Convertire una 26″ in 27.5″

L’esponenziale diffondersi dello standard 650b nel settore Enduro è ormai un dato di fatto. La quasi totalità dei produttori di mountain bike propone, all’interno della gamma 2014, almeno un modello dedicato all’Enduro con ruote da 27.5″. In quasi tutti i casi questo modello sostituisce integralmente la versione da 26″, che sparisce dalla gamma.

27_5_itIn questo cambio di tendenza decisamente repentino, il cliente finale ha avuto un ruolo piuttosto marginale. In verità si può dire che ha letteralmente subìto le scelte dettate dal mercato globale e dalle aziende di settore, che di fatto lo hanno messo di fronte a un cambiamento epocale per il mondo della MTB, in un lasso di tempo probabilmente troppo breve per poterlo metabolizzare adeguatamente. Molti bikers ad oggi non hanno avuto ancora la possibilità di provare i vantaggi (e svantaggi) delle ruote da 27.5″, ma sono consapevoli che la loro prossima bici da enduro, volenti o nolenti, sarà una 27.5.



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Per avvicinarsi in modo più graduale a questo nuovo standard, in molti avranno valutato di convertire la propria bici da 26 in una 27.5. I motivi potrebbero essere molteplici.
Tra questi, ipotizziamo le ragioni economiche: “vorrei passare al nuovo standard ma attualmente non posso permettermi di cambiare bici”.
Curiosità o diffidenza: “chissà se questo nuovo standard porta realmente i vantaggi di cui parlano tutti. Potrei provare a convertire la mia 26 piuttosto che cambiarla, così farei sempre in tempo a tornare indietro in caso non mi soddisfacesse”.
Polivalenza: “cambiando solo alcuni componenti potrei utilizzare la mia bici in due configurazioni differenti, in base alla destinazione d’uso che ne andrei a fare”.
Tutte motivazioni valide e condivisibili, motivo per cui abbiamo preso una bici da 26, nello specifico una Liteville 301, e l’abbiamo convertita in 27.5, sostituendo ovviamente le ruote e le coperture, e montando una forcella specifica da 27.5, con risultati piuttosto interessanti.

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Verificare la predisposizione del proprio telaio

Innanzitutto occorre specificare che questa conversione non può essere apportata a qualsiasi telaio da 26, soprattutto per quanto concerne le full suspended.
È necessario verificare che ci sia un adeguato spazio tra i foderi del carro che permetta il passaggio della ruota di diametro maggiore, quantificabile in almeno 12mm, che è mediamente la differenza di raggio dei due standard a parità di ETRTO effettivo della gomma. A questa quota occorre sommare come minimo 10/15mm di “luce” che permettano di scaricare fango e detriti durante il rotolamento della copertura.
Oltre a questo è necessario accertarsi che il maggiore ingombro non crei interferenze con il telaio a fine escursione della sospensione, semplicemente sgonfiando completamente l’ammortizzatore e mandandolo a fine corsa: anche qui dovranno esserci come minimo 12mm, dove qualche millimetro in più di agio andrebbe a garanzia di quel minimo di flessione che si potrebbe verificare nei fondocorsa più violenti.

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Quote geometriche e differenze statiche

Confrontando la bici nelle due configurazioni, le quote geometriche sono fondamentalmente molto simili.

In configurazione 26 la Liteville montava una forcella Rock Shox Lyrik da 160mm con una lunghezza totale A2C di 546mm verificati ed un rake di 40mm, mentre in configurazione 27.5 abbiamo montato una Fox 34 da 160mm con lunghezza A2C di 551mm ed un rake di ben 44mm. Per ovviare alla differenza di lunghezza e quindi per collocare il cockpit alla stessa distanza dall’asse della ruota su entrambe le forcelle, abbiamo montato uno spessore da 5mm sotto all’attacco manubrio con l’utilizzo della Lyrik, mentre con la 34 lo stem appoggiava direttamente sulla calotta superiore della serie sterzo.

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Le coperture montate per rilevare le quote geometriche erano della stessa marca e modello in entrambe le configurazioni, quindi con misura ETRTO identica, proprio per avere un confronto il più neutro possibile.

Fatte queste premesse sul montaggio, andiamo ad esaminare le quote vere e proprie:

L’angolo di sterzo rilevato in configurazione 26″ era di 66.1° contro i 65.8° della configurazione 27.5. I pochi decimi di differenza sono dovuti ovviamente alla differente lunghezza delle forcelle.

Stessa cosa possiamo dire per l’angolo del tubo sella, che da 73.9° della versione originale passa a 73.6° della versione con forcella da 27.5.

Il wheelbase passa da 1161mm a 1165mm per effetto del rake maggiore della 34 da 27.5, ma è una quota che si può facilmente mantenere invariata montando forcelle con medesimo rake.

L’altezza del movimento centrale, così come l’altezza generale di tutto il mezzo, è la quota che più accusa il cambio di diametro ruota, come si poteva facilmente intuire. Ricordando che il confronto è stato fatto con misura ETRTO identica tra le gomme di entrambe le configurazioni, in versione 26 il movimento centrale misurava 345mm da terra, mentre in versione 27.5 l’incremento dei suddetti 12mm di differenza sul raggio tra i due standard, sommati alla conseguenza della differente altezza della forcella, ha portato l’altezza da terra del BB a 359mm. Una quota non certo esemplare, ma tutto sommato ancora accettabile. In fin dei conti stiamo parlando di una conversione, quindi qualche piccolo compromesso bisogna essere pronti ad accettarlo.

geo_litevilleImpressioni di guida

Guidare questa bicicletta in entrambe le configurazioni è stato decisamente interessante. Scovare le differenze, estremamente divertente. Non ci siamo trovati a dover valutare una bici nel suo complesso, quindi dovendola scoprire in ogni dettaglio, ma ci siamo potuti concentrare a cogliere le peculiarità derivanti dai pochi componenti che abbiamo sostituito.
La Liteville 301 in versione 26″, già testata qui con il medesimo allestimento, è una bici che si fa valere sia in salita che in discesa, bilanciata, abbastanza leggera e sufficientemente rigida. Montandola con ruote e forcella da 27.5 mantiene fondamentalmente queste caratteristiche, con qualche variabile che ora andremo a scoprire.

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Salita

In salita la Liteville 301 originale ha doti di arrampicatrice molto buone, che le permettono di salire agevolmente sia su strade ripide che su trail tecnici e sconnessi, grazie anche alla posizione di guida centrale che offre un ottimo feeling. Appena montata nella configurazione 27.5 abbiamo avvertito subito una maggiore fatica sulle salite ripide, poichè l’incremento di sviluppo metrico delle ruote, dovuto al diametro maggiorato, si ripercuote sull’agilità dei rapporti della trasmissione XX1, che risultano quindi più duri da spingere rispetto allo medesimo range di pignoni sulle ruote da 26. Va considerato anche che le ruote da 27.5 a nostra disposizione per questo test, delle Fulcrum Red Metal XRP 650b delle quali approfondiremo la conoscenza in un prossimo articolo, sono decisamente più leggere delle DT Swiss EX1750 con le quali è stato fatto il confronto. Quindi, a parità di peso delle due coppie di ruote, questo aspetto potrebbe risultare ancora più avvertibile.

Quando le salite si fanno più tecniche però questo aspetto negativo viene vanificato dalla brillante capacità di superare gli ostacoli, propria delle 650b, che consente di scalare tratti sconnessi con relativa semplicità, dove le 26 richiedono un maggiore sforzo fisico. Inoltre, proprio nei tratti sconnessi, la superiore forza giroscopica delle ruote fa si che queste tendano a mantenere più facilmente l’asse di rotazione parallelo al terreno, aiutando quindi ad equilibrare la bici. Questo vantaggio, che riscontreremo più avanti anche in discesa, è avvertibile nelle dovute proporzioni anche alle basse velocità a cui si affrontano le salite tecniche.
Le 650b non amano i rilanci da velocità molto basse, per cui quando si affronta qualche passaggio che ci costringe a rallentare parecchio, occorre più potenza rispetto alle 26 per riprendere velocità.
Per quanto riguarda il movimento centrale piuttosto alto in versione 27.5, siamo riusciti comunque a pedalare molto bene senza perdita di aderenza all’anteriore e non si è mai reso necessario l’abbassamento della forcella tramite la regolazione Talas.

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Discesa

La Liteville 301 è una bici ben bilanciata, con un cinematismo Horst efficace e una bella miscela di stabilità e agilità, che la mette a suo agio nei trail tecnici come in quelli veloci e scorrevoli. Convertirla in 27.5 le ha fatto perdere una parte di quell’agilità che si faceva apprezzare nel montaggio con le 26, l’ha resa meno grintosa e forse meno divertente, ma ha anche portato degli innegabili vantaggi.

Nei tracciati più scorrevoli con il kit 27.5 la Liteville ha acquisito stabilità e precisione. Nelle curve veloci è migliorata tantissimo, a dispetto del baricentro più alto, tanto da restare incollata al terreno su tutta la percorrenza di curva, mantenendo velocità come se si stesse affrontando una curva con sponda. In uscita di curva si rimette dritta con estrema facilità, pronta per essere rilanciata con pochissimo sforzo, dato che, al contrario dei rilanci da velocità molto basse che richiedono molte energie, per i rilanci in allungo da velocità più sostenute, è sufficiente meno potenza di quanta non ne servirebbe in versione 26. L’inserimento in curva, se impostato con precisione, è molto efficace, ma nei casi in cui si rende necessario correggere bruscamente la traiettoria, come accade spesso quando si gira “a vista”, lo spazio di reazione non è certo ridotto come in configurazione 26. Questa minore efficacia nelle manovre più brusche la si avverte anche nelle curve in rapida successione, complici sia l’altezza anomala del movimento centrale che la maggiore forza giroscopica delle 650b, che tende a stabilizzare la bici sull’assetto in cui si trova.

Nelle discese tecniche la Liteville in versione 27.5 si difende decisamente bene. Le doti di governabilità, assorbimento e stabilità in versione 26 erano già valide, ma con le 650b acquisisce un’intuitività davvero notevole. Scorre sui passaggi sconessi con estrema disinvoltura e più la si lascia correre senza agire in modo brusco sui freni, e più trova il suo equilibrio naturale. Gli stessi passaggi con le ruote da 26 hanno richiesto maggiore impegno per mantenere la bici in equilibrio. Sui piccoli salti e drop naturali invece si è comportata in maniera neutra e bilanciata con le 27.5 così come con le 26.

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Conclusioni

Se si parte da un telaio con le caratteristiche adeguate, la conversione è fattibile e può essere un buon compromesso per i motivi già elencati nell’introduzione. Tuttavia la definizione stessa di compromesso parla chiaro sul tipo di risultato che si può ottenere. Molto dipende da quale sia il nostro obiettivo, dato che nell’ottenere alcuni vantaggi, ne perdiamo altri per strada. L’epilogo di questo articolo non prevede un giudizio su quale sia la configurazione migliore. Abbiamo valutato entrambe le versioni per aiutarvi a prendere in esame i pro e i contro di un’eventuale conversione da 26 a 27.5. Ora sta a voi la scelta!

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