Moto e MTB: il punto di vista di un pilota: Luca Scassa al Superenduro di Finale Ligure

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Dave Contini

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Foto di Jared Earle/MotoRaceReports

E' da tempo che volevo scrivere del rapporto tra la MTB e le moto, mie personali passioni a due ruote, vista anche l'alta partecipazione sulle ruote grasse dei piloti professionisti del motociclismo.

Abbiamo colto l'occasione, quindi, di poter iniziare a delineare un rapporto tra questi due mondi, così lontani ma a volte così vicini che accumunano il divertimento nella guida di un mezzo a due ruote.

Luca Scassa, pilota professionista che ha corso in questa stagione con il team Yamaha ParkinGO nel mondiale Supersport, ha partecipato alla gara di Superenduro di Finale Ligure, palcoscenico dell'ultima prova stagionale dell'omonimo circuito, e ci ha raccontato la sua esperienza in un grande evento che ha visto la partecipazione di mostri sacri del calibro di Richie Schley, Nicolas Vouilloz, Dan Atherton, Andrea Bruno, Marco Aurelio Fontana e Tracy Moseley.

Luca ha concluso la stagione al quinto posto assoluto nel mondiale con tre vittorie all'attivo in sella alla Yamaha R6. Il team ParkinGO è stato il vero dominatore della categoria Supersport, collezionando ben nove vittorie su dodici gare in totale, la vittoria del titolo piloti con il compagno di squadra di Luca, il britannico Chaz Davies, ed infine il titolo costruttori.

Vediamo cosa ha da dirci il pilota aretino su questa sua avventura con la MTB.

D: Allora Luca, come nasce la passione per la MTB? Vorremmo capire il punto di vista di un pilota professionista in rapporto al passaggio da una gara di moto e una gara di MTB? La bici è solo un allenamento o qualcosa di più?

R: Tutto nasce a fine Giugno, soprattutto grazie a Giuliano Rovelli (il team manager ParkinGO, ndr) che- era sempre a parlare di bici ed iniziavo a farci l'orecchio un po' anche io, poi c'erano sempre riviste di mtb in giro al box e pian piano è cresciuto in me un grosso interesse verso questa disciplina. Ho quindi voluto provare, grazie anche al cugino di mia Mamma che già praticava la Mountain Bike, iniziando con una vecchia bici giusto per vedere se poteva interessarmi. Passo dopo passo vedevo che era estremamente divertente e allora ho cercato un mezzo più performante e dopo aver cercato un po' di informazioni via web ho visto- il Superenduro ed ho deciso di iscrivermi! E' stata una scelta impulsiva, non avevo mai partecipato ad una gara di MTB e tanto meno una di Enduro. Ma è stata una esperienza davvero fantastica, ben al di sopra delle mie aspettative, poi l'organizzazione mi ha accolto molto bene dandomi il 99 come numero di gara, a cui sono affezionato.

L'Enduro secondo me è un allenamento perfetto, devi arrivare in cima alle speciali in buona condizioni, altrimenti non scendi bene, poi quando scendi sei in condizioni di poco ossigeno un po' come capita ai noi piloti quando siamo in pista. Inoltre, i tempi dei trasferimenti possono essere abbastanza tirati,- come ad esempio nella gara di Finale, ma anche lo sviluppo della sensibilità nella guida che caratterizza questa disciplina che la rende estremamente divertente ma di gran lunga meno pericolosa del motocross.

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Luca alla Superenduro Finale Ligure. Foto di Matteo Cappè

D: Raccontaci bene come è andata questa prima esperienza con la MTB in una gara bella e dura come la Superenduro di Finale?

R: Guarda ero davvero molto nervoso e tremavo, poi non ero mai stato a Finale in vita mia e non avevo idea di cosa avrei incontrato. Nel primo trasferimento sono partito subito molto veloce, perché non volevo arrivare tardi per la partenza della SP1 e dopo qualche km avevo recuperato parecchie posizioni sono arrivato in cima troppo in anticipo ed ho aspettato 15 minuti circa prima di partire.

La partenza è stata bellissima, con il countdown davanti alla mia bici con il numero 99, il casco chiuso per essere più protetto, la mano dell'operatore sul manubrio che poi ti da il via libera e poi pronto per fare la discesa più veloci possibili. Una discesa davvero bella e divertente, dopo essere arrivato in fondo sono ripartito per il trasferimento della SP2 che si prospettava essere una delle più belle della gara. Purtroppo arrivato in cima mi hanno avvisato del tragica scomparsa di Marco Simoncelli (grande pilota MotoGP prematuramente scomparso nella penultima gara di campionato 2011 a Sepang, ndr) e sinceramente non avevo più grandi stimoli per divertirmi. Però sono sceso ugualmente, ma dopo metà discesa ho preso una botta forte ed ho spaccato il telaio ma me ne sono accorto solo alla fine della discesa di aver rotto. Direi che la mia bici è stata grande, una Specialized Stumpjumper FSR Expert Carbon, che malgrado il problema al telaio mi ha permesso di finire la prova speciale. Ora sono in contatto con Andrea Bruno per provare ad avere a disposizione del nuovo materiale, che poi farò lavorare insieme ai componenti Shimano che è uno dei miei sponsor.

D: Come ti sei preparato all'evento?

R: Beh, avendo appena iniziato con la MTB non mi sono allenato tanto, diciamo che a Luglio sono riuscito a fare diverse uscite e lo stesso ad Agosto, mentre a Settembre ne ho fatte due o tre come ad Ottobre. L'ultima settimana non sono andato in bici perché avevo l'ultima gara del mondiale Supersport a Magny Cours (concluso al quarto posto, ndr) ma alla fine è andata bene lo stesso e penso che avrei potuto portare a termine la Superenduro se non avessi avuto il problema al telaio. Diciamo che uno sportivo è più pronto per affrontare una gara come questa nella MTB.

D: Quali sono i punti in comune tra la guida di una moto sportiva e quella di una MTB? Hai trovato qualche vantaggio sia da un punto di vista che dall'altro?

R: In comune direi che non c'è molto, forse quasi nulla, diciamo che la moto da strada ha bisogno sempre di una guida pulita e se vuoi anche ripetitiva sotto certi aspetti, mentre la MTB soprattutto in discesa cambia sempre come guida, dovuto anche al cambiamento del terreno. Il- vantaggio per noi piloti è sicuramente l'abitudine alla velocità ed il rapporto con la paura, mentre quello che puo' dare la MTB è l'aiuto ad avere sempre l'occhio svelto per cambiare guida ed improvvisare di più.

D: Quali sono i tuoi obiettivi con la MTB, ti cimenterai in altre gare?

R: Per prima cosa finire la Superenduro a Finale il prossimo anno, prendere una bici nuova per riprendermi ad allenarmi, e poi cercare di fare più gare di Superenduro possibile perché è davvero un bellissimo circuito. Penso che l'Enduro sia una disciplina davvero completa, una vera via di mezzo tra XC e Freeride, un mix tra prestazione, fatica e divertimento. Penso che questo sia un po' l'anima della MTB.



Ringraziamo Luca Scassa per la disponibilità, fateci sapere anche il vostro punto di vista e le vostre proposte per questo nuovo filone tra le due ruote.

Sito Luca Scassa (www.lucascassa.com)

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Foto di Andrea Della Vedova (behindtherace.com)
 
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motobimbo

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Cimino
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già...senza poi citare anche un certo Petrucci che quando si mette in bici e fa qualche gara gravity, dà la paga a molti, così...tanto per far qualcosa in allegria...comunque GRANDE LUCA!

p.s.
gli si è rotta la SJ carbon...ihihihih
 

GMP67

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bellissima avventura di luca scassa sulla mtb, non conosco questo pilota, ma è sicuramente una bella persona, in bocca al lupo x la tua prossima enduro, saluti, gian mario.
 

cybern

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cosa si impara dal guidare una moto sportiva che si puo' riutilizzare in mtb ? ha ragione, praticamente niente, a parte che, se ci si sente protetti in bici come in moto (dove la tuta di pelle devo dire rende molto tranquilli) si ha davvero meno paura della velocità. personalmente invece grazie alla guida in mtb, guidando la moto sportiva ho imparato a sentire di piu' le perdite di aderenza in piega, senza contare che prima una giornata in moto ti ammazzava le gambe, ora rispetto agli amici motociclisti, a fine giro sono il piu' riposato di tutti !
 

GPA

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Vado Ligure
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Sicuramente Luca è un bel manico in moto e un talento su due ruote in generale.
Sicuramente l'enduro mtb è un ottima preparazione per molti sport data la varietà del programma di lavoro,prettamente fisico in salita con poi l'aggiunta,in discesa,di tecnica,occhio,capacità d'improvvisare ecc. ecc.
L'affermazione sulla quale non concordo è che sia "di gran lunga meno pericoloso del motocross",ovviamente opinione strettamente personale,dopo 20 anni di enduro/motocross,altrettanti di mtb e 30 di laurea in medicina
 

cicciput

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GRANDISSIMO LUCA SCASSA
GRANDE DAVE CONTINI (mi piacerebbe che questo fosse poi trasferito in un thread se è previsto e ritenuto opportuno; il tema so che, come a me, interessa a molti).
e grande GPA per il suo commento che condivido, condividendo tra l'altro "un'anamnesi" simile (per quanto riguarda motocross, non per l'enduro, ma sì per la velocità in pista in modo)
...partendo da queste premesse:
1) la "pericolosità" può essere percepita diversamente da quello che è. per rilfettere su questo, per esempio, bisognerebbe avere dei dati statistici sugli infortuni da confrontare, oppure sulla percentuale di infortuni calcolati sul totale di cadute, ...ma mi pare una strada ardua, anche se non impossibile se si scelgono campioni rappresentativi (..qui è il ricercatore che parla). Inoltre, si potrebbe riflettere sui fattori di rischio (che aiuterebbero nella comprensione degli eventuali dati), come la velocità media, velocità massima percorsa, l'aderenza a disposizione: infatti, andare a sbattere contro un albero a 50 all'ora in bici o in moto è uguale (...anche se è impreciso quanto dico perchè non è solo la velocità ma l'accelerazione con cui sbatti, e in moto c'è il motore che spinge ma in bici c'è la discesa (e forza di gravità che accelera), e chi è caduto in DH si è credo impressionato delle pacche che si prendono... perchè cadi sempre dall'alto !
2) la percezione della pericolosità è comunque interessante di per sè. a questo proposito, interessante che Luca parli, in una così breve intervista, della paura. ho fatto delle ricerche su questo tema una decina d'anni fa (...chissà come mai?!) con campioni di crossisti, di velocisti, di biker (dh), oltre che di rallysti, apneisti, skyrunner, qualche atleta che ha compiuto record in solitaria, ecc. La dimensione del rischio è molto interessante, ma anche complessa, sia con dimensioni sane sia patologiche. Di sano ha che ti concede un'esplorazione della tua soggettività in alta attivazione e nel contatto con gesti atletici tecnici. Questa esperienza è specifica. Quando c'è la velocità (anzichè il rischio in altri sporto di cui sopra) è un'esperienza ancora diversamente specifica. Ma di patologico ha che spesso richiede quote di dissociazione troppo ingenti da sopportare per la mente. Allora perdi esperienza, anzichè guadagnarla e integrarla.
In sintesi: è un pregiudizio dire che "sono un pò matti" quelli che fanno questi sport pericolosi, ma certe volte può essere vero (in senso dimensionale, non categoriale).
3) altro aspetto connesso ai precedenti (...poi passiamo qualcosa di più divertente...!): il problema della sicurezza nelle gare gravity è alla preistoria. è incredibile che, se nel dh si mettono due retine e un materassino, oltre a colorare di rosso le pietre potenzialmente omicide del tracciato, nell'enduro questo tema non si pone quasi per niente. per questo spendo qualche parola in più, perchè spero che se la disciplina cresce cresca anche la consapevolezza che ci si deve curare della sicurezza dei piloti. è vero che il casco integrale è obbligatorio (!!! proprio il minimo...) ma i tracciati (le PS) non sono proprio viste come percorsi di una gara pericolosa. Questo potrebbe essere collusivamente dissociato da tutti insieme, che è come se non dovessimo pensare al pericolo per stigmatizzarlo. E quindi questo è un fenomeno patologico.
Il coraggio è una componente necessaria per sport come l'enduro, ma certe PS del circuito sembrava che lo privilegiassero sopra ad altre componenti tecniche...e poi dopo un certo punto non si tratta quasi più di coraggio ma di temerarietà (...non sana).

4) commenti più divertenti: una differenza fondamentale tra moto e bici nella tecnica di guida è che in moto devi "tirare" (con braccia) e spingere (con gambe) molto in avanti, perchè il propulsore scarica sulla ruota posteriore. sei sempre lì che tiri in avanti il corpo e apri più che puoi (scusate la banalizzazione). mentre nel gravity sei sempre lì che stai indietro col corpo.
una differenza enorme è il peso: in staccata la ruota davanti della moto ti sà sensazioni forti perchè è caricatissima.
il motore spesso aiuta a tirarti fuori dai guai, ...i pedali solo a volte
il motore spesso ti mette nei guai (es. quando entra in coppia, es. con cilindrate grosse prima dell'elettronica in pista, oppure con il cross 2tempi...questo si capiva bene). i pedali ti mettono nei guai se sbattono in terra (radici grosse ecc.... molte mtb da enduro montano pedivelle da 175 di serie)
derapare (per il cronometro) serve a poco in entrambe le discipline...ma è molto divertente in entrambe...
saltare lungo serve molto in entrambe (cross e superenduro) ...ma nel superenduro i salti te li devi inventare...

c.
 
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