Islanda: fra fantasmi e natura [parte 3]

[Continua da qui] Nonostante la faticosa giornata di ieri e le poche ore di sonno sono in piedi prima delle 8, guardando fuori dalla finestra noto che il nero della lava ha lasciato il posto ad un velo di neve. In quel momento provo una felicità nel non essere nella mia tenda ma dentro un rifugio. Dopo una bella colazione in compagnia degli altri ospiti parto in direzione Laugafell.

[I]Tungnafellsjokull…[/I]
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[I]Il rifugio Nyidalur[/I]
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Il paesaggio è uguale a ieri, seppur affascinante è stancante vedere intorno a sè sempre le stesse cose per così tanto tempo, c’è lo stesso ghiacciaio alla mia sinistra ormai da tre giorni, sembra di pedalare e pedalare e fare pochissima strada.

[I]Hofsjökull…Sono 3 giorni che pedalo per girargli intorno e finalmente è alle mie spalle.[/I]
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In un posto cosi non si può pensare alla meta ma si va avanti rettilineo dopo rettilineo, cunetta dopo cunetta, ci si pone un traguardo, fin dove si riesce a scorgere la strada, arrivato a quel punto vedo il prossimo traguardo.

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[I]In questi rettilinei rimani un po stupito dall’immensità e tanto sconfortato nel vedere quel lungo pezzo di strada dritta che si perde all’orizzonte.[/I]
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[I]Non mi faccio mancare niente, neanche qualche guado.
Dopo un po’ di esitazione decido di affrontarlo in sella. Riesco ad arrivare dall’altra parte senza bagnarmi i piedi. Grazie Goretex[/I]
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[I]Altro guado[/I]
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Traguardo dopo traguardo e col vento laterale verso le 16 vedo la mia meta giornaliera. A Laugafell c’è una pozza di acqua calda naturale nella quale mi piacerebbe fare il bagno ma il vento con 4 gradi sopra lo zero mi fa cambiare idea.
Ripasso mentalmente la tabella di marcia ma ho un problema, non so che giorno è, e non so nemmeno da quanti giorni sono in giro nè fra quanti giorni ho l’aereo, devo tirare fuori il quaderno e verificare. Che bella sensazione liberarsi dall’ossessione del tempo, ore e minuti sono spariti, il tempo si misura in giorni.
Domani si abbandona queste lande desolate e si ritorna nella civiltà. Non so bene se sono contento o mi dispiace, sicuramente se non ci fosse questo vento prolungherei la mia permanenza nel deserto, ma sono in ritardo sulla tabella di marcia di un giorno.
Appena tramonta il sole sono già nelle braccia di morfeo.

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Una cosa della quale sono affascianto in questo posto sono le segnalazioni stradali nel bel mezzo del niente.
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Verso mezzogiorno sono veramente stufo di pedalare nel deserto e, raggiunta, la quota di 940m s.l.m. vedo la fine del deserto e l’inizio di una lunga discesa che dovrà riportarmi al livello del mare a una 60ina di km di distanza. Sento la tensione diminuire, ho vinto io, sono ancora vivo dopo l’attraversamento del deserto. In lontananza vedo la prima fattoria, prima però di tornare nella civiltà mi godo un ultimo momento di solitudine e ne approfitto per pranzare.

[I]La fine del deserto[/I]
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[I]Pausa pranzo[/I]
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[I]Grundarkirkja…e forse la piu bella chiesa in Islanda.[/I]
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Akureyri, con 17.500 abitanti è la seconda città Islandese, praticamente 5500 abitanti in più del paese in qui vivo.
Giungo ad Akureyri nell’ultimo giorno del festival delle arti, ci sono esibizioni di vari artisti sparsi un po’ per tutta la cittadina.

[I]Vista notturna dal porto[/I]
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[I]Lancio delle lanterne[/I]
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[I]Spettacolo circense[/I]
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[I]Passeggiando per la via principale un frastuono in una via laterale cattura la mia curiosità. È un gruppo death metal, vestiti come dei boia. Al Diretur sicuramente piacerebbero.[/I]
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[I]Akureyri dalla chiesa[/I]
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In questo campeggio affollato faccio molta fatica ad addormentarmi, troppe luci all’esterno, troppo rumore, macchine che passano, gente che parla per strada, ormai mi sono abituato alla solitudine dei giorni passati.

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