L’inverno che non c’è

159

Se una rondine non fa primavera, due inverni senza neve cosa fanno?

Una manna per i ciclisti, una disgrazia per sciatori e per chi lavora con l’indotto dello sci, gli ultimi due inverni hanno avuto di invernale solo il nome, nelle Alpi. Precipitazioni con il contagocce, temperature rigide che sono solo un’eccezione alla regola, fiumi in secca, croste di neve spacciate per piste. Questa è la situazione attuale, che vede al momento in cui vi scrivo ben 8° a Livigno. Sopra lo zero.



.

Ieri ho fatto un giro che non avevo mai fatto a metà febbraio, perché di solito la neve copre il sentiero e, se non è la neve, il ghiaccio rende la traversata molto pericolosa. L’unica cosa che ho trovato è stato il terreno morbido per il disgelo, e tante tracce di chi aveva pensato di passare di lì in bici prima di me.

Per quando sia fantastico girare per quei posti in pantaloni corti a metà febbraio, mi manca vedere le montagne ricoperte di neve e soprattutto salirle (e scenderle) con gli sci o lo snowboard. Al di là di quello, viene spontaneo chiedersi cosa sta succedendo e a che ritmo forsennato sta succedendo.

Pensavamo che il riscaldamento del clima fosse una cosa graduale, ma di graduale c’è solo la consapevolezza che non abbiamo altra scelta se non quella di cambiare le nostre abitudini, e anche in fretta. Lo so che tanti diranno che non si si può fare niente, che tanto la Cina e l’India inquinano 1000 volte più di noi, ecc. Eppure non sono state la Cina o l’India le prime a inquinarsi all’inverosimile a causa della produzione industriale. E noi non abbiamo mai smesso, complice anche alcune scelte scellerate di politica energetica.

Sembrava che durante la pandemia tutti avessero capito che ci si può parlare anche attraverso Skype o Zoom, invece siamo tornati ai soliti spostamenti in stile galline con la testa mozzata. Lo stesso settore ciclo ha ricominciato a proporre ai media presentazioni che richiedono voli aerei per mostrare un prodotto che potrebbe essere comodamente spedito alle redazioni in anteprima.

È difficile cambiare le proprie abitudini, anche perché siamo abituati a certe comodità e non ne vogliamo fare a meno. Dove sono tutti i pendolari che avrebbero comprato milioni di biciclette grazie al bonus? Io “pendolo” ogni giorno con l’ebike, eppure quelli che vedo in bici andare al lavoro sono una manciata di persone, sempre le stesse. Malgrado l’inverno mite, la stragrande maggioranza degli spostamenti avviene in auto.

Poi però si va in palestra a correre su un rullo, rimanendo di fatto fermi sul posto. L’immagine perfetta del momento attuale che stiamo vivendo.

Avete cambiato le vostre abitudini negli ultimi anni?

Commenti

  1. Andrea7576:

    No, non sono a favore proprio perché in generale per gli ambientalisti non si può modificare la natura. E se questi fanno parte di una amministrazione hanno ovviamente voce in capitolo proprio per gli argomenti che interessano. Ma vivere in simbiosi significa comunque manipolare la natura a proprio favore. Asportare detriti (sabbia, terra e ghiaia), o tagliare piante per diversi motivi (agricoltura, riscaldamento, ecc...)
    Cementificare? Vicino al fiume non si può attualmente costruire. Esiste già una regolamentazione che vieta le costruzioni nelle zone di esondazione. Tutte le abitazioni vicine al fiume sono lì da 150 e passa anni (nel mio caso, borgo che risale ai primi dell'800). Ed anno visto non so quanti alluvioni perché ovviamente la documentazione storica è scomparsa ed al massimo si può risalire al 900.

    Edit.
    Fatto casino con i quote.da cellulare...
    dove abiti esattamente? ambientalisti per cui non puoi modificare la natura non ne conosco, sicuramente non sono contro nelle zone già antropizzate.
  2. MauroPS:

    dove abiti esattamente? ambientalisti per cui non puoi modificare la natura non ne conosco, sicuramente non sono contro nelle zone già antropizzate.
    L'ho già scritto. E' una cosa che si è sviluppata negli anni. Proprietà demaniali come i corsi d'acqua ed i fossi, il privato cittadino non li poteva più toccare. Sono stato un po' troppo sintetico perchè scrivevo da cellulare. Nelle varie amministrazioni (regionali o statali, non ti so dire) che si sono succedute, è stato deciso così. Cosa che a quanto pare inizia a cambiare vista l'incuria e l'impossibilità del cittadino d'intervenire privatamente che ha portato disastri in tutta Italia.
  3. Danixele:

    La bici la lascio in strada, non ho posto dove cambiarmi se non i normali bagni dell'ufficio, 6 km a tratta.

    Anticipo la riflessione, da statistiche ufficiali il 60% degli spostamenti in auto sono sotto i 5 km. Sono tuti sostituibili da camminata o bici, sicuramente no ma direi che la stragrande maggioranza lo sono, visto che di solito viaggiamo quasi tutti da soli in auto.
    beh 6km sarebbe follia farli in auto, che tra l'altro rovini tra usura batteria di avviamento e il fatto che giri sempre a motore freddo, e spesso e volentieri ci metti pure più tempo (quindi ti devi svegliar prima la mattina) tra traffico e parcheggio. inoltre un tratto così breve lo puoi fare anche con una bici da "poco" tipo 50-100 euro, quindi la lasci in strada senza "patemi"..

    nel mio caso ho il lavoro a 40km.. e potrei anche farli tranquillamente 1 o 2 volte a settimana, che sono comunque 8000km all'anno di auto risparmiati, quindi un risparmio economico non da poco e un bel pò di inquinamento in meno. il problema è che non ho dove lasciar la bici, non ho dove farmi la doccia e cambiarmi. sono cose banalissime e risolvibili con poco.. il problema è che nelle direzioni aziendali non frega a nessuno di queste cose..
Storia precedente

Crankworx sigla una partnership con Red Bull TV e Rob Warner

Storia successiva

Il Vittoria Bike Park riapre a marzo

Gli ultimi articoli in Report e interviste