Mongolia Bike Challenge

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Mai e poi mai mi sarei immaginato che dei 108 posti disponibili ne sarebbero stati occupati 93 di cui 19 da donne. Ben 11 le nazionalità rappresentate con Italia e Spagna a contendersi i primi due posti e poi, sorprendentemente, tra le più numerose a seguire: Mongolia e Australia e poi Germania, Svizzera, Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Usa e Belgio. Durante i giorni di gara mi sembrava surreale allontanarmi dall’accampamento e vedere quel “villaggio” in ebollizione. Una progettazione di cinque anni era oramai realtà alla mia vista.
Le parole di Willy Mulonia, l’organizzatore del Mongolia Bike Challenge, una race contest di dieci tappe e 1400 chilometri che si è svolta lo scorso anno in agosto in Mongolia, sono molto esplicite.



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Un successo sognato e raggiunto dopo cinque anni di lavoro, duro lavoro, sul campo per disegnare un tracciato di gara impegnativo ma pedalabile da tutti, a tavolino per redigere un regolamento giusto e che garantisse divertimento e agonismo…ma molto altro ancora. Il team di ProgettoAvventura Events ha così messo a punto il progetto della gara che ha già visto la sua prima alba con un successo raggiunto e coronato dalla seconda edizione che si correrà dal 29 luglio prossimo per nove tappe e 1200 chilometri di tracciato con un dislivello di 14.000 metri. Qualche piccolo cambiamento per rendere questa incredibile gara ancora più affascinante.
Ma niente come il racconto delle tappe dello scorso anno può spiegare quest’avventura. Una per una raccontano la sfida tra le dune che cantano del deserto del Gobi e le montagne dell’est, tra la popolazione nomade della steppa mongola, orgogliosa, ospitale e sorpresa dallo strano passaggio della carovana del MBC.
La sala dell’albergo di Ulaan Baator è piena e l’eccitazione della “prima volta per tutti“ invade ogni spazio. Tutto è pronto per la cerimonia di apertura di MBC 2010, che si tiene di fronte alle massime autorità locali. I 93 atleti sfilano sulle mountain  bike in un coinvolgente e solenne corteo che si snoda tra le strade della capitale, fino alla piazza principale, per onorare l’inno nazionale della Mongolia sotto gli occhi vigili e fieri del monumento a Chinggis Khaan, l’eroe nazionale.

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La prima giornata si preannuncia carica di emozioni, con il cuore e la testa proiettati alla prima tappa. Sotto l’arco d’avvio ufficiale del Mongolia Bike Challenge arriva il saluto del ministro del turismo e del ministro dell’ambiente, orgogliosi di assistere ad un evento sportivo che non ha precedenti in terra mongola. Poi l’inno nazionale mongolo apre le danze, nel senso più stretto del termine.
Due danzatori provenienti dalle terre del nord, propongono la danza rituale con la quale gli sciamani riescono ad entrare in contatto con gli spiriti. Cantori e musicisti chiudono la cerimonia di apertura, in un’atmosfera di grande festa. Alla fine un timido raggio di sole allieta tutti i presenti e riscalda gli animi. Comincia a sentirsi chiaro e forte lo spirito di una terra carica di energia.
Nella prima giornata saranno 101 i chilometri da superare insieme a 770 metri di dislivello. L’arrivo è previsto a Khuld. Circondato dalle rocce di arenaria rossa, in un paesaggio lunare, Willy Mulonìa da il via ufficiale alla prima tappa. Nonostante la lunga distanza di 1400 km totali da percorrere, gli atleti partono molto agguerriti fin dal primo metro. In testa scatta subito Marzio Deho, che scollina davanti a tutti alla fine della prima salita. Gli inseguitori, capitanati dal plurititolato Roberto Heras, cercano di ricucire lo strappo. Alla successiva salita Deho tenta un nuovo affondo per testare la strategia degli avversari. Al quindicesimo km arriva la foratura di Heras che rende la vita ancora più facile al capofila. Marzio arriva al rifornimento del cinquantesimo km con 10 minuti di vantaggio sugli inseguitori: un gruppetto serrato di quattro biker, composto dai mongoli Naran e Tuupkhangai, dallo spagnolo Ossenbach e dal ceco Jan Kopka. Dal rifornimento la tappa si trasforma rapidamente in un calvario per tutti, a causa di un forte vento contrario, che costringe a sforzi imprevisti. Molti raccontano la sensazione di pedalare nella marmellata, tanta è la resistenza offerta all’avanzamento, sia dal vento che dal fondo a tratti sabbioso. Sono le dune del Gobi che salutano l’avvicinamento degli atleti. Al traguardo finale, un provato Marzio Deho porta a casa un vantaggio di ben 27 minuti su Tuupkhangai e 29 su Naran. Tra le donne vittoria di Stefania Valsecchi.

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La seconda tappa porterà la carovana fino a Tsgaan Suvarga dopo 118 km e 890 metri di dislivello in uno spettacolare scenario naturale. Al quarto km, dopo appena 10 minuti dalla partenza, Marzio Deho fora la ruota anteriore e perde 11 minuti. Dall’ultimo posto inizia così una rabbiosa rimonta con il coltello tra i denti. Intanto dalla testa si stacca un gruppetto di nove atleti con i mongoli Naran e Tuupkhangai, il polacco Ossowski e gli spagnoli Abellan Ossenbach e Heras. Al quarantacinquesimo minuto Deho ha un ritardo di 3 minuti, ma già alle 9.38 si consuma la rincorsa e Deho rientra nel gruppo di testa. All’ottantaduesimo chilometro Deho decide di salutare la compagnia e affondare, staccando subito gli inseguitori. Da qui in avanti va via in solitaria fino al traguardo, dove arriva con un vantaggio di 14 minuti. Gli ultimi chilometri sono davvero spettacolari. Si percorre un lungo serpentone senza fine, con saliscendi in sequenza, che portano al promontorio di Tsagaan Suvarga in un paesaggio maestoso e coinvolgente.

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La terza tappa prevedeva 123 km di percorso fino a Dalanzagad e 838 metri di dislivello, ma una tempesta di sabbia e il deserto del Gobi frenano i biker. L’organizzazione decide di annullare la tappa e di trasferire tutti gli atleti al campo successivo. Uno sforzo organizzativo di grande portata. In circa 3 ore gli 84 membri dello staff del Mongolia Bike Challenge caricano tutte le mtb sui mezzi, smontano l’accampamento e stivano tutto nei camion. Una dimostrazione di grande efficienza e di coordinamento. Si spostano 3 camion, 27 van, 108 tende, 1 tendone mensa, 8 tendoni di servizio, 93 biker e 84 membri dello staff. Ma il canto del Gobi non accenna a cessare e accompagna la carovana lungo tutto il tragitto fino all’accampamento successivo.

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La quarta tappa prevede Dund Saikhan Mount come arrivo dopo 120 km e 1550 metri di dislivello. Ma il vento che soffia forte e teso in senso contrario a quello di marcia, costringe il direttore di gara a ridurre il percorso a 55 km. Il gruppo parte via compatto per i primi chilometri, e il primo gruppo di dieci biker comincia a prendere un discreto vantaggio. Al 32° km il gruppetto di testa è ancora più piccolo. Si contendono la leadership Marzio Deho, il leader della classifica generale, i mongoli Surenkhorloo, Tuupkhangai e Naran e lo spagnolo Abellan Ossenbach. Settecento metri prima dello scollinamento arriva l’affondo decisivo della maglia rosa, che parte via di potenza lasciando sul posto i suoi avversari. Dopo il GPM la strada piega in discesa, per gli ultimi 2 km fino al traguardo di tappa, dove Marzio Deho arriva con un vantaggio di 1’ e 10’’ su Naran e Abellan Ossenbach, che brucia Tuupkhangai in volata. Il campo è a 2000 metri di quota tra le montagne del Dund Saikhan Mount.

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Il giorno dopo, 15 agosto, riposo per gli agonisti mentre lo staff già pensa alle prove della seconda manche che mancano.
La sesta tappa, che parte da Guchin Us per arrivare a Murui River, 116 km e 1000 metri di dislivello, vede una partenza concitata: la leader della categoria femminile fora sulla griglia di partenza e porta la sua bici davanti all’arco per obbligare gli organizzatori a posticipare il via. Gli atleti della squadra spagnola cercano di aiutarla a sostituire la camera d’aria, ma i secondi scorrono inesorabilmente. A un minuto dal via la sua bici viene spostata fuori dalla zona d’avvio nella protesta generale degli spagnoli e la tappa parte puntuale alle 8. Maria Angeles, detta Nines, parte con qualche secondo di ritardo. La tappa procede con estrema lentezza. Gli atleti non hanno voglia di forzare per mantenere fresche le energie in vista della tappa regina del giorno dopo. Al ventiseiesimo km, complici alcuni guadi insidiosi e un settore molto nervoso, arriva l’affondo di Marzio Deho, il leader della classifica generale, che trascina con sé lo spagnolo Carlos Abellan. Al primo ristoro, posto al 40° km, i due passano con un vantaggio di 2’ sul gruppo degli inseguitori, formato dai mongoli Naran, Khuyagt e Tuupkhangai e dal ceco Kopka. La coppia di testa assume un andamento costante e a velocità quasi nulla taglia insieme la linea finale, ma lo spagnolo risulta primo al fotofinish. Sorpresa anche nella classifica femminile: la spagnola Nines, dopo le peripezie che ha subito, taglia il traguardo con circa 4 minuti di ritardo da Stefania Valsecchi e perde così il comando della classifica per soli 4 secondi.

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Grande attesa per la settima tappa, la più dura del Mongolia Bike Challenge. Gli atleti dovranno affrontare ben tre GPM, percorrere 132 km e scalare 2620 metri di dislivello. Una grande sfida per conquistare l’arrivo di Tamch River. Dal ventiquattresimo km la gara entra nel vivo. Il manager della squadra mongola mette in atto la sua strategia di attacco. L’obiettivo è duplice: mantenere Tuupkhangai nella prima posizione della categoria Sportman e nella seconda posizione della classifica generale. Forte di ben nove gregari, l’atleta mongolo concentra così le sue energie e le sue attenzioni sullo spagnolo Carlos Abellan e si disinteressa completamente di Marzio Deho, il leader della generale. Al trentaduesimo km il gruppo degli inseguitori ha già accumulato un ritardo di 2’ e 12’’. Sulla salita che porta al primo GPM, che offre pendenze impressionanti, arrivano le azioni decisive di questa giornata. Deho nel gruppo di testa e Tuupkhangai nel secondo gruppo attaccano quasi nello stesso istante. La maglia rosa stacca i due inseguitori e comincia la sua gara in solitaria. Tuupkhangai, a sua volta, stacca Carlos Abellan e, con l’aiuto dei gregari, punta decisamente all’abbuono del GPM. Dopo estenuanti salite e pendenze che arrivano fino al 30 per cento, Marzio Deho, che si aggiudica il primo posto in tutti i GPM, conclude la tappa regina con 31’ su Tuupkhangai e 39’ su Abellan. Grande sorpresa tra le donne per la vittoria inaspettata dell’austriaca Michaela Gigon, che si rivela la migliore scalatrice.

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Nell’ottava tappa la carovana del Mongolia Bike Challenge è costretta a un nuovo stop forzato. Questa volta a fermare i novantatrè biker in questa avventura ai confini della realtà è una copiosa nevicata. In una settimana di gara il Mongolia Bike Challenge ha già offerto deserti, steppe, grandi vallate, passi di montagna estremamente impegnativi e ora anche distese di neve. Un’avventura da ricordare. La macchina organizzativa del MBC si mette in moto e provvede a caricare sui mezzi tutti i bagagli, le biciclette e gli atleti. Il lungo treno parte per un viaggio molto lungo, attraverso le ampie distese innevate in un paesaggio incantevole. Alcune difficoltà nell’attraversamento dei guadi più insidiosi non impediscono a MBC di raggiungere la meta di Urd Tamir. Il campo viene installato  sulla sponda di un fiume, in una magnifica valle pianeggiante punteggiata di cavalli e yak allo stato brado. L’ultimo incantevole sito per i campeggi mobili di Mongolia Bike Challenge 2010.

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La penultima tappa del Mongolia Bike Challenge parte in una morsa di freddo da Urd Tamir per arrivare a Tsagan Sum Ger Camp dopo 144 km e 2100 metri di dislivello. Il leader della classifica generale non perde tempo e sferra l’attacco già sulla prima salita. Al primo GPM, posto a 9.2 km, passano così nell’ordine Deho, Tuupkhangai e Baasankhuu. Dopo la discesa dal GPM inizia un tratto velocissimo, con fondo scorrevole e ampio che consente agli atleti di guadagnare molto terreno. La maglia rosa vola via indisturbata, perché nessuno fa ormai classifica su di lui nella generale. Nel secondo gruppo la battaglia è serrata tra Tuupkhangai, Kopka, Abellan, lo spagnolo Silvestre Iniesta e tutti i mongoli gregari di Tuupkhangai. Al primo rifornimento, posto al km 60, la maglia rosa passa con un vantaggio di 9’ e 40’’. Qualche chilometro dopo la città accade un avvenimento che rischia di cambiare completamente il volto di tutta la competizione. Deho, la maglia rosa, prende la via sbagliata e procede in una direzione diversa dalla traccia del percorso. Il gruppo degli inseguitori, che nel frattempo si è sgranato, passa così in testa a condurre la gara. Nell’ultima discesa Naran stacca i due avversari e si invola da solo al traguardo.Tra le donne conferma della Valsecchi che arriva al traguardo un minuto davanti all’austriaca Gigon. La maglia rosa arriva al traguardo in quarta posizione, dopo aver ricevuto un passaggio per riguadagnare la strada persa. Una leggerezza che gli costa 60 minuti di penalità e che rischia di compromettere la sua prestazione. L’ultima tappa sarà decisiva per l’assegnazione del titolo di campione della prima edizione del Mongolia Bike Challenge.

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Passerella finale per i novantatrè atleti della prima edizione del Mongolia Bike Challenge. Dopo 95 km e 1300 metri di dislivello l’ultima meta da raggiungere è Karakorum. Approfittando dei due GPM, posti subito dopo la partenza, Marzio Deho scatta via in salita e inizia la sua gara in solitaria. La tappa è molto veloce, con fondo battuto e scorrevole. Si attraversano verdeggianti praterie con mandrie di cavalli e di yak al pascolo. Il traguardo di tappa è posto sulla collina che domina la città di Karakorum. Da lì i biker del Mongolia Bike Challenge si raccolgono in un unico gruppo per attraversare in passerella le strade della vecchia capitale del regno di Gengis Khaan, fino alle porte del tempio di Erdene Zuu, il primo centro buddista nella storia della mongolia, circondato da 108 magnifici stupa. Un luogo magico, che racchiude il senso mistico e profondo di questa indimenticabile avventura in Mongolia. Le classifiche restano invariate. Marzio Deho vince la prima edizione del Mongolia Bike Challenge, portando a casa anche sei delle otto tappe disputate e sette degli otto GPM. Tra le donne trionfo dell’italiana Stefania Valsecchi.

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Le iscrizioni per la seconda edizione del 2011 (29 luglio-13 agosto) sono aperte! 108 sono i posti a disposizione per coloro che per il prossimo agosto vorranno sfidarsi nella terra di Gengis Khan e di questi 54 sono giá stati occupati.

Informazioni: mongoliabikechallenge.com

CLASSIFICA GENERALE PRIMA EDIZIONE 2010
MAN. 1. MARZIO DEHO (I), 34h36’23”;
2. Tuulkhangai Tuguldur (MNG); 1h19’38”;
3. Carlos Abellan Ossenbach (E) 2h04’03”;
4. Jan Kopka (CZ);
5. Khangarid Naran (MNG);
6. Miguel Silvestre Iniesta (E);
7. Purevsuren Khuyagt (MNG);
8. Reto Koller (CH);
9. Myagmarsuren Baasankhuu (MNG);
10. Luca Figini (I).

WOMEN.
1. STEFANIA VALSECCHI (I).

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