Skybiking: cinque tremila in un giorno

E’ ormai un anno che io e Robi ci pensiamo. Dopo aver fatto i “Tre tremila in una mattina” , ci siamo detti: se in una mattina siamo riusciti a salire tre volte sopra i tremila metri, in un giorno farne quattro non dovrebbe essere un problema! I tremila sono il Pirovano, 3028 metri, la cima dello Scorluzzo, 3095 metri, e la punta Rosa, 3026 metri, tutti intorno al passo dello Stelvio. Ecco che allora diventa naturale e anche abbastanza facile  trovare il quarto tremila, è proprio li di fronte, il piz Umbrail, 3033 metri.

All’inizio di agosto troviamo l’unico sabato in cui io Robi e Mirko siamo tutti e tre a Merano e decidiamo di tentare l’impresa, anche se le previsioni per il giorno dopo non sono proprio confortanti. Carichiamo le bici in auto e alle 5.30, ancora con il buio, siamo pronti a partire. Passiamo il confine svizzero e alle 6.30 siamo a S. Maria, dove è fissata la partenza per il tour d’alta quota. Scarichiamo le bici e….comincia a piovere! Ci pensiamo un po’, ma neanche troppo, e siamo costretti a rinunciare. Non solo per la pioggia e l’eventuale freddo oltre i tremila metri, ma pensare di fare un giro cosi speciale senza poter vedere il panorama dalle cime ci fa subito desistere. Per fortuna ho pronto un piano B e ci facciamo un bel giro nei dintorni del confine, rimanendo però a quote più basse.  Mentre pedaliamo sotto la pioggia, Robi mi provoca e, sapendo che il sabato dopo io non potrò esserci, mi dice con un sorriso di sfida: “mi sa che il giro dei quattro tremila lo faremo io e Mirko il prossimo we, e poi lo pubblichiamo subito sul forum!”



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Io, che come sapete raccolgo subito le sfide senza tirami indietro, ribatto: “ah si? E allora ci vado questo lunedi, mentre voi siete al lavoro!” I due soci non ci rimangono troppo bene, ma gli spiego che so già che i prossimi sabati sarò sempre impegnato e rischio di non poter fare il giro fino al prossimo anno.

Lunedi mattina alle 6.30 sono perciò di nuovo a S. Maria, scarico la bici dall’auto e guardo il cielo: oggi non c’è una nuvola! Perfetto, sarà purtroppo un giro in solitaria ma ci sono abituato. Siamo a 1300 m di altitudine e la prima tappa è il passo Umbrail a 2500 m. Con calma comincio a salire lungo la strada asfaltata, ho gonfiato per bene le gomme e la mia orsetta scorre benissimo anche sul nero bitume. La temperatura è piuttosto bassa, come sempre succede di mattina presto dopo il passaggio di una perturbazione, la salita è tutta all’ombra e indosso una giacchetta leggera per ripararmi dall’aria che scende dal passo. Inganno il tempo fischiando alle marmotte, che gentilmente mi salutano, e in breve arrivo al passo Umbrail.

Finalmente il sole, lo saluto come faccio ogni volta che esco all’alba, mi mangio una banana e continuo verso il passo dello Stelvio. Al passo sono ormai due ore che pedalo, ho già fatto 1400 m/d e mi riposo 5 min, un bel cappuccino con brioche è quello che ci vuole e via, si continua a salire verso il monte Livrio. Ecco che l’asfalto finisce, però la strada sterrata si impenna di colpo. Non c’è problema, sgonfio un po’ le gomme e la bici ha un grip perfetto.

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Salgo abbastanza agevolmente, sempre pedalando, fino al Pirovano, dove la strada finisce a 3030 metri di altitudine. Il primo traguardo è raggiunto. Fra l’altro la maggior parte della salita, 1700 metri continui, è ormai fatta. Sono le 9.30 e la tabella di marcia finora è rispettata.

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Il bello comincia adesso. Scendo un centinaio di metri fino al passo delle Partigliole, mi metto la bici in spalla e comincio a salire verso la cima dello Scorluzzo. Con tutta la neve che ha fatto questo inverno, ci sono ancora molti nevai, anche esposti a sud, ma il sentiero è sgombro e in mezz’ora sono in cima.

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Alcuni escursionisti mi salutano e cominciano a scendere sul sentiero della Pace verso Bormio, l’anno scorso quassù c’era la nebbia e non l’avevo notato, ma vedere questo sentiero che scende lungo la cresta mi fa venire subito strane idee. Sarà per il prossimo anno!

 

Il tempo è ancora splendido, e da quassù si vedono tutti i ghiacciai più alti del confine, l’Ortles, il Gran Zebrù, il Cevedale, oltre alle cime dell’Engadina e dell’Austria.

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Comincia la discesa verso il passo dello Stelvio, il sentiero è ripido ma completamente liscio.

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Qualche tornante rallenta l’andatura, ma sono solo 300 metri di dislivello fino al passo e in un attimo sono li. Mi accolgono rombi di motori, moto e biciclette che sfrecciano sull’asfalto, negozietti kitsch e bancarelle di paninari. Attraverso la strada e scappo il più in fretta possibile da questa amena umanità, da questa botta di vita non richiesta. Il sentiero che sale al rifugio Garibaldi è ripidissimo, ma non mollo e me lo pedalo tutto. E adesso via verso la terza cima, la punta Rosa. Il sentiero, inizialmente tutto pedalabile, corre proprio sul confine italo-svizzero. Arrivo sotto la cima e il sentiero si impenna, bici in spalla e via.

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Salgo piuttosto veloce, caricarsi in spalla la beargrease è una goduria, poco più di 11 kg contro i 15 della mia ormai vecchia strive sono una bella differenza.

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Meno di 200 metri di dislivello passano in fretta, qualche tratto si riesce anche a pedalare e prima di mezzogiorno sono sulla terza cima.

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Colpisce subito il contrasto fra il rosso della roccia e il bianco delle nevi eterne.

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Mi riposo un po’e mangio qualcosa mentre godo del fantastico panorama. Un respiro profondo, come per fare entrare in me la pace di queste cime e riparto.

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Anche qui discesa bellissima, il terreno è un po’ più cedevole rispetto allo Scorluzzo ma con una buona tecnica si riesce a scendere senza problemi, anzi divertendosi!

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Ecco, i tre tremila fatti l’anno scorso sono conquistati, adesso posso avviarmi verso l’ultima fatica, il piz Umbrail.

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Scendo per il bel sentiero militare che dal  Garibaldi arriva al confine svizzero e pennellando le curve sulle decine di tornanti che si susseguono quasi senza fine torno al passo Umbrail.

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Il piz Umbrail è lassù, 500 metri più in alto. Basterebbe mettersi la bici in spalla e salire. Giusto un’ora. E invece no. Pianificando con Robi il giro, lui preferiva salire alla bocchetta di Forcola e da li raggiungere il piz Umbrail attraverso le creste. “Ho guardato su google earth e il sentiero sembra bello” mi ha detto.  Io sono un po’ dubbioso, ma visto che per la via diretta ci sono già salito con Marco l’anno scorso, decido di andare verso la bocchetta. Il sentiero è molto bello, tutto in leggera salita e pedalabile meno gli ultimi metri da fare a spinta perché troppo ripidi.

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Arrivo cosi a quota 2768, teoricamente adesso mancano meno di 300 metri di dislivello fino al piz Umbrail. Mi carico allora la bici in spalla e salgo sul ripido sentiero, aggirando anche qualche nevaio. Adesso il sentiero diventa una piccola traccia che passa lungo una ripida scarpata. Devo concentrarmi al massimo, passo dopo passo, per non rischiare di scivolare.  Finalmente la traccia si allarga e posso pedalare per qualche centinaia di metri. Il sentiero si addentra sulla cresta, fra minacciosi spuntoni rocciosi.

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E quello che sembrava un sentiero pedalabile, si mostra per quello che è veramente: un continuo su e giù da fare a spinta, tratti con corda in acciaio, piccoli pezzi da fare in sella e poi su e ancora giù. Ad un certo punto il sentiero sale piuttosto a lungo, credo ormai di essere in vista del piz Umbrail e invece ancora niente, però arrivo ad una cima, forse il piz Rims, alta 3018 metri. Questa è l’unica consolazione, oggi i tremila saranno cinque e non quattro!

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Sono quasi le 15, il tempo si sta rannuvolando, su questo sentiero sono solo come un cane e comincio ad essere stanco ed affamato. Fossi salito direttamente dal passo sarei sulla cima già da un’ora! Però l’ambiente è bellissimo, selvaggio e lunare, e da buon esploratore mi convinco che la scelta di questo sentiero è stata giusta.

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Un tratto pedalato, poi il sentiero si impenna su un ghiaione e in lontananza riconosco la cima del piz Umbrail. Mi carico la bici in spalla per l’ultima volta e finalmente riesco a raggiungere l’ultimo tremila di giornata, 3033 per l’esattezza.

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Adesso sono più rilassato, quel lungo sentiero in costa sperduto nel niente e in solitaria mi incuteva un po’ di timore, da qui in avanti invece conosco il sentiero e so che mi aspetta un gran divertimento.

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Sarà infatti solo una lunghissima, infinita e goduriosa discesa da 1700 metri di dislivello su ghiaione e sentiero scorrevole fino a S. Maria.

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I 4, anzi 5 tremila sono conquistati, ma al di la di questo ho passato una bellissima giornata in alta montagna, ho scoperto sentieri nuovi, mi sono riempito gli occhi di immagini e  mi sono riempito le orecchie del silenzio che solo queste cime maestose possono offrire.

Un ultimo sguardo dalla cima a tutti i tremila sui quali sono salito, e da qui sto già immaginandomi il percorso da fare il prossimo anno. Ma questa è un’altra storia….

 

L’itinerario:

http://itinerari.mtb-forum.it/tours/view/13205

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