..ecc. ecc. Con lovvio vantaggio che il valore numerico di G esprime le differenze interne a delle categorie inevitabilmente grossolane.
ATTENZIONE: la formula ha delle motivazioni che qui, anche per motivi di spazio, non riportiamo