Bold Linkin 135

[Test] Bold Linkin 135

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La Bold Linkin 135 protagonista di questo test è l’ultima creazione del brand svizzero divenuto famoso per le sue bici con ammortizzatore interno al telaio. Proprio con la primissima versione della Linkin nel 2015 il marchio Bold si è imposto all’attenzione del mondo MTB come un brand dal grande spirito di innovazione tecnologica. Il progetto Bold ha destato l’interesse di Scott che tre anni or sono ha acquisito il marchio creando una partnership sia commerciale che tecnica, unendo il know how delle due aziende in un crossover di cui hanno beneficiato entrambe.



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La Linkin è disponibile sia in versione da 135 che da 150mm di escursione. La bici in test è una Linkin 135 che Bold mi ha fornito con montaggio custom basato su un allestimento Pro, il più economico tra i due disponibili in gamma, con alcuni componenti dell’allestimento Ultimate, il top di gamma, e altri componenti non di serie. Ho utilizzato la Linkin 135 a lungo mettendola alla prova sia nell’utilizzo trail a cui è destinata che su percorsi più piccanti.

Dettagli Bold Linkin 135

  • Materiale telaio: fibra di carbonio
  • Formato ruote: 29″
  • Geometrie variabili: sì
  • Corsa anteriore: 140mm
  • Corsa posteriore: 135mm
  • Interasse ammortizzatore: 185x55mm trunnion
  • Trasmissione: 1×12 (32t / 10-52)
  • Attacco portaborraccia: sì
  • Peso dichiarato in allestimento Pro: 13,9kg (14,3kg con kit save the day)
  • Peso rilevato: 14,15kg in taglia M, tubeless e senza pedali (14,67 con kit save the day)

La Bold Linkin è una trail bike da 135mm di escursione posteriore, come rivela il nome, ai quali viene abbinata una forcella da 140mm, ruote da 29 pollici e geometrie moderne. Il telaio è realizzato in fibra di carbonio con sezioni piuttosto generose e forme particolari che conferiscono un’ottima rigidezza strutturale al telaio. Il peso complessivo della bici è decisamente elevato per il segmento trail ma quanto meno è posizionato molto in basso grazie al particolare sistema di sospensione.

Bold Linkin 135

Si tratta del sistema Internal Suspension Technology adottato anche da Scott sulla sua Spark, ma in questo caso è in versione virtual pivot. La particolarità del sistema è quella di posizionare l’ammortizzatore, e in generale il sistema di sospensione, nel punto più basso possibile per abbassare il baricentro. Al contempo l’ammortizzatore rimane celato all’interno del telaio, più precisamente nella parte inferiore dell’obliquo, conferendo alla bici una linea unica e suggestiva e proteggendo lo stesso ammortizzatore da sporcizia e urti.

Bold Linkin 135

È un sistema virtual pivot a bracci corti, della stessa famiglia di DW Link, Zero Suspension e Maestro per intenderci, nel quale però la biella inferiore, che comprime l’ammortizzatore, è concentrica al movimento centrale e nascosta all’interno del telaio. Anche la biella superiore resta interamente nascosta dietro al carro stesso. Questo particolare design crea l’illusione ottica che non ci siano parti di congiunzione tra telaio e carro, come fossero plasmati in un unico pezzo.

Bold Linkin 135

Con l’ammortizzatore nascosto all’interno del telaio tuttavia non è possibile controllare il sag né la quantità di escursione utilizzata durante il riding. La soluzione di Bold è una scala graduata all’esterno della biella inferiore, quella concentrica al movimento centrale, dove la biella stessa spinge un magnete su questa scala graduata indicando la percentuale di escursione utilizzata.

Il problema del sag è stato risolto brillantemente ma la posizione dell’ammortizzatore implica anche altre difficoltà. Gli interventi di regolazione non sono certo immediati e obbligano a smontare il paracolpi inferiore del telaio che funge da sportello per accedere al RockShox Deluxe Select RL3. La valvola dell’aria posta verticalmente facilita il lavoro mentre la minuscola levetta che regola il ritorno non è tanto pratica quanto la classica rotella e si fa seriamente fatica a impostare la regolazione a causa degli scatti molto ravvicinati.

Per lo stesso motivo, per poter azionare le tre posizioni della compressione dell’ammortizzatore, si impone l’adozione del comando remoto al manubrio. Premesso che normalmente detesto i manubri affollati di comandi, in questo caso trovo che il remoto TracLoc della Bold sia pratico e ben studiato e diventa intuitivo dopo poco tempo in sella, senza creare confusione con il comando del telescopico, la leva più in basso delle tre. Le due leve che comandano l’ammortizzatore sono ben posizionate e facili da azionare nonostante una corsa un po’ lunga che obbliga a staccare il palmo della manopola.

La Linkin 135 che ho messo alla prova monta una forcella FOX 36 Performance Elite da 140mm di escursione con 44mm di rake e cartuccia idraulica Grip2. Rigida e adeguatamente performante, forse anche sovradimensionata come destinazione d’uso ma proporzionata alla struttura del telaio.

Le ruote non sono di serie su nessuno dei due allestimenti, sono delle Syncros Revelstoke 1.5 con cerchi in alluminio, robuste per la destinazione d’uso e abbastanza scorrevoli, mentre non ho trovato particolarmente scorrevoli le gomme Maxxis scelte da Bold, probabilmente per via della larghezza da 2.6″ che trovo eccessiva e impegnativa da pedalare. Nello specifico si tratta di un Dissector al posteriore e di un Minion DHF all’anteriore, entrambi con carcassa EXO e mescola 3C MaxxTerra.

La trasmissione è una SRAM GX Lunar, quindi con range del 520%, pedivelle in alluminio con corona da 32 e cassetta 10-52. La Linkin dispone di un guidacatena veramente minimale ma efficace. Si occupa semplicemente di evitare che la catena salti sulla corona rischiando di cadere.

I freni sono quelli dell’allestimento Ultimate, degli Shimano XT M8120 a 4 pistoni che pinzano una coppia di rotori Ice Tech Freeza CenterLock da 180mm di diametro al posteriore e 203mm all’anteriore. Non sono dischi di serie dato che entrambi gli allestimenti montano ruote con attacco disco a 6 fori.

Interessante il cockpit integrato Hixon iC SL, appannaggio solo dell’allestimento Ultimate, che unisce in un unico componente in fibra di carbonio lo stem da 50mm e il manubrio da 780mm di larghezza e 15mm di rise. Personalmente sono molto critico ed esigente sulla geometria di un manubrio e spesso impiego molto tempo a trovare l’inclinazione che mi sia congeniale, quindi temevo di non trovarmi a mio agio con un manubrio dall’impostazione fissa, invece ho apprezzato la posizone confortevole e al contempo dinamica. La serie sterzo gestisce l’ingresso dei cavi nel telaio per un routing molto pulito e inoltre consente di regolare di +/-0.6° l’angolo di sterzo.

La regolazione delle geometrie si può effettuare anche tramite i classici flip chip posizionati sul carro che offrono una possibilità di intervento più rapido rispetto alla serie sterzo angle set e un range nettamente maggiore, con una differenza sull’angolo di sterzo di ben 1.4°. In questo modo la Linkin mette a disposizione due configurazioni ben distinte e diverse tra loro, una piuttosto conservativa e l’altra decisamente aggressiva per una trail bike.

L’assenza dell’ammortizzatore e delle bielle all’interno del triangolo consente di ricavare abbondante spazio per il portaborraccia che infatti non presenta limiti di capienza per le borracce che può trasportare. Lo spazio a disposizione in effetti è talmente ampio che non mi sarei lasciato sfuggire l’occasione di poter collocare un secondo attacco per il portaborraccia, per portare con sé due borracce nelle stagioni più calde oppure altri oggetti fissati al telaio.

Ma Bold ha pensato a qualcosa di simile sfruttando lo spazio all’interno del telaio, come vediamo fare spesso negli ultimi anni. Il paracolpi inferiore dell’obliquo, come già citato nel paragrafo dell’ammortizzatore, funge da sportello ed è ancorato al telaio a incastro e saldamente fissato per mezzo di una vite che si aziona più o meno facilmente a mano o con una brugola.

Qui dentro Bold mette a disposizione un vero kit salva uscite, che infatti ha battezzato Save The Day Kit. Vicino al movimento centrale troviamo la sede ricavata ad hoc per il multitool Syncros che resta saldo al suo posto grazie a un attacco magnetico e senza alcun rumore durante il riding grazie al supporto in schiuma. Dall’ampio foro da cui si accede all’ammortizzatore, vediamo sbucare anche il Save The Day Kit vero e proprio.

Fissato tramite velcro su un esoscheletro in plastica, il Save The Day Kit si sfila facilmente dal telaio e altrettanto facilmente si può riporre al suo posto. Al suo interno contiene una falsa maglia, una pompetta, due leve cacciagomme e un saccoccio in robusto nylon antistrappo che avvolge e protegge una camera d’aria. Il multitool ha 9 funzioni tra cui lo smagliacatena e al suo interno Bold assicura un paio di magneti di scorta per la misurazione del sag.

Non ha rilievi particolarmente alti rispetto agli attuali trend ma è decisamente efficace il batticatena in gomma preformata che Bold ha ideato per la Linkin. La catena non lascia segni sul carro e la bici durante il riding è silenziosa.

Il passaggio cavi è quasi completamente nascosto. Abbiamo visto che entra in corrispondenza della serie sterzo lasciando il cockpit estremamente ordinato e pulito, percorre interamente il tubo obliquo ed esce verso l’incrocio con il tubo sella per reinseirsi completamente nel carro, su ambedue i lati. Nell’unico punto in cui i cavi escono allo scoperto, come mostra la foto qui sotto, il routing riesce comunque a essere elegante e discreto.

A parte un allestimento (non di serie) funzionale ma piuttosto pesante per la destinazione d’uso, il telaio della Bold Linkin vanta un’estrema cura dei dettagli e una buona dose di intelligenti soluzioni tecniche. Non tutto però è andato per il verso giusto… nel video tutti i dettagli, insieme alle impressioni di riding.

Geometrie Bold Linkin 135

Allestimenti e prezzi

Bold Cycles

 

Commenti

  1. quorthon:

    Non conosco questa, ma da possessore di scott (questa è la quarta di spark che ho, quindi posso parlare), i vantaggi sono un baricentro più basso e si sente traducendosi in grosso beneficio (lo o dico perché in qualche post qui sopra sta cosa la si mette in discussione) e poi, per la sporcizia, non si parla di un poco di terra, ma l'ammortizzatore in quella posizione è esposto al fango che equivale ad un usura più precoce (so solo io quest'inverno appena presa che montagna di argilla avevo su quella parte), poi un telaio con sospensione nascosta (in questo caso nemmeno quello) permette un secondo portaborraccia e buttalo via...
    Domanda oggettiva
    Queste cose, valgono i problemi che si vengono di contro a creare?
    Sinceramente non lo so, o almeno per me che voglio si dei vantaggi, ma anche la vita più semplice al livello manutentivo (ovviamente per un ciclista serio o amatore o chiunque abbia manualità, queste cose che sto per dire non sono problemi, a me scassa anche cambiare una catena:mrgreen:). Voglio dire.... per quanto sia accessibile (e in questa bold ancora di meno rispetto alla spark, anche se nell'insieme è veramente bella), è sempre nascosto, se si vuole fare qualche intervento ovvero capirne lo stato, bisogna smontarlo, quando magari potrebbe bastare una semplice guardata, poi (questa è la cosa più brutta) i leveraggi così a filo internamente al telaio, mi creano ulteriore preoccupazione, ogni giro, al massimo due, devo levare un gommino che funge da finestrella (che qui nemmeno c'è, inorridisco) ed abbassare la sospensione per vedere se è tutto serrato o se sta uscendo qualcosa....
    In sostanza benefici anche notevoli ce ne sono, ma sono da mettere sul piatto della bilancia. Io sto parlando della Spark, ma il senso della discussione è dell'ammortizzatore nascosto (cosa che scott da loro ha copiato). Dico questo perché ne ho sentite troppe su questa concezione del telaio, ne ho sentito parlar male addirittura quando nessuno, e dico nessuno, ancora ne era entrato in possesso o il top del top, di gente che se l'è rivenduta perchè non gli piaceva quando ancora dovevano iniziare a distribuirle. Soprattutto dai possessori della spark precedente....
    Personalmente dubito che tre etti messi 40 cm più in basso possano fare una differenza così eclatante sulla guidabilità, darei più il merito alla bontà del progetto in generale rispetto alle versioni precedenti della Spark, indipendentemente dalla posizione dell'ammo.
    Potrei capire tre etti in meno sulle masse rotanti o non sospese.
    Poi ripeto, dal mio punto di vista sono più i contro che i pro, ma non escludo che per altri possano essere dei vantaggi.
  2. freesby:


    In più sono dell'idea che una trail/am è cmq una bici fatta x giri lunghi ma non a ritmo da xc
    Ho scritto un po' la stessa cosa in un thread sulle bici da 16 kg.

    Secondo me una Trail/AM dovrebbe stare a metà fra una XC ed un enduro, come ha scritto @frenk "ti ci devi divertire in salita" oltre che in discesa.
    Se è una bici buona per fare i giri lunghi ma salendo a 5 km/h non è molto diversa da un enduro.
    A ma pare, come all'autore dell'articolo, che questa categoria sia ormai fatta di enduro un po' più leggere, troppo lontane dalle XC.
    Mi sembrano più sensate alcune downcountry moderne come la cannondale in quest'ottica.
  3. freesby:

    Non capisco il tuo discorso rispetto al mio.. come scritto sopra la mia occam allu pesa 14,7 con i flat, quindi poco sopra la tua..
    Avevo sbagliato a scrivere il peso, sono 11,27, non 14,27, infatti il discorso perdeva il suo senso con il peso errato che avevo scritto. Comunque il telaio non è mio... è in test.
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