[Test] Cannondale Scalpel SE1

Scalpel da sempre è sinonimo di XC racing. Una biammortizzata scattante e reattiva ideale per i percorsi accidentati da XC e le marathon più lunghe e massacranti. Su questa base di successo Cannondale ha voluto introdurre una versione più “capace” ovvero con caratteristiche che la posizionino nel segmento trail riding .
È nata quindi la versione SE con corsa di 115/120mm, cercando tuttavia di mantenere le caratteristiche di precisione, nervosità e scatto tipiche dei mezzi da XC ma che potesse anche essere adatta ad affrontare tratti tecnici e lunghe uscite su percorsi alpini, adottando una posizione in sella più eretta e meno stancante per il rider.


La Cannondale Scalpel SE1 in sintesi

  • Materiale telaio: carbonio BallisTec per triangolo principale e carro, quest’ultimo senza snodi.
  • Formato ruote: 29″ (27.5 taglia Small)
  • Schema sospensione: monocross
  • Geometrie variabili: no
  • Corsa ant/post: 120/115 mm
  • Boost posteriore: no
  • Ammortizzatore metrico: sì (210×55 mm)
  • Ruote e coperture tubeless ready: sì
  • Trasmissione: Eagle 1×12 con corona 32T
  • Attacco per deragliatore: si
  • Attacco ISCG: no
  • Attacco portaborraccia: sì, due.
  • Disponibilità solo telaio: sì
  • Peso rilevato tg.L/XL: 12.4 kg
  • Prezzo: 5.499 Euro (4.499 Euro per il modello SE2)
  • Garanzia telaio: a vita
  • Modello in prova: SE1, qui trovate il montaggio completo.

Geometria


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Cannondale non si è limitata ad intervenire nella componentistica e nei link della sospensione ma ha disegnato un nuovo carro posteriore con foderi obliqui più lunghi per consentire una maggiore corsa sospensiva. Questo dettaglio, oltre alla adozione di una forcella da 120mm, ha anche contribuito ad alzare il movimento centrale di circa 10mm, il che rende la Scalpel SE più adatta ai percorsi tecnici limitando l’impatto delle pedivelle sulle rocce.
Altri cambiamenti rispetto al modello SI riguardano l’angolo sterzo di un grado più rilassato (68.5° al posto di 69.5°) ed un valore di reach un poco più contenuto al fine di avere una posizione di guida un po’ meno distesa . Anche il carro si è leggermete allungato, ma solo di 1mm per consentire la maggiore escursione della ruota: il valore si fissa a 436mm.

Cannondale non ha dotato la Scalpel di Boost (per ora) ma ha comunque il suo brevetto AI (asymmetricIntegration), ovvero il carro viene di fatto decentrato di 6mm verso il lato drive consentendo la campanatura bilanciata della ruota e di conseguenza una maggiore rigidità complessiva. Anche la corona viene spinta in fuori di 6mm per mantenere la corretta linea catena. Per consentire ciò SRAM ha sviluppato una serie speciale di guarniture per Cannondale. L’obiettivo a dir degli ingegneri di Cannondale è di poter usare un carro più corto pur consentendo l’utilizzo di gomme di sezione relativamente generosa senza sacrificare il necessario spazio in zona movimento centrale, necessario in caso di fango.

L’idea , seppur valida sulla carta, di fatto però limita l’utilizzo di ruote complete presenti sul mercato. Ho interpellato un tecnico Cannondale il quale, pur ammettendo questo limite, mi ha fatto notare che il risultato finale è simile a quello del mozzo Boost e che il marchio USA da sempre propone soluzioni alternative (vedi Lefty) che non per forza si devono allineare alle tendenze del momento preferendo un concetto di prodotto completo da loro sviluppato. In  ogni caso, sulla nuova F-Si trovate sia il Boost che l’AI, dunque arriverà anche sulla Scalpel prima o poi. Qui una spiegazione più dettagliata del concetto AI:

Prime sensazioni di riding

Personalmente tendo sempre a credere nelle prime sensazioni, senza leggere ed analizzare la scheda tecnica ma solo salire in sella e percepire quello che la bici trasmette. La sensazione a freddo facendo i primi giri di corona è che ci si trova subito a proprio agio in sella alla SE. Gli appoggi, la posizione centrata, il manubrio largo (760mm) e leggermente rise trasmettono subito la sensazione di avere tutto sotto controllo.

Salita scorrevole

Mettendo l’ammo e la Lefty su posizione “firm” ho riscontrato un blocco quasi totale del carro mentre la forcella mantiene una certa mobilità che tende ad aumentare quando si pompa in fuori sella caricando l’anteriore. Cannondale mi ha confermato che questa taratura è stata scelta di proposito. Da notare che il comando Lockout della lefty non è remotato sulla ES ma si agisce con un sistema push-push su un bottone posto in teststa del fodero quindi accessibile con comodità con la mano sinistra.
La bici sale velocemente e senza sprechi di energia anche grazie ad un peso relativamente contenuto (12.4 kg senza pedali) e malgrado le gomme di sezione generosa (2.4 ant e 2.25 post). Si percepisce nettamente la rigidità dell’insieme carro e zona movimento centrale.

Salita dissestata

In questo caso togliamo il lockout (parziale) della Lefty e posizioniamo il Fox Float nella posizione intermedia. La SE sorre sicura su ogni ostacolo assorbendo al meglio le asperità del terreno, il carro incassa ogni sollecitazione senza reagire nervosamente, il sag del 20% si è rivelato indovinato nel mio caso. La sospensione rimane molto attiva e mai scorbutica. Parlando con i tecnici di Cannondale presenti al Bike festival di Riva del Garda, mi hanno detto che è stata scelta la soluzione del carro posteriore privo di snodo al fine di un risparmio di peso ed un aumento della rigidità, ma che per limitare la caratteristica di scarsa sensibilità iniziale di questo genere di soluzione è stato realizzato un triangolo che ha una sorta di precarico quando si trova in posizione statica.

In effetti sono rimasto sorpreso da quanto la sospensione sia sensibile ai piccoli colpi pur mantenendo un’ottima reattività in presenza di ostacoli importanti o quando si atterra dopo un drop. Pregiata anche la soluzione della bielletta che guida il cinematismo della sospensione posteriore, realizzata in carbonio in monoblocco garantendo al contempo leggerezza e rigidità. L’asse pivot LockR consente di recuperare i giochi senza compromettere la fluidità del movimento a tutto vantaggio della sensibilità del carro ai piccoli urti del carro Zero Pivot.

Salita ripida e tecnica

In questo caso ho apprezzato la stabilità della bici che permette di superare ostacoli e pendenze molto importanti pur restando seduti in posizione centrale. È stato sufficiente piegare le braccia per spostare un po’ di peso sull’anteriore per evitare la perdita di contatto col terreno e quindi la guidabilità, ma non è necessario (anche in presenza di salite molto ripide) mettersi in punta di sella. Solo in alcuni casi, quando è stato necessario anche alzarsi sui pedali, ho riscontrato la tendenza a perdere trazione ma potrebbe anche solo essere caratteristica della gomma.

Singletrack guidato

Qui ho goduto veramente! La precisione (leggi rigidità) della Lefty, oltre certamente anche alla geometria azzeccata e alle ottime ruote Stans, rendono la SE estremamente precisa e reattiva anche quando il sentiero diventa molto stretto e normalmente si possono avere problemi di equilibrio. Queste situazioni si percorrono in scioltezza e vien voglia di aumentare la velocità.

Discesa

La prima cosa che si avverte, anzi, che non si avverte, è la totale silenziosità sia della ruota libera che dell’assenza di sbattimenti catena o cavi. Si apprezza solo il rumore (o la musica) del rotolamento delle gomme sul terreno.
La Lefty si è fatta apprezzare molto in queste condizioni, i 120 mm sembrano molti di più e la forca monogamba assorbe che è un piacere anche in frenata dove, per via del suo disegno e dei cuscinetti ad aghi al posto delle boccole presenti sulle forcelle comuni, rimane sempre perfettamente viva e priva di attriti interni. Forse è proprio questa caratteristica, oltre alla rigidità torsionale, quello che ho maggiormente apprezzato della Lefty.

Possibili la sola regolazione del ritorno (agendo su una comoda ghiera posta in testa all’unico stelo), assente la regolazione della compressione. Ho settato il sag a 20%: a primo acchito è sembrata un po’ troppo attiva e lineare, ma poi ho veramente apprezzato il suo comportamento nelle differenti situazioni di riding
Certo, la sua forma inconsueta può piacere o restare indigesta ad alcuni, l’asimmetria (che sta comunque diventando comune su diversi telai di recente uscita) non va a genio a tutti e deve essere un po’ digerita, ma se si sorvola sulla sensazione di “stranezza” iniziale si capisce il perché Cannondale continui ad utilizzare ed a sviluppare questa soluzione e credo che non sia solo per differenziarsi dalla concorrenza.
Frenata potente e sicura, del resto gli Shimano XT accoppiati a dischi da 180mm sono una sicurezza, da quando hanno risolto il problema del punto di frenata vagante. Molto utile per questo genere di bici anche il reggi telescopico da 150mm, anche se con un azionamento che ritengo un po’ troppo rapido in estensione (attenti ai gioielli…).

Altre considerazioni

Sella: prodotta dalla Fabric, marchio legato a Cannondale, la Scoop Flat Race è sufficientemente comoda malgrado l’imbottitura minimale. Lo scafo in effetti garantisce un certo smorzamento delle sollecitazioni anche se avrei preferito una maggiore depressione centrale per alleviare la pressione nella zona perineale. Le rotaie in titanio sono di lunghezza generosa e permettono di regolare l’avanzamento o arretramento della stessa in misura maggiore rispetto a tante altre selle in commercio.

Gomme: adeguata la scelta delle sezioni ma la Maxxiss Ardent non mi ha entusiasmato come grip all’anteriore sui sentieri scassati sede del test ( l’ho presto sostituita con una Minion DHF). Al posteriore ho notato una certa propensione a partir via sullo smosso.

Manopole: Cannondale lock-on con singolo ring interno, molto minimaliste e di diametro ridotto. Offrono gip elevato dovuto alla scelta di una mescola molto aderente ma il basso spessore di imbottitura ne limita di molto la capacità di assorbimento vibrazioni.

Conclusioni

La Cannondale SE è una bici solida e concreta con la quale si possono affrontare quasi tutti i tipi di percorsi. La classica bici polivalente per chi non vuole avere 3 bici in garage ma solo una da poter fare tutto. Una vera allrounder ideale per i lunghi giri alpini e percorsi anche impegnativi sia per salite tecniche che per discese che normalmente non si trovano nei percorsi XC.

Cannondale.com

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