Dorsale appenninica delle 4 regioni

(…e dei 4 sapori)

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Percorso: dorsale appenninica del centro Italia attraverso Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo
Km: 300
Dislivello in salita: 8.000 mt
Difficoltà: medio-alta
Traccia GPS: si
Tappe n 6 (4 + 2 semitappe)
Bikers: Alberto e Roberto (100 anni in due)
Periodo: fine maggio 2011

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Si…, oramai ci ha preso fissa!
Non è stato certamente facile, ma dopo la traversata della ALTA VIA DEI MONTI LIGURI del 2009 e la Transardinia del 2010, per il terzo anno consecutivo siamo riusciti a ritagliarci una settimana per una nuova avventura in mtb!
Per il tour del 2011 abbiamo scelto la magnifica dorsale appenninica del centro Italia.
Di questa zona abbiamo letto alcuni report, correlati da splendide fotografie, che hanno fatto subito scattare in noi la voglia di andare a mettere le nostre ruote grasse su queste montagne ancora poco frequentate dalle MTB.
Tuttavia non era reperibile alcuna traccia di un percorso che attraversasse i luoghi in una unica direttiva, ed abbiamo rintracciato solamente alcuni giri locali per lo più ad anello.
Da queste frammentate esperienze abbiamo tratto ispirazione per impegnarci in un lavoro di cartografia che ha permesso di creare una nostra traccia GPS da nord a sud.
È nato così un percorso di 300 km suddiviso in 6 tappe con dislivello in salita di 8.000 mt che si snoda lungo Marche-Umbria-Lazio-Abruzzo(da qui il nome “DORSALE APPENNINICA DELLE 4 REGIONI” con cui l’ abbiamo chiamato) attraverso paesaggi e sapori intensi che hanno caratterizzato ogni singola tappa, passando dai Monti Sibillini ai Monti della Laga e poi attraverso il massiccio Velino-Sirente sino a raggiungere le pendici della Maiella.
Come nostra abitudine la traversata è stata fatta in completa autonomia senza mezzi di sussistenza esterni a parte l’ alloggio notturno che era stato già preventivamente programmato per ogni finale di tappa.
Infine, con le tracce GPS caricate sul mio fido Garmin 705, abbiamo messo le MTB in macchina e siamo partiti alla volta delle Marche, dove a Tolentino ha avuto inizio il nostro tour.

I° GIORNO:

trasferimento in macchina +
TOLENTINO > CAMERINO 34 km; dislivello 731 mt; altezza minima 208 mt – massima 641 mt

Svegia presto al mattino; caricata la macchina passo a prendere Roberto e poi ci dirigiamo a sud lungo l’ autostrda. Il viaggio passa tranquillo in una giornata soleggiata con i primi caldi di una primavera che è stata funestata da abbondanti piogge.
Dopo diverse ore e 500 km quando usciamo dall’ autostrada adriatica per dirigerci all’ interno delle Marche la giornata si rannuvola ed il cielo diviene rapidamente minaccioso.
Raggiunto Tolentino ci fermiamo all’ Hotel Cluentum. Nel parcheggio interno di questo albergo di recente costruzione, gestito da personale giovane e cortese, abbiamo lasciato la macchina che avremo recuperato al nostro ritorno previsto dopo 7 giorni.
Ormai è pomeriggio ed il tempo stà volgendo al brutto: ci cambiamo rapidamente ed iniziamo a pedalare abbandonando i rumori e le consetudini cittadine alle nostre spalle man mano che ci addentriamo nelle valli e colline marchigiane.
Il percorso di questa tappa “di avvicinamento” non è particolarmente impegnativo se non fosse per il meteo che ci riserva un brutto acquazzone a 10 Km dall’ arrivo.
Ci rifugiamo sotto il porticato di una cascina dove la simpatica proprietaria insiste per offrirci del thè caldo

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Dato che non manca molto all’ arrivo e si intravede qualche schiarita, accettiamo volentieri ed attendiamo che spiova prima di ripartire, rimandando alle tappe successive il battesimo dell’ acqua.
Dopo una corta ma ripida rampa finale arriviamo in località Pecciane ove ci attende lo splendido agriturismo Poggio delle Armonie (di nome e di fatto).

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Rimessaggio bici, doccia calda, bucato degli indumenti di giornata e……via a cena!
E quando dopo gli ottimi antipasti ci vengono serviti degli gnocchi al ragù di papera fatti in casa dalla proprietaria con una antica ricetta tramandata dalla nonna, capiamo subito che il nostro giro attraverso 4 regioni non sarà caratterizzato solamente dai differenti paesaggi delle catene montuose attraversate, ma sarà fortemente condizionato anche dalla varietà delle tipiche specialità culinarie…!

II° GIORNO:

CAMERINO > VISSO 47 km; dislivello 1582 mt; altezza minima 450 mt – massima 1530 mt

Ci svegliamo in una splendida giornata di sole con aria frizzante dopo la pioggia di ieri.

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Abbondante colazione con dolci, marmellate e pane fatti in casa. Riempiamo lo zaino con le “merende” che la proprietaria ci ha gentilmente preparato ed iniziamo la nostra tappa che ci porterà verso Monti Sibillini.
Dopo una breve discesa ci avviamo in progressiva salita prima su asfalto e poi su stretto sterrato con fondo scavato dall’ acqua che ci costringe a mettere spesso piede a terra.
Superato il primo colle di giornata scendiamo rapidamente verso il lago di Fiastra.
Roberto si accorge di essersi perso la vite di una tacchetta dello scarpino (acc…come si può!?! in tanti anni di guasti questo non era mai accaduto…) e non riesce più a sganciare agevolmente il pedale. Questo è un grosso limite perché, carichi come siamo, rende le discese in fuoristrada molto pericolose. Purtroppo tra tutta l’ attrezzatura di ricambi per le bici che abbiamo portato ( copertoni, raggi, pezzi del cambio, pezzi di catena… ecc) non abbiamo considerato le tacchette dello sgancio rapido! Questa chiaramente è stata una limitazione mentale perché ci siamo concentrati solamente sulle possibili rotture del “mezzo bicicletta” ed alle scarpe (elemento esterno) non abbiamo pensato!

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Pertanto deviamo in discesa sino a giungere al lago di Fiastra ove ci hanno informato della presenza di un ferramenta aperto (è domenica) nella speranza di trovare una vite sostitutiva. Prtroppo tra le viti comuni non vi è niente che possa adattarsi (non è cosi semplice…) e torniamo pertanto sui nostri passi per l’ ascesa di giornata.
Salitona su sterrato ben pedalabile che ci porta all’ interno del parco dei Monti Sibillini.

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Superato il valico, continuiamo con una lunga discesa verso Visso, dapprima su traccia erbosa e carrareccia, mentre nel tratto finale diventa tecnica con fondo molto smosso, al limite della praticabilità con bici cariche e zaino da 6 Kg in spalla (tanto più che Roberto ha problemi di sgancio del pedale).

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Tutto finisce bene ed arriviamo all’ albergo ELENA (semplice ma con proprietari molto gentili ed ottima cucina) e quì casualmente incontriamo una comitiva di bikers tedeschi che percorreranno la tappa di domani lungo il nostro stesso percorso assistiti da una organizzazione con vetture appoggio. Uno dei furgoni è praticamente una officina ambulante e gentilmente ci rimediano subito delle viti Shimano per riparare la tacchetta di Roberto (per fortuna…!).

III° GIORNO:

VISSO > CASTELLUCCIO DI NORCIA 46 km; dislivello 1815 mt; altezza minima 607 mt – massima 1810 mt

Bellissima e soleggiatissima giornata nella quale ci addentreremo sui Monti Sibillini passando dalle Marche all’Umbria.
Si inizia presto a salire su ampia sterrata con rampe regolari.

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La salita diviene sempre più ripida e si prosegue su crinali erbosi.
Si spinge molto sui pedali, ma siamo ripagati dalla giornata che ci riserva dei paesaggi imponenti, con verdissimi prati scaldati dal sole.

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Ormai siamo saliti di quota e la lenta andatura dovuta alle frequenti discese da sella per spingere le bici in salita consente di apprezzare meglio i dettagli della splendida natura che ci fa da contorno.

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Raggiungiamo la comitiva tedesca che era partita prima di noi e che è in pausa pranzo (…eh eh con l’ assistenza al seguito è un’ altra cosa!) ma noi non ci fermiamo nonostante il loro gentile invito perché non siamo abituati e rischieremmo di non ripartire!
Al nostro fianco si staglia il Monte Vettore, principale cima della catena dei Sibillini.

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La salita diviene sempre più ripida e sembra portare verso il nulla. Sul terreno non vi è più alcuna traccia. Iniziamo ad avere qualche dubbio sul percorso, ma sappiamo che bisogna sempre avere fede nel GPS, altrimenti è meglio restare a casa…!

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Scolliniamo ad un altitudine di 1817 m.

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Al di là troviamo un verde altipiano popolato da animali allo stato brado.

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Oramai viaggiamo da diverse ore in altitudine e la stanchezza inizia a farsi sentire.
È con grande piacere che arriviamo al valico che ci apre la discesa ai piani di Castelluccio di Norcia.

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Dopo una discesa su carrareccia dissestata completiamo la discesa su asfalto giungendo alla piana. (Solamente dopo scopriremo che era possibile completare la perdita di quota tutta in bel fuoristrada, ma la nostra traccia purtroppo non lo prevedeva).
Castelluccio di Norcia appare avanti a noi in tutta la sua bellezza.
Il vento contrario e l’ ultima ripida salita sterrata ci faranno soffrire sino all’ ultimo prima di raggiungere la meta.

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Giunti nel paese ci fermiamo subito per rifocillarci con un panino caldo con la porchetta ed una birra che ci fanno miracolosamente resuscitare.
Ci rechiamo quindi presso la “Taverna Castelluccio” ove alloggiamo nella dependance denominata “cascina delle fate”. Questa è una vecchia casa in pietra del paese alto che è stata sottoposta ad un esemplare restauro conservativo ed è ora dotata di ogni confort.

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Accendiamo il riscaldamento al massimo e ciò ci permette di asciugare rapidamente il nostro bucato giornaliero (fuori ci sono 4° gradi)!
Alla taverna la sera veniamo gentilmente viziati con un menù tutto a base di lenticchie (anche per il dolce), prodotto tipico dei campi di questo altopiano.

IV° GIORNO:

CASTELLUCCIO DI NORCIA > LAGO CAMPOTOSTO 63 km ; dislivello 1468 mt; altezza minima 726 mt – massima 1643 mt

Ci alziamo all’ alba dopo un sonno ristoratore.
Usciamo a controllare il tempo e assistiamo ad uno spettacolo veramente unico: la prima luce dell’ alba sta’ infatti strappando metro su metro la terra alla fredda nebbia della notte.

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Riscendiamo ai piani di Castelluccio che attraversiamo dirigendoci a sud inoltrandoci su carrareccia e sentieri boschivi in continuo sali-scendi.

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Arriviamo ai Pantani di Accumoli dove si entra nel Lazio con una bella e lunga discesa, dapprima su erba e poi su sentiero e carrareccia.

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Giunti a fondovalle si percorre una vecchia strada asfaltata in disuso che costeggia il fiume Tronto sino ad arrivare ad Amatrice.
Qui siamo costretti ad una sosta forzata per permettere a Roberto di riparare una gomma scesa a terra proprio all’ ingresso del paese.
La tentazione di prolungare la sosta per gustare un piatto di bucatini alla Amatriciana (specialità che ha reso questo piccolo paese laziale famoso in tutto il mondo e che risale ad una antica tradizione gastronomica) è molto forte, ma noi siamo dei duri bikers ed abbiamo saputo resistere!
E meno male che abbiamo resistito perché i 600 mt di dislivello in salita che ci separano ancora dall’ arrivo al lago di Campotosto, ove entriamo nella catena dei Monti della Laga – Gran Sasso, li sentiamo tutti nelle gambe.
Qui ci fermiamo nel paese di Poggio Cancelli, piccolo centro che ancora mostra le ferite aperte del terremoto della zona aquilana del 6 aprile 2009 ed ora popolato da poche decine di persone.
Alloggiamo nell’ unica struttura disponibile l’ “Albergo Gran Lago Berardi” ove siamo i soli ospiti insieme ad un gruppo di motociclisti (sempre tedeschi) che sono giunti più tardi.
Questo albergo probabilmente era “grande” negli anni ’70 ma così è rimasto sino ai giorni d’ oggi privo di ogni moderno confort ed anche sensibilmente freddo perché la “simpatica” proprietaria si è ben guardata dall’ accendere il riscaldamento per così pochi clienti. Dobbiamo pertanto rinunciare al bucato giornaliero perché in tali condizioni di freddo-umido non si sarebbe mai asciugato.
L’ unica nota positiva dell’ albergo sono stati gli agognati bucatini alla Amatriciana che la signora ci ha magistralmente preparato per cena a sua parziale discolpa (mangiati ben 2 piatti a testa!).
Andiamo a dormire sapendo delle brutte previsioni metereologiche previste per l’ indomani riproponendoci comunque di partire in ogni condizione.

V° GIORNO:

LAGO CAMPOTOSTO > ROCCA DI MEZZO 76 km ; dislivello 1943 mt; altezza minima 653 mt – massima 1752 mt

Alla sveglia il cielo è minaccioso ma non piove ancora.
Inizierà a piovere non appena usciti dal paese. La pioggia è caratterizzata da rovesci violenti ma intermittenti e questo, col favore di qualche riparo, ci permette inizialmente di non bagnarci troppo.
Costeggiamo la sponda ovest del lago di Campotosto riuscendo ad ammirare solo per qualche istante l’ imponente mole del Gran Sasso che per lo più rimane nascosto nelle nubi cariche di pioggia e neve.

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La temperatura è accettabile e l’ umore è buono pur sapendo delle difficoltà che potremo avere nel finale della tappa odierna, la più lunga del nostro giro, che dopo una sensibile perdita di quota sino alla piana dell’ Aquila, prevede una lunga risalita sul versante opposto che ci porterà nel cuore della catena montuosa Velino-Sirente.
I primi disagi sono per lo più dovuti al fango fortemente appiccicoso che incontriamo e che ci costringerà a lavare per ben tre volte le nostre bici nei fontanili incontrati numerosi sul nostro cammino.

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Attraversiamo la piana dell’ Aquila da Pizzoli a Tornimparte percorrendo tranquille strade di campagna.

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Non possiamo non notare le ferite ancora aperte del terremoto. L’ emozione è forte. Ci fermiamo per rendere un piccolo personale omaggio a tutte le vittime.

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Attacchiamo dal colle di Roio la lunga e ripida salita su carrareccia che dopo 18 km e l’ ascesa di oltre 1000 mt ci porterà al valico per i piani di Campo Felice (1644 mt) nel centro del massiccio Velino-Sirente.

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Mano a mano che saliamo la pioggia diviene sempre più battente. Non cerchiamo più riparo perché la temperatura diviene sempre più fredda e fermarsi è controproducente.

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Scolliniamo nella piana di Campo Felice compresa tra i monti Orsello, Puzzillo ed Ocre.

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Anche se il successivo passo per scollinare nel versante di destinazione finale è ancora lontano l’ umore rimane sempre buono e ci tiriamo su pensando agli “arrosticini” tipici della zona abruzzese che ci attendono per la cena.
Intorno a noi c’è solo natura, freddo e tanta acqua….!
Dopo altri 15 km in mezzo al fango argilloso che si attacca alle ruote costringendoci ancora a fermarci più volte, saliamo infine a quota 1750 dove valichiamo “forca Miccia” ultimo passo di giornata. Oramai si stà facendo tardi. Bagnati come siamo la ripida e dissestata discesa finale all’ “altipiano delle Rocche” ci fa prendere molto freddo.
Ci fermiamo a Rocca di Mezzo, splendido paese nel centro dell’ altipiano.
Le bici sono incrostate di fango, come anche tutta la nostra attrezzatura. È tardi e dobbiamo scegliere se risistemare tutto (c’ è anche in arretrato il bucato di ieri) o andare a cenare (…ma non ci eravamo già sognati gli arrosticini?!?)
La consultazione dura il tempo di uno sguardo. L’ unico dubbio che ci rimane è se prendere la birra per reidratarci ….o andare direttamente sul corposo Montepulciano d’ Abruzzo…!
Le previsioni per domani danno ancora forti piogge. Decidiamo pertanto di usufruire della prevista giornata di riserva per rimanere sul posto e risistemare al meglio tutta l’ attrezzatura.
Ceniamo al ristorante “Campa cavallo” gestito dai simpaticissimi Susanna e Luigi ed abbiamo avuto modo di gustare non solo gli agognati arrosticini di pecora, ma anche tanti altri piatti della cucina abruzzese rivisitati in una squisita chiave personale. (Ci siamo tornati anche la sera dopo…)

VI° GIORNO:

ROCCA DI MEZZO > MOLINA CASTELVECCHIO 35 km (+ rientro in treno); dislivello 470 mt; altezza minima 448 mt – massima 1368 mt

La nebbia del mattino si dirada presto lasciando il posto al ritorno del sole.

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E’ con un po’ di tristezza che risaliamo sulle bici per pedalare l’ultima tappa che prevede una sensibile perdita di quota sino a giungere alla piccola stazione ferroviaria di Castelvecchio, borgo alle pendici del monte Maiella, ove prenderemo il treno che ci riporterà indietro.
Si pedala su carrareccia dissestata che presto diviene single track inoltrandoci in una lunga discesa che percorre la valle Caldora, valle incontaminata nascosta ai piedi del monte Sirente nel parco naturale Velino-Sirente.
Qui la natura abruzzese è forte e selvaggia. In fondo la valle si apre nei piani di Iano piccolo altipiano raccolto ai piedi delle abbandonate Pagliare di Tione.

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Proseguiamo con tranquillità cercando di assaporare queste ultime pedalate.

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Una ultima foratura ci costringe ad una piacevole sosta.
La discesa si fa sempre più veloce ed infine giungiamo alla piana del fiume Aterno.

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In stazione ci diamo una sommaria sciacquata alla fontanella (avremmo potuto fare anche una doccia tanto che non abbiamo incontrato nessuno) e ci imbarchiamo sul primo treno (ne dovremo cambiare tre) per ritornare a Camerino dove giungeremo in serata per recuperare la macchina e dove si conclude la nostra avventura.

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P. S.

quì presto il link per le tracce GPS del viaggio

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