Finalmente, dopo tanto fantasticare, anche il Tour del Monte Bianco è fatto: la settimana scorsa, insieme ad alcuni amici e compagni di squadra, abbiamo infatti effettuato il famoso periplo della montagna più alta d'Europa.
Il gruppo era formato da otto bikers, più una ulteriore persona alla guida di un furgone di appoggio per il trasporto bagagli ed eventuale assistenza (comprese - ma che non si sappia troppo in giro... - numerose "trainate" di qualche sfaticato)
Per il percorso, abbiamo usato come "base" quello già pubblicato da Milzo (http://itinerari.mtb-forum.it/tours/view/2605) effettuando però alcune varianti e modifiche anche in corso d'opera.
PRIMA TAPPA
Courmayeur - Bourg Saint Maurice (43km. / 1400m. disl.)
[album]17980[/album]
Arriviamo a Courmayeur con già un'ora di ritardo causa coda in autostrada. Parcheggiamo alle porte di Courmayeur, a metà strada da Entreves, e partiamo alla volta della Val Veny.
Per noi abituati alle dolomiti, la prima cosa che salta all'occhio è che i ghiacciai, da queste parti, arrivano a quote veramente basse: appena entrati in valle iniziano infatti a vedersi le prime lingue di ghiaccio.
La salita alterna rampe impegnative a lunghi pianori e falsopiani, sterrati a partire da quota 1650 (Pian de Lognan) da dove ha inizio anche il secondo strappo che conduce ai piedi del ghiacciaio del Miage, solo l'ultimo dei tanti fin qui incontrati. Poco più avanti la valle si apre a formare l'incantevole Lac de Combal. Su, in alto si intravede il Rifugio Elisabetta Soldini, nostra prossima meta.
Raggiungere il rifugio non è per nulla semplice: la mulattiera si impenna di colpo e, complice il fondo un po' rovinato, l'incedere risulta piuttosto difficoltoso. L'ambientazione della Lex Blanche aiuta comunque a distrarsi.
Al Rifugio il meteo inizia a farsi più minaccioso con tuoni e lampi in lontananza. Fortunatamente il temporale interessa le vette a sud senza bagnare la valle, per cui decidiamo di proseguire verso il Col de la Seigne, a quota 2510m..
All'inizio pedalabile, l'ascesa si fa più impegnativa addentrandosi nel Vallon de la Lex Blanche costrigendoci, dopo un guado, a proseguire per lunghi tratti a spinta fino alla vetta, toccando strada facendo la Casermetta de la Seigne, ultimo punto di appoggio prima della cima.
Dalla vetta la vista si apre sul versante francese offrendo un panorama grandioso su tutta la valle sottostante e, in lontananza, su Le Chapieux nostra prossima meta.
La discesa è a dir poco entusiasmante, su un single track compatto e scorrevole che perde quota tra prati e rocce, offrendo ben pochi tratti impegnativi da affrontare a piedi. Tutto attorno, inutile dirlo, lo spettacolo delle montagne solcate da ghiacciai e torrenti.
Nonostante perdiamo quota abbastanza rapidamente la discesa sembra infinita, eterna: tutta da guidare e tecnica al punto giusto, offre a ogni curva uno scorcio diverso.
La discesa termina nei pressi del Refuge de Mottets, uno dei pochi luoghi dove pernottare da queste parti. Si prosegue poi su sterrato fino a La Ville des Glacier, e da qui su asfalto a Les Chapieux.
Les Chapieux avrebbe dovuto rappresentare la fine della prima tappa, ma essendo l'unico albergo presente (Refuge La Nova) tutto pieno si è reso necessario proseguire la discesa fino a Boug-Sain-Maurice, circa 13km più avanti e ottocento metri più in basso, dove le le opportunità di pernotto non mancano.
SECONDA TAPPA
Bourg-Saint-Maurice/Les Chapieux - Chamonix/Les Bossons (70km. / 2200m. disl.)
[album]17981[/album]
La seconda tappa inizia all'insegna del maltempo: piogerellina alla partenza e diluvio salendo al Cormet de Roselend (chi in bici, chi con il furgone di appoggio) ripercorrendo al contrario i 13 chilometri di discesa fatti ieri. Da Les Chapieux inizia la tappa "vera" sulle strade del Tour de France, con tanto di cippi chilometrici a indicare le caratteristuche della salita chilometro dopo chilometro.
In cima al Cormet de Roselend l'unico riparo dalla pioggia è un baracchino in legno dove ne approfittiamo per scaldarci, asciugarci e cambiarci. Nel frattempo il meteo sembra migliorare e nel cielo compare qualche sprazzo d'azzurro.
Dopo alcuni chilometri di veloce e facile discesa verso Albertville raggiungiamo il Lac de Roselend, deviando poco dopo in direzione del Barrage de la Gittaz e dell'omonimo piccolo lago artificiale. Ha qui inizio la seconda salita della giornata, verso il Col de la Gitte.
La salita è larga e compatta, dalle pendenze costanti e non eccessivamente impegnative. Strada facendo si incontrano due bivi dove la direzione da prendere non è poi così intuitiva (a destra il primo, a sinistra il secondo), e una baracca in legno dalla quale escono fuori tre cagnoni incazzati dai quali scappare a gran velocità.
Verso quota 2100m. la comoda sterrata, che fin qui ci ha offerto ampie vedute sulla valle e sullo sviluppo a tornanti della mulattiera, diventa un sentiero erboso identificato da picchetti bianco-rossi che, in circa 15 minuti a piedi, porta sulla verde vetta del Col de la Gitte (2300m. circa).
La discesa che ne segue inizia filante e divertente, lasciando poi il posto a un tratto tecnico ed impegnativo costellato di sassi e rocce dove saranno necessarie abilità ed equilibrio per mettere il piede a terra il meno possibile.
La vista sul massiccio del Monte Bianco, alla nostra destra, è parzialmente offuscata dalla nubi mentre la nostra prossima meta, il Col du Joly, è ben visibile di fronte a noi.
Nel finale la discesa si fa un po' più agevole, arrivando a un piccolo casolare da dove una larga e veloce sterrata conduce all'imbocco della salita asfaltata del Col du Joly: poco meno di due chilometri a medie pendenze fino al rifugio, inaspettatamente chiuso e deserto.
La discesa dal Col du Joly si presenta agevole e per nulla impegnativa. Almeno fino a un bivio che, verso destra, indirizza su un impegnativo ma bellissimo single track che si raccorda con una mulattiera: la picchiata si fa ora sempre più tecnica e impegnativa (ma comunque ciclabile) affrontando diversi settori in sottobosco tra alberi e radici e un finale su un fondo roccioso molto pericoloso se bagnato. Fortunatamente arriviamo a Notre Dame de la Gorge prima che inizi a gocciolare.
Mentre ci rifocilliamo in un bar la pioggia aumenta gradualmente di intensità, concedendoci però una pausa proprio quando riprendiamo a pedalare. La discesa nel fondovalle si snoda tra ciclabili, strade secondarie, qualche single track e alcuni passaggi sulla via principale.
Arrivati all'imbocco del Col de Voza la pioggia torna a cadere, e qui decidiamo il da farsi: salire in quota o proseguire in fondovalle allungando su asfalto. All'unanimità scegliamo la prima opzione e approcciamo la scalata al Col de Voza.
All'inizio asfaltata, la salita si infila su per una sterrata dalle pendenze estreme che costringono tutti al pied-a-ter. Al termine del muro (con il quale abbiamo guadagnato quasi 150 metri di quota) l'ascese diventa più dolce e pedalabile, passando per le case di Le Champel e inoltrandosi nella valle coperta dalle nubi.
L'ultima parte di salita è un'agonia: tra la stanchezza, la pioggia che torna a cadere copiosa e le pendenze elevatissime, ci ritroviamo a spingere per buona parte del tratto di strada che manca per raggiungere il Col de Voza.
In vetta troviamo l'omonimo rifugio e il trenino a cremagliera che porta i turisti verso il Monte Bianco. Tutto attorno il deserto, non c'è anima viva.
Non ci resta che scendere a valle, lungo le piste del bike park. In realtà, viste le condizioni meteo, abbiamo cercato una alternativa ma senza successo (in realtà c'era, l'alternativa, bastava solo aver fiducia nella strada che puntava con decisione all'insù invece che all'ingiù...). Ci troviamo quindi a percorrere quello che è (anzi, ERA) un bike park: qualche albero caduto, qualche passerella pericolante e il fondo molto rovinato ci fanno pensare che questa pista non sia più in uso. Il fango, in particolare, ci costringe a scendere di sella più e più volte per non rischiare di volare a terra e farci del male, proprio ora che siamo quasi arrivati.
Un vero peccato, perchè in condizioni asciutte le paraboliche e i saltini sarebbero stati un divertimento assicurato.
A un certo punto abbandoniamo la pista innestandoci su una più facile mulattiera che ci collega a un piccolo paese dove, al nostro evidente dubbio se prendere o meno un sentiero vietato alle biciclette, una antipatica vecchina francese ci riempie - a prescindere - di improperi minacciando di chiamare "la gendarmerie".
Scendiamo allora su asfalto raggiungendo Les Houches, proseguendo poi rapidamente verso Chamonix su asfalto dove approffitiamo di un autolavaggio per ripulire bici e biker dal fango.
E' stata sicuramente la giornata più dura, e forse anche la meno entusiasmante viste le condizioni meteo che l'hanno condizionata.
TERZA TAPPA
Chamonix/Les Bossons - Orsieres (60km. / 1800m. disl.)
[album]17982[/album]
Partenza di buon'ora alla ricerca di un bar dove far colazione visto che nell'albergo era a pagamento, e cara impestata. Ciclabili e sentierini sul versante destro della valle ci conducono in centro a Chamonix, dove il versante nord del Bianco, anche se nascosto dalle nubi basse, mette comunque un certo timore.
Dopo una abbondante colazione riprendiamo a pedalare nel centro di Chamonix, tra vetrine griffate e negozi alla moda dai prezzi astronomici. Usciamo dal paese e, dribblando qua e là strade e sentieri vietati alle bici, risaliamo la valle con dolci pendenze su bellissime ciclabili sterrate fino ad Argentiere, proseguendo con pendenze più marcate verso Le Tour.
Qui la scelta era doppia: salire al Col de la Balme (650m. più in alto) in bicicletta/a spinta, oppure con gli impianti. Tutti siamo per la seconda opzione e con 20€ (biglietto giornaliero, volendo si può scendere e risalire fin che si vuole) arriviamo in vista del colle sfruttando cabinovia e seggiovia.
Con una rapida pedalata in leggerissima salita giungiamo al freddo e ventoso valico, dal quale entriamo in territorio elvetico.
Qui un cartello ci avverte che il sentiero che andremo a intraprendere è riservato ai pedoni, e che per la MTB esiste un apposito percorso che aggira la montagna il quale, però, allunga di molto i tempi di percorrenza. Decidiamo di scendere per il sentiero pedonale, sul quale le MTB sono ammesse ma con alcune severe restrizioni (bassa velocità, non rovinare il fondo, precedenza assoluta agli escursionisti).
La discesa si rivela una goduria: scorrevole e per nulla tecnica perde quota serpeggiando in un ambiente idilliaco, finalmente illuminato dal sole.
Dopo un po' il sentiero si restringe e si fa via via più tecnico entrando nel bosco: qui le pendenze si inaspriscono e una lunga serie di tornanti mette a dura prova i freni. Anche il fondo si fa a tratti più insidioso, con radici, scalini e rocce. Alcuni passaggi andranno per forza di cose affrontati a piedi, ma con buona tecnica si può affrontare praticamente tutta la picchiata in sella.
In vista del fondovalle il sentiero lascia il posto a una comoda sterrata che conduce verso Trient, mentre alle nostre spalle appare nuovamente il massiccio del Bianco con il ghiacciaio di Trient.
Poco prima di arrivare a Trient imbocchiamo la breve salita alla Forclaz, evitando parte dell'asfalto sfruttando un taglio su traccia erbosa. Giunti in cima non ci resta che scendere verso Martigny su strade secondarie e alcune belle varianti offroad ma - complice la velocità - di difficile individuazione.
Siamo alle porte di Martigny, alla quota più bassa del Tour (circa 550m.), nella terra delle albicocche. Il caldo si fa sentire e la successiva lunga salita a Champex si rivelerà più impegnativa del previsto. Dopo lo scollinamento, alcuni chilometri pianeggianti ci separano dal Champex e dal suo lago affollato di turisti.
Per la discesa su Orsieres scegliamo il sentiero TMB, il segnavia che effettua tutto il periplo del Monte Bianco e che anche noi, per lunghi tratti, abbiamo seguito in questi giorni. Qui però il sentiero si rivela molto difficile e impegnativo, con diversi punti non ciclabili e alcuni stretti passaggi che possono mettere in difficoltà se, come è successo, si incontrano escursionisti a piedi.
A un certo punto abbandoniamo il TMB scendendo per una mulattiera che, giunta al fondovalle, ci innesta sulla principale che scende a Orsieres portandoci dritti dritti in albergo.
QUARTA TAPPA
Orsieres - Courmayeur (40km. / 1700m. disl.)
[album]17983[/album]
Partiamo di buon'ora. La temperatura è frizzante e il cielo è coperto da nubi basse, ma promette al meglio. Saliamo i primi chilometri della Val Ferret su asfalto, innestandoci poi sul sentiero TMB che in questa fase passa per paesini e stradine isolate.
Proseguendo nella dolce salita passiamo sul versante opposto della valle, dove ci aspetta un chilometro e mezzo di bellissimo e a tratti tecnico single track.
Raggiungiamo così La Fouly e poco più avanti Ferret, da dove ha inizio la parte più dura della tappa: la salita al Col du Gran Ferret.
La prima parte, seppur ripida, è molto compatta e offre ampie vedute su tutta la vallata compreso uno dei tanti ghiaccia che caratterizzano queste montagne.
A quota 2100, nei pressi di un rifugio, la mulattiera lascia il posto a un compatto ma stretto sentiero: un po' a piedi, un po' in bici, guadagnamo quota in un ambiente sempre più spettacolare.
Il cielo è terso e senza nuvole, l'aria asciutta e limpida. Lo spettacolo da qua sopra lascia senza parole. Dopo quasi un'ora arriviamo finalmente alla Cima Coppi del Tour, il Col du Gran Ferret a quota 2537m..
Davanti a noi i ghiacciai e il Massiccio del Bianco... da pelle d'oca.
Rientriamo in Italia iniziando la lunghissima discesa verso Courmayeur. All'inizio si rivela scorrevole, poi decisamente più tecnica con diversi passaggi non ciclabili. La picchiata è anche abbastanza pericolosa, e considerati i tantissimi escursionisti che salgono è necessaria la massima attenzione.
Arrivati al Rifugio Elena il più è fatto: il single track lascia il posto a una larga, velocissima e panoramica sterrata che scende sinuosa in Val Ferret; la strada si fa poi asfaltata, ma noi la evitiamo con alcune varianti tra prati e boschi che ci permettono di ammirare ancora una volta la vetta del Monte Bianco imbiancata dalla neve.
Arriviamo infine alle porte di Courmayeur, termine del "nostro" Tour. Esistono infatti tantissime possibili varianti per effettuare il Giro del Monte Bianco, alcune più facili altre più impegnative, alcune più ciclabili altre decisamente meno. Tutte, comunque, altamente spettacolari e panoramiche, attraverso luoghi di rara bellezza e fascino.
Se proprio bisogna dare un consiglio, effettuate il tour in senso orario: al contrario è decisamente più duro e molto meno ciclabile.
Riassumendo, il percorso che abbiamo affrontato prevede pochi tratti realmente impervi, mentre sono diverse le salite che, complice la pendenza, costringono i meno allenati a mettere il piede a terra.
Per i pernottamenti:
-1a tappa: se a Le Chapieux non ci fosse posto ai rifugi Mottets e La Nova, basta scendere a Bourg-Saint-Maurice dove gli alberghi abbondano. Per risalire a Les Chapieux si può utilizzare il bus-navetta (informazioni e orari presso l'ufficio del turismo) oppure... farsela in bici.
-2a tappa: a Chamonix e dintorni trovate di tutto di più, per tutti i gusti ma non proprio per tutte le tasche. E' un po' la Cortina d'Ampezzo di Francia e i prezzi ne risentono.
-3a tappa: a Orsieres non ci sono moltissimi alberghi. Noi abbiamo alloggiato all'hotel Terminus (nei pressi della stazione) e ne siamo rimasti molto soddisfatti (anche per la cena). Eventualmente ci si può fermare a dormire Champex e scendere a Orsieres allungando l'ultima tappa.
Ulteriori dettagli sul percorso delle singole tappe li trovate nei rispettivi itinerari pubblicati qui sul forum.
Per le foto, non sono sicuro che nelle fotogallery si vedano tutte visto che a me da qualche problema. Eventualmente andate su Facebook (link qui sotto), li le trovate comunque tutte.
Il gruppo era formato da otto bikers, più una ulteriore persona alla guida di un furgone di appoggio per il trasporto bagagli ed eventuale assistenza (comprese - ma che non si sappia troppo in giro... - numerose "trainate" di qualche sfaticato)
Per il percorso, abbiamo usato come "base" quello già pubblicato da Milzo (http://itinerari.mtb-forum.it/tours/view/2605) effettuando però alcune varianti e modifiche anche in corso d'opera.
PRIMA TAPPA
Courmayeur - Bourg Saint Maurice (43km. / 1400m. disl.)
[album]17980[/album]
Arriviamo a Courmayeur con già un'ora di ritardo causa coda in autostrada. Parcheggiamo alle porte di Courmayeur, a metà strada da Entreves, e partiamo alla volta della Val Veny.
Per noi abituati alle dolomiti, la prima cosa che salta all'occhio è che i ghiacciai, da queste parti, arrivano a quote veramente basse: appena entrati in valle iniziano infatti a vedersi le prime lingue di ghiaccio.
La salita alterna rampe impegnative a lunghi pianori e falsopiani, sterrati a partire da quota 1650 (Pian de Lognan) da dove ha inizio anche il secondo strappo che conduce ai piedi del ghiacciaio del Miage, solo l'ultimo dei tanti fin qui incontrati. Poco più avanti la valle si apre a formare l'incantevole Lac de Combal. Su, in alto si intravede il Rifugio Elisabetta Soldini, nostra prossima meta.
Raggiungere il rifugio non è per nulla semplice: la mulattiera si impenna di colpo e, complice il fondo un po' rovinato, l'incedere risulta piuttosto difficoltoso. L'ambientazione della Lex Blanche aiuta comunque a distrarsi.
Al Rifugio il meteo inizia a farsi più minaccioso con tuoni e lampi in lontananza. Fortunatamente il temporale interessa le vette a sud senza bagnare la valle, per cui decidiamo di proseguire verso il Col de la Seigne, a quota 2510m..
All'inizio pedalabile, l'ascesa si fa più impegnativa addentrandosi nel Vallon de la Lex Blanche costrigendoci, dopo un guado, a proseguire per lunghi tratti a spinta fino alla vetta, toccando strada facendo la Casermetta de la Seigne, ultimo punto di appoggio prima della cima.
Dalla vetta la vista si apre sul versante francese offrendo un panorama grandioso su tutta la valle sottostante e, in lontananza, su Le Chapieux nostra prossima meta.
La discesa è a dir poco entusiasmante, su un single track compatto e scorrevole che perde quota tra prati e rocce, offrendo ben pochi tratti impegnativi da affrontare a piedi. Tutto attorno, inutile dirlo, lo spettacolo delle montagne solcate da ghiacciai e torrenti.
Nonostante perdiamo quota abbastanza rapidamente la discesa sembra infinita, eterna: tutta da guidare e tecnica al punto giusto, offre a ogni curva uno scorcio diverso.
La discesa termina nei pressi del Refuge de Mottets, uno dei pochi luoghi dove pernottare da queste parti. Si prosegue poi su sterrato fino a La Ville des Glacier, e da qui su asfalto a Les Chapieux.
Les Chapieux avrebbe dovuto rappresentare la fine della prima tappa, ma essendo l'unico albergo presente (Refuge La Nova) tutto pieno si è reso necessario proseguire la discesa fino a Boug-Sain-Maurice, circa 13km più avanti e ottocento metri più in basso, dove le le opportunità di pernotto non mancano.
SECONDA TAPPA
Bourg-Saint-Maurice/Les Chapieux - Chamonix/Les Bossons (70km. / 2200m. disl.)
[album]17981[/album]
La seconda tappa inizia all'insegna del maltempo: piogerellina alla partenza e diluvio salendo al Cormet de Roselend (chi in bici, chi con il furgone di appoggio) ripercorrendo al contrario i 13 chilometri di discesa fatti ieri. Da Les Chapieux inizia la tappa "vera" sulle strade del Tour de France, con tanto di cippi chilometrici a indicare le caratteristuche della salita chilometro dopo chilometro.
In cima al Cormet de Roselend l'unico riparo dalla pioggia è un baracchino in legno dove ne approfittiamo per scaldarci, asciugarci e cambiarci. Nel frattempo il meteo sembra migliorare e nel cielo compare qualche sprazzo d'azzurro.
Dopo alcuni chilometri di veloce e facile discesa verso Albertville raggiungiamo il Lac de Roselend, deviando poco dopo in direzione del Barrage de la Gittaz e dell'omonimo piccolo lago artificiale. Ha qui inizio la seconda salita della giornata, verso il Col de la Gitte.
La salita è larga e compatta, dalle pendenze costanti e non eccessivamente impegnative. Strada facendo si incontrano due bivi dove la direzione da prendere non è poi così intuitiva (a destra il primo, a sinistra il secondo), e una baracca in legno dalla quale escono fuori tre cagnoni incazzati dai quali scappare a gran velocità.
Verso quota 2100m. la comoda sterrata, che fin qui ci ha offerto ampie vedute sulla valle e sullo sviluppo a tornanti della mulattiera, diventa un sentiero erboso identificato da picchetti bianco-rossi che, in circa 15 minuti a piedi, porta sulla verde vetta del Col de la Gitte (2300m. circa).
La discesa che ne segue inizia filante e divertente, lasciando poi il posto a un tratto tecnico ed impegnativo costellato di sassi e rocce dove saranno necessarie abilità ed equilibrio per mettere il piede a terra il meno possibile.
La vista sul massiccio del Monte Bianco, alla nostra destra, è parzialmente offuscata dalla nubi mentre la nostra prossima meta, il Col du Joly, è ben visibile di fronte a noi.
Nel finale la discesa si fa un po' più agevole, arrivando a un piccolo casolare da dove una larga e veloce sterrata conduce all'imbocco della salita asfaltata del Col du Joly: poco meno di due chilometri a medie pendenze fino al rifugio, inaspettatamente chiuso e deserto.
La discesa dal Col du Joly si presenta agevole e per nulla impegnativa. Almeno fino a un bivio che, verso destra, indirizza su un impegnativo ma bellissimo single track che si raccorda con una mulattiera: la picchiata si fa ora sempre più tecnica e impegnativa (ma comunque ciclabile) affrontando diversi settori in sottobosco tra alberi e radici e un finale su un fondo roccioso molto pericoloso se bagnato. Fortunatamente arriviamo a Notre Dame de la Gorge prima che inizi a gocciolare.
Mentre ci rifocilliamo in un bar la pioggia aumenta gradualmente di intensità, concedendoci però una pausa proprio quando riprendiamo a pedalare. La discesa nel fondovalle si snoda tra ciclabili, strade secondarie, qualche single track e alcuni passaggi sulla via principale.
Arrivati all'imbocco del Col de Voza la pioggia torna a cadere, e qui decidiamo il da farsi: salire in quota o proseguire in fondovalle allungando su asfalto. All'unanimità scegliamo la prima opzione e approcciamo la scalata al Col de Voza.
All'inizio asfaltata, la salita si infila su per una sterrata dalle pendenze estreme che costringono tutti al pied-a-ter. Al termine del muro (con il quale abbiamo guadagnato quasi 150 metri di quota) l'ascese diventa più dolce e pedalabile, passando per le case di Le Champel e inoltrandosi nella valle coperta dalle nubi.
L'ultima parte di salita è un'agonia: tra la stanchezza, la pioggia che torna a cadere copiosa e le pendenze elevatissime, ci ritroviamo a spingere per buona parte del tratto di strada che manca per raggiungere il Col de Voza.
In vetta troviamo l'omonimo rifugio e il trenino a cremagliera che porta i turisti verso il Monte Bianco. Tutto attorno il deserto, non c'è anima viva.
Non ci resta che scendere a valle, lungo le piste del bike park. In realtà, viste le condizioni meteo, abbiamo cercato una alternativa ma senza successo (in realtà c'era, l'alternativa, bastava solo aver fiducia nella strada che puntava con decisione all'insù invece che all'ingiù...). Ci troviamo quindi a percorrere quello che è (anzi, ERA) un bike park: qualche albero caduto, qualche passerella pericolante e il fondo molto rovinato ci fanno pensare che questa pista non sia più in uso. Il fango, in particolare, ci costringe a scendere di sella più e più volte per non rischiare di volare a terra e farci del male, proprio ora che siamo quasi arrivati.
Un vero peccato, perchè in condizioni asciutte le paraboliche e i saltini sarebbero stati un divertimento assicurato.
A un certo punto abbandoniamo la pista innestandoci su una più facile mulattiera che ci collega a un piccolo paese dove, al nostro evidente dubbio se prendere o meno un sentiero vietato alle biciclette, una antipatica vecchina francese ci riempie - a prescindere - di improperi minacciando di chiamare "la gendarmerie".
Scendiamo allora su asfalto raggiungendo Les Houches, proseguendo poi rapidamente verso Chamonix su asfalto dove approffitiamo di un autolavaggio per ripulire bici e biker dal fango.
E' stata sicuramente la giornata più dura, e forse anche la meno entusiasmante viste le condizioni meteo che l'hanno condizionata.
TERZA TAPPA
Chamonix/Les Bossons - Orsieres (60km. / 1800m. disl.)
[album]17982[/album]
Partenza di buon'ora alla ricerca di un bar dove far colazione visto che nell'albergo era a pagamento, e cara impestata. Ciclabili e sentierini sul versante destro della valle ci conducono in centro a Chamonix, dove il versante nord del Bianco, anche se nascosto dalle nubi basse, mette comunque un certo timore.
Dopo una abbondante colazione riprendiamo a pedalare nel centro di Chamonix, tra vetrine griffate e negozi alla moda dai prezzi astronomici. Usciamo dal paese e, dribblando qua e là strade e sentieri vietati alle bici, risaliamo la valle con dolci pendenze su bellissime ciclabili sterrate fino ad Argentiere, proseguendo con pendenze più marcate verso Le Tour.
Qui la scelta era doppia: salire al Col de la Balme (650m. più in alto) in bicicletta/a spinta, oppure con gli impianti. Tutti siamo per la seconda opzione e con 20€ (biglietto giornaliero, volendo si può scendere e risalire fin che si vuole) arriviamo in vista del colle sfruttando cabinovia e seggiovia.
Con una rapida pedalata in leggerissima salita giungiamo al freddo e ventoso valico, dal quale entriamo in territorio elvetico.
Qui un cartello ci avverte che il sentiero che andremo a intraprendere è riservato ai pedoni, e che per la MTB esiste un apposito percorso che aggira la montagna il quale, però, allunga di molto i tempi di percorrenza. Decidiamo di scendere per il sentiero pedonale, sul quale le MTB sono ammesse ma con alcune severe restrizioni (bassa velocità, non rovinare il fondo, precedenza assoluta agli escursionisti).
La discesa si rivela una goduria: scorrevole e per nulla tecnica perde quota serpeggiando in un ambiente idilliaco, finalmente illuminato dal sole.
Dopo un po' il sentiero si restringe e si fa via via più tecnico entrando nel bosco: qui le pendenze si inaspriscono e una lunga serie di tornanti mette a dura prova i freni. Anche il fondo si fa a tratti più insidioso, con radici, scalini e rocce. Alcuni passaggi andranno per forza di cose affrontati a piedi, ma con buona tecnica si può affrontare praticamente tutta la picchiata in sella.
In vista del fondovalle il sentiero lascia il posto a una comoda sterrata che conduce verso Trient, mentre alle nostre spalle appare nuovamente il massiccio del Bianco con il ghiacciaio di Trient.
Poco prima di arrivare a Trient imbocchiamo la breve salita alla Forclaz, evitando parte dell'asfalto sfruttando un taglio su traccia erbosa. Giunti in cima non ci resta che scendere verso Martigny su strade secondarie e alcune belle varianti offroad ma - complice la velocità - di difficile individuazione.
Siamo alle porte di Martigny, alla quota più bassa del Tour (circa 550m.), nella terra delle albicocche. Il caldo si fa sentire e la successiva lunga salita a Champex si rivelerà più impegnativa del previsto. Dopo lo scollinamento, alcuni chilometri pianeggianti ci separano dal Champex e dal suo lago affollato di turisti.
Per la discesa su Orsieres scegliamo il sentiero TMB, il segnavia che effettua tutto il periplo del Monte Bianco e che anche noi, per lunghi tratti, abbiamo seguito in questi giorni. Qui però il sentiero si rivela molto difficile e impegnativo, con diversi punti non ciclabili e alcuni stretti passaggi che possono mettere in difficoltà se, come è successo, si incontrano escursionisti a piedi.
A un certo punto abbandoniamo il TMB scendendo per una mulattiera che, giunta al fondovalle, ci innesta sulla principale che scende a Orsieres portandoci dritti dritti in albergo.
QUARTA TAPPA
Orsieres - Courmayeur (40km. / 1700m. disl.)
[album]17983[/album]
Partiamo di buon'ora. La temperatura è frizzante e il cielo è coperto da nubi basse, ma promette al meglio. Saliamo i primi chilometri della Val Ferret su asfalto, innestandoci poi sul sentiero TMB che in questa fase passa per paesini e stradine isolate.
Proseguendo nella dolce salita passiamo sul versante opposto della valle, dove ci aspetta un chilometro e mezzo di bellissimo e a tratti tecnico single track.
Raggiungiamo così La Fouly e poco più avanti Ferret, da dove ha inizio la parte più dura della tappa: la salita al Col du Gran Ferret.
La prima parte, seppur ripida, è molto compatta e offre ampie vedute su tutta la vallata compreso uno dei tanti ghiaccia che caratterizzano queste montagne.
A quota 2100, nei pressi di un rifugio, la mulattiera lascia il posto a un compatto ma stretto sentiero: un po' a piedi, un po' in bici, guadagnamo quota in un ambiente sempre più spettacolare.
Il cielo è terso e senza nuvole, l'aria asciutta e limpida. Lo spettacolo da qua sopra lascia senza parole. Dopo quasi un'ora arriviamo finalmente alla Cima Coppi del Tour, il Col du Gran Ferret a quota 2537m..
Davanti a noi i ghiacciai e il Massiccio del Bianco... da pelle d'oca.
Rientriamo in Italia iniziando la lunghissima discesa verso Courmayeur. All'inizio si rivela scorrevole, poi decisamente più tecnica con diversi passaggi non ciclabili. La picchiata è anche abbastanza pericolosa, e considerati i tantissimi escursionisti che salgono è necessaria la massima attenzione.
Arrivati al Rifugio Elena il più è fatto: il single track lascia il posto a una larga, velocissima e panoramica sterrata che scende sinuosa in Val Ferret; la strada si fa poi asfaltata, ma noi la evitiamo con alcune varianti tra prati e boschi che ci permettono di ammirare ancora una volta la vetta del Monte Bianco imbiancata dalla neve.
Arriviamo infine alle porte di Courmayeur, termine del "nostro" Tour. Esistono infatti tantissime possibili varianti per effettuare il Giro del Monte Bianco, alcune più facili altre più impegnative, alcune più ciclabili altre decisamente meno. Tutte, comunque, altamente spettacolari e panoramiche, attraverso luoghi di rara bellezza e fascino.
Se proprio bisogna dare un consiglio, effettuate il tour in senso orario: al contrario è decisamente più duro e molto meno ciclabile.
Riassumendo, il percorso che abbiamo affrontato prevede pochi tratti realmente impervi, mentre sono diverse le salite che, complice la pendenza, costringono i meno allenati a mettere il piede a terra.
Per i pernottamenti:
-1a tappa: se a Le Chapieux non ci fosse posto ai rifugi Mottets e La Nova, basta scendere a Bourg-Saint-Maurice dove gli alberghi abbondano. Per risalire a Les Chapieux si può utilizzare il bus-navetta (informazioni e orari presso l'ufficio del turismo) oppure... farsela in bici.
-2a tappa: a Chamonix e dintorni trovate di tutto di più, per tutti i gusti ma non proprio per tutte le tasche. E' un po' la Cortina d'Ampezzo di Francia e i prezzi ne risentono.
-3a tappa: a Orsieres non ci sono moltissimi alberghi. Noi abbiamo alloggiato all'hotel Terminus (nei pressi della stazione) e ne siamo rimasti molto soddisfatti (anche per la cena). Eventualmente ci si può fermare a dormire Champex e scendere a Orsieres allungando l'ultima tappa.
Ulteriori dettagli sul percorso delle singole tappe li trovate nei rispettivi itinerari pubblicati qui sul forum.
Per le foto, non sono sicuro che nelle fotogallery si vedano tutte visto che a me da qualche problema. Eventualmente andate su Facebook (link qui sotto), li le trovate comunque tutte.