Ripidoni

Oggi ho girato per la prima volta nella mia vita sulla pista del mondiale DH di Champery. Ora posso dire di aver provato una pista davvero tecnica e soprattutto ripida.
In occasione di questo singolare evento ho deciso di spiegare i ripidoni (o fuorisella per chi è più avvezzo al termine), cioè quei tratti di discesa molto scoscesi in cui bisogna lottare con la bicicletta per non essere sbalzati in avanti o per non perdere il controllo a causa della forte pendenza.
Spessissimo in giro per le mie scorribande, trovo rider intenti a cimentarsi in ripidi più o meno pendenti, con le tecniche più svariate e più o meno corrette. Purtroppo però per via della tipologia di questo ostacolo spesso il risultato è un deciso cappottone o la perdita di controllo durante il ripido o subito dopo.

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Come abbiamo visto per un gradone in discesa, divideremo in 3 fasi il superamento dell’ostacolo: approccio, conduzione, uscita.

Approccio
Per prima cosa la velocità di approccio dovrà essere bassa: in un ripidone che si rispetti infatti difficilmente riusciremo a rallentare granché e sarà quindi necessario entrare lenti per non eccedere nella velocità di uscita o percorrenza (es. in presenza di curve o ostacoli durante o dopo il ripidone).
Già da questa prima fase spesso e volentieri si vedono i primi errori. Come succedeva per il gradone, bisognerà cambiare la nostra posizione e quindi la distribuzione dei pesi durante il cambio di pendenza, non prima. Un errore comunissimo è quello di iniziare ad arretrare prima ancora che inizi il ripidone, una sorta di prevenzione difensiva. Il più delle volte però questa tattica (sbagliata) porta solo a scaricare l’anteriore che, sul limite del ripidone (magari su delle radici o altri punti poco “gripposi”), tenderà a perdere aderenza, infondendo poca fiducia nel rider che sta guidando in quel momento. In questo modo il risultato è che il rider, scoraggiato dalla repentina perdita di aderenza, affronterà con paura e probabile rigidità il nostro ostacolo e difficilmente ne uscirà vincitore.
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Quindi, come detto per il gradone, la posizione “base”, cioè abbastanza centrali con gambe e braccia leggermente piegate per caricare entrambe le ruote, andrà mantenuta finché non si entrerà nel nostro ripidone con la ruota anteriore. A questo punto potremo iniziare il nostro spostamento di carico (fuorisella). La velocità con cui si varia il carico dovrà essere proporzionale alla velocità con cui stiamo superando l’ingresso del nostro ripido. Una volta superato l’ingresso, si entra nella conduzione del nostro ripido e avremo una posizione arretrata che andremo ad analizzare di seguito.
Attenzione che un arretramento troppo repentino scaricherà la ruota anteriore facendoci perdere aderenza, frenata e direzionalità.
Al contrario un arretramento troppo pigro potrà portarci al ribaltamento o comunque alla sensazione di tale ribaltamento, insomma a prenderci un rischio gratuito.

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Conduzione
L’idea è che, come al solito, dobbiamo caricare entrambe le ruote allo stesso modo. Questo in soldoni significa che dovremo arretrare col sedere per spostare il baricentro del nostro corpo e mantenere la sua proiezione all’interno delle nostre ruote. Poiché siamo in pendenza, tale distanza (cioè la porzione orizzontale di spazio compreso tra i due punti di contatto delle ruote col terreno) sarà molto minore che in piano. Per questo motivo avremo meno margine di errore e avremo una sensazione di instabilità durante la percorrenza del nostro ripido.
Sempre per lo stesso motivo, sarà inoltre fondamentale dosare al meglio il nostro arretramento. UN RIPIDONE NON SIGNIFICA ARRETRARE AL MASSIMO DELLE NOSTRE POSSIBILITA’. Questo è infatti l’altro errore comune. Qualunque sia la pendenza che stiamo affrontando, arretriamo per paura del ribaltamento. Ebbene sappiate che se voi arretrate da subito al massimo non solo avrete poco carico sull’anteriore e poco controllo del mezzo, ma avrete anche più possibilità di cappottare perché avrete meno margine di sicurezza nel momento in cui trovaste un ostacolo. Ipotizziamo che ci sia una pietra a metà del nostro ripido e che il nostro ripido sia molto scosceso. Se arretriamo al massimo sin da subito, non avremo modo di contrastare l’impatto con la pietra che, bloccando la corsa della ruota, innesca una coppia che ci farà ribaltare. Se invece arretriamo al meglio per mantenere la giusta pressione su entrambe le ruote, avremo ancora la possibilità di arretrare ulteriormente nel momento in cui impattiamo contro la pietra. Questo potrà perciò contrastare la coppia generata dall’impatto e evitare così il ribaltamento.
La cosa fondamentale è quindi gestire l’arretramento in base alla pendenza che affrontiamo e alla bici che abbiamo. Le bici da discesa hanno una distribuzione dei pesi che carica in automatico molto il posteriore, sarà quindi necessario arretrare meno. Al contrario con una xc sarà necessario arretrare molto di più proprio per via del carico sull’anteriore tipico di questa tipologia di bici.
Inoltre bisogna valutare anche quanto stiamo frenando. Ipoteticamente se non frenassimo potremmo quasi stare centrali, più andrò a frenare e a rallentare e maggiore sarà la coppia a favore del ribaltamento che verrà generata sulla ruota anteriore. Per questo motivo ad una frenata maggiore corrisponde un arretramento maggiore.
Mi raccomando durante questa fase di non stare con le braccia completamente stese indietro: piuttosto cercate di appiattirvi sulla bici e di avere ancora un po’ di escursione di braccia a disposizione, sarà fondamentale in caso di buche o ostacoli e aumenterà a dismisura il grip della ruota anteriore e, conseguentemente, la frenata.
Anche le gambe dovranno essere leggermente piegate. Questa posizione, oltre a farci assorbire come detto le eventuali buche o gli urti, abbasserà anche il vostro baricentro, aumentando il grip e rendendo necessario arretrare meno (più state bassi, meno dovete arretrare perché la proiezione del vostro baricentro cadrà prima nell’area necessaria, cioè tra le due ruote).

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Uscita
Se durante il nostro ripidone abbiamo mantenuto la linea giusta, arriveremo al fondo dove potremo trovare due tipi di uscite. La prima la possiamo definire un’uscita raccordata, ovvero avremo una transizione dolce tra il nostro ripido e il piano su cui arriveremo (tipico dei ripidoni naturali in terra o artificiale con passerelle). Il secondo tipo è invece un’uscita con uno spigolo netto, in cui il passaggio da ripido a piano forma proprio un angolo e come detto è netto (tipico dei ripidi su roccia o di rive artificiali).
Nel primo caso dovremo assecondare il terreno e fare l’opposto di quanto fatto in ingresso. Torneremo quindi alla posizione base, avanzando man mano che il terreno cambia inclinazione. Come al solito maggiore sarà la velocità con cui affrontiamo il cambio di pendenza maggiore sarà repentino il cambio di assetto. Questo aspetto risulta fondamentale, poiché se non si avanza in tempo ci troveremo troppo arretrati e la bici tenderà a impennare (e finalmente sarete in manual!) e perderemo quindi direzionalità e frenata. Se abbiamo una curva o qualche ostacolo subito dopo il ripido e non avanziamo in tempo, non avremo il controllo necessario per affrontare al meglio l’ostacolo successivo (figuratevi se ci fosse un nuovo ripidone, la ruota davanti si alzerebbe, si troverebbe nel vuoto e scenderebbe nel nuovo ripido. Cappottone assicurato!).
Nel secondo caso invece dovremo effettuare una manovra leggermente diversa, dovremo infatti contrastare l’impuntamento dato dal cambio di pendenza. Per questo motivo dovremo alleggerire al massimo la ruota anteriore (fino anche ad alzarla come se fosse un manual se riusciamo). Dobbiamo farlo proprio alla fine del ripido, in modo da riuscire ad “atterrare” sul nostro piano al meglio. Dico atterrare perché la sensazione di impatto sarà proprio quella data dall’atterraggio di un salto. Ma meglio un impatto che un cappottone, no?
Durante questa manovra sarà perciò necessario lasciare un istante i freni per poter far scorrere la bici al meglio.
In caso quindi di uscita con spigolo netto la sequenza da effettuare in prossimità dell’uscita del ripido sarà:
Mollare i freni e avanzare leggermente.
Arretrare molto (tipo manual) per evitare l’impuntamento.
“Atterrare” sul piano.
Ritrovare il prima possibile la posizione “base” o centrale ed essere subito pronti a guidare e ad affrontare gli ostacoli successivi.

Ingrediente segreto
Altezza e forma della sella.

L’altezza della sella influenza molto questa tecnica appena spiegata. Chi infatti gira con selle alte anche in discesa potrà arretrare, ma non potrà abbassare il baricentro (piegando le braccia e anche le gambe come dicevo prima). Per questo motivo non riuscirà ad accucciarsi al meglio e ad usare bene gambe e braccia.
La sella bassa insomma aiuta non poco in questo frangente, anzi è proprio la situazione in cui la sella si sente di più. Inoltre avere una sella con una forma stretta e affusolata (e lo dico soprattuto per chi fa discesa perché le selle da xc son tute strette e affusolate) permetterà un migliore movimento delle gambe intorno ad essa e permetterà di rientrare in posizione senza sbattere le cosce. Ultimo accorgimento:guardando la parte posteriore della sella, cerchiamo di vedere che non ci siano “punte” strane e che possibilmente sia morbida. In questo modo, in caso di urti con la pancia o con le cosce avremo un assorbimento dell’impatto e quindi ci farà meno male.

Ola
Jack

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