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La mia bici per la Transardinia
Il secondo giorno inizia con una colazione tipica sarda con prodotti artigianali dell’agriturismo di Mamone: yogurt , marmellata, biscotti e ricotta fatti in casa, latte appena munto e da “scolare”. Roba grossissima che ci viene offerta dal gestore, detto Pigotzi.
Lo stesso che la sera prima, dopo che avevo finito un piatto di pasta (ottima) mi diceva di finirla altrimenti non mi avrebbe dato l’acqua né il secondo. Io replicavo che ero abbastanza pieno e lui: “Non è buono?” con sguardo torvo. Io dicevo che no era buonissimo ( vero), ma che ero realmente pieno. Alla fine dopo un consumo calorico stima Garmin di 3400Kcal ne ho ingurgitate 9700Kcal stima Ser Pecora.
La tappa pedalatoria, come mi è stato ripetuto più volte da Guida 1 con un ghigno eloquente era la più facile del giro: solo 1300mt di dislivello su 60km.
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L’arrivo di tappa è ubicato per la prima, e pare ultima volta in un centro urbano, quello di Olliena, in cui tutti i cellulari prendono con 3G compreso, il che mi consiglia di stare molto attento a quello scrivo visto che poi i compagni di merende lo leggeranno e potrebbbero facilmente rivalersi. Le barzellette su cosa succeda a chi si perde da queste parti si sprecano e sono poco incoraggianti per un “continentale” come me.
Barzellette irripetibili, ma anche no, visto che Guida 2 si è lamentato che nel forum non sia possibile scrivere “schiettamente” le cose divertenti. Le mie ragioni non lo hanno convinto. Lui come esempio ha addotto una salace barzelletta, detta del “pompino con la neve” e chiedendomi cosa ci sarebbe di male a pubblicarla. Ho chiesto numi al diretur via mail ed attendo risposta.
Dal punto di vista naturalistico e paesaggistico è incredibile la varietà con cui cambia la vegetazione: svariate volte anche durante una sola tappa.
A giudicare dal monte sotto cui è ubicata Olliena e che dovremmo salire dopo la mezz’ora di stretching che guida ci impone ogni mattina oggi non sarà diverso. Anzi, la tappa pare sia molto variegata e “tecnica” portandoci fino nel famoso Supramonte, dove, notoriamente, l’isolamento dai comfort urbani pare sia totale e sia mooolto raccomandato non perdersi.
Per fortuna i due sergenti sembrano conoscere ogni variante dei posti avendoli percorsi innumerevoli volte.
Quindi potro’ solo concentrarmi sulle immancabili ed innumerevoli rampe al 20%, la sete, i rovi che mi dilaniano, la fatica e la strizza di farmi male in discesa.
E gustarmi i paesaggi di queste terre stupende 🙂
A risentirci (spero).
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