[Test] Stem Dhsign HPX

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Dietro al marchio Dhsign c’è un artigiano che progetta e realizza i suoi prodotti nella provincia di Vicenza e che si è fatto conoscere in questi anni per l’attenzione ai dettagli e per la ricerca di soluzioni tecnologiche differenti dai soliti schemi. A fine ottobre scorso ha presentato il nuovo attacco manubrio HPX, un prodotto molto particolare e innovativo che rompe le regole del tradizionale attacco manubrio. Il nuovo stem HPX rappresenta l’evoluzione dello Hugo, il primo stem prodotto da Dhsign con questa tecnologia che avevo personalmente testato cinque anni or sono. Il miglioramento rispetto alla prima versione è evidente, non solo esteticamente: Dhsign ha infatti affinato e semplificato alcune soluzioni tecniche e corretto un paio di fattori come la posizione del manubrio particolarmente alta e il peso eccessivo, abbassando il rise e soprattutto dimezzando il peso, al punto di rendere lo HPX uno degli stem più leggeri sul mercato.



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La particolarità dello HPX risiede chiaramente nella struttura del clamp del manubrio, realizzato con un’ampia fascia in acciaio inox dello spessore di 1mm in luogo del tradizionale clamp in alluminio. La fascia in acciaio, materiale scelto per la sua elasticità rispetto all’alluminio, ha infatti la funzione di cingere il manubrio per più di metà della sua circonferenza generando una pressione omogenea ed evitando quindi di creare punti di pressione riconducibili a potenziali cause di rottura, soprattutto in abbinamento a manubri in carbonio. La procedura di montaggio dello HPX è di conseguenza differente rispetto agli stem tradizionali ma altrettanto semplice.

La parte superiore dello stem ha una sede incassata che accoglie la parte corrispondente della fascia in acciaio. Qui troviamo un piccolo perno quadrato, realizzato a CNC direttamente dal pieno dello stem, che consente alla fascia di incastrarsi nella sua sede con un “click”, sorreggendo in posizione il manubrio prima ancora di avvitare la fascia allo stem così da consentirci di lavorare con le mani libere e in modo preciso.

In seguito la fascia verrà avvitata allo stem tramite due viti Torx 25 in acciaio. Il piccolo perno quadrato inoltre, bloccando in sede la fascia di acciaio, evita che le viti lavorino a taglio. Durante la procedura di installazione, Dhsign consiglia di lasciare queste due viti a 1mm dalla battuta, così da consentire alla fascia di potersi muovere fino allo step di installazione successivo.

Un blocchetto di acciaio è saldato alla parte inferiore della fascia e consente, tramite i due fori, di fissare la fascia alla parte inferiore dello stem. Questa è una delle novità principali rispetto allo Hugo, la prima versione di questo sistema, che utilizzava un blocchetto in alluminio di dimensioni maggiori che si fissava a incastro sulla fascia e veniva successivamente avvitato allo stem. L’attuale soluzione offre infatti una maggiore rigidezza e solidità, permettendo al contempo di risparmiare peso.

Nei due fori si inseriscono due viti M6 in acciaio con testa a brugola per mezzo delle quali la fascia di acciaio si stringe alla base dello stem. Il nuovo sistema con blocchetto saldato e la migliore sagomatura della fascia stessa consentono un accoppiamento allo stem più lineare e preciso, con un carico trasversale sulle viti notevolmente ridotto rispetto al modello precedente. Una volta inserite le viti, senza avvitarle fino a battuta, si può procedere a serrare le viti superiori e in seguito a regolare la posizione del manubrio. In ultimo si torna a serrare le viti inferiori e si è pronti a partire.

La parte principale dello stem è stata ridotta all’essenziale grazie a un’accurata lavorazione a CNC che ha consentito una drastica riduzione di peso, coadiuvata dall’alleggerimento della fascia in acciaio prodotta dall’ampliamento dell’asola centrale. Ora l’attacco manubrio ha fermato la nostra bilancia a 115 grammi, un valore quasi dimezzato rispetto ai 225 grammi della prima versione. Lo stem HPX è disponibile in una sola versione da 37mm di lunghezza che rappresenta una scelta moderna e coerente con l’attuale trend di geometrie. Per quanto riguarda invece lo standard di accoppiamento al manubrio, è disponibile sia la versione da 31.8mm che da 35mm di diametro. Numerosi invece i colori disponibili per quanto riguarda la parte in alluminio dello stem mentre per quanto riguarda la fascia in acciaio, per coloro che non gradiscono il metallo nudo, è in programma una versione nero lucido.

L’innovativa soluzione della fascia in acciaio per sorreggere il manubrio ha un evidente impatto estetico sull’intero cockpit al quale conferisce una linea filante e leggera, decisamente minimale. L’efficacia del sistema è ottima dato che il manubrio resta bloccato in sede con un accoppiamento molto preciso del clamp sull’attacco manubrio e con un’aderenza della superficie interna della fascia sul manubrio molto precisa che consente un’ottima distribuzione della pressione della chiusura senza punti particolarmente stressati. Ne ho avuto ulteriore conferma smontando il manubrio a fine test, dato che la finitura del manubrio RaceFace Next R 35 era leggermente segnata dalla sagoma del clamp del suo stem originale, un RaceFace Turbine R 35, ma non ha riportato il benché minimo segno a seguito del test con lo HPX.

Anche per quanto riguarda la parte posteriore dello stem l’estetica è leggera con il cannotto della forcella che resta abbondantemente esposto. L’accoppiamento minimale tra stem e cannotto non assicura una rigidezza torsionale granitica ma è comunque più che sufficiente per la destinazione d’uso anche considerando che la fascia in acciaio determina un fissaggio del manubrio molto solido e rigido. Lo stem ha un’altezza di rise di 9mm quindi ho eliminato uno spacer da 1cm al di sotto dello stem per replicare lo stack dell’attacco originale ma occorre considerare che se normalmente si utilizza un attacco con zero rise senza spacer, montando lo HPX l’altezza da terra del manubrio aumenta appunto di 9mm.

In generale il nuovo stem di Dhsign è finemente curato e ben progettato, nettamente migliorato rispetto al suo progenitore Hugo, e si distingue per un design minimale ed elegante, leggero sia come peso che come estetica ed efficace nel serrare adeguatamente il manubrio garantendo la massima sicurezza in particolar modo in abbinamento a manubri in carbonio.

Peso dichiarato:  96 grammi
Peso verificato:  115 grammi

Prezzo:  €140

Dhsign

 

Commenti

  1. p84:

    E' il manubrio, nelle parti terminali, cioè in prossimità delle manopole, che deve flettere leggermente per assorbire le vibrazioni. Lo stem non deve flettere o torcersi, provato personalmente quando avevo l'Opi di Cannondale su Fsi e ora stem tradizionale su Fsi Ocho. Il primo era più pesante ma perfettamente fermo, il secondo torcendo restituisce una sensazione di insicurezza nella guida, ragion per cui l'ho sostituito con uno più rigido. Praticamente se lo stem flette o torce anche di mezzo millimetro, nelle zone terminali del manubrio questa variazione si amplifica e diventa tanto maggiore quanto più è largo il manubrio. In particolare se l'attacco torce si ha il cosiddetto "effetto elica", praticamente lo stem diviene il fulcro intorno al quale il manubrio ruota proprio come farebbe l'elica di un aeroplano (con le dovute proporzioni)
    Dove avrei detto che flette o che torce? Piuttosto ho scritto testualmente che la rigidezza è più che sufficiente per la destinazione d'uso, che direi che indichi chiaramente proprio il contrario.
  2. Visivamente sembra un bel prodotto ben rifinito , mi convince poco nella parte inferiore l'accoppiamento tra il corpo dello stem e la fascia - clamp in acciaio : sembra che ci siano 4 denti - guida al di sotto dei quali c'è il blocchetto d'acciaio per il serraggio , si crea in tal modo uno scalino che potrebbe limitare leggermente l'omogeneità della chiusura , a meno che la fascia in acciaio sia sagomata per compensare quel deslivello tra "dentini"dello stem e clamp ?
  3. ricordo che all’aumentare della rigidezza di un certo collegamento strutturale aumenta anche la sua fragilità
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