Essere un ciclista in Italia è sempre più pericoloso

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Non sono parole mie, quelle del titolo, ma quelle che Omar Di Felice, ciclista noto per le sue pedalate estreme, scrive in un post su Facebook, riferendosi alle sue esperienze sulle strade italiane e a quelle di pro del calibro di Wout van Aert, il quale aveva lanciato uno sfogo su Strava dopo una pedalata in bici da corsa nella zona a sud di Como.



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Uno sfogo che trova riscontro nei commenti, sia su FB che su Strava, e nelle più disparate esperienze di chi si trova ad usare una strada italiana in bicicletta. È un argomento che si ripropone in continuazione, in particolare dopo gravi incidenti, ma che rimane attuale visto che non viene risolto.

Cosa ne pensate?

Commenti

  1. MauroPS:

    non lo so come cazzo si fa... se stendi un ciclista (anche per sbaglio, eh) e non ti fermi a prestare soccorso è omicidio volontario, altro che colposo o stradale...
    No.
  2. MauroPS:

    io ho solo citato un articolo dove dicevano che non era scappato, infatti non è scappato.
    Lo dice anche "lo zio" che non era a Roma, quindi magari lo possiamo definire non reperibile all' abituale indirizzo?
  3. valerio_vanni:

    Sei fuori strada, il preterintenzionale è un'altra cosa.
    Vuoi dire che io sono MTB e tu sei BDC?

    :duello:... va bene, ma in realtà io faccio molta più "strada", con la mia "MTB", di quella per cui è stata progettata.
    ;-)
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