Curve sul viscido

Dopo la frenata sul viscido della scorsa settimana, andiamo ad analizzare cosa fare quando, sullo stesso terreno, bisogna curvare. Per prima cosa andremo ad analizzare l’uso dei freni, la posizione del corpo e le differenze nei movimenti da effettuare rispetto al terreno asciutto. Andremo poi ad analizzare le traiettorie migliori e infine l’immancabile ingrediente segreto. Prima di iniziare invito coloro che non avessero letto o non ricordassero l’articolo sulle curve a visionarlo a questo link

 



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Uso dei freni.

Va da sè che curvare in condizioni di scarsa aderenza come può essere una curva bagnata significa inevitabilmente diminuire la velocità rispetto all’asciutto, questo perché dovremo inevitabilmente cercare di diminuire le forze in gioco sui tasselli per evitare la perdita di aderenza. Per quanto riguarda l’uso dei freni durante la curva è, come spesso accade, sconsigliato. Da privilegiare nel caso il posteriore facendo attenzione a non bloccare la ruota, quindi cercando di parzializzare al meglio.

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Detto questo ipotizzando di avere una classica curva ad ampio raggio il concetto di frenare sul dritto e poi entrare in curva diventa ancora più fondamentale. Se sull’asciutto, in alcuni casi, possiamo rischiare qualcosa “allungando” la frenata fino ad ingresso curva, sarà meglio evitare questo rischio in caso di terreno viscido. La frenata, unita all’ingresso in curva, farà facilmente perdere aderenza alla ruota anteriore che si girerà “chiudendo lo sterzo” e sbattendoci quasi sicuramente faccia a terra.

Abbiamo detto quindi di essere il più possibile cauti in entrata di curva, privilegiando piuttosto l’uscita, momento nel quale i freni non vanno a togliere il grip, già scarso, alle ruote. Inoltre questo concetto rientra nell’idea di guida fluida, e aggiungo pulita, già espressa nel precedente articolo.

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Posizione del corpo.

Ecco che qui partirà una bella diatriba. In caso di bagnato noi dobbiamo sempre aspettarci che prima o poi la ruota possa partire. Inoltre a causa della velocità ridotta e della necessità di diminuire il più possibile la forza che agisce lateralmente sui tasselli delle nostre gomme, per scongiurare le perdite di grip, può aver senso inclinare leggermente la bici verso interno curva. Attenzione che questo non significa mettere piatta la bici e sperare di curvare in questo modo, è chiaro però che quella piega che ci permetteva di usare i tasselli laterali sull’asciutto questa volta non sarà così accentuata, dovremo quindi dare una mano alle gomme e far lavorare i tasselli nel modo migliore. Non potremo quindi buttarci di forza con le spalle all’interno della curva affidandoci al grip delle gomme, ma dovremo stare un po’ “sopra” alla bicicletta.

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Non aspettatevi che però con questa inclinazione la bici tenga, siamo sempre sul viscido e il nostro mezzo cercherà di scivolare via.

Questo escamotage più che ad un maggiore grip serve proprio perché ci permetterà di avere un po’ più controllo nel momento in cui le ruote dovessero perdere aderenza. Se noi ci buttassimo all’interno della curva fidandoci delle gomme potremmo percorrere la curva più velocemente ma non appena una delle gomme dovesse perdere aderenza ci ritroveremmo a strisciare per terra. Al contrario la posizione spiegata prima ci permetterà di avere quei pochi istanti in più in cui, allargando la curva, mettendo giù un piede, aspettando un appoggio, potremo provare a non cadere per terra ma a rimanere in piedi ed uscire indenni dalla curva. Insomma come al solito la parola d’ordine sul bagnato è prudenza e pulizia nella guida.

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Non ho ancora spiegato a dovere il concetto di “spingere” in curva per accentuare il grip e cercare di guadagnare velocità in uscita, arriverà una puntata anche su quello (l’ho solo accennato sulla puntata delle curve in sequenza). Ad ogni modo per chi già avesse in mente questo tipo di concetto ricordatevi che in caso di fango è spesso controproducente. La spinta che noi utilizziamo per chiudere la curva e prendere velocità viene letta dalle ruote come una richiesta ulteriore di grip al terreno, potrà quindi essere usata solo su terreno compatto, il bagnato non è certamente la condizione giusta!

Cerchiamo anzi di essere il più “leggeri” possibile evitando movimenti eccessivi o inconsulti.

 

Traiettorie

Dal mio punto di vista in caso di bagnato questo diventa l’aspetto davvero fondamentale sul quale lavorare. Spesso il terreno viscido va ad intimorire i rider che iniziano a cercare le traiettorie più pulite dal punto di vista ostacoli, anche se questo significa andare a fare mille curve e curvettine per evitare pietre più o meno grosse. Dal mio punto di vista invece sarebbe fondamentale cercare di ammorbidire il più possibile la curva per imprimere meno accelerazione laterale alle gomme e chiedere quindi meno lavoro alle stesse. Inoltre è assolutamente fondamentale andare a cercarsi ogni tipo di appoggio che possa aiutarci a curvare. Una piccola traccia, una radice sporgente, un sasso un po’ lungo con un fianco sul quale appoggiare le ruote possono essere un prezioso binario sul quale fare affidamento. Normalmente su percorsi molto tracciati o su terreni morbidi, si creano vere e proprie canaline che sembrano appartenere ad un campo da cross più che ad una discesa da mtb. Sfruttarle cercando di farsi guidare e assecondarle può risultare una buona tattica poiché ci permetterà di osare qualcosa in più. Ecco quindi che le traiettorie diventano fondamentali. Per esempio se io ho una curva con un appoggio esterno ed un passaggio interno in contropendenza che la taglia, potrò decidere di tagliarla in caso di asciutto, e di affidarmi invece all’appoggio in caso di bagnato.

Stessa cosa per quanto riguarda curve nel bosco con radici e altri ostacoli da superare. Ovviamente prendere una “canalina” e seguirla non sarà un gioco da ragazzi, ecco che verrà in aiuto l’escamotage della bici leggermente inclinata come detto prima. Nel momento in cui sbagliassimo leggermente andando a stringere troppo la traiettoria (con la ruota anteriore che inesorabilmente scivolerà cercando di risalire il piccolo cordolo del nostro canale) avremo la possibilità di recuperare l’errore non appena la ruota, derivando verso esterno curva, andrà ad impattare nuovamente nell’appoggio.

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Ecco una sequenza in cui l’anteriore cerca di uscire dalla canalina nonchè di sbattermi a terra.

 Il concetto per riassumere è che bisogna ampliare il più possibile i raggi delle curve, tranne nel caso in cui ci fosse la possibilità di appoggiarsi ad un qualunque ostacolo sul percorso, condizione da privilegiare per aumentare a dismisura la sicurezza nel non trovarsi fuori dal percorso.

 

 

Ingrediente segreto- piede giù motocross style.

Può avere senso perchè permette di osare un minimo di più. È importante però che chi usa questo tipo di tecnica sia ben consapevole che togliere il piede non significa scaricare l’anteriore o “sedersi”. Utilizzare il piede come ancora di salvezza significa comunque rimanere in posizione caricando l’anteriore e rimanendo sollevati dalla sella. La ripartizione dei pesi non cambia, cambia solo che avrete un piccolo margine in più per non cadere. Inoltre per chi usa i pedali a sgancio dovrete sempre considerare quale sia la vostra velocità nel riagganciarvi quando tirate via un piede e come sia il sentiero dopo la curva (se molto tecnico può risultare scomodo riagganciare il pedale e conviene magari non osare in curva a favore di un maggior controllo in uscita).

 

Ricordo che io e Federico Frulloni saremo presenti alla superenduro di Sestri per aiutarvi a superare le difficoltà nelle varie PS e per poter effettuare fit check e ricevere consigli sulla vostra preparazione. Cercate gli stand Invicta nei due paddock (espositori e team) e ci troverete con i nostri POWER ENDURO

 

Alla prossima.

Jack

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