[Test] YT Jeffsy CF Pro 27

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Autore: Francesco Mazza

Nell’aprile del 2016 Young Talent Industries ha presentato il primo modello della sua gamma con ruote da 29″, la Jeffsy 29, cavalcando in anticipo l’onda del successo delle Trail bike aggressive che in molti brand stanno attualmente proponendo. A febbraio 2017 YT ha implementato la gamma Jeffsy realizzando una versione per ruote da 27.5″, in 6 differenti allestimenti: la Jeffsy 27. In occasione della presentazione, ci è stata fornita per il first ride la versione top di gamma CF Pro Race, con 160mm di escursione su entrambe le ruote. Per il test approfondito invece abbiamo pensato fosse interessante mettere alla prova l’allestimento inferiore, la CF Pro, che oltre ad avere un costo interessante in relazione al montaggio, offre 150mm di escursione sia anteriore che posteriore, come tutti gli altri allestimenti disponibili, esclusa appunto la Pro Race.



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Il test della YT Jeffsy CF Pro 27 si è svolto come consuetudine in parte su trail tipicamente alpini e in parte sui tracciati di Finale Outdoor Resort grazie all’ospitalità dell’Hotel Deutsche Familien e al servizio shuttle di Ride on Noli che ha permesso di intensificare il test con alcune giornate di risalite meccanizzate.

Dettagli

Materiale telaio: carbonio
Formato ruote: 27.5”
Geometrie variabili:
Corsa ant/post: 150/150mm
Mozzo posteriore: 148×12
Mozzo anteriore: 100×15
Interasse ammortizzatore: metrico (230x60mm)
Trasmissione: 1×12 (34t – 10-50)
Attacco per deragliatore:
Attacco portaborraccia: sì, portaborraccia e borraccia forniti in dotazione
Colorazioni disponibili: Coral Red e Jet Black
Disponibilità del solo frameset: no

Analisi statica

Il telaio della YT Jeffsy CF è interamente realizzato in carbonio ad alto modulo, sia il triangolo anteriore che il carro e la biella del cinematismo. Le tubazioni sono a spessore differenziato, con strati addizionali nelle zone critiche, per garantire robustezza e rigidezza. Il sistema di sospensione denominato Virtual 4 Link è basato su un quadrilatero con giunto Horst e offre una curva di compressione progressiva, con la parte iniziale dell’escursione molto sensibile, la parte centrale sostenuta e la parte terminale spiccatamente progressiva per un’elevata resistenza ai fondocorsa.

A gestire i 150mm di escursione della ruota posteriore, troviamo un ammortizzatore metrico Fox Float DPS Evol in versione Performance Elite, che offre le stesse caratteristiche della versione Factory, eccetto la finitura Kashima.

Stesso discorso per la forcella Fox 34 Float FiT4 Performance Elite, che si differenzia dalla top di gamma Factory solo per la finitura anodizzata nera invece che Kashima. La battuta del mozzo è un tradizionale 100×15, quindi non Boost.

La trasmissione è affidata a SRAM, più precisamente al gruppo X01 Eagle a 12 velocità con cassetta 10-50 e corona Eagle da 34 denti, che offre un range adeguato al diametro ruota e alla destinazione d’uso della Jeffsy 27, anche per gambe non troppo allenate. In caso si volesse optare per una trasmissione 2x, YT ha previsto sulla Jeffsy un supporto per deragliatori di tipo S3.

Le ruote sono delle E*Thirteen TRS+ con canale in alluminio da 28mm di larghezza interna, 28 raggi e dotate di nastro sigillante che le rende Tubeless, anche se YT le fornisce montate con camera. I copertoni sono Maxxis High Roller II EXO da 2.35″ con mescola Maxxpro 60a su entrambe le ruote. Sostituire le camere d’aria con le valvole UST (che a noi non sono state fornite ma in realtà dovrebbero essere incluse nella confezione di acquisto) e un po’ di lattice, dato che anche i copertoni sono Tubeless Ready, farebbe risparmiare qualche etto sulle ruote, che sono leggermente sopra la media come peso per una Trail bike.

L’impianto frenante è di SRAM, nello specifico dei Guide RSC dotati di rotori Centerline da ben 200mm sulla ruota anteriore e da 180mm sulla ruota posteriore. Il supporto della pinza del freno posteriore sul telaio è di tipo Post Mount 180, quindi la pinza si monta direttamente sul telaio senza necessità di adattatori ma, per lo stesso motivo, esclude la possibilità di montare dischi da 160mm.

La combo del cockpit è di casa RaceFace, in versione da 35mm di diametro. Il manubrio è il modello SIXc in carbonio da 780mm con ben 35mm di rise, che infatti condizionano l’altezza da terra del manubrio, come vedremo in seguito. L’attacco manubrio è il modello Turbine da 50mm di lunghezza, che diventa da 60mm per le taglie L e XL.

La scelta ricade su RaceFace anche per quanto riguarda il reggisella telescopico, un Turbine da 150mm di escursione con passaggio del cavo interno al telaio. Solo nel caso della taglia S, l’escursione è di 125mm. Il comando è in versione 1x ed emula la posizione e il funzionamento della classica leva del trigger del deragliatore, comoda, facilmente raggiungibile e morbida da azionare grazie al rapporto di leva maggiorato.

La Jeffsy offre la possibilità di modificare le geometrie su 2 posizioni grazie al Flip Chip, un inserto tramite cui l’ammortizzatore è ancorato al carro, invertendo la posizione del quale si modificano le quote geometriche con 0.5° di differenza su angolo sterzo e angolo sella e 6mm di differenza sull’altezza del movimento centrale. Ho trovato le geometrie in posizione Low decisamente equilibrate, aggressive ma pienamente adeguate allo stile della Jeffsy sia in salita che in discesa. Dopo qualche giro di prova in posizione High sono giunto alla conclusione che in questa modalità la Jeffsy perda un po’ del carattere che la contraddistingue, a fronte di un guadagno trascurabilissimo in termini di resa in salita, quindi ho proseguito il test in posizione Low.

Interessanti le soluzioni accessorie come passaggio cavi e protezioni. All’interno del telaio passano solo le guaine dei cavi che comandano il reggisella telescopico e il cambio. Quest’ultimo esce a pochi centimetri della scatola del movimento centrale, per inserirsi nuovamente all’interno del fodero basso e uscire in prossimità dello snodo Horst, proprio vicino al cambio. La tubazione idraulica del freno invece segue un percorso differente, interamente all’esterno del telaio per la massima facilità di manutenzione, fissata con tradizionali fermacavi oltre che dai due fermi a vite che fungono anche da supporto per il portaborraccia.

La parte terminale del tubo obliquo e la scatola del movimento centrale sono protette da una robusto guscio in poliuretano, sagomato per lasciare spazio al massiccio supporto ISCG. Allo stesso modo il fodero basso e l’interno del fodero alto sono abbondantemente riparati dai colpi della catena. La zona del fodero basso adiacente alla corona è protetto da un’ampia placca in acciaio. Un piccolo ma utile inserto in acciaio protegge anche la parte terminale del fodero basso corrispondente al pacco pignoni, affinché la catena, nel caso dovesse inavvertitamente scendere dalla cassetta, non danneggi il carro in carbonio.

Il cinematismo V4L lascia spazio a un portaborraccia, seppure di dimensioni ridotte. Visto che lo spazio non è di dimensioni standard, YT mette a disposizione il Thirstmaster 3000, un portaborraccia interamente in carbonio per estrazione laterale a destra, con borraccia dedicata da 0,5L marchiata YT, che integra anche un elastico per fissare un’eventuale pompetta. Il portaborraccia blocca saldamente la borraccia, ma estrarla e soprattutto reinserirla in sede non è molto pratico, motivo per il quale, considerando anche le dimensioni ridotte, ho optato per utilizzare la Jeffsy senza Thirstmaster 3000.

Geometrie

Salita

In sella alla Jeffsy ci si sente facilmente a proprio agio grazie alle geometrie equilibrate, abbastanza aggressive ma ben bilanciate, che posizionano il rider al centro della bici, piuttosto caricato sull’anteriore grazie all’angolo del tubo sella verticale, che consente di affrontare salite anche molto ripide senza perdere aderenza sull’anteriore. L’altezza del manubrio da terra è maggiore della media a causa della calotta superiore della serie sterzo, particolarmente alta, e del manubrio con il rise di 35mm, che anche con lo stem piazzato all’altezza minima, risulta superiore all’altezza che avrei ritenuto ideale. Tuttavia la posizione di guida dominante sul manubrio minimizza questa sensazione di essere alti sulla bici mentre si pedala e ci si trova ad affrontare anche parecchie ore in sella con molta naturalezza. La componentistica che strizza l’occhio all’Enduro, soprattutto per quanto riguarda l’insieme ruote/copertoni, non ne fa una libellula in salita a confronto di altre concorrenti più snelle da pedalare sulle salite scorrevoli, ma resta comunque superiore alla media come pedalabilità e in generale si è rivelato un mezzo che si presta molto bene ad affrontare dislivelli notevoli.

Il cinematismo, a causa della grande sensibilità iniziale, tende a oscillare percettibilmente quando si pedala in piano, mentre in salita, quando l’ammortizzatore è maggiormente compresso per via della posizione più inclinata che aumenta il carico sul posteriore, la sospensione lavora nella parte più centrale, dimostrando maggiore stabilità. Inserendo la posizione intermedia della regolazione a 3 posizioni della compressione, si mitiga ulteriormente la tendenza a oscillare dell’ammortizzatore che risulta effettivamente stabile e corposo. La posizione di blocco è quasi totale e quindi è preferibile utilizzarla solo per le salite effettivamente scorrevoli e prive di asperità, mentre nei tratti sconnessi o tecnici, è coerente approfittare della trazione offerta dalla posizione intermedia. Sulle salite tecniche inoltre si fa apprezzare la guidabilità e la facilità a superare gli ostacoli della Jeffsy che, a dispetto delle geometrie aggressive, si comporta come una vera Trail bike, precisa e intuitiva.

Discesa

Precisione e maneggevolezza sono inoltre le prime cose che si apprezzano puntando le ruote a valle. Il limite della Jeffsy in discesa è decisamente molto più alto di quello della classica Trail bike, andando a mettersi a confronto con molte bici da Enduro, soprattutto quei modelli meno esasperati di quelli attuali, proposti fino a un paio di stagioni fa.

La posizione di guida è dominante e bilanciata. Lo stack è piuttosto alto ma la bici in generale è invece bassa e si ha abbondante spazio per guidarla bene con le gambe, sfruttando una grande maneggevolezza e una rapidità e precisione nei cambi di direzione che producono davvero soddisfazione durante la guida. Il reach è ampio e permette una posizione comoda che lascia il rider sempre centrale e all’interno della bici, mantenendo stabilità e prontezza di guida, anche nei tratti più tecnici e in quelli più sconnessi, dove le doti da discesista della Jeffsy sanno veramente emozionare.

La sospensione è calibrata in modo eccezionale per le performance in discesa, con 150mm di escursione che possono paragonarsi alle più attuali Endurone aggressive, tanto da mettere in difficoltà a volte la 34 da 150mm che, per quanto risulti performante in ogni condizione di utilizzo, tende a stancare un po’ le braccia quando si mantengono a lungo quei ritmi elevati a cui la Jeffsy induce. La stabilità del retrotreno è elevata, nonostante il carro non sia dei più rigidi anche per via dei foderi alti molto lunghi. La sensibilità iniziale della sospensione è eccellente e si traduce in comfort e tanto grip. La parte centrale dell’escursione è sostenuta e vivace, per cui si gode di un assorbimento corposo degli urti e di grande reattività, conservando un ampio margine dal fine corsa, gestito da un picco di progressività che permette di guidare in modo particolarmente aggressivo.

Conclusioni

Che le Trail bike aggressive siano il nuovo trend, non è certo un mistero. L’attuale know how e i materiali a disposizione permettono di avere bici leggere con escursioni relativamente lunghe, componenti robusti e performanti, geometrie precise e cinematismi ben calibrati che danno vita a biciclette capaci di salire con disinvoltura e di togliere delle belle soddisfazioni in discesa. Tra tutte le bici che ho avuto modo di provare, la Jeffsy 27 è decisamente una di quelle che meglio hanno incarnato questo nuovo trend. Che la bici tuttofare non esista è certo… ma YT ha trovato qualcosa che le si avvicina davvero molto.

Allestimenti e prezzi

Jeffsy CF Pro Race 27: €4.499
Jeffsy CF Pro 27: €3.999 – Peso dichiarato in taglia S: 12,6kg – Peso verificato in taglia M: 12,7kg
Jeffsy CF One 27: €3.399
Jeffsy CF Two 27: €3.399
Jeffsy AL One 27: €2.599
Jeffsy AL Two 27: €2.099

YT Industries

Commenti

  1. Grazie.
    Con l'avanzare dell'età comincio ad interessarmi a mtb più pedalabili con la caratteristica irrinunciabile di poter montare una doppia, senza rinunciare alla discesa e da quello che scrivi mi sembra che la Jeffsy sia l'ideale.
    Purtroppo dovrei provarla per essere sicuro di trovarmici bene, ma come si fa?
  2. lazzalby:
    Comprato YT 29 CF COMP 1 del 2016 a febbraio per mia moglie visto anche il prezzo conveniente.
    Da allora io uso la YT e ho lasciato la Bronson C del 2014 a lei......Ottima sensazione appena salito sembra di essere "dentro" alla bici, in salita nonostante la corona da 32 sale benissimo ( stessi percorsi fatti con la Bronson e corona da 28). Gira benissimo nello stretto e sicura in discesa. Ho avuto difficoltà ad adattarmi alla Santa. Inoltre trovo la Bronson molto + nervosa in discesa. Per me OTTIMA, se poi consideriamo il prezzo.....
    capisco l'entusiasmo per la bici nuova ma passare da un monocorona con corona da 28 (con ruote da 27,5, quindi una rapportatura molto corta) ad un monocorona con corona da 32 (con ruote da 29 oltretutto, quindi una rapportatura relativamente lunga) e dire che si sale benissimo,o è magia o dentro al telaio c'è un motorino elettrico. Alla fine si può dire quello che si vuole riguardo alle sensazioni in discesa ma sui rapporti in salita è pura matematica e non credo che una diversa sospensione o diverse geometrie possano farti passare da una corona 28 ad una 32 (senza considerare il maggior sviluppo delle ruote da 29 rispetto alle 27,5 che già di suo spesso implica di usare corone diverse).
  3. lazzalby:
    Comprato YT 29 CF COMP 1 del 2016 a febbraio per mia moglie visto anche il prezzo conveniente.
    Da allora io uso la YT e ho lasciato la Bronson C del 2014 a lei......Ottima sensazione appena salito sembra di essere "dentro" alla bici, in salita nonostante la corona da 32 sale benissimo ( stessi percorsi fatti con la Bronson e corona da 28). Gira benissimo nello stretto e sicura in discesa. Ho avuto difficoltà ad adattarmi alla Santa. Inoltre trovo la Bronson molto + nervosa in discesa. Per me OTTIMA, se poi consideriamo il prezzo.....
    capisco l'entusiasmo per la bici nuova ma passare da un monocorona con corona da 28 (con ruote da 27,5, quindi una rapportatura molto corta) ad un monocorona con corona da 32 (con ruote da 29 oltretutto, quindi una rapportatura relativamente lunga) e dire che si sale benissimo,o è magia o dentro al telaio c'è un motorino elettrico. Alla fine si può dire quello che si vuole riguardo alle sensazioni in discesa ma sui rapporti in salita è pura matematica e non credo che una diversa sospensione o diverse geometrie possano farti passare da una corona 28 ad una 32 (senza considerare il maggior sviluppo delle ruote da 29 rispetto alle 27,5 che già di suo spesso implica di usare corone diverse).
    Dipende da cosa c'è dietro al 28 e dietro al 32 !!!!!
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