Utilizzo pedali a sgancio rapido

Ecco l’articolo conclusivo sulla digressione fatta dal sottoscritto sulle tecniche di guida in base ai pedali utilizzati. In primo luogo abbiamo fatto un articolo sulle differenze tra un tipo di pedale e l’altro (LINK). Poi nella scorsa settimana abbiamo visto come usare i flat (LINK). Oggi parleremo quindi delle piattaforme a sgancio rapido.

In commercio ci sono varie aziende e diversi standard per legare i nostri piedi ai pedali tramite sistemi di sgancio. In questo articolo ci concentreremo sui due certamente più diffusi, Shimano spd e crank brothers (mallet, eggs, candy ecc).



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Prima di iniziare vorrei mettere in chiaro che utilizzo indipendentemente pedali spd e flat da più di 10 anni. Da sempre utilizzo gli shimano ma per fare questo articolo ho utilizzato per qualche tempo dei mallet. Giusto per capire il feeling del sistema crank. Questo non sarà inoltre un test/articolo per analizzare se va meglio un sistema piuttosto che l’altro. C’è da dire che il feeling dimostrato è diverso, il funzionamento (come movimenti per sganciare ecc) il medesimo.

 

Funzionamento.

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I pedali a sgancio rapido hanno un sistema molto semplice per agganciarsi velocemente e sganciarsi altrettanto velocemente. Una tacchetta (pezzo di ferro sagomato attaccato alla scarpa tramite viti) si impegna a pressione in un alloggiamento apposito montato sui pedali. Questo alloggiamento ha la possibilità di deformarsi grazie a delle molle, di accogliere ed intrappolare quindi con facilità la tacchetta lasciandole un gioco variabile a seconda del sistema utilizzato e della tacchetta utilizzata (varie forme e usura + o meno accentuata). L’ingaggio si ha puntando la parte anteriore della tacchetta in una prima fase e spingendo verso il basso il tallone per far ingaggiare anche la zona posteriore della stessa. Sempre il sistema a molle, grazie a degli smussi creati appositamente su pedali e tacchette, permette il disimpegno delle stesse tramite la rotazione di qualche grado (come detto variabile nei sistemi).

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Tirando verso l’alto i pedali non si sganciano e anzi tendono a generare più attrito rendendo più complesso lo sgancio. Discorso diverso se si sta premendo sul pedale. Il sistema che ingabbia la tacchetta non viene infatti ingaggiato in questo caso e lo sgancio rimane agevole. Avete mai notato come risulti spesso sganciare più facilmente il piede anteriore che non il posteriore quando siamo in piedi. La piccola spiegazione appena data vi spiega il perché.

Il sistema è pensato per rendere la pedalata efficace e lo sgancio agevole in ogni situazione. Se uno fa suoi i movimenti di aggancio/sgancio questi risultano davvero efficaci.

“Fare propri” significa non dover pensare di sganciare e agganciare. Significa farlo mentre siamo concentrati sulla guida. Si tratta di una parte della stessa e quindi una azione non deve essere la conseguenza di un pensiero, ma di un istinto (torneremo su questo argomento con un articolo apposito).

Quello che intendo è che probabilmente voi non state lì a pensare se il freno sinistro è l’anteriore o il posteriore, lo sapete e basta. Se vi dicessi di fare una sgommata azionereste la leva del posteriore senza pensarci, senza guardare quale cavo va al posteriore. Magari in automatico andreste anche a caricare di più l’anteriore per allungare la derapata.

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So che è un esempio stupido ma è per farvi capire cosa intendo per “fare propria” una tecnica. Con i pedali deve avvenire la medesima cosa. Saremo pronti ad affrontare giri seri con i nostri sganci nel momento in cui sapremo agganciare e sganciare senza pensare di farlo, ma pensando solo di mettere o togliere il piede dal pedale.

 

Pericolosità presunta degli spd.

Chi non usa questo sistema spesso lo denigra additandolo come pericoloso. La paura più comune è quella di rimanere attaccati alla bici durante una caduta. Al secondo posto abbiamo la paura di cadere perchè si rimane agganciati. Tutto questo può succedere, è vero. Lo è la dimostrazione la caduta di Peat alla prima Enduro world series. Una balla di fieno gli ha bloccato il piede che voleva sganciare e lui è andato giù da fermo come una pera cotta. C’è da dire però che i pedali sono studiati apposta per sganciarsi in caso di caduta di ogni tipo. L’unica situazione in cui non si sganceranno in automatico è nel momento in cui noi volessimo sganciarci in aria (ad esempio per scalciare su un salto) o mentre stiamo cappottando in avanti perfettamente in asse (situazione in cui comunque i pedali rimarranno agganciati in un primo momento andandosi a staccare poi quando cambieremo l’asse di rotazione della caduta, ad esempio rotolando o impattando il terreno in qualche modo).

 

In questi due casi, in cui non ci sono forze esterne a farci uscire il piede dal pedale, dovremo essere noi, col nostro istinto a sganciarci. L’importante sarà quindi non mettersi in queste condizioni finchè il movimento non sarà davvero automatico.

Quello che invece succede spesso è che la paura generata dal non sapersi sganciare a dovere inneschi delle reazioni sproporzionate e pericolose. Voglio raccontarvi un aneddoto fresco fresco per farvi capire di cosa parlo. Questo week end un amico si è rotto la gamba facendo discesa ( Buona guarigione Benji). Percorso medio tecnico, lui stanco e non abituato a dovere agli spd. Parlandoci post operazione mi ha confessato che è caduto perché su un muro ha sentito accelerare la bici più di quanto pensasse. Invece di continuare a guidare con tranquillità come avrebbe fatto con i flat ha subito pensato di voler sganciare. Questo significa, a detta sua, che invece di pensare a guidare, a frenare sul muro, a impostare la curva successiva ecc, l’unico suo pensiero per i pochi secondi antecedenti la caduta, è stato quello di sganciare almeno un pedale, dimenticando per un istante tutto il resto.

Non so se il pedale lo abbia sganciato o no prima dell’impatto, è sicuro però che dopo la caduta non era legato alla bici e che la gamba è stata rotta da un impatto con qualcosa (frattura ossea, articolazione intatta), non da una rotazione o altro.

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Quello che sto dicendo è che la caduta è stata causata sì dagli spd, ma non perchè questi non si siano sganciati o gli abbiano “legato” il piede alla bici rompendogli la gamba, ma solo perchè lui, non ancora abituato a dovere agli spd, ha posto tutta la propria attenzione a quell’aspetto della guida, dimenticandosi di essere in una discesa ripida con curve ed ostacoli. Una caduta innescata quindi da una paura, da un blocco psicologico più che da una reale mancanza di tecnica. Insomma il mio amico non era ancora pronto per utilizzare gli spd in DH.

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Da sfatare in modo assoluto è invece il mito per il quale il pedale lega il vostro piede alla bici che girando vi trita tutti i legamenti. (So già che arriveranno una miriade di commenti di amici, esperienze personali, conoscenti di parenti di genitori di nemici del paese di fianco, che invece racconteranno di legamenti saltati senza neanche cadere, solo cercando di sgnciare l’attrezzo infernale.) Come già spiegato durante una qualunque caduta, nel momento in cui la bici o il nostro corpo entra in rotazione il pedale si sgancia, molto prima di innescare una coppia necessaria a spaccare i legamenti o altro. Per capirci non è come negli sci che gli attacchi vengono tarati a bomba da chi fa gare e può capitare di vedere cadere persone ad alta velocità con uno sci attaccato ad un piede che gli sfonda un ginocchio. Mai visto in bici cadere qualcuno con la bici che lo segue attaccato durante tutta la caduta poiché agganciata.

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Come vedete in quest’ultima foto le cartelle cappottando in avanti arrivano sia che i pedali siano a sgancio sia che siano flat (come qui)…

 

Tecniche giuste e pro degli sganci.

Dopo tutto questo terrorismo psicologico per i deboli di stomaco (in realtà come vedete ho cercato di sfatare vari miti) veniamo invece ai pro del sistema sganci e a come usarli sul serio.

Tralasciamo i pro relativi alla pedalata poiché mi pare lapalissiano come i vantaggi in questo aspetto siano enormi e indubbi.

Analizziamo i vari aspetti del riding, partendo dal tecnico. Qui gli spd ci possono dare una marcia in più in salita, dove la possibilità di utilizzare il pedale in trazione ci darà quella potenza necessaria a superare l’ostacolo che da sempre ci blocca sulla salita più cattiva del giro dietro casa. Allo stesso modo in discesa avremo necessità di mettere meno pressione sul pedale poiché il contatto con lo stesso è dato dalla tacchetta e non dal grip innescato dai pin sulla suola.

Sul veloce si trova la vera forza di questi pedali. La sensibilità e la gestione della bici, soprattutto in pedalata e sullo sconnesso, diventa davvero migliore che con i flat. Non vi sarà più bisogno di mettere pressione continuamente i pedali ma potremo concentrarci a guidare e a pedalare dove serve. Inoltre la posizione obligata del piede all’altezza giusta farà lavorare al meglio la caviglia.

Sui salti non si hanno reali vantaggi. L’utilizzo ideale degli spd in questo frangente è uguale all’utilizzo dei flat. Quello che voglio dire è che il bunny hop, così come la gestione aerea, dovrebbe essere fatta indipendentemente dalla presenza o meno delle tacchette. Anche con gli spd si dovrebbe ruotare il piede per mantere la pressione sul pedale come spiegato la scorsa settimana. “Tirare” verso l’alto è un errore e non ci farà saltare più lontano (anzi).

In curva e soprattutto nel guidato (es single track) possiamo trarre qualche vantaggio dalla possibilità di spingere maggiormente sui pedali in appoggio e soprattutto nei rilanci.

La guida in generale non cambia rispetto ai flat. Normalmente diventa solo un po’ più pulita e leggera, questo perchè come detto possiamo evitare di “premere” eccessivamente in ogni momento lasciando lavorare le tacchette (ma non troppo). Come detto però questo aspetto da reali vantaggi nello scassato o in generale su un minor affaticamento durante le discese.

 

 

Errori comuni

L’errore più comunque è quello di far fare alla tacchetta ciò che dovremmo fare noi con la nostra caviglia, e cioè imprimere pressione al pedale. Abbiamo appena detto che sui flat era necessario farlo sempre mentre qui possiamo farlo meno. É vero però che non possiamo nemmeno esagerare dalla parte opposta, nel senso che non possiamo affidarci esclusivamente al fatto di essere agganciati al nostro mezzo, altrimenti sarà lui a portare a spasso noi, e non viceversa. Diciamo quindi che va bene girare più rilassati ma quando si tratta di spingere o alzare la bici deve essere il nostro corpo a farlo e non il nostro legame con la bici. Per saltare quindi non dovremo alzare le gambe, ma dovremo fare il medesimo movimento imparato con i flat. Solo allora il bunny hop sarà davvero efficace e ben fatto. Allo stesso modo sui salti non dobbiamo “appenderci” alla bici consci del fatto che questa non si staccherà da noi. Questa situazione infatti ci fa perdere il controllo e implica una uscita dai salti decisamente sbagliata, con la bici scarica e il nostro corpo completamente in balia del mezzo.

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Infine l’errore più grosso è quello di imporsi gli spd anche quando non ne siamo pronti. Non siamo pronti ai pedali a sgancio in due casi. Il primo è quello nel quale abbiamo ancora un blocco psicologico all’utilizzo degli stessi come nel caso del mio amico. In quel caso i pedali diventano controproducenti e pericolosi perché, come già spiegato, ci faranno fare degli errori che normalmente non faremmo.

Il secondo caso è invece quello nel quale gli spd diventano una necessità per chi li usa, chi ha iniziato subito con quelli e non ha mai usato un pedale flat in vita sua. Gli spd sono un aiuto, una facilitazione nella nostra guida, sarà perciò importante imparare a guidare senza queste facilitazioni, per poi immetterle per darci un valore aggiunto. Chi inizia da subito con gli spd non avrà necessità di imparare a utilizzare la caviglia per mantenere il grip sui pedali, allo stesso modo difficilmente imparerà a dovere il movimento del bunny hop (che pian piano, andando ad analizzare tecniche più avanzate di riding, dimostreremo fondamentale per una guida attiva).

Consiglio perciò a tutti coloro che credono di appartenere a questa seconda categoria di armarsi di un paio di pedali flat e scarpe adatte e alternare una uscita con questi ogni tanto, magari provando qualche saltino o a fare un semplice bunny hop. Vedranno il miglioramento in un baleno (mi raccomando i parastinchi).

 

 

 

 

Ingrediente segreto. Datevi tempo.

Chi inizia ad usare gli spd si troverà spesso a non riuscire a sganciare quando vuole. Come si troverà a non riuscire a riagganciare quando desidera. Questi movimenti diventano automatici col tempo. Per farli diventare tali, come già consigliato, utilizzate giri tranquilli o uscite di allenamento senza alcuna difficoltà tecnica. Usateli quando accompagnate i vostri figli al parco o vostra moglie/fidanzata a fare un pic-nic. Utilizzateli cioè quando non avrete la necessità di sganciare di corsa, ma avrete la possibilità ad ogni sosta di fermarvi con calma dopo aver sganciato, o almeno di avere qualcosa a cui appoggiarvi se non riuscite a sganciare. Provate a sganciare e riagganciare in movimento durante questi giri (tanto non credo che con vostro figlio sia fondamentale tenere una cadenza di pedalata costante o un ritmo sostenuto). Per farlo però non guardate i pedali (cosa che fanno in molti), continuate a guardare avanti. In questo modo svilupperete anche la percezione della posizione esatta del pedale e il movimento giusto (non posso guardare il pedale mentre sono su un single track!). Questi esercizi alla lunga vi permetteranno di avere il pieno controllo del sistema e di togliervi dalla testa una serie di paure e simili. Per qualcuno basterà qualche uscita, poche settimane, per altri potrebbe volerci più tempo, mesi, magari un anno.

Ricordate che affrettare i tempi e sentirsi legati su percorsi tecnici significa innescare un meccanismo di paure che porterà inevitabilmente a blocchi psicologici verso questi pedali, nonché al rischio di cadute come spiegato durante l’articolo.

 

Ricordo i corsi di questa estate (sperando che arrivi). Sono presenti nuove date, un week end di all mountain in val Brembana  e una nuova settimana di gravity enduro in agosto (a sauze o Bardonecchia.. ancora da confermare). Ecco il TOPIC APPOSITO.

Inoltre ricordo gli ultimi 2 posti liberi per il corso del 15-16 Giugno a Frabosa!

vi aspetto.

Jack

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