Traiettorie nelle salite tecniche.

Normalmente si parla di traiettorie solo quando si discute di discesa o di single track. In salita infatti si pensa di dover solo pedalare il più possibile e gestire al meglio le proprie energie. In effetti su salite scorrevoli è proprio così. Quando invece il gioco si fa duro la sola spinta dei pedali non basta. Su salite tecniche sarà infatti fondamentale gestire al meglio le variazioni di ritmo che ci impone il terreno nonché le traiettorie migliori per evitarle o affrontarle.

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Le possibilità nell’affrontare un passaggio tecnico sono sempre molteplici, sia esso in salita o in discesa. Normalmente la linea più diretta sarà anche la più ripida. Non sempre è fattibile in salita, ma quando lo è bisogna vedere quanti cambi di ritmo impone e se conviene, piuttosto che una linea alternativa. Normalmente  salire “dritto per dritto” sarà più rapido ma più faticoso e quindi bisogna valutare cosa stiamo facendo. Se siamo in gara e vogliamo superare qualcuno trovare la linea giusta sarà fondamentale. Allo stesso modo se stiamo facendo un giro da tot mila metri di dislivello (o anche solo se la nostra gamba non è così allenata) sarà importante riuscire a dosare le forze al meglio.

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Salita e dispendio energetico.

Nelle auto, il consumo aumenta a dismisura con accelerazioni più che con il mantenimento di una certa velocità. Consumeremo cioè molto più combustibile in partenza o durante una accelerazione che non lanciati in autostrada a velocità costante. Questo perché, dal punto di vista fisico, fare accelerare un corpo richiede una forza, e quindi un lavoro, molto maggiore che non mantenere semplicemente la velocità. Allo stesso modo piazzarsi su una salita con una pendenza fissa, mantenendo un ritmo costante, sarà il modo per spendere meno energie possibili (a parità di ritmo). Ogni cambio di pendenza ci impone però, di fatto, un cambio di ritmo, e cioè una accelerazione. Chi usa il cardio si renderà conto immediatamente del variare dei battiti del nostro cuore, alla minima variazione di pendenza. Basterà passare dal pedalare in piano al salire un cavalcavia ferroviario per sentire subito una differenza (anche se si è ben allenati). Se a questo cambio di pendenza associamo uno scatto o qualche movimento “esplosivo”, ad esempio l’alzare la ruota anteriore prima e posteriore poi per salire un gradino, ecco che l’effetto di aumento di energia consumata diventa doppio.

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Un passaggio tecnico ci imporrà, come appena detto, un doppio cambio di ritmo, quindi un dispendio di energia extra. Bisogna valutare sempre attentamente quando il passaggio tecnico sarà necessario o conveniente, o quando invece potremo evitarlo. Inoltre come già anticipato non sempre cambiare ritmo o affrontare un passaggio difficile migliorerà il tempo di percorrenza del tracciato. La linea come vediamo dovrà quindi essere analizzata al meglio prima di affrontare il passaggio e non mentre ci siamo già sopra.

 

Il passaggio più diretto è sempre il più complesso?

Vediamo dalle seguenti foto come a volte voler evitare un ostacolo, si riveli quasi più complesso che non affrontarlo direttamente. La velocità è spesso bassa in questi casi e la stabilità laterale viene meno. Ecco che quindi può avere senso spingere un po’ di più sui pedali ed evitare curve strette che potrebbero farci perdere l’equilibrio, e soprattutto che ci costringerebbero comunque ad una ripartenza.

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In questo caso specifico sarà conveniente da ogni punto di vista affrontare lo scalino che ci si presenta davanti, anche se siamo stanchi infatti, non ci sarà una via meno ardua o che ci farà risparmiare energie, e poiché entrambe le traiettorie presentano un cambio di ritmo e delle difficoltà, tanto varrà prendere la più diretta. Inoltre come vediamo davanti a noi si presenterà un secondo scalino, essere già dritti per affrontarlo invece di dover alzare l’anteriore in curva, sarà un ulteriore vantaggio della traiettoria del “dritto per dritto”.

 

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Quando scegliere il passaggio tecnico e quando aggirarlo.

L’esempio appena fatto ci indica una classica situazione nella quale l’unica scelta sensata è affrontare il passaggio e superarlo. Abbiamo però anche detto prima che la possibilità di aggirarlo può avere senso in alcuni casi. Per essere schematici direi che i casi si possono riassumere così.

Quando affrontare il passaggio diretto:

  • Sempre quando anche aggirarlo significa ritrovarsi davanti a difficoltà analoghe.
  • Quando stiamo ricercando la performance e vediamo che salire direttamente può darci un vantaggio.
  • Quando, come accade per me, voglio divertirmi in salita e pormi sfide anche in questo ambito, per trarre soddisfazione nel superarle.
  • Quando conosciamo bene il giro che stiamo affrontando e sappiamo di essere abbondantemente dentro alla nostro livello di allenamento, cioè sappiamo che pur affrontando i vari passaggi tecnici e i cambi di ritmo relativi non ci troveremo stanchi o annebbiati a fine giro.

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Quando aggirare l’ostacolo:

  • Quando ci rendiamo conto che la linea può darci un vantaggio in termini di tempo di percorrenza e il nostro obiettivo è quello.
  • Quando ci accorgiamo di essere in debito di ossigeno o comunque poco lucidi. Qui sarà necessario cercare di regolarizzare il più possibile il ritmo ed evitare qualunque scatto.
  • Quando abbiamo davanti a noi un giro sconosciuto e ipoteticamente al limite o al di sopra delle nostre possibilità fisiche.

 

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Ingrediente segreto. Marce cortissime!

Utilizzare una rapportatura agile permetterà di rendere meno faticosi gli eventuali cambi di ritmo che ci imporrà il terreno. Potendo cioè generare più coppia alla ruota con lo stesso sforzo al pedale renderemo le “ripartenze”, e cioè i transitori di velocità, più rapidi e meno dispendiosi dal punto di vista energetico.

 

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Alla prossima puntata.

Jack

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