Trek Procaliber

[Test] Trek Procaliber 8 (1.499€)

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Nell’autunno scorso pubblicammo il comunicato di presentazione della Trek Procaliber in alluminio, la front da xc di Trek che ha sostituito nella gamma la X-Caliber, andandosi ad affiancare alla sorella in carbonio da cui, oltre al materiale costruttivo, la differenzia principalmente l’assenza del sistema Isospeed, il disaccoppiatore posto fra l’orizzontale ed il piantone per smorzare le vibrazioni e rendere più confortevole la bici.

Nelle ultime settimane abbiamo avuto la possibilità di testare la versione Procaliber 8 da 1.499 euro di listino. Questo l’allestimento della Trek Procaliber 8 in test.



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Telaio: Alluminio Alpha Platinum, tubo sterzo conico, passaggio cavi interno, BSA 73, attacchi invisibili per portapacchi e cavalletto, UDH, Boost148, perno passante 12mm

Forcella: RockShox Recon Gold RL, molla DebonAir, ammortizzatore Motion Control, offset 42mm, Boost110, Maxle Stealth 15mm, escursione 120mm. Escursione max. compatibile della forcella 130mm (540mm perno-testa)

Ruote: Mozzi boost Shimano TC500 in lega, centerlock, Cerchio Bontrager Kovee, doppia camera, Tubeless Ready, 28 fori, larghezza 23mm;

Pneumatici: Bontrager Sainte-Anne Pro XR, Tubeless Ready, doppia mescola, tallone in aramide, 60tpi, 29×2.40″ (Dimensioni max. dello pneumatico Telaio: 29×2.40″)

Manettino Shimano SLX M7100, 12 velocità;

Deragliatore posteriore Shimano XT M8100, gabbia lunga;

Guarnitura E*thirteen Helix, corona in acciaio 30T, lunghezza perno 73mm, linea catena 52mm, lunghezza 175mm (Dimensione max. della corona  1x: 34T (linea catena 55mm), min 30T (linea catena 52mm))

Movimento centrale  Shimano BB-MT501 BSA

Cassetta Shimano SLX M7100, 10-51T, 12 velocità

Catena Shimano SLX M7100, 12 velocità

Trek Procaliber

Sella Verse Short, binari in Cr-Mo, larghezza 145mm

Reggisella Bontrager Line, escursione 150mm, MaxFlow, passaggio cavi interno, 31,6mm, lunghezza 410mm

Manubrio  Bontrager Rhythm Comp, lega, 31,8mm, rise 15mm, larghezza 750mm con attacco manubrio Bontrager Elite, 31,8mm, compatibilità Blendr, 7 gradi, lunghezza 70mm

Freni: Shimano disco idraulico, leva MT4100, caliper MT410 con dischi Shimano RT54, centerlock, 160/180 mm (Dimensioni max. del rotore del freno – Telaio: 180mm);

Trek Procaliber

Peso rilevato in taglia L, senza pedali, con portaborraccia e con ruote latticizzate  12,44 kg.

Trek Procaliber sul campo

 Spesso nei test vengono mostrate bici top di gamma o comunque da nmila euro dove la metà dei commenti poi si risolve nel criticare proprio il prezzo, ignorando ahimè il test. È un insieme di fattori che porta a questo. I produttori ci tengono a presentarsi al pubblico con “l’abito buono” e tendono ad inviare in test quelle bici. Le testate giornalistiche dal canto loro testano ciò che ricevono, ma non disdegnano un prodotto che crea interesse. I lettori o follower stessi si lamentano spesso dei prezzi, ma rivolgono il loro interesse a quelle bici un po’ per scoprire le novità che solitamente vengono introdotte per prima sulle bici di alta gamma o anche solo sognano di possedere le bici migliori.

Stavolta facciamo quel passo indietro nel tempo che Trek ha dato la possibilità a noi e voi di fare, prima producendo e poi dando in test, nell’era del carbonio dominante, una bici in alluminio.

Trek Procaliber

Questo ritorno al passato (e il portafoglio non vuoto del tutto) ci ricorda che si può fare mtb con soddisfazione anche non avendo per forza il top o quasi. Ho usato per oltre un mese (al netto delle piogge continue) la Procaliber 8 sugli stessi trail e nella stessa maniera di quando uso qualsiasi altra bici di qualsiasi prezzo e allestimento, full incluse. Un confronto in termini assoluti sarebbe non corretto perché non può esserci un vero confronto, ma la realtà è di non averla trovata realmente limitante in nulla.

Su terreni lisci, a parte che in termini di peso (ricordiamo 12,44 senza pedali, latticizzata e con portaborraccia) e di reattività nei cambi di ritmo, va molto molto bene. La posizione in termini di spinta e dunque di efficienza di pedalata non ha nulla da invidiare a bici molto più costose. Del resto, le geometrie sono quelle di una bici moderna e sono quelle che maggiormente influenzano l’efficacia e dunque la resa del gesto pedalato in salita e della distribuzione del peso in discesa.

In salita si ha una bella sensazione di sentirsi sopra il movimento centrale e la bici è ben piantata a terra non tendendo ad impennare più del dovuto, mentre in discesa la forcella da 120 lavora bene seppur manca di quella progressività nell’affondamento che contraddistingue un po’ tutta la gamma Rock Shox, se confrontata alla concorrenza Fox. Risulta comunque ben bloccata quando il comando (posto sullo stelo) è chiuso.

La bici è maneggevole e precisa nei cambi di traiettoria. Su terreni accidentati il connubio front+alluminio non aiuta, inutile girarci attorno. Nonostante dei copertoni da 2.40″, peraltro con spalla molto robusta e poco “elastici”, pur tenuti a pressioni più basse possibile allo scopo mitigare i sobbalzi, la Procaliber 8, riporta un po’ alle 26″ di una volta. Molto sensibile a ogni ostacolo più pronunciato del normale. Sassi e radici non sono dove rende meglio, perché non è minimamente confortevole. Questo non vuol dire che non ci si possano fare sconnessi e tecnici. Come premesso, ci ho percorso i medesimi trail che con qualsiasi altra bici, tuttavia, soprattutto dopo tante ore, questo si tramuta in minore fluidità di pedalata, maggior impegno fisico e maggiore stanchezza del rider.

Al contrario in discesa questo aspetto è molto meno marcato. Lo stare in piedi sui pedali costringe a un po’ di lavoro di gambe in più, ma nessun passaggio è stato precluso, anche grazie alla presenza del telescopico (a funzionamento idraulico, dunque col pregio di poter scegliere quanto farlo affondare) che, se per chi scrive, di base, andrebbe valutato per le sue caratteristiche in particolare su certi tipi di bici e in funzione nel complesso dei percorsi che si è soliti fare, in questo caso con una bici un po’ più difficile e nervosa, è utile a prescindere perchè garantisce quel plus di sicurezza e confidenza che alza l’asticella delle difficoltà superabili.

Sulla trasmissione nulla da dire. La cambiata del comando SLX è precisa ed immediata esattamente come avendo un comando XT o anche XTR. Manca solo la cambiata multipla della leva più piccola che sull’SLX è solo singola. Non è in dubbio che anche un cambio SLX al posto dell’XT , funzionerebbe nella stessa identica maniera. La presenza dell’XT dona appeal soprattutto agli occhi di chi giudica la bici prima facie dal cambio (come molti giudicano un pc solo dal processore per capirci) e toglie qualche grammo, ma nulla più. Volendo prediligere l’efficienza della bici, i soldi risparmiati per un cambio SLX al posto dell’XT, sarebbero molto ben investiti per un comando remoto di sblocco della forcella, quello sì molto più pratico in una miriade di occasioni al posto del dover azionare blocco/sblocco sullo stelo.

I due copertoni Bontrager Sainte-Anne Pro XR da 2.40 hanno una buona tenuta laterale e una buona trazione su terreni asciutti o appena umidi mentre su terreni molto viscidi mostrano la corda abbastanza facilmente, oltre ad avere come accennato una spalla molto robusta e “sostenuta”.

Dei copertoni a scolpitura differenziata fra anteriore e posteriore, con dei fianchi un po’ meno robusti e una sezione leggermente inferiore, renderebbero la bici più versatile anche con terreni insidiosi. Il risparmio di peso sulla parte periferica rotante e dunque più sensibile, la migliorerebbe in reattività nei cambi di ritmo e in avanzamento alle basse velocità e la spalla più morbida assorbirebbe meglio le asperità migliorando il comfort. Non è in ogni caso una bici pensata per percorsi eccessivamente scassati e dunque copertoni più “leggeri” non creerebbero problemi di affidabilità.

L’impianto frenante, seppur non performante come i modelli di punta di casa Shimano, anche su discese lunghe ed impegnative ha sempre mantenuto una buona efficienza, sicuramente migliore di quella di quasi tutti i sistemi frenanti Sram inclusi quelli di alta gamma che fra pinze, pastiglie e dischi risultano sempre poco modulabili e potenti e con poco mordente sui dischi.

Rimane da dire della corona da 30 della guarnitura. È vero che un po’ tutti i costruttori tendono, al calare della gamma e del prezzo, a ridurre i denti della corona, quasi dando per scontato che quelli forti prendono bici top e man mano al calar del prezzo calano anche i watt. Però il 30 è sinceramente un qualcosa di non appropriato e non giustificato da quel poco peso in più della bici rispetto a bici top di gamma.

Col 51 dietro il rapporto ha uno sviluppo metrico così corto da essere al limite del surplace. Col pignone 10 basta essere già a 35 kmh per mulinare i pedali quasi a vuoto senza contare che al ridurre dei denti della corona i salti di denti, soprattutto fra i pignoni più grandi, sono molto più fastidiosi e la pedalata risulta meno “piena”. Almeno un 32 sarebbe la soluzione migliore e anche un 34 è ben gestibile dalla quasi totalità dei fruitori sui percorsi che poi si andranno effettivamente a fare.

Conclusioni

La Procaliber 8, a dispetto del prezzo contenuto, non è una bici entry level. Non ha le prestazioni di bici che costano il doppio, il triplo o il quintuplo e ci mancherebbe, ma in termini di affidabilità e solidità è probabilmente anche migliore. Non preclude nessun percorso che si farebbe con un’altra xc e, avendo una buona capacità tecnica, neanche i percorsi che si farebbero con una trail. In termini di prestazioni pure è meno confortevole e dunque più impegnativa, il maggior peso, in particolare sul pacchetto ruote, non la rende una bici per chi fa della lotta col cronometro una ragion d’essere, ma per un primo contatto con qualche gara e per fare esperienza, migliorare la propria condizione fisica ed affinare la propria tecnica, oltre che per divertirsi, o anche come prima bici seria ma non troppo pesante per un ragazzo, la Trek Procaliber 8 è sicuramente una ottima soluzione.

Non ci farei a cuor leggero un giro all mountain più che altro per l’impegno che esso comporta, ma quanti (tanti) fanno spesso interminabili sterratoni con inutili bici da nmila euro possono tranquillamente puntare su una bici del genere con identica soddisfazione. A parte qualche piccola ed economica miglioria sicuramente è una bici eccellente nel rapporto qualità prezzo che, senza svenarsi economicamente, consente di affrontare piacevolmente e proficuamente quella fase intermedia fra il principiante e il biker esperto a cui molti non arrivano comunque mai pur spendendo paccate di soldi nella vana speranza che la bici faccia il biker.

Trek

Commenti

  1. samuelgol:

    Le Alpi sono (circa) quelle di 40 anni fa. I percorsi (ciclabili) alpini no. Bike park a prescindere con le bici moderne si è abbastanza ampliato anche il range dei percorsi fruibili. Con le front 26 (ma anche le full) i percorsi che mi azzardo a fare ora, certi percorsi almeno, col cavolo che li facevo. Se non appunto a piedi (cosa che non mi è mai piaciuta). E non è che ho meno cara la vita di 20 anni fa...anzi. Sono invecchiato e la ho più cara, solo che riesco a fare in sicurezza cose che 20 anni fa era da scapicollarsi. O andare appunto a piedi.
    Spesso mi dico: il modo buono per migliorare o non é comprare un giocattolo supertopdigamma o fare un megafigocorso mtb... ma andare ed andare ed andare.... fino a consumare chiappe e giocattolo. Uno che vuole dedicarsi alla MTB seriamente comincia da una bici cosí e poi tra un po (mesi-anni dipende da quanto si dedica) avrá l'esperienza e la competenza per comprarsi un altro giocattolo, piú performante, piú focalizzato.
    Con una bici scrausa non é detto che duri abbastanza, con una full carbon cascimmata sono solo quattrini sprecati (ma tanto sono i suoi per cui ok).

    ah bei colori :)
  2. sideman:

    poi a scendere sono negati
    E' proprio quello il punto. A salire in qualche modo si sale (con calma, a spinta, col motore...come volete).
    Ma farsi una fatica della madonna per poi farsi tre quarti di discesa a piedi...anche no.
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