[Race Insider] Yes We Bike Gemona: race day

Dopo due giorni di caldo afoso, la Domenica delle simpatiche nuvole fanno capolino su Gemona. Il caldo sarebbe stato un duro avversario: pochissima acqua lungo il percorso, un’afa veramente pesante che avrebbe reso i trasferimenti un vero calvario. La roccia carsica è infatti infida: si scalda in fretta e ti fa sembrare di essere in una fornace!



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In Friuli ho portato al debutto la nuova Norco Range C7.1. Non è tanto che mi è arrivata e ci ho fatto solo 3 uscite, giusto per settarla per bene e tarare le sospensioni. Fox 36 da 170mm, 160mm posteriori gestiti dal Fox Float X2. Reggisella telescopico da 150mm, gruppo X01 eagle con corona 34T. Per le gomme ho optato una configurazione piuttosto scorrevole, visto che la gara è molto, molto pedalata: Minion EXO SS 2,35 dietro e Minion DHF EXO 3c 2,5 davanti. Il 2,5″ è un must con i cerchi da 30mm, almeno se si vuole un minimo di rotondità e non perdere troppo l’anteriore in curva.

Corro con lo zaino, con 2l abbondanti di acqua dentro, barrette e gel, pompa, camera e multi tool. Doppio casco: con questo caldo non ce la faccio ad usare solo l’integrale e con l’intenzione di rispettare il regolamento (che impone il casco sempre in testa e ben allacciato) la scelta di un caschetto da XC per i trasferimenti mi sembra la più saggia.

Ore 9:30 inizia la gara. Prima di partire guardiamo i tempi di trasferimento, nonostante siano stati allungati per il caldo sono comunque piuttosto tirati. 1h per la prima salita, non c’è da temporeggiare. Partiamo e subito ci diamo dentro, saliamo con una VAM di 600 m/h e ci concediamo il lusso di spingere gli ultimi 15 minuti di ripidissima cementata. Non ha senso pedalare, anche con l’Eagle. Arrivo su con 15 minuti di anticipo, non male. Posso bere l’acqua, spararmi un gellino, cambiare il casco e mettere le ginocchiere.

Parte la PS1! Il primo tratto è super pedalato… Un lungo mezzacosta dove ci si deve dare dentro a più non posso con i pedali. Gli alberi sono stretti e ne sfioro più di uno con il manubrio (800mm sono troppi!). Non c’è nulla di tecnico, solo pedalare, pedalare pedalare, alcune gobbe da pompare stile pumptrack, poi alcuni attraversamenti di pietraie ghiaiose. Pedalo, pedalo, pedalo, la vista si annebbia, ma quanto c’è da spingere qui? Il terreno è davvero insidioso, il ghiaino non ti da particolare confidenza, basta un secondo di distrazione per volare a terra. Ad un certo punto un bivio, si deve prendere il sentiero a sinistra. Sono cotto dal pedalato e faccio per tirare dritto. Vedo la fettuccia all’ultimo, inchiodo, mi fermo, piede a terra, giro la bici e riparto. Dannazione! Cerco di spingere a più non posso per recuperare, ultimo tratto a fuoco nel bosco e la speciale è finita.
Peccato per quell’errore, per il resto la PS è andata bene. D’altronde la colpa è mia, fossi stato più lucido non avrei sbagliato.

Finita la ps, aspetto che arrivino anche i miei polmoni che sono rimasti un pochettino indietro. Ripreso il fiato, parto per il trasferimento. Il secondo trasferimento non è eccessivamente lungo, ma è tutto su sterrato ed il fondo è poco scorrevole. I giorni scorsi faceva un caldo mortale, ma oggi le nuvole ci hanno graziato e si pedala con molta meno sofferenza. L’ultimo pezzo è da fare a piedi, per raggiungere la cima da cui parte PS2. Anche qui il tempo è giusto ma non troppo tirato, arriviamo con 10 minuti di anticipo senza essercela presa con troppa comoda.

PS2! Il primo tratto di PS2 è divertentissimo. Tante rocce fisse (non tutte, alcune un po’ meno) da prendere a fuoco! Non ci sono curve molto strette, giusto un paio. Si deve solo andare a tutta! Avendo provato solo una volta tutte le speciali, non ho memorizzato tutte le linee e quindi devo improvvisare, ma è tutto piuttosto intuitivo. Bisogna solo raddrizzare tutte le curvette e mollare i freni.
Ad un certo punto mi ricordo di un bivio da prendere a sinistra. Intravedo un sentiero partire sulla sinistra, ci sono due marshall. Freno e giro, ma non è la strada giusta! Mi fermo, giro la bici e riparto… “Invece che stare a chiacchierare, non potevate indicare la strada?” Ho perso velocità, devo rilanciare come un forsennato per riprendere il ritmo. Avessi provato di più non avrei fatto confusione.
Il pezzo successivo è da kamikaze. Velocità fotonica su di un fondo che non tiene niente, l’obiettivo è di tenere l’anteriore dritto. Ultimi rilanci, salto finale dalla briglia di cemento e via la ps è finita!
Peccato per quello stupido errore, però fa parte del gioco… Tutto sommato la speciale è andata bene e non essendo esploso nonostante alcuni rischi che ho preso non posso certo lamentarmi.

Il trasferimento verso il controllo orario è un bellissimo sentiero. Ci sono alcuni tratti da spingere a piedi, visto il fondo ciottoloso e la pendenza, tratti che volendo pedaleresti, ma che ti cucinerebbero solo di più le gambe. Il tempo per il trasferimento è poco, bisogna tirare. Arriviamo in Piazza del Ferro giusti giusti per prendere un pezzo di frutta e bere un po’ d’acqua. Si riparte subito!

Per salire alla PS3 si ripercorre la salita asfaltata della PS1, ma stavolta il tempo è di soli 45minuti. E’ vero, la ps3 parte un pochettino più in basso della 1, ma ti sei anche già fatto 800m di dislivello e due speciali. Saliamo di buon ritmo, sempre attorno ai 500-600 m/h di vam. Arriviamo in cima con soli 5 minuti di anticipo, sono tanti i ritardatari e quelli che si sono ritirati.

La ps3 è fighissima, soprattutto all’inizio! Il primo tratto è più tecnico, con due curvettine strette e poi un’insidiosa pietraia su cui è importante studiare bene la linea per non impuntarsi. Un insidiosissimo ripido, un lungo drittone lungo il fiume con una chicane che mi sono quasi portato via e poi ci si butta sui salti. I salti non sono enormi, ma sono divertenti e da prendere a tutta. Forse per un miglior tempo converrebbe evitarli, ma chi se ne frega: è pieno di gente ed io sono qui per divertirmi!
Dopo i salti inizia quello che chiamo “la granfondo”. Per allungare la PS, prettamente discesistica altimenti, è stato aggiunto un tratto con tantissimo pedalato. Forse troppo a mio parere, la ps poteva finire tranquillamente subito dopo i salti. Lamentele da scarso pedalatore a parte, subito dopo i salti ci si butta sull’argine del fiume lungo una specie di pista larga 5 metri piena di ghiaia profonda. E’ tutto in discesa, ma la ghiaia è insidiosa e ti frena. Cerco di passare dove è meno profonda e di pedalare quanto più possibile: sto tirando il 34-10 e la ruota anteriore sbacchetta  come la vecchia Sid in mezzo ad una pietraia (vi ricordate quella con gli steli da 28?)!
Arriva il guado, si attraversa il fiume secco su di una briglia di cemento: intravedo il rider davanti a me, lo devo riprendere! Pedalo, pedalo a tutta in piedi sui pedali, sono velocissimo. Subito dopo il guado la strada fa un dosso e ci si deve buttare a sinistra in un sentiero. Eh già, il dosso. Un dosso, velocità fotonica, un letto di ghiaia, una curva a sinistra e la cottura della prova speciale: un mix letale. La ruota davanti schizza via in un nanosecondo, mi sdraio miseramente. Per fortuna riesco a strisciare su scarpa e ginocchio senza strisciare sul terreno: sarebbe stato un disatro, graffi ed abrasioni ovunque. Impreco a più non posso, ma sono tutto sommato fortunato ad avere ancora tutta la pelle intera.
Svaniti i sogni di gloria del sorpasso, risalgo in bici e riprendo a pedalare, sempre a tutta. Pedala, pedala, pedala, ma quando finisce? Il sentiero non finisce mai ed il casco integrale in testa ti toglie il respiro, muori di caldo. Finalmente l’arrivo! La “granfondo” è finita, sono mezzo morto.

Risalgo il trasferimento a piedi, dobbiamo rifare il percorso cittadino del prologo per la PS4. I tempi sono larghi, non c’è fretta a questo giro. Il più è fatto, ora devo cercare di non schiantarmi da qualche parte per portare a casa la gara.

La PS4 è la stessa del prologo, una downtown cittadina con tantissimi pericoli ed insidie. la ps è corta e per quanto puoi non andare al cento per cento, quello che perdi è veramente poco rispetto a tutta la gara. Bisogna insomma andare conservativi, cercare di non sbagliare ed evitare di farsi male. Rispetto a ieri mi rendo conto di essere meno lucido, quindi tiro un po’ i remi in barca. Sul pedalato le gambe sono cotte, ma così è per me e così è per tutti. Finisce la downtown e finisce la gara!

Sono abbastanza provato! In questa gara c’era davvero tanto da pedalare, sia in ps che nei trasferimenti, con tempi abbastanza tirati. Non è stata una passeggiata, il ritmo è stato sempre molto serrato e continuo, con poche pause. In più il tanto pedalato lungo le ps ti dava il colpo di grazia. Il Garmin a fine gara segna 1300m di dislivello, non male!

Tutto sommato non mi posso lamentare con un 2#° posto assoluto, torno a casa più che soddisfatto e soprattutto divertito, perchè nonostante tutto, la gara è stata molto, molto divertente!

I risultati

Il vincitore della gara è l’austriaco Schemmel Daniel (Cube Racing), seguito a 34sec. da Krivonog Nace (Black Hole Enduro) e da Paludetto Roberto  (AR6 – Nicolai DH Team). Seguono Rossa Damiano, Cerato Riccardo, Iob Ruggero, Felice Manuel, Braidot Stefano, Basso Manuel e Lodolo Giacomo.

Tra le donne la vincitrice è Giulia Albanese, seguita da Eli Cos e da Silvia Lizzi.

Ph credits: Yuri Cortinovis

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