di Daniel Naftali
Le forcelle ad escursione variabile, comunemente dette “abbassabili”, hanno avuto sin dalla loro uscita sul mercato un grandissimo successo, specialmente nel settore AM-enduro e sulle bici pedalabili dalle grosse escursioni.
Si tratta solo di marketing ed effetto placebo, oppure queste forcelle possono realmente migliorare la pedalabilità della bici? Cercheremo di dare risposta a questa domanda nell’articolo di oggi.
Forcelle accorciabili e ad escursione variabile: stesso principio, ma risultati diversi
Comunemente, quando ci si riferisce a forcelle che possono variare la loro lunghezza, si usa per la denominazione di “forcelle abbassabili”. In realtà le forcelle “abbassabili” si distinguono in due grosse categorie: le forcelle accorciabili e le forcelle ad escursione variabile.
Il principio è sempre lo stesso: la forcella presenta al proprio interno un sistema che consente di variarne la lunghezza, ma il risultato che si ottiene in termini pratici è estremamente diverso.
Le forcelle accorciabili hanno un meccanismo che impedisce alla forcella di ristendersi completamente, spesso andando a bloccare il reflusso dell’olio idraulico dopo la compressione. In questo modo la forcella rimane si accorciata, ma l’elemento elastico rimane fortemente precaricato rendendo la forcella estremamente rigida, quasi come se si avesse una sorta di blocco o di piattaforma stabile. Il risultato è che la forcella non lavora sulle piccole asperità copiando le irregolarità del terreno ma solo su urti di grossa entità.
Forcella tutta estesa e forcella accorciata: si noti come varia l’inclinazione dell’angolo sterzo.
Le forcelle ad escursione variabile invece presentano un meccanismo che, oltre a consentire l’abbassamento della forcella, è anche in grado di compensare la durezza dell’elemento elastico adattandola alla nuova lunghezza ed escursione della forcella. Generalmente, nei sistemi ad aria questo effetto si ottiene con un meccanismo che trasferisce aria dalla camera positiva a quella negativa.
Il risultato è che la forcella rimane burrosa anche nella prima parte di escursione ed è quindi in grado di assorbire bene anche i piccoli ostacoli, garantendo una maggiore fluidità di marcia specialmente su terreni irregolari ed accidentati.
Eventuali sistemi per ridurre il bobbing (piattaforma stabile, valvola inerziale o blocco) saranno invece affidati all’idraulica, con il vantaggio di poter offrire all’utente la possibilità di regolarne l’effetto ed eventualmente escluderli.
I due sistemi sono molto differenti quindi. La differenza si percepisce prevalentemente sulle salite sterrate con fondi accidentati. Se su asfalto o fondi compatti le forcelle accorciabili possono sembrare vantaggiose perché una volta abbassate rimangono ferme senza fastidiosi ondeggiamenti, quando si pedala invece su fondi irregolari (la classica salita tecnica in sigle track, per intenderci) la bassa capacità di assorbimento degli ostacoli rende più difficoltosa la guida: l’avantreno tende a saltare sugli ostacoli invece che copiarli, rendendo necessarie numrose correzioni nella guida ed aumentando la tendenza della bici ad impennarsi.
Insomma, abbiamo capito che non si tratta della stessa cosa…
Abbassare la forcella è un grosso aiuto sulle salite più ripide. Photo by Domingosh.
Perché accorciare la forcella?
Le geometrie di una bicicletta sono un parametro estremamente importante nel determinare il suo comportamento sia in salita che in discesa.
Tuttavia è molto difficile trovare in giusto compromesso tra salita e discesa, specialmente su bici che devono pedalarsi bene ed allo stesso tempo essere performanti in discesa… Le geometrie ideali per la salita sono pessime per la discesa e viceversa geometrie prettamente discesistiche rendono difficilmente pedalabile la bicicletta in salita. Bisogna quindi giungere a dei compromessi, a delle vie di mezzo, oppure inventarsi qualche sistema che consenta di variare le geometrie quando si affronta la salita e quando si affronta la discesa.
Alcuni produttori hanno sviluppato (con poco successo, tra l’altro) sistemi piuttosto complicati per ottenere questo effetto, sistemi che si basano sul trasferimento di aria in pressione tra ammortizzatore e forcella.
In realtà, come ben sappiamo, in metodo più semplice per modificare le geometrie di una bicicletta consiste nel variare l’altezza della forcella. Proprio seguendo questa linea di pensiero nascono le forcelle abbassabili, ovvero forcelle che si possono accorciare azionando un semplice comando.
Come tutti sappiamo l’ideale per la discesa sono geometrie con angoli rilassati (angolo sterzo aperto ed angolo sella inclinato), mentre per la salita l’ideale sono un angolo sterzo e sella più verticali ed una posizione più bassa sull’avantreno, per evitare che la bici si impenni.
La possibilità di abbassare la forcella consente proprio di passare da una geometria più discesistica ad una più adatta per la salita, con ovvi benefici.
Prendiamo un esempio pratico per capire meglio. Consideriamo una Intense Tracer 2, una bici enduro con le seguenti geometrie con forcella da 160mm:
– Angolo sterzo da 67°
– Angolo sella da 72°
Vediamo cosa succede alle geometrie abbassando la forcella di 45mm, la capacità di abbassamento della Lyrik Coil U-turn.
Con l’aiuto del software Linkage possiamo agevolmente analizzare le variazioni geometriche.
Innanzitutto notiamo come un abbassamento di soli 45mm provochi un aumento dell’angolo sterzo che ora si trova molto più chiuso, passando da 67° a 69,1°. Anche l’angolo sella diventa molto più verticale: si passa da 72° a 74,1°.
Si ottengono insomma delle geometrie da bicicletta XC, perfette per la salita, con angolo sella molto verticale ed angolo sterzo chiuso. Naturalmente la posizione in sella non sarà la stessa di una bici XC-marathon, in quanto su una enduro si monteranno un manubrio più largo ed una pipa più corta, ma le nuove geometrie miglioreranno la posizione per la salita, rendendo la pedalta più efficiente.
Insomma una forcella abbassabile migliora senza dubbio la pedalabilità, soprattutto su biciclette con escursioni abbondanti e geometrie discesistiche.
Il rovescio della medaglia
Se il vantaggio geometrico sugli angoli è considerevole, ci sono anche alcuni svantaggi.
Innanzitutto abbassando la forcella si abbassa anche l’altezza del movimento centrale. Nel caso della Tracer 2 si perdono 16mm di altezza, che possono creare problemi di contatto delle pedivelle con il terreno, inconveniente molto fastidioso sulle salite tecniche. Su bici con movimento centrale già basso di suo, una forcella abbassabile può non essere la scelta migliore…
Un movimento centrale troppo basso può essere molto fastidioso in salita. Photo by Seb Rogers
In secondo luogo le forcelle abbassabili presentano dei meccanismi spesso piuttosto complessi, specialmente se ad aria. La complessità dei meccanismi e la presenza di numerose guarnizioni interne, genera una serie di problemi:
– Innanzitutto le forcelle ad aria abbassabili hanno un attrito interno più elevato delle sorelle ad escursione fissa. Questo è dovuto alle guarnizioni aggiuntive necessarie a far funzionare il meccanismo di abbassamento.
– C’è poi da dire che i meccanismi di abbassamento, sono in genere più soggetti a rotture e malfunzionamenti. Quel che non c’è non si rompe, dice un detto. E’ evidente che la semplicità di una camera pneumatica fissa, con solo 3 guarnizioni, assicura un’affidabilità maggiore nel tempo.
– C’è poi anche il fattore peso. I meccanismi di abbassamento pesano e per forza di cose una forcella abbassabile peserà di più di una ad escursione fissa, tanto che su alcuni modelli il peso della versione abbassabile può essere uguale a quello della versione a molla.
Diverso è il discorso per le forcelle a molla ad escursione variabile (ad oggi prodotte solo da Rock Shox). Per come è realizzato il meccanismo non si hanno i problemi sopra elencati: sia per quanto riguarda il funzionamento, l’affidabilità ed il peso le versioni a molla abbassabili sono del tutto analoghe a quelle a molla ed escursione fissa.
Il sistema Coil U-Turn di Rock Shox permette di abbassare la forcella tramite una vite senza fine in plastica che si avvita sulla parte inferiore della molla. Nessuna guarnizione in più, nessun precarico e peso pressoché assimilabile alla versione a molla ad escursione fissa.
Alcuni rider lamentano invece una maggiore resistenza all’avanzamento con la forcella abbassata, specialmente in piano o su salite poco pendenti. In realtà, a meno che non si monti una gomma molto meno scorrevole davanti (mescola più morbida, disegno più aggressivo e/o sezione più generosa), la diversa distribuzione dei pesi non influisce sulla scorrevolezza complessiva delle bicicletta. Il problema può però essere di tipo biomeccanico. Se infatti si imposta l’assetto della bicicletta a forcella tutta estesa, è possibile che la posizione in sella quando si abbassa la forcella possa non essere più ottimale e l’avantreno possa risultare troppo basso.
Non dimentichiamoci poi che nonostante il telaio possa assumere a forcella abbassata delle geometrie XC, la bici comunque rimane sempre una am-endruo. Il peso, per una bicicletta sarà per forza di cose maggiore, così come la resa in pedalata della sospensione posteriore. Se poi si aggiungono una pipa più corta ed un manubrio più largo, risulta evidente che una bici XC puro ed una am-enduro con forcella abbassabile non sono tra loro assolutamente paragonabili.
Quindi cosa è meglio?
Ritorniamo quindi alla nostra domanda di apertura: cosa è meglio tra una forcella ad escursione variabile ed una a corsa fissa?
La risposta non è così immediata, possiamo dire “dipende”…
Le forcelle ad escursione variabile possono rendere più confortevole la pedalata sulle lunghe salite migliorando la posizione in sella, il comfort e la resa della pedalata. Sono quindi particolarmente indicate a chi utilizza la MTB in contesti alpini, con frequenti salite su singletrack o strade ripide e percorsi molto lunghi. Avere una forcella abbassabile è poi fondamentale per quelle bici con angoli molto discesistici ed escursioni generose, bici come le moderne enduro-ligh freeride da 180mm di escursione. Questa nuova tipologia di telai è nata proprio grazie alle forcelle abbassabili: con una forcella fissa da 180mm e geometrie così discesisti che, ci sarebbero non pochi problemi di pedalabilità, specialmente sul ripido.
Canyon Torque Vertride: una delle tante enduro da 180mm che senza forcella abbassabile sarebbero difficili da pedalare.
Una forcella ad escursione fissa invece è più indicata per chi bada al peso e vuole una bici senza troppe complicazioni. In ambito race, specialmente per quanto riguarda le gare enduro, ad esempio è molto più importante risparmiare qualche etto piuttosto che avere la possibilità di accorciare la forcella, funzione che nelle fasi concitate della gara risulterebbe inutilizzata. In generale comunque chi nei propri giri difficilmente incontra lunghe salite in singletrack nel bosco e magari si trova spesso a salire su strade asfaltate o sterrate non troppo ripide, può fare a meno della possibilità di abbassamento.
L’importante è il tipo di bici. Non conta solo l’escursione delle sospensioni… Ci sono bici che nonostante le escursioni generose si pedalano molto bene anche con forcella ad escursione fissa mentre ci sono altre bici che, sebbene non abbiano escursioni così generose, si pedalano male a meno di non avere una forcella abbassabile.
MDE Damper I-Link: una bici che nonostante i 170mm di escursione si pedala piuttosto bene anche con la forcella fissa.
Generalmente per capire se una bici si può pedalare bene anche con la forcella fissa, bisogna valutare le geometrie, in particolare l’angolo sella. Se l’angolo sella rimane piuttosto verticale, la bici avrà una buona pedalabilità anche con forcella ad escursione fissa. Viceversa bici con angoli sella molto distesi, nella maggior parte dei casi richiedono forcelle abbassabili, in modo da rendere più verticale il piantone sella.
Biciclette con piantone sella piuttosto verticale si pedalano bene anche con forcelle ad escursione fissa, come nel caso della Slayer 2011 che abbiamo testato.
Per quanto riguarda l’angolo sterzo invece non è così influente. L’effetto in salita di un angolo sterzo più aperto è abbastanza limitato e diventa negativo solo nel momento in cui si deve cambiare direzione, come nel caso di uno stretto tornante in salita su singletrack.
Questo naturalmente in linea del tutto generale… Non è facile valutare sulla carta la pedalabilità di una bici con un determinato allestimento: spesso la risposta definitiva la si ottiene solo con una prova sul campo…