Un anno fa, gennaio 2014, ho provato per la prima volta una fat bike, l’ho provata su un percorso misto, neve in alto a 2000 metri e poi una lunga discesa, prima su neve e poi tecnica e asciutta fino ai 300 metri di Merano. E mi è piaciuta subito, perfetta come logico sulla neve, ma anche molto divertente sui sentieri tecnici sgonfiando per bene le gomme. Mi è piaciuta molto la sua estrema polivalenza, proprio il poter passare senza problemi, con la stessa bici, dai sentieri innevati a quelli rocciosi. Quel giorno ho potuto anche fare subito un raffronto diretto con le bici “normali”, gli amici che erano con me, infatti, pedalavano sulla neve più lentamente, a volte sprofondando e dovendo spingere e invece sul sentiero tecnico scendevano un po’ più velocemente. E subito mi è stato chiaro un concetto, che poi è quello che confermo dopo un anno di uso: la fat non è la bici migliore in nessun ambito, ne xc, ne trail, ne am, ne enduro. E’ semplicemente una bici diversa, è una bici polivalente, ed è l’unica bici con la quale posso fare tutti i tipi di sentieri divertendomi sempre, con il top naturalmente su neve e sabbia. Altre bici che si possano usare in questo modo, a 360°, non ne esistono.
A questo punto, però, bisogna fare dei distinguo. Come gli altri tipi di bici, anche le fat sono diverse una dall’altra, anzi molto diverse. Io questo anno ho fatto sulle fat bike circa 6000 km e quasi 200.000 metri di dislivello e ne ho provate molte e completamente diverse una dall’altra. Rigide in acciaio, in alluminio, in carbonio, con la forcella ammortizzata e biammortizzate. Expedition, fun, racing, a seconda delle geometrie, dei materiali e delle gomme montate sono bici dalle caratteristiche molto diverse. Perciò non si può provare una fat qualunque e poi dire la fat mi piace oppure non mi piace. Bisogna, se possibile, provarne più di una, e cercare di capirne la resa, che può essere molto diversa, a seconda anche dei tipi di terreni affrontati. Perciò io ne ho provate tante e specialmente su tutti i tipi di terreni che si possono incontrare. Neve, sabbia, sterrato, sentieri in terra scorrevoli, sentieri su roccia e tecnici, sassi smossi, scalinate, asfalto. E tutti sia in discesa che in salita. La prima cosa che si nota, rispetto ad una mountain bike tradizionale, è naturalmente la gomma. E appena la si prova, se questa è gonfiata bene, si nota che è anche scorrevole, ma subito dopo, affrontando una salita sterrata molto ripida, oppure un sentiero smosso in discesa, si nota l’enorme grip. Certo, non bisogna avere fretta, bisogna adattare la pressione delle gomme al tipo di sentiero, ma quando si trova quella giusta, e con un po’ di esperienza non è difficile, i nostri limiti si alzano subito e non di poco. In discesa da una sicurezza incredibile, la ruota passa su tutto e tende a scappare lateralmente molto meno di gomme normali, tanto per fare un esempio si può anche frenare in curva con il freno anteriore, cosa che con le bici normali è impossibile. In salita il grip è nettamente superiore, e annulla lo svantaggio di un maggior peso, specialmente sulle masse rotanti, rispetto ad una mtb tradizionale. Quest’anno sono riuscito a fare tante salite veramente ripide, che gli altri anni non ero mai riuscito a fare fino in cima. E poi ho voluto provarla al limite anche su terreni completamente diversi da quelli per cui è stata pensata. L’asfalto per esempio. Una fat su asfalto? Si, va benissimo anche li! Basta montare delle gomme scorrevoli e gonfiarle per bene, come ad esempio le hüsker dü, gomme molto polivalenti, e la fat va bene anche su asfalto. Non tutte le fat, come ho detto sopra, in questo caso sto parlando di una fat definita racing come la salsa beargrease carbon con ruote carbon, la mia pesa 11.5 kg ma si può montare anche sotto i 10 kg. Con questa bici ho voluto provare a fare la notturna del solstizio d’inverno, 200 km e 1000 m/d nella notte più lunga dell’anno intorno al lago di Garda. Naturalmente so benissimo che con una bici da corsa ci avrei messo di meno, ma a me interessava sperimentare. E l’esperimento è riuscito benissimo, visto che ho concluso la randonee a 28 km/h di media, dimostrando che con una fat adatta e le giuste gomme si può andare anche su asfalto senza problemi.
Per ritornare al discorso iniziale, proprio questo è quello che mi piace delle fat bike. Poter fare tutto con la stessa bici! E proprio perché sono convinto della grande polivalenza delle fat, ho fatto il Tuscany trail con la beargrese, 600 km e 11000 m/d non stop, su tutti i tipi di terreni estivi. Ho trovato la giusta pressione delle gomme, ne troppo dura ne troppo morbida, e non l’ho più toccata per tre giorni, giorno e notte, dall’asfalto ai sentieri tecnici e smossi. In più ho viaggiato in bikepacking, e le gomme fat sono l’ideale per viaggiare carichi rispetto alle gomme normali, visto il loro grande volume d’aria che aiuta ad assorbire le vibrazioni date dal peso dei bagagli. E quest’anno, visto che mi sono trovato benissimo, farò anche il mio Alto Adige-Südtirol Xtreme bike trail nello stesso modo.
Ogni tanto, per curiosità, ho voluto riprovare una bici “normale”, per vedere se la mia convinzione sulla bontà delle fat fosse esagerata. E ogni volta ho avuto le conferme che cercavo. Un esempio su tutti: l’altro giorno stavo scendendo su un sentiero non troppo tecnico ma su sassi viscidi con la fat e l’amico Robi a ruota con una buona mtb tradizionale con escursione da 150. Ad un certo punto mi fermo e guardo indietro. Robi sta facendo un pezzo a piedi dove io ero passato senza nessun problema. Gli chiedo come mai fosse sceso e lui mi risponde che la bici scappava da tutte le parti. Ci scambiamo allora le bici, lui parte con la fat come se nulla fosse, io monto sulla bicina dalle ruote improponibili (la sensazione purtroppo è quella dopo mesi di uso di solo fat) e comincio a scendere scivolando da tutte le parti con gran terrore!
Un pensiero a tutti quelli che in questo anno mi hanno scritto, ringraziandomi felici di aver acquistato una fat bike leggendo i miei test e i miei pensieri sulle fat che ho provato. Tanti avevano pensato di acquistarla come seconda bici da usare magari su neve, ma poi anche loro si sono accorti della polivalenza e del grande divertimento delle fat bike e hanno venduto la “prima” bici, tenendo solo la fat. Come del resto ho fatto anche io, vendendo quasi subito la mia bici da all mountain e pedalando, con grandissima soddisfazione, la fat bike durante tutto l’anno, usando gomme da 4 pollici più scorrevoli d’estate e da 5 pollici più scolpite d’inverno, magari alternate alle gomme chiodate quando ce n’è bisogno.
Riporto quello che ha detto una forte biker dopo aver provato una fat per la prima volta, la sensazione che si prova è quella di una pedalata più morbida, quasi sensuale, con la bici che segue i movimenti naturali del corpo.
E io sono d’accordo, no alle gare, no al tempo, si alle pedalate con calma e all’avventura!
[FONT="]Grazie anche a Marco yodone Nicoletti, Renzo Fornaro, Ausilia Vistarini, Sebastiano Favaro e altri forti biker che per primi hanno usato delle fat bike in Italia, pubblicando delle foto e facendomi cosi scoprire questo fantastico mondo!
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[FONT="][FONT="][FONT="]https://vimeo.com/113123922[/FONT] [/FONT][/FONT]
A questo punto, però, bisogna fare dei distinguo. Come gli altri tipi di bici, anche le fat sono diverse una dall’altra, anzi molto diverse. Io questo anno ho fatto sulle fat bike circa 6000 km e quasi 200.000 metri di dislivello e ne ho provate molte e completamente diverse una dall’altra. Rigide in acciaio, in alluminio, in carbonio, con la forcella ammortizzata e biammortizzate. Expedition, fun, racing, a seconda delle geometrie, dei materiali e delle gomme montate sono bici dalle caratteristiche molto diverse. Perciò non si può provare una fat qualunque e poi dire la fat mi piace oppure non mi piace. Bisogna, se possibile, provarne più di una, e cercare di capirne la resa, che può essere molto diversa, a seconda anche dei tipi di terreni affrontati. Perciò io ne ho provate tante e specialmente su tutti i tipi di terreni che si possono incontrare. Neve, sabbia, sterrato, sentieri in terra scorrevoli, sentieri su roccia e tecnici, sassi smossi, scalinate, asfalto. E tutti sia in discesa che in salita. La prima cosa che si nota, rispetto ad una mountain bike tradizionale, è naturalmente la gomma. E appena la si prova, se questa è gonfiata bene, si nota che è anche scorrevole, ma subito dopo, affrontando una salita sterrata molto ripida, oppure un sentiero smosso in discesa, si nota l’enorme grip. Certo, non bisogna avere fretta, bisogna adattare la pressione delle gomme al tipo di sentiero, ma quando si trova quella giusta, e con un po’ di esperienza non è difficile, i nostri limiti si alzano subito e non di poco. In discesa da una sicurezza incredibile, la ruota passa su tutto e tende a scappare lateralmente molto meno di gomme normali, tanto per fare un esempio si può anche frenare in curva con il freno anteriore, cosa che con le bici normali è impossibile. In salita il grip è nettamente superiore, e annulla lo svantaggio di un maggior peso, specialmente sulle masse rotanti, rispetto ad una mtb tradizionale. Quest’anno sono riuscito a fare tante salite veramente ripide, che gli altri anni non ero mai riuscito a fare fino in cima. E poi ho voluto provarla al limite anche su terreni completamente diversi da quelli per cui è stata pensata. L’asfalto per esempio. Una fat su asfalto? Si, va benissimo anche li! Basta montare delle gomme scorrevoli e gonfiarle per bene, come ad esempio le hüsker dü, gomme molto polivalenti, e la fat va bene anche su asfalto. Non tutte le fat, come ho detto sopra, in questo caso sto parlando di una fat definita racing come la salsa beargrease carbon con ruote carbon, la mia pesa 11.5 kg ma si può montare anche sotto i 10 kg. Con questa bici ho voluto provare a fare la notturna del solstizio d’inverno, 200 km e 1000 m/d nella notte più lunga dell’anno intorno al lago di Garda. Naturalmente so benissimo che con una bici da corsa ci avrei messo di meno, ma a me interessava sperimentare. E l’esperimento è riuscito benissimo, visto che ho concluso la randonee a 28 km/h di media, dimostrando che con una fat adatta e le giuste gomme si può andare anche su asfalto senza problemi.
Per ritornare al discorso iniziale, proprio questo è quello che mi piace delle fat bike. Poter fare tutto con la stessa bici! E proprio perché sono convinto della grande polivalenza delle fat, ho fatto il Tuscany trail con la beargrese, 600 km e 11000 m/d non stop, su tutti i tipi di terreni estivi. Ho trovato la giusta pressione delle gomme, ne troppo dura ne troppo morbida, e non l’ho più toccata per tre giorni, giorno e notte, dall’asfalto ai sentieri tecnici e smossi. In più ho viaggiato in bikepacking, e le gomme fat sono l’ideale per viaggiare carichi rispetto alle gomme normali, visto il loro grande volume d’aria che aiuta ad assorbire le vibrazioni date dal peso dei bagagli. E quest’anno, visto che mi sono trovato benissimo, farò anche il mio Alto Adige-Südtirol Xtreme bike trail nello stesso modo.
Ogni tanto, per curiosità, ho voluto riprovare una bici “normale”, per vedere se la mia convinzione sulla bontà delle fat fosse esagerata. E ogni volta ho avuto le conferme che cercavo. Un esempio su tutti: l’altro giorno stavo scendendo su un sentiero non troppo tecnico ma su sassi viscidi con la fat e l’amico Robi a ruota con una buona mtb tradizionale con escursione da 150. Ad un certo punto mi fermo e guardo indietro. Robi sta facendo un pezzo a piedi dove io ero passato senza nessun problema. Gli chiedo come mai fosse sceso e lui mi risponde che la bici scappava da tutte le parti. Ci scambiamo allora le bici, lui parte con la fat come se nulla fosse, io monto sulla bicina dalle ruote improponibili (la sensazione purtroppo è quella dopo mesi di uso di solo fat) e comincio a scendere scivolando da tutte le parti con gran terrore!
Un pensiero a tutti quelli che in questo anno mi hanno scritto, ringraziandomi felici di aver acquistato una fat bike leggendo i miei test e i miei pensieri sulle fat che ho provato. Tanti avevano pensato di acquistarla come seconda bici da usare magari su neve, ma poi anche loro si sono accorti della polivalenza e del grande divertimento delle fat bike e hanno venduto la “prima” bici, tenendo solo la fat. Come del resto ho fatto anche io, vendendo quasi subito la mia bici da all mountain e pedalando, con grandissima soddisfazione, la fat bike durante tutto l’anno, usando gomme da 4 pollici più scorrevoli d’estate e da 5 pollici più scolpite d’inverno, magari alternate alle gomme chiodate quando ce n’è bisogno.
Riporto quello che ha detto una forte biker dopo aver provato una fat per la prima volta, la sensazione che si prova è quella di una pedalata più morbida, quasi sensuale, con la bici che segue i movimenti naturali del corpo.
E io sono d’accordo, no alle gare, no al tempo, si alle pedalate con calma e all’avventura!
[FONT="]Grazie anche a Marco yodone Nicoletti, Renzo Fornaro, Ausilia Vistarini, Sebastiano Favaro e altri forti biker che per primi hanno usato delle fat bike in Italia, pubblicando delle foto e facendomi cosi scoprire questo fantastico mondo!
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[FONT="][FONT="][FONT="]https://vimeo.com/113123922[/FONT] [/FONT][/FONT]