Stelvio Transalp 2012

L’idea del giro che sto per raccontare è nata nell’estate del 2011 in quel di Riva del Garda; come l’anno precedente mi trovavo da quelle parti per una settimana all’insegna del freeride sui sentieri più sgarrupati e famosi della zona; fermarmi nelle malghe e nei rifugi mi è sempre piaciuto tantissimo e da qui l’idea tour AM.
Ben presto cominciai a informarmi leggendo i reportage del Monte Bianco e del Monte Rosa che però, per quanto belli, non mi convinsero; erano corti (almeno rispetto a quello che avevo in testa) e non arrivavano abbastanza in alto.
Trovare da solo una zona nella quale costruire il mio percorso incominciava a sembrarmi impresa complicata ma continuando a spulciare il Forum arrivò l’idea risolutrice: Nonnocarb.
Chi, se non lui, avrebbe potuto consigliarmi meglio? Preparai una mail in cui spiegai per bene le mie esigenze e in men che non si dica mi arrivò l’attesa risposta con i link a cinque giri che avrei trovato nel sito www.meranobike.it era scritto “sono facilmente collegabili, divertiti” ed io, comprate le mappe, mi “divertii” per mesi.
La decisione di affrontare il giro da solo mi allettava ma anche avere un compagno con cui condividere l’avventura mi faceva piacere. Dopo un sondaggio fatto fra coloro che avrei voluto con me decisi per la solitaria; molti diranno che sono matto ma sono abituato a girare da solo e la cosa non mi spaventava ma mi elettrizzava.

L’itinerario
Il giro che avevo concepito partendo dalle tracce di Nonnocarb prevedeva Prato allo Stelvio come luogo di partenza e arrivo, Passo Stelvio, laghi di Cancano e S.Giacomo, Santa Maria in Monastero e lago della Muta, Rif. Sesvenna e Val d’Uina, Scuol (bassa Engadina) e di nuovo Santa Maria, Passo Umbrail, Passo Stelvio, Rif. Pirovano e Rif Garibaldi, Prato allo Stelvio per la Goldseeweg ed il sentiero delle Malghe, ultimo giorno, alleggerito di un po’ di bagaglio lasciato a Prato, Passo Madriccio e ritorno a Prato.
In totale 310km per 13000m di dislivello.



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Il Viaggio
Primo Giorno
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Smontata e inscatolata la mia bicicletta, il 24 luglio sono partito in treno alla volta di Prato allo Stelvio da dove il giorno seguente, svegliato alle 5,30 dall’adrenalina e dall’entusiasmo, ho cominciato il tour dopo aver controllato per bene il mezzo ed i bagagli ed aver fatto una colazione da fare invidia ad un elefante.
La prima prima tappa si presentava massacrante: da Prato allo Stelvio al lago S. Giacomo per un totale di 52km e 3000m di dislivello.
La traccia prevedeva la salita al Passo Stelvio salendo su asfalto ma il traffico della strada mi ha convinto a seguire l’alternativa che avevo previsto; quindi da Gomagoi a Rif. Forcola e poi Goldseeweg che avrei fatto anche al ritorno.

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Rif. Forcola

Durante le salite, per lunghi tratti ho dovuto spingere la bici o addirittura caricarla in spalla ma la quiete e la bellezza dei posti mi hanno ripagato della fatica.

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Partito col bel tempo, poco prima del Passo, le nuvole si sono fatte strada e ha cominciato a piovere anche molto intensamente ma per fortuna ero arrivato al Rif. Garibaldi dal quale, sono ripartito appena spiovuto.

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I paesaggi che ho incontrato lungo il duro percorso oltre i 2500m sono indescrivibili nella loro suggestività e quindi lascio parlare lo foto.

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Alle 20,00 l’arrivo al Rif. S. Giacomo a 1900m.

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Discesa verso il torrente Valle Forcola

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Dopo una buonissima cena, ero a letto prestissimo per risvegliarmi il giorno seguente poco dopo l’alba in un posto da favola.

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Secondo giorno
La seconda tappa mi riservava qualche chilometro in più del primo giorno ma con meno impegno in salita per arrivare al paese di Burgusio in alta Val Venosta passando per il lago di Livigno, l’Alpe del Gallo e l’Alp Mora ed essere entrato ed uscito dai confini svizzeri.

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Torrente Acqua del Gallo, verso il lago di Livigno

Che fosse stata una giornata molto bella e ma certamente meno impegnativa della precedente l’avevo pensato fino a quando non ho intrapreso il “Sentiero delle Ore” il cui nome mi aveva fatto pensare ad un tragitto molto piacevole e panoramico.

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Mi ero sbagliato sul piacevole, almeno per la parte in salita visto che ho dovuto affrontare diversi punti nuovamente con la bici a spinta ma per fortuna il panorama e la discesa mi hanno pienamente ripagato.

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Ops, il Sentiero delle Ore. Sapevo del divieto e l’ho affrontato dopo le 16

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All’arrivo a Burgusio scopro che la pensione che avevo contattato era piena e la mia prenotazione, forse anche per colpa mia non risultava.

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Il padrone che al mio arrivo era intento a mungere, quasi mortificato per l’inconveniente si è mostrato disponibile ad una soluzione tanto quanto io ero interessato a trovare anche solo un letto per passare la notte; la soluzione? Un bel letto portato nel grande bagno sauna che si trovava al piano seminterrato e sono stato una meraviglia. Prezzo? 20 euro 😉

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Terzo giorno
Il terzo giorno mi aspettava una tappa particolare perché nonostante fosse di soli 33km, mi accingevo a percorrere la spaventosa e suggestiva Gola della Val d’Uina appena oltre il confine italo svizzero

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Sarei passato per il Lago della Muta, Rif. Plantapatsch, Rif. Sesvenna; bellissima la discesa che collega i due rifugi lungo il sentiero 8a.

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Il viaggio rimane bello e piacevole sia prima che dopo questo grande monumento naturale.

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GoltHutte

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La goduriosa discesa verso rif. Sesvenna

Si tratta di un sentiero scavato nella roccia lungo un canyon del quale non saprei quantificare la profondità e nel fondo del quale scorre il torrente Uina il cui rombo è amplificato in maniera tetra ed impressionante da questa enorme cassa di risonanza.

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Nonnocarb, dove mi hai fatto arrivare!

C’è chi lo percorre in salita e chi, matto come me lo fa in discesa anche se con diversi passaggi fatti a spinta. Il sentiero, oggettivamente, non è difficile e se fosse in mezzo ad un bosco sarebbe fattibile dall’inizio alla fine ma per quanto è esposto e spesso senza parapetto è da farsela addosso.
L’arrivo nel minuscolo paesino svizzero di Sur En dove scopro che tre settimane prima un biker olandese che faceva parte di un gruppo di sei persone era morto cadendo nella gola…..

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Quarto giorno
Il quarto giorno è cominciato all’insegna della stanchezza ed è finito peggio perché avevo le gambe di marmo; se all’inizio della giornata, con la forza di volontà e degli integratori sono riuscito a pedalare, a metà pomeriggio, dopo una sosta pranzo nel piccolissimo e delizioso paesino svizzero di S. Charl non ho potuto fare altro che procedere con la bici a spinta anche sulle salite più leggere.

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Si capisce come stavo alla fine del quarto giorno?

La nota positiva è data dalla conoscenza fatta con Jennifer, una ragazza di Zurigo che era alle prese con un “giretto di soli 20 giorni” e con la quale ho pedalato per diversi chilometri finché non ci siamo separati per seguire ognuno il proprio percorso 😉

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L’arrivo di questa tappa è previsto a Santa Maria in Val Monastero ancora in Svizzera, presso il bellissimo ma caro Ostello della Gioventù che per 40 euro mi offre un posto letto in camera da otto e la colazione (non ho trovato soluzioni più economiche).

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La sera, molto stanco, con brividi di freddo e con poca fame, dopo una piccola cena, un’aspirina ed un po’ di latte alle 21,30 sono già nel mondo dei sogni.

Quinto giorno
L’aspirina ed il riposo mi rimettono in sesto permettendomi di affrontare il quinto giorno con le giuste energie; l’impegno della tappa non è da poco perché devo arrivare ai ghiacciai sopra Passo Stelvio a 3100m e poi raggiungere Prato allo Stelvio per una lunga discesa che mi porterà a quota 960m.

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Arrivato lassù non potevo farmi mancare una piccola escursione sulla neve.

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Il panorama da Rif. Garibaldi e dell’inizio della Goldseeweg.

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Invece spenderò qualche parola per raccontare della discesa che ho intrapreso colpevolmente tardi a metà pomeriggio; partito con gran velocità, dopo neanche 500m sono costretto a fermarmi per un bel taglio al copertone della ruota posteriore.

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Per fortuna il danno non è irreparabile ed il liquido antiforatura che c’è nella ruota chiude il buco e mi consente di continuare la discesa.

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Il tempo di fare le ultime foto della giornata e dopo poco, a causa di stanchezza e distrazione faccio la prima caduta dall’inizio del giro: messe le mani avanti batto a terra col petto e per un soffio non arrivo per terra anche col viso. Sono fortunato perché in quel punto non affiorano pietre che mi avrebbero causato grossi danni.
Il famoso “non c’è due senza tre” anche in questo caso è valido; infatti alle sette di sera, nonostante il GPS, quando ancora mancano tanti km a Prato, mi capita di perdere il sentiero a oltre 2000m e di vagare per quasi un’ora in un intricato sottobosco con l’ansia di dover ritrovare la traccia a qualsiasi costo perché diversamente avrei passato la notte all’addiaccio sotto la coperta termica d’emergenza e senza un goccio d’acqua.
L’unica soluzione era quella di riprendere il sentiero più a valle tagliando giù per la foresta prima
che facesse completamente buio.
A costo di una gran quantità di graffi ed una profonda ferita alla tibia dovuta all’impatto con un tronco ho ritrovato il sentiero alle 20,30, in tempo per mettere una luce che mi ero portato per le emergenze e che, nel buio totale, insieme al GPS, mi ha aiutato a seguire il sentiero che sotto la pioggia mi ha fatto arrivare a Prato allo Stelvio alle 22,30.
Mi rimanevano ormai solo le forze per sedermi ad un tavolo (c’era una festa di paese) a trangugiare spiedini, patatine e birra.

Sesto giorno
Ormai rimaneva solo l’ultimo giorno del quale non faccio una descrizione visto il già lungo reportage ma allego qualche foto. La salita verso Solda.

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La salita verso il Passo Madriccio e del Fif. Milano a 2580m.

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Peccato non aver saputo che delle due funivie che dal paese di Solda portano fin quasi in cima, la seconda è chiusa nei mesi estivi; ero arrivato al Rif. Milano a quota 2600m con le mie forze e non me la sono sentita di aggiungerci i 300m della funivia chiusa e altri 200m per arrivare al Passo Madriccio. Troppo stanco sia fisicamente che mentalmente; decido che la prossima spedizione in zona partirà proprio da questo giro per chiudere il conto lasciato in sospeso.
Il 31 luglio, dopo aver riposto la bici nella scatola, riparto per Roma contento, soddisfatto, entusiasta e certo che presto tornerò da quelle parti per una nuova avventura.

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PS
I miei ringraziamenti (non bastano mai) a Maurizio Deflorian, in arte Nonnocarb, curatore del sito www.meranobike.it  per la grande quantità di informazioni e consigli che mi ha pazientemente dato via mail.
Chiedo scusa a tutti gli esperti di foto; io non lo sono e la mia macchinetta lascia certamente a desiderare.
Nell’allegato ZIP, la traccia (intera e con le varie tappe) che ho ideato e quella che poi ho effettivamente percorso, due ulteriori paragrafi su preparativi e composizione bagaglio, e un’altro file doc dove trovate indirizzi dei luoghi dove ho pernottato e tante altre info.
Altre foto qui.

Tracce GPS qui

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