[Race Insider] Superenduro Sprint 2: Pogno

A guardare le previsioni meteo si preannunciava l’apocalisse: acqua a secchiate, con precipitazioni molto forti ed acqua a secchiate. Tutti i siti erano concordi nel dirti “Stai a casa!”. Certe volte però tentare la sorte porta a piacevoli sorprese, ed incuranti delle condizioni atmosferiche decidiamo di andare a Pogno per la seconda gara del circuito Sprint Superenduro.

Il terreno di Pogno è 100% terra. Sentieri super flow, tutte curve e controcurve, spondine, tornantini, canaloni. Percorsi velocissimi e spettacolari quando si gira con l’asciutto, un vero parco giochi. Quando piove però Pogno svela la sua seconda faccia: i sentieri diventano fiumi di fango, i canaloni si allagano ed i tornantini diventano degli scivoli viscidi come sapone.



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Come si presentava il terreno l’anno scorso: potete immaginarvi le condizioni delle speciali! 

Lo sa bene chi ha preso parte alla gara l’anno scorso, sotto il diluvio: un vero inferno, con ammucchiate di rider impantanati prima delle risalite durante le speciati, che a causa del terreno scivoloso non riuscivano a salire neanche a piedi. Numerosi scivoloni, ruote che per il fango non giravano più nel telaio, gente che affollava ogni fontana o rubinetto per pulire la bici. Insomma, date le premesse, c’era da prepararsi al peggio: Wetscream 2.5 davanti e Swampthing dietro, parafango, tear off sulla mascherina, fiumi di olio al silicone per non far incollare il fango sul telaio.

Arriviamo a Pogno Sabato Pomeriggio. La notte non preannuncia nulla di buono: piove talmente forte che sembra che qualcuno getti secchiate d’acqua sul camper… Cominciamo bene, ma tanto sapevamo già cosa ci avrebbe aspettato!

Quando però ci svegliamo alle otto del mattino, la sorpresa: non piove più. Cielo coperto, nebbia stile Scozia, ma non cade una goccia dal cielo. Le previsioni hanno sbagliato, per fortuna!

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Inizia la gara, il fango non mancherà di certo visto il diluvio della notte, ma almeno si sale asciutti. La prima speciale è la più critica: tutta su terriccio di sottobosco, fondo morbido, un fiume di fango con il bagnato. Per questo motivo gli organizzatori hanno deciso di accorciarla, togliendo la prima parte.

Arriva l’ora della partenza. Non si sa che cosa ci aspetta: abbiamo provato con l’asciutto, come sarà oggi la speciale? 3-2-1: VIA! Il primo pezzo non è messo male, il fondo è quasi buono. Meglio così! Inizia il bosco ed ecco che comincia ad arrivare il tanto temuto fango di Pogno… Il sentiero nella parte centrale è impraticabile, il fango è letteralmente colla, che blocca la bici: si deve pedalare anche in discesa! Il segreto a questo punto è stare fuori traccia, fuori dalla zona di passaggio il terreno è invece ottimo: si scorre discretamente e le ruote grippano bene. Il primo tratto va abbastanza bene, non guido pulito, sto sempre con il piede a terra, ma non cado o commetto gravi errori.

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A circa metà speciale la sorpresa: un’avvallamento con un enorme lago di fango. Sulla sinistra intravedo un uomo con un impermeabile ed una pala… Non capisco bene che cosa ci facesse, se fosse li per sistemare il percorso o per finire e seppellire i cadaveri dei riders che non riuscivano ad uscire dalla pozza di fango. Fatto sta che, in preda a questi dubbi amletici, mi faccio spaventare. Non sapendo quanto fosse profonda la pozza, entro con cautela, ma purtroppo la velocità non si rivela sufficiente per la successiva risalita. Salto giù dalla bici, scivolo: il terreno è sapone, a piedi è un disastro. Cammino cercando di piantare i piedi nella melma, dopo aver quasi lasciato i denti sul manubrio un paio di volte, supero la breve ma faticosa salita. Il resto della speciale migliora, dopo un paio di tornanti molto viscidi si esce su una strada che tiene abbastanza bene l’acqua e l’ultimo tratto di speciale è tutto sommato in buone condizioni. Finalmente il traguardo!

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Una brevissima risalita di pochi minuti ed inizia la seconda speciale, da noi soprannominata la “granfondo”. In pratica si parte in piano, poi c’è una leggera salita, poi piano, quindi di nuovo salita. Quando senti il cuore che sta per esplodere iniziano alcune curvettine nel bosco, poi un nuovo rettilineo, un piccolo passaggio roccioso ed un finale velocissimo tutto da pedalare. Il segreto per andare bene in questa PS? Pedalare come dei disperati, da guidare c’è ben poco!

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La tattica è chiara, quindi parto come se fosse l’ultima speciale. Il tratto pedalato è lungo, non finisce più. Le gomme da fango sono dei cingoli, sembra di trascinare qualcuno attaccato allo zaino. Non importa, pedalo, pedalo, pedalo. Ad un certo punto inizio a mulinellare il 34-11, allora mi siedo e cerco di tenere la velocità più alta possibile. Arrivo stanco sulle curve fangose, cerco di stare fuori traccia. Arriva il rettilineo finale, il pietrone e poi giù a cannone verso il finish. Una speciale cortissima, ma veramente “spacca gambe”!

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Controllo orario e terzo, lungo trasferimento. Le gambe sono piuttosto inchiodate, le gomme da fango e la loro ottima scorrevolezza non sono certo d’aiuto, ma i tempi sono larghi e si può salire con calma. Inizia la speciale numero 3, il “Canalon” quello che secondo me è uno dei sentieri più belli di Pogno. Già dalla partenza si vede che il terreno è veramente ottimo: non c’è quasi più fango a parte qualche piccolo tratto.

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Parto, cercando di focalizzarmi su alcuni passaggi chiave. Il terreno non è fangoso ma piuttosto molle e le gomme da fango sono delle ancore. In alcuni tratti sembra quasi di frenare… Cerco di mantenere il flow, di fare le linee giuste, ma le gambe sono piuttosto inchiodate. Un paio di piccoli errori, arrivano i tornanti poi il pianoro finale: due curve insidiose ed ecco il traguardo.

La gara è finita, la scelta delle gomme da fango estremo non è forse stata delle migliori, ma non sapendo a cosa si andava incontro bisognava tirare ad indovinare. Finisco comunque 63°, anche se qualcosina meglio avrei potuto comunque tirarlo fuori.

I risultati

Nonostante l’assenza di molti big, forse impegnati a provare la gara di Punta Ala, i riders forti non mancavano di certo. La meritata vittoria è andata a Davide Sottocornola, che si rivela imbattibile sui sentieri di casa vincendo tutte e tre le speciali. Secondo posto per Vittorio Gambirasio (GT – Team 360°), seguito da Matteo Raimondi (SantaCruz – Team Cicobikes DSB).

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Per le donne la vittoria è invece andata a Laura Rossin, che ha battuto Marianna Uttini (Specialized – Team Locca). Terzo posto per Chiara Pastore (SantaCruz – Cicobikes Dsb), rallentata da un problema in PS1.

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Il circuito Sprint da appuntamento la settimana prossima a Priero, dove il vostro inviato sarà purtroppo assente vista la coincidenza del Bike Festival di Riva del Garda. Appuntamento quindi a Punta Ala, per l’attesissima prima tappa dell’Enduro World Series: un evento da non perdere!

 

Photo: Stefano Bertuccioli – Ufficio Stampa Superenduro
Testo: Daniel Naftali

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