[Test] Casco Shred Brain Box

Siamo al terzo appuntamento con i test della serie di prodotti che il brand italoamericano Shred ci ha fornito in prova. Dopo le ginocchiere Flexi Lite e il casco Short Stack, nell’articolo di oggi ci occupiamo della prova del casco integrale di questo giovane marchio, il Brain Box NoShock, un prodotto che offre soluzioni interessanti a un prezzo da media gamma.



.

Dettagli

  • Materiali: fibra di vetro – EPS – Slytech
  • Certificazioni: EN1078 (Europa) – CPSC e ASTMF1952 (USA)
  • Taglie disponibili: S/M (53-58) – L/XL (59-64)
  • Peso dichiarato: 1.096g in taglia S/M
  • Peso verificato: 1.251g in taglia S/M con imbottiture sottili
  • Prezzo di listino: €199,95 – acquistabile online sul sito Shred.

La calotta esterna è realizzata in fibra di vetro, robusta e relativamente leggera. La calotta interna fa affidamento sulla stessa soluzione adottata da Shred per il casco Short Stack, un EPS rinforzato tramite inserti nel materiale proprietario Slytech, una schiuma a celle chiuse dal comportamento simile ai materiali viscoelastici, affogati all’interno del polistirolo espanso della calotta nei punti che necessitano maggiore assorbimento per la testa in caso di urti. La visiera è invece realizzata in policarbonato ed è abbastanza flessibile da non distruggersi in caso di impatti di piccola entità.

L’apertura frontale del casco, attorno al viso, è protetta da un orlo in gomma dura incollato alla calotta esterna in modo non estremamente curato. La mentoniera è ovviamente realizzata in fibra di vetro essendo integrata in continuità alla calotta stessa del casco. Al suo interno è foderata da generosi inserti in morbida ma robusta schiuma a celle chiuse che corrono lungo l’intera mentoniera, da orecchio a orecchio. Gli inserti sono ben rifiniti e sagomati per lasciare libero accesso all’aria attreverso gli ingressi realizzati nella mentoniera, sia quello frontale, protetto da un spessa e robusta rete metallica, che i due laterali, coperti da una rete in plastica, sufficientemente robusta ma più sottile e leggera.

La stessa rete in plastica protegge tutte le restanti prese d’aria ben distribuite sulla calotta del casco. In totale il Brain Box dichiara 15 prese d’aria, ma a tutti gli effetti ne troviamo 14 dato che la piccola presa d’aria centrale della mentoniera, sopra a quella principale, è di fatto cieca, tappata dal rivestimento interno della mentoniera. Le 14 prese d’aria effettive sono quindi costituite da 8 ingressi dell’aria frontali, di cui 3 sulla mentoniera, e 7 posteriori per l’aria in uscita. Nella zona posteriore, il Brain Box offre una sede per la fascia elastica della maschera, incavata nella struttura della calotta stessa, che evita che la fascia possa scivolare durante il riding.

Il sistema proprietario RES, acronimo di Rotational Energy System, si occupa di smorzare l’energia rotazionale in caso di urti importanti, evitando che si trasferisca al cervello, nello stesso concetto di funzionamento del più famoso MIPS. Il RES funziona per mezzo di cuscinetti elastici collocati nei punti di fissaggio dell’imbottitura sulla calotta interna, quelli anteriori su patch di velcro e quelli posteriori su pin di plastica rigida che si inseriscono direttamente nella calotta.

Le tre sezioni principali delle imbottiture (calotta e guance) sono realizzate in XT2, materiale antimicrobico che previene la formazione di cattivi odori. Queste sezioni sono smontabili e lavabili mentre le fodere imbottite nella fascia frontale e in quella occipitale, soggette a sporcarsi facilmente, sono purtroppo incollate alla calotta interna e quindi non si possono smontare per essere lavate. Il set di imbottiture è disponibile in due misure per ciascuna taglia di casco, così da regolare la vestibilità del casco in base alle proprie necessità. Nella confezioni d’acquisto troviamo quindi il set di imbottiture sottili (Custom Fitting Thin) e quelle spesse (Custom Fitting Thick). Personalmente, per trovare il fit ideale, ho mixato i set, utilizzando l’imbottitura della calotta in versione Thin e le imbottiture delle guance in versione Thick.

Come sistema di chiusura, il Brain Box adotta il quick release che, in termini di sicurezza, è l’unico in grado di avvicinarsi al tradizionale, semplice ed efficace sistema a doppia D, il riferimento assoluto per affidabilità e precisione dai caschi di Formula 1 fino ai più economici caschi integrali da MTB. Rispetto al double D, il quick release offre maggiore velocità e facilità di impiego sia per allacciare che per slacciare il casco anche con i guanti. Le cinghie sono foderate da morbide imbottiture per proteggere il viso e anche in questo caso sono parte integrante del casco quindi non si possono smontare per essere lavate.

In azione

Essendo estate, periodo in cui i bike park sono in funzione, ho potuto mettere alla prova il Brain Box nel suo ambiente naturale. La vestibilità personalizzabile e le imbottiture soffici e morbide al tatto si traducono in un livello di comfort molto alto e favoriscono la stabilità del casco sulla testa, che infatti, scegliendo le giuste imbottiture, si muove solo il minimo inevitabile. Una parte di questo minimo movimento è comunque funzionale ed è imputabile al sistema protettivo RES. La sensazione di robustezza della calotta esterna è ottima e la mentoniera stessa è molto rigida e robusta. Le ventilazione è buona ma non ottima e le imbottiture tendono quindi a raccogliere molto sudore. La visiera è solida ma cigola leggermente quando la si muove a causa della mancanza, facilmente risolvibile, di rondelle di plastica che la separano dal casco nei tre punti di ancoraggio. La chiusura, inconsueta per un casco integrale da MTB rispetto al più tradizionale sistema a doppia D, è di ottima qualità, molto pratica e veloce.

Conclusioni

Shred consiglia questo casco integrale per le discipline dall’enduro al DH, ma risulta piuttosto pesante per l’utilizzo in enduro e probabilmente non abbastanza trendy per i downhiller che sfoggiano esclusivamente caschi dell’ultima stagione di FOX o TLD, invece il Brain Box sembra essere il casco perfetto per i freerider che macinano ogni giorno chilometri di dislivello negativo in bike park, badando alla sostanza e al rapporto qualità prezzo. Le finiture non sono certo impeccabili mentre le soluzioni tecnologiche, seppure realizzate in economia rispetto ai caschi premium, garantiscono un ottimo livello di protezione, superiore ai competitor su questa fascia di prezzo. La robustezza è significativa e le prestazioni in generale sono buone mentre il design, sobrio e ben proporzionato, offre un buon impatto estetico.

Shred.

 

Storia precedente

Loris Revelli è il nuovo campione italiano di enduro

Storia successiva

Problemi con la frizione del cambio Shimano? Ecco come risolvere

Gli ultimi articoli in Test