Salita viscida

Buongiorno a tutti e buon 2013.

Spero che le feste appena passate siano state piene di festa e felicità e che abbiate mangiato molto e bene con i vostri cari!



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È arrivato il momento di smaltire tutto ciò che abbiamo mangiato però. Per farlo la nostra amata bici è un ottimo sistema e, visto le temperature più che accettabili e la poca neve sulle montagne direi che è proprio il mezzo giusto. Vista la stagione però capita ancora di trovare salite con fango o tracce di neve. Per questo la puntata di oggi verterà sulle salite viscide.

 

Abbiamo già analizzato le tecniche per le salite ripide e per il fango. Abbiamo quindi gli strumenti necessari ad analizzare al meglio questo tipo di ostacolo.

 

Posizione e distribuzione dei pesi.

Abbiamo detto che in salita bisogna avanzare rispetto al piano e abbassare le spalle. Questo serve per mantenere sempre il baricentro nella zona compresa tra le nostre ruote e non cappottare. Abbiamo poi detto che in caso di fango il peso va arretrato leggermente per evitare che il posteriore possa scivolare.

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Quando ci troviamo in queste due condizioni contemporaneamente quindi potremo trovare la giusta posizione solo essendo molto attivi sul mezzo. Dovremo infatti compensare continuamente le possibili perdite di grip con le possibili “impennate”. Le due cose infatti non possono avvenire contemporaneamente e come avrete capito dagli articoli precedenti vengono contrastate da movimenti antagonisti. Un avanzamento per le impennate, un arretramento per le perdite di grip. Sul fango o più in generale sul viscido il grip alla ruota è davvero basso, per questo motivo le perdite sono repentine e improvvise. Per prima cosa come già spiegato nel topic del fango sarà fondamentale non cambiare ritmo in modo improvviso e cercare di mantenere una coppia alla ruota costante. É infatti un eccesso di coppia a provocare la perdita di grip. Sono quindi banditi tutti i tipi di scatto o di forzature dell’andatura. Bisogna salire costanti e mettere in conto che comunque la ruota perderà grip ogni tanto senza preavviso. A quel punto allentare leggermente la pedalata e caricare di più il posteriore. Sarà meglio stare seduti ma se volete stare in piedi per spingere di più (es salita ripida) sarà fondamentale mantenere il sedere a pochi cm dalla sella e le spalle molto basse. Vietatissimo avanzare col bacino perchè significa bloccarsi sul posto con il posteriore che scivola (come vedete in foto).

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Come vedete questi concetti non sono altro che quelli espressi per le due situazioni (salita e fango) descritte in topic precedenti. Il gioco sta nel riuscire ad unire queste tecniche tutte in una volta sola.

Ovviamente i rapporti dovranno essere corti per poter avere sempre uno spunto in caso di perdita di aderenza.

 

Traiettorie.

Ok per ora ho ribadito concetti già visti e li ho semplicemente “mixati” insieme. Ora vediamo un paio di trucchetti che potrebbero davvero fare la differenza.

La traiettoria è fondamentale, come lo è la scelta del terreno su cui mettere le ruote. Il fango come abbiamo detto può essere di vario tipo. Il peggiore è sicuramente quello che troviamo sotto forma di patina su terreno duro. Normalmente questo si crea quando abbiamo un terreno molto battuto, ad esempio un single track su cui passano molti rider. Di solito quindi ai bordi del percorso avremo foglie, detriti, pietre ecc. Insomma avremo una traccia pulita e di fianco una sporca in cui non passa mai nessuno. Ecco che in caso di fango conviene passare su quella sporca.

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Questo perchè quelli che normalmente sono ostacoli in caso di viscido diventano appigli sui quali le gomme possono produrre grip, inoltre il terreno sarà meno compatto per via del numero inferiore di passaggi in quel punto e riuscirà perciò a drenare meglio l’acqua. Se quindi con l’asciutto cerchiamo la linea più pulita per salire con il bagnato vale la regola del ricercare la linea più “nuova”, cioè con meno passaggi. Stesso discorso vale quando troviamo sentieri battuti dalle moto. Come sappiamo queste tritano il terreno creando un fango bello pesante che normalmente si attacca alle gomme e cerca di inglobarle. Se ha appena piovuto è quasi impossibile salire su questa terra girata e sciolta… e anche qui vale la regola dello stare sul bordo del sentiero o comunque sulla linea più “nuova”. Se invece la terra è ormai abbastanza asciutta e non abbiamo vie “nuove” possiamo provare ad avventurarci sulle zone che ci sembrano più asciutte (normalmente più chiare). Considerate però che questo tipo di terreno non sarà mai scorrevole come un sentiero o come il bordo dello stesse, quindi entrare nel fango, anche se rappreso, delle tracce delle moto è da evitarsi fintanto che si può.

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In caso di rocce bagnate invece c’è poco da fare, bisogna cercare la linea con meno “scalini”. Le gomme infatti hanno poco grip sulla roccia bagnata come tutti sappiamo, dovremo quindi cercare di porgli davanti meno ostacoli possibili. La linea più pulita e più dritta possibile (sarebbe importante saper fare bene le tecniche per superare gli scalini in salita) sarà quindi la preferibile. Inoltre in questo caso bisogna evitare eventuali foglie o tracce di fango perchè, sulla superficie dura della roccia ci faranon quasi sicuramente scivolare.

Veniamo ai trucchetti.

Di base ne ho due da proporvi.

Il primo prevede di tenere sempre un dito sul freno post. Come abbiamo detto è l’eccessiva coppia a generare la perdita di grip. É però difficile cambiare istantaneamente la coppia che applichiamo sulla ruota posteriore solo utilizzando le gambe, inoltre questo signific cambiare il ritmo della pedalata e dello sforzo con tutte le conseguenze del caso. Il freno in questo caso può funzionare da regolatore di coppia. Nel senso che dosandolo bene può andare a togliere quella coppia in eccesso che stiamo applicando alla ruota facendole riprendere grip. Inoltre in caso di scivolamento violento (quello che ci fa girare i pedali a vuoto) funge da contrasto alla rotazione incontrollata dei pedali. In pratica quando stiamo spingendo tanto, magari in piedi sui pedali e la ruota perde completamente aderenza ci ritroviamo spesso a dare ginocchiate al manubrio o a sbilanciarci perchè “non ci aspettiamo” che il pedale su cui stiamo applicando tutta la nostra forza scenda velocemente senza opporre resistenza. Ecco che quindi il freno post può aiutare a creare questa resistenza che permette al pedale di non scendere verso terra come impazzito. Questo sistema evita anche le perdite repentine di posizione, che causano l’impossibilità di ripartire in qualunque caso.

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Il secondo trucchetto è proprio un jolly da giocarsi nei momenti più critici e che serve a superare brevissimi tratti. Il gioco è semplicemente quello di caricare più che possiamo il posteriore per un istante in modo da dargli grip. In pratica senza tanti giri di parole si alleggerisce la bici un istante e si scende “velocemente” sulla sella col sedere, come se ci lanciassimo sulla bici alla bersagliera (ma con la sella.. non come Fantozzi). In quell’istante si può spingere anche con più forza del normale sul pedale che sta spingendo. In questo modo infatti sfruttiamo la forza di gravità per aggiungere un po’ di peso al nostro naturale e generare più grip. Per chi ha studiato un minimo di fisica è chiaro che l’attrito è dato dal peso per un coefficiente che dipende dalle superfici a contatto. Aumentando quindi il peso (un corpo di 90kg come me che cade da un metro genera un impatto, che è sempre una forza, come un peso, molto maggiore di 90 kg poiché F=m*a dove m è la massa, che è costante, e “a” è l’accelerazione, che nel caso del peso è la forza di gravità. Nel caso della caduta a questo peso va aggiunto una componente di quantità di modo data dalla velocità di caduta).

Ad ogni modo questo escamotage permette di avere un istante di extragrip che può tornarci utile nel momento in cui sentiamo che la bici tende a scivolare o impantanarsi. Ovviamente risulta molto faticoso (bisogna saltellare e spingere forte cambiando ritmo) quindi non potremo utilizzarlo sempre, cioè non possiamo salire saltellando altrimenti tanto vale andare a fare trial.

 

 

 

Ingrediente segreto. Sperare nel meglio ma aspettarsi il peggio.

Ovviamente mentre stiamo spingendo sui pedali speriamo sempre che la ruota non perda aderenza e che il 100% del nostro sforzo si trasferisca alla ruota e al terreno senza che questa scivoli. Ovviamente però questa nostra speranza non è sempre soddisfata, per questo motivo dobbiamo aspettarci che da un momento all’altro la ruota perda aderenza. Avere un buon controllo del surplace, marce basse, e la consapevolezza che questo può accadere può portarci a superare brillantemente la perdita di aderenza. Se io già so che potrò bloccarmi ad un certo punto della salita con la ruota post che scivola continuaerò a ragionare anche quando questo avverrà. Spessissimo mi è capitato di vedere persone che, sentendo la ruota post perdere aderenza iniziano a pedalare velocemente e in piedi sperando di uscire dall’impiccio, o presi dal panico cercano di sganciare i pedalini automatici in modo errato (magari se si trovavano in salite un po’ tecniche)… insomma che non aspettandosi una perdita improvvisa di grip rimangono spiazzati e smettono di ragionare. Aspettarsi il peggio in questi casi serve sicuramente a non farsi trovare spiazzati nel momento in cui siamo in difficoltà.

(ATTENZIONE: questo consiglio vale per le salite e per un riding “tranquillo”. Non applicate questa idea sui salti o in discesa altrimenti vi bloccherete e basta… in discesa vale la regola che se il vostro istinto vi dice che siete in grado di farlo dovete credergli.. ad ogni modo ne parleremo).

 

Come potete vedere oggi non appare il banner dei miei sponsor in fondo all’articolo. Questo perchè ci sono grandi novità al riguardo di cui vi farò partecipi a brevissimo sul Forum!! Restate sintonizzati!

Jack

 

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