[Test] MDE Damper 29 2020

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Dopo aver strapazzato per bene, l’anno scorso, il precedente modello di Damper 29 con geometrie custom, MDE mi ha fornito il telaio della Damper 2020 per mettere alla prova il nuovo modello e confrontarlo con la versione da cui deriva. Anche in questo caso le geometrie sono personalizzate grazie al programma Rider Tuned Geometry, ma solo per un paio di aspetti che analizzeremo in seguito, mentre la maggior parte delle quote rispecchiano quelle di una taglia M standard. La maggior parte dei componenti utilizzati per l’allestimento li trovate nell’articolo di presentazione della bici, mentre in questo articolo ci concentreremo principalmente sulla prova del telaio.



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Dettagli

  • Materiale telaio: lega di alluminio 7005 T6
  • Formato ruote: 29″ (disponibile anche mullet e 27.5″)
  • Geometrie variabili: no
  • Corsa anteriore: 170mm
  • Corsa posteriore: 165mm
  • Interasse ammortizzatore: 230x65mm
  • Mozzo posteriore: Boost 148×12mm
  • Movimento centrale: BSA 73mm filettato
  • Tubo sella: ∅ 30.9mm
  • Attacco ISCG: sì
  • Attacco portaborraccia: sì
  • Disponibilità del solo frameset: sì
  • Peso della bici completa montata come in foto: 14,21kg
  • Peso del telaio (taglia M, senza ammo, con serie sterzo, perni e accessori): 3,48kg

Prima di addentrarci nei dettagli tecnici, parliamo dell’estetica e delle linee rinnovate della Damper 2020. Una bici che, dal primo modello del 2005, si è costantemente evoluta mantenendo la sua identità. Per questo motivo, MDE ha deciso di non stravolgere le linee ma semplicemente di affinarle e di renderle più moderne. Il top tube è dritto, snello e disegna una linea tesa che prosegue con quella del carro, anch’esso più compatto, con bielle più vicine al tubo sella che caratterizzano un design complessivo più pulito e un maggiore spazio all’interno del triangolo anteriore. Il telaio e il carro, come consuetudine per MDE, sono realizzati con tubazioni idroformate in lega di alluminio 7005 e sono successivamente sottoposti a trattamento termico T6. Per il telaio in test ho scelto verniciatura e decals standard, ma in entrambi i casi sono personalizzabili con ampia scelta.

Per quanto riguarda il carro, le nuove linee non rappresentano esclusivamente un elemento estetico ma implicano un profondo rinnovamento del sistema di sospensione i-Link che infatti MDE ha ribattezzato i-Link 2.0. Il nuovo carro è più rigido e più solido ma al contempo è più snello in termini di ingombro complessivo, come vedremo meglio in seguito, e più pulito come linee, quindi molto meno incline a raccogliere fango e sporcizia rispetto al precedente. In termini di geometria del sistema di sospensione, la curva di compressione è rimasta pressoché invariata, mantenendo il comportamento progressivo caratteristico dell’i-Link, mentre la modifica più sostanziale coinvolge il comportamento della sospensione durante la pedalata, con una quota di anti-squat ulteriormente ottimizzata a vantaggio della stabilità in pedalata.

Entrambe le bielle ruotano su cuscinetti maggiorati, a doppia fila di sfere, realizzati su specifiche di MDE da Enduro Bearings, e su perni più grandi da 15mm in luogo dei precedenti da 12,7mm. La biella superiore è stata spostata nettamente più indietro rispetto al precedente modello con i fulcri superiori che abbracciano il tubo sella e il fulcro inferiore che ora è ancorato esclusivamente al tubo sella stesso. Il carro comprime l’ammortizzatore tramite una forchetta di rinvio, che ruota anch’essa su cuscinetti a sfera. Di serie viene fornita una forchetta dedicata ad ammortizzatori da 230mm di interasse ma per chi volesse montare ammortizzatori con interasse di 216mm, è possibile optare per la forchetta più lunga, dedicata a questa misura.

Anche la biella inferiore è stata ridisegnata per essere più compatta, riducendo quindi l’ingombro tra il carro e il triangolo anteriore e consentendo di realizzare un carro più corto e di avere maggiore luce per il copertone. Nella foto seguente notiamo anche che il movimento centrale adottato da MDE è il tradizionale e affidabile BSA filettato da 73mm. Dal lato drive, per chi desidera utilizzare un paracolpi o un guidacatena, è possibile montare un supporto ISCG, fornito in dotazione con il telaio, che si fissa su di un’apposita sede calettata, tra la scatola del movimento centrale e la calotta BSA.

La nuova posizione della biella superiore, aderente al tubo sella, e priva del fazzoletto di sostegno che nel precedente modello poggiava alla base del tubo obliquo, consente abbondante spazio per collocare un portaborraccia che può ospitare borracce di capienza standard (550ml). Un dettaglio che a molti potrà sembrare banale ma che per la Damper rappresenta un’innovazione e una grande conquista, data l’enorme difficoltà intrinseca delle bici con sistemi di sospensione che utilizzano ammortizzatori orizzontali ancorati all’obliquo a includere un adeguato spazio all’interno del triangolo anteriore. Personalmente ho sfruttato molto questo attacco, più che per la borraccia, per fissare pompetta, camera d’aria e leve cacciagomme senza dover passare cinghie attorno al telaio.

Dopo il test dell’ammortizzatore TRIAir di SR Suntour, ho montato il nuovo ammortizzatore a molla MOD di Formula, una versione preserie che vedete ancora senza adesivi, in attesa che mi arrivi quello definitivo per iniziare il test. Questo mi ha dato la possibilità di provare la Damper con entrambe le opzioni di ammortizzatore, aria e molla, approfondendo meglio la conoscenza dell’i-Link 2.0. In entrambi i casi ho scelto l’opzione da 230x65mm che fornisce 165mm di corsa alla ruota, ma si può optare per il 230x60mm per una versione più AM della Damper con 150mm di escursione o una scelta intermedia con il 216x63mm, adottando l’apposito attacco a forchetta di cui ho scritto poc’anzi, che si traduce in 160mm di escursione. Tutto questo senza che le geometrie della bici vengano in qualche modo coinvolte.

Un’importante novità riguarda anche il tubo di sterzo che ora ospita una serie sterzo integrata, marchiata MDE, che riduce sensibilmente lo stack rispetto al modello precedente e quindi consente più margine per regolare l’altezza del manubrio da terra. La Damper 2020 accetta forcelle da 150 fino a 180mm di escursione, in base alla configurazione in cui si sceglie di montare la bici, se più orientata all’all mountain o al bike park. Personalmente ho scelto di abbinare ai 165mm di escursione posteriore una forcella da 170mm di corsa, quindi le geometrie del telaio in test sono ottimizzate per forcelle con 580mm di altezza axle to crown.

Confermati invece i dropout intercambiabili, caratteristica molto apprezzata di MDE, che consentono di personalizzare facilmente il telaio scegliendo la battuta in base alle ruote che si preferisce utilizzare e non viceversa. Oltre ai dropout per Boost 148, è possibile scegliere di montare dropout con battuta 142×12, ma sono disponibili anche da 135 o da 150mm, sempre per perno 12 che viene fornito di serie, a scelta tra quello con testa a brugola, come nella foto seguente, o con leva quick release.

Nuove protezioni in gomma dura rivestono il fodero basso del carro e la parte interna del fodero alto e sostituiscono le precedenti protezioni di serie in Crystal. Questi gusci sono realizzati tramite stampante 3D direttamente da MDE nel suo laboratorio di Reano e, in caso di necessità, sono facilmente ripristinabili con dei gusci nuovi. Dalla foto seguente tuttavia potete dedurre che non si dovrebbe presentare la necessità, dato che dopo cinque mesi di utilizzo, le condizioni sono ancora ottime.

Lo stesso si può dire per la nuova protezione della parte inferiore del tubo obliquo, ancora in ottime condizioni eccetto per un piccolo taglio, conseguenza di una bella sassata che altrimenti avrebbe rovinato il telaio. Anche in questo caso la protezione in gomma dura stampata in 3D va a sostituire la precedente protezione di serie realizzata con una pellicola di Crystal, esattamente come quella che troviamo ancora a protezione della parte alta del tubo obliquo, stampata con le grafiche MDE.

Geometrie

Come anticipato nel paragrafo di introduzione, ho scelto di personalizzare, grazie al servizio Rider Tuned Geometry, le quote geometriche della Damper 2020 in test con poche e semplici modifiche rispetto alla taglia M in versione standard. Per il 2020 infatti, MDE ha scelto di rivedere le taglie ricalcando per la taglia M le geometrie da me richieste per il test del precedente modello. Quindi rispetto a quelle geometrie ho semplicemente richiesto un angolo di sterzo più disteso di 1°, ottimizzato per forcelle da 170mm di escursione, e un tubo di sterzo più corto per abbassare ulteriormente lo stack, sempre in funzione di ospitare una forcella da 170mm mantenendo comunque margine per regolare l’altezza da terra del manubrio.

In realtà recentemente MDE ha nuovamente aggiornato la tabella delle taglie per il 2021, allungando ulteriormente di qualche millimetro il reach di ciascuna taglia. Di seguito la tabella delle geometrie attuali, per i modelli 2021 della Damper 29. Ricordo che MDE realizza anche una versione specifica della Damper in versione mullet, con ruota da 29″ all’anteriore e da 27.5″ al posteriore, e della Damper 27.5, le cui tabelle delle geometrie sono disponibili sul sito ufficiale.

In azione

Avendo macinato qualche migliaio di chilometri sul modello precedente, quando sono salito in sella alla Damper 2020 mi sono subito sentito “a casa”. Questa è comunque una sensazione che ho sempre apprezzato delle bici MDE, ovvero il fatto di essere intuitive e capaci di infondere immediata confidenza, ma in questo caso la sensazione è stata molto marcata, complice il fatto che il telaio, sebbene sia stato profondamente rinnovato in numerosi dettagli, ha mantenuto tutte le peculiarità originarie senza stravolgimenti radicali bensì affinando e migliorando concretamente diversi aspetti. Il risultato è che il comportamento della bici è estremamente simile alla precedente… ma migliore, nettamente migliore.

Uno dei miglioramenti più marcati è decisamente quello legato al comportamento neutrale che il sistema di sospensione riesce a mantenere durante la pedalata. Il sistema i-Link 2.0 migliora ulteriormente la stabilità dell’i-Link in salita, già noto per essere molto stabile e “pedal-friendly”. Anche con l’incredibile sensibilità fornita dall’ammortizzatore Formula Mod in posizione open, il carro oscilla in modo minimamente percettibile, offrendo un ottimo comportamento stabile su sterrato, dove la posizione lock dell’ammortizzatore risulterebbe troppo marcata. Nelle salite tecniche, la Damper 2020 conferma l’eccellente comportamento che mi aveva meravigliato nel precedente modello, arrampicandosi sul ripido e tra grossi ostacoli con agilità, dinamicità e precisione, tanta trazione e una posizione in sella dominante e bilanciata. Citando un mio stesso commento: “ho chiuso passaggi incazzati in salita davanti ai quali, con le bici da trail, dovevo scendere e farmeli a piedi”.

Ma per quanto le doti di scalatrice siano ottime, il meglio delle prestazioni arrivano quando si puntano le ruote verso valle, come ci si può aspettare da una moderna bici da enduro aggressiva. Il nuovo posizionamento delle bielle del sistema di sospensione cambia di conseguenza l’instant center e il comportamento della nuova Damper è ugualmente molto plush ma ancora più vivace, molto sensibile ai piccoli urti e stabile nella parte centrale così da lavorare tendenzialmente nella parte alta dell’escursione senza insaccarsi negli urti in rapida successione e mostrando anzi un’ottima reattività nei cambi di traiettoria e quando si vogliono staccare le ruote da terra. La spiccata progressività consente di sfruttare tutta l’escursione a disposizione senza impattare sul tampone di fondocorsa, anche montando ammortizzatori a molla.

Davvero valide le quote geometriche e ritengo di aver fatto la scelta giusta portando l’angolo di sterzo a 64°, poiché la bici nel complesso è estremamente bilanciata e adatta a ogni situazione di riding, anche le più estreme, con un equilibrio ideale tra maneggevolezza, leggerezza di guida e reattività da un lato e stabilità e impronta a terra dall’altro. La lunghezza e la geometria dell’avantreno bilanciano perfettamente la lunghezza del carro e posizionano il rider esattamente al centro della bici, con ampio margine di spostamento del peso, soprattutto sull’avantreno dove si gode di una stabilità granitica e di una confidenza esemplare che spingono a osare anche quando il trail è veramente ripido. Inoltre, grazie a un tubo sella molto verticale, corto e privo di interruzioni, si riescono a utilizzare telescopici a lunga escursione (185mm nel mio caso, ma ci starebbe anche un 200mm), quindi la sella in discesa resta molto in basso e in un’ottima posizione che consente di guidare sempre assolutamente centrali e con una completa libertà di movimento sulla bici.

Centralità del rider che va a completo vantaggio anche della maneggevolezza e della distribuzione del peso in curva dove entrambe le ruote restano incollate al suolo con ampio margine di correzione delle traiettorie senza perdere grip. Il telaio e soprattutto il carro sono molto rigidi lateralmente, caratteristica che si traduce in un’ottima precisione di guida, soprattutto nei cambi di direzione, sempre immediati e facili da impostare anche quando si è un po’ in ritardo rispetto alla traiettoria. Ma la precisione e la maneggevolezza non sono appannaggio esclusivo della velocità e delle discese fatte a cannone. La Damper 2020 è perfettamente a suo agio anche nei trail molto tecnici e lenti, quelli impestati di rocce dove bisogna approcciare ogni passaggio tenendosi in equilibrio finché non si è interpretata la traiettoria successiva. Qui, come sui passaggi tecnici in salita, la Damper dà lezioni di maneggevolezza e intuitività a molte ottime trail bike in circolazione.

Conclusioni

In definitiva, il modello 2020 della Damper è l’ultima evoluzione di un mezzo che è cresciuto, migliorandosi versione dopo versione, restando sempre fedele a sé stesso. Con questo modello ha raggiunto una piena maturità e un’impronta assolutamente moderna in termini sia di geometrie che di estetica e di complementi, come lo spazio per il portaborraccia. L’identità della Damper, la sua vera indole, non è cambiata, e rappresenta un’ottima scelta per chi cerca una bici capace di dare tante soddisfazioni in un ampio range di utilizzo che va dal trail al bike park. Tanto più se si considera che, essendo realizzata artigianalmente su ordinazione in Italia, è ampiamente e facilmente personalizzabile.

Prezzi

I telai MDE sono acquistabili su ordinazione direttamente tramite il sito ufficiale di MDE Bikes con un tempo di consegna di 60 giorni dalla conferma dell’ordine.

Telaio: €1.890
Serie sterzo: €60
Rider Tuned Geometry: €180

MDE Bikes

 

Commenti

  1. frenk:

    Considerando che le XT non mi davano problemi e hanno Q factor di 171mm, credo si possa risolvere semplicemente con un paio di spacer come ha fatto @enzo steppa, tenendo comunque in considerazione che occorre recuperare anche l'ingombro delle protezioni delle pedivelle che di fatto sono per buona parte responsabili dello sfregamento. Anche io me ne sono accorto solo pochi giorni fa quindi devo ancora mettere la Carve sul cavalletto per trovare la soluzione. Domani danno pioggia quindi è probabile che ci lavori su, poi riporterò la soluzione che avrò adottato.
    Tipo piallare il telaio o fresare le pedivelle? :smile:
  2. salukkio:

    Tipo piallare il telaio o fresare le pedivelle? :smile:
    Al limite fresare il telaio o piallare le pedivelle... comunque no, come ho scritto precedentemente ho cercato una soluzione che non mi obbligasse a modificare nulla, nemmeno a togliere le protezioni delle pedivelle né quella del carro, ma solo a migliorare la situazione, quindi semplicemente con un po' di pazienza ho fatto alcune misurazioni e varie prove con degli spacer e ho risolto aggiungendo 1mm dal lato drive. Mi sono accorto che la scatola è leggermente spostata verso il lato non-drive, quindi con quel singolo millimetro ho riportato la guarnitura al centro perfetto del telaio e ora è centrata sia rispetto al carro che rispetto al tubo sella. Quando smetterà di piovere potrò provare sui trail se il rimedio ha funzionato (lo spero caldamente) e se la spaziatura è sufficiente a non far toccare pedivelle e batticatena quando spingo più forte sui pedali facendo flettere le pedivelle, ma già così sono soddisfatto di aver corretto adeguatamente la centratura della guarnitura rispetto al telaio.
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