Transardinia: Gennargentu e singletrack spaziali

Tappone alpino per il quarto giorno consecutivo di pedalata, con la salitona al Gennargentu, la “Porta del Vento”. Ed infatti il forte vento non è mancato, anzi, all’uscita da certi tornanti bisognava andare di bolina stretta per avanzare. Per fortuna il sole non è mancato in modo da rendere tiepida la temperatura, che ora è lontana dai 30° del primo giorno, anche per via dell’altitudine.
La salita al Gennargentu è molto lunga e tosta come pendenze, divisa in 3 tratti, Meco Stica e Parde i nomi delle località, intervallati da corti pezzi in piano.
Per fortuna prima dell’ultimo pezzo che arriva alla vetta si incrocia una strada asfaltata che porta alla base delle piste da sci, dove ci aspettava il mezzo di appoggio con banane e cocacola.
Roberto “rococco” ci aspetta sempre con la Land Rover in due punti lungo ogni tappa. Cosa molto confortante soprattutto dal punto di vista psicologico, perché aldilà delle eventuali banane e cocacole puo’ sempre servire per pezzi di ricambio, assistenza tecnica in generale o altre magagne che possono intervenire in tappe di sempre non meno di 10h di pedalata quotidiana. O, mal che vada, scaldare sul motore un po’ di maialetto e patate.
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Dalla vetta del Gennargentu è seguita una discesa s-p-a-z-i-a-l-e, perlomeno secondo il mio gusto; di quelle che ti ridanno vigore e sorriso dopo la fatica della salita.
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Dopo un po’ di saliscendi (inevitabili come le tasse da queste parti) siamo discesi verso l’agriturismo “Girgini” del sig. Mario che ci ospita. A metà strada abbiamo incontrato due giovani pastori a cui abbiamo chiesto permesso di passaggio sulla loro proprietà. Guida 1 ha fatto un po’ di chiacchere e “pubbliche relazioni”, cosa che ho capito essere molto importante in questi attraversamenti (e che sarebbero difficili da fare per gente che non conosce posti e lingua locali, come me). Mentre stavamo per ripartire i due giovani hanno di colpo cambiato idea, ci hanno blocccati e portati a casa loro offrendoci birra e mirto. Inutile opporre resistenza. Io tra me e me pregavo solo che i saliscendi successivi non fossero ancora troppo lunghi, da affrontare con birra in corpo a stomaco vuoto.
Dopo questo inaspettato happy hour ed un paio di kilometri ancora l’arrivo a fine tappa. Dopo aver stilato rapidamente classifica ed i tempi degli abbuoni vari (ho capito che i miei compagni di pedalata sono molto competitivi) doccia calda molto gradita e gambe sotto il tavolo.
Dopo manzo, maiale, cavallo e pecora stasera è toccato ad una capra il sacrificio per rifocillarci (non oso pensare quali altri mammiferi mangeremo nei prossimi giorni). Assieme all’immancabile ricotta fatta in casa, prosciutto fatto in casa, miele fatto in casa, ed altre cose fatte in casa di cui non riusciro’ mai a ricordare i nomi, a meno di non chiederne 20 volte lo “spelling”.
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Il padrone di casa, dopo aver fatto il punto con tutti se avessero conoscenze comuni (altra usanza locale mi par di aver capito), ha cominciato a raccontarci aneddoti di caccia e vari.
Alla fine della serata mi erano chiare due cose: che non è mai bene rilassarsi troppo se si vuole essere saporiti e che fare il vigile urbano da queste parti non è un mestiere popolare.
Erano anni comunque che non ridevo tanto. La buona compagnia è davvero il miglior integratore.

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