Nuova Pike da 26, 27.5 e 29 pollici e Monarch Plus, con prime impressioni di riding

Novità in casa Rock Shox: nuova Pike da 140-150 o 160 mm per 26, 27.5 e 29 pollici e ammortizzatore Monarch Plus, con prime impressioni di riding da Sedona, Arizona!


Pike


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Avevamo già visto un prototipo della nuova Pike quasi un anno fa a Moab (c’erano anche le foto, è la forcella nera), ma avevamo giurato di tenerlo per noi. Ora ne abbiamo la conferma: la nuova forcella da all mountain/enduro di RS é la Pike, che ritorna in gamma dopo anni di assenza e scalza la Lyrik dal segmento più atteso del 2013, quello Enduro.

I dati salienti:
– Escursione da 140, 150 o 160mm.
– Disponibile per 26, 27.5 e 29 pollici in tutte e tre le escursioni.
– Versione Solo Air (corsa fissa) o Dual Position Air (con possibilità di accorciare la corsa di 30mm).
– Perno passante da 15mm.
– Cannotto disponibile solo in versione conica.
– Steli da 35mm.
– 2 cartucce disponibili: RCT3 con 3 posizioni della compressione (aperta, pedalata e chiusa) e fine tuning della compressione alle basse velocità (questa attiva solo in posizione aperta del pomello della compressione) e RC, con fine tuning della compressione alle basse velocità e basta.
– Steli disponibili solo in nero anodizzato.
– Versione da 140mm per 29 pollici disponibile unicamente con Solo Air, quindi non abbassabile.
– Peso: 1838 grammi.

– Prezzo: da 878 a 949 Euro.
– Disponibilità da maggio 2013.

La novità più grossa sta nella nuova cartuccia denominata Charger, grazie alla quale Rock Shox riesce a fornire alla Pike il cosiddetto “Rapid Recovery”, praticamente una risposta più veloce della forcella agli ostacoli, che permette alla ruota di stare attaccata al terreno. Questa risposta più veloce fa  anche sì che il rider si trovi sempre nella parte iniziale della corsa prima di un ostacolo, quella più sensibile e quindi più adatta a rispondere ai piccoli ostacoli in sequenza. Il ritorno si velocizza nella seconda parte della corsa, cioe’ quando l’ammo/forca e’ piu’ compresso, ma sulle grosse compressioni ritorna piu’ velocemente. È più facile spiegarlo con le due immagini qui sotto.

Senza Rapid Recovery. La linea marrone è il terreno, quella blu indica la traiettoria della bici, mentre quella rossa l’altezza delle sospensioni, che di regola non si riestendono pienamente fra un ostacolo e l’altro, se questi sono ravvicinati.
Questo grafico indica l’effetto del Rapid Recovery: si può notare che la linea blu è molto più ravvicinata al terreno e che la linea verde è più alta, perché le sospensioni si riestendono più in fretta.

Altre due interessanti novità sono presenti nella nuova Pike. La prima sta nella completa separazione dell’aria dall’olio grazie ad una nuova membrana di plastica  che dovrebbe garantire una tenuta di circa cinque stagioni. Il cambio dell’olio stesso, da fare nei soliti intervalli, diventa una cosa molto semplice.

Qui potete vedere la membrana “gonfiata” dalla compressione dello stelo, come durante una normale ammortizzazione mentre si pedala.

L’altra è la possibilità di rendere il comportamento della Pike, di per sè piuttosto lineare, più progressivo, grazie ad uno/due anelli di plastica facilmente avvitabili alla parte superiore della cartuccia. Avete letto bene, una forcella RS dalla linearità più accentuata del solito. Nei nostri precedenti test di varie forcelle come la Setkor, la Lyrik o la Totem avevamo sempre apprezzato/odiato la progressività della casa americana. Apprezzato perché le forcelle, sul ripido lento, non tendevano ad affossarsi più di tanto e non c’era bisogno di pomparle troppo per non andare a fine corsa, odiato perché era dura riuscire ad usarne tutta la corsa, a meno di drop di una certa dimensione o di un falso settaggio. Con la Pike siamo riusciti ad usare tutta l’escursione senza per questo andare a pacco rischiando di romperla. Proprio i pochi millimetri finali sono l’oggetto del fine tuning degli anelli rossi aggiungibili di cui vi parlavamo sopra. Qui il comportamento diventa più progressivo, il resto della corsa rimane più lineare.Per altre impressioni di riding sulla Pike vi rimandiamo al capitolo dedicato, in fondo a questo articolo.

Io in azione e la Pike al lavoro.

 

Qui vedete due anelli rossi per il cambiamento della curva di compressione. A scelta se ne può montare uno solo, o nessuno. Vengono consegnati nella confezione al momento dell’acquisto.

 

Cambio dell’olio

Notevole è il peso di soli 1838 grammi, ottenuti grazie ad alcuni accorgimenti quali il nuovo parapolvere, ora un pezzo unico, i foderi asimmetrici e la testa del fodero destro un poco più corta di quello sinistro. Il colore degli steli non ha niente a che vedere con la scorrevolezza degli stessi, ma è solo una trovata estetica ottenuta grazie ad un processo di anodizzazione.

Il perno passante sarà solo da 15mm. Rock Shox ha preso questa decisione anche tenendo conto delle opinioni dei vari costruttori di telai e di ruote, per i quali lo standard da 15mm è quello che predomina e predominerà in campo all mountain/enduro. Il perno da 20mm si troverà sempre di più solo nelle forcelle da FR/DH.

Esploso della Pike.

Due parole sul posizionamento della Pike nella gamma Rock Shox: essendo disponibile in escursioni da 140, 150 e 160 mm, la Lyrik sarà disponibile solo in versione 170mm con SoloAir o molla.

Monarch Plus

Il Monarch Plus è stato rivisto: ora è dotato anch’esso del Rapid Recovery (vedere la Pike per la spiegazione), ha un pistone dal diametro di 10mm invece di 9mm, che permette di avere più volume nella camera negativa per una maggiore sensibilità ad inizio corsa, ha una nuova leva per la regolazione della compressione e una nuova posizione della valvola per l’aria.

Per le sensazioni di riding continuate la lettura.

Prezzo: 435,- Euro
Disponibilità: da giugno 2013.

Nella foto si vedono bene le tre regolazioni della compressione, a seconda che si vada in salita, in discesa, o su un terreno tecnico in salita/piano.

 

Il posizionamento del Monarch Plus nella gamma Rock Shox.

Reverb

Qualche novità anche riguardo al reggisella telescopico Reverb Stealth, cioè la versione con il cavo che passa nel telaio. Oltre ad essere ora disponibile con una corsa di 150mm anche per le versioni Stealth da 31.6 e 34.9 mm di diametro, ora RS fornisce nella confezione d’acquisto il Connectamajig, una giunzione del cavo staccabile senza attrezzi, ideale per il montaggio del Reverb stesso. Non si tratta di un sistema pensato per chi vuole togliere la sella ogni volta che la mette in macchina, dato che dopo 3 volte che si è staccato il cavo occorre fare comunque lo spurgo. È pensato per i costruttori di telai, quando vi montano i componenti per la vendita al pubblico, o per chi lo compra in after market, per il primo montaggio.

Prezzo Reverb Stealth: 411,- Euro
Disponibilità: da metà aprile 2013

Maxle lite

Nuovo è anche il Maxle Lite, con un design rivisto e la possibilità di posizionare la leva di serraggio nella posizione preferita senza bisogno di attrezzi. Basta infatti premere le due estremità con il palmo della mano per poter girare la leva. La forza di chiusura è maggiore rispetto al vecchio Maxle. Ci è anche saltato all’occhio come il nuovo prodotto sporga di meno lateralmente.

Prime impressioni di riding

Nella magnifica cornice di Sedona (Arizona) ho potuto provare le novità Rock Shox per 3 giorni, godendo di temperature e condizioni del terreno estive, per non dire desertiche. Durante le prime due giornate ho usato una Yeti SB66 Carbon, mentre al terzo giorno sono salito su una Santacruz Tallboy Carbon, che conoscevo già bene visto che l’ho testata qualche mese fa (qui la prova). Quindi prima una 26 pollici con Pike RCt3 da 160mm di escursione, poi una 29 pollici con Pike RCT3 da 140mm di escursione. L’ammortizzatore era un Monarch Plus su entrambe. Per gli altri componenti che vedete in foto dovete attendere qualche giorno per un report apposito. La trasmissione era affidata all’XX1 con corona da 32 denti per la Yeti e da 30 per la Tallboy.

Per chiarezza devo dire che durante i primi due giorni abbiamo pedalato su percorsi pensati per la presentazione stampa, dove quindi Rock Shox ha avuto i permessi dell’ente forestale (molto severo) di poter girare con gruppi piuttosto numerosi di circa 10 persone l’uno, mentre il terzo giorno, in attesa del mio volo che partiva la sera tardi, eravamo in giro in un gruppetto di 5 persone su un’altra tipologia di sentieri.

Quelli dei primi due giorni erano molto rocciosi, con continui saliscendi pieni di rampe ripide in salita che richiedevano non solo fiato, ma tanta tecnica per poter essere arrampicate. Un tipo di riding che da noi non esiste. 20 km di sentiero dove si fanno 500 metri di dislivello in salita, ma alla fine si è distrutti. Per darvi un’idea, potete vedere le tracce e le altimetrie qui e qui.

I sentieri del terzo giorno, invece, erano molto più fluidi, pedalabili senza problemi sia in salita che in discesa, pur avendo qualche tratto roccioso con dei piccoli drop. Una vera goduria. Qui trovate la traccia mentre qui sotto un breve video.

Santacruz Tallboy Carbon
Yeti SB66 Carbon

Come prima cosa va detto che entrambe le unità ammortizzanti sono molto sensibili ai piccoli impatti. Anche a bici ferma si nota come il momento di stacco di forcella e ammortizzatore sia veramente minimo. Il set up non presenta particolari difficoltà, dato che si tratta di sistemi ad aria. Per il Rapid Recovery si può notare una leggera differenza nelle regolazioni del ritorno, che necessitano di qualche click in più verso il “lento”, rispetto a quanto si è abituati (se uno è un pignolo e sa a memoria i click delle proprie forcelle/ammortizzatori).

Cominciando con la Pike, le sensazioni sono state ottime. La forcella è bella massiccia, grazie ai suoi steli da 35mm di diametro, ma soprattutto lavora molto bene. Sul veloce rimane sensibile in ogni situazione, come promesso durante la presentazione del Rapid Recovery, sul lento non si infossa, come succede ad altre forcelle ad aria, per il peso del rider più spostato sull’avantreno. La cosa che mi ha forse colpito di più è stato il poter utilizzare tutti i 160mm di escursione, cosa più unica che rara su una Rock Shox. Questo per il comportamento lineare della sospensione, che arriva ad essere progressivo solo verso la fine della corsa.

Il pomello per la regolazione della compressione, posto sullo stelo destro, è facile da raggiungere anche in sella e la differenza si nota nel comportamento della Pike. Personalmente ho lasciato quasi sempre la compressione nella posizione aperta, anche sulle salite ripide, per poter usare tutta la sensibilità della Pike su certe rampe che, per poter essere fatte in sella, dovevano venir prese a tutta velocità, con un impatto iniziale di una certa importanza sulle immancabili rocce.

Non si sente la mancanza di un lock out, bisogna anche dire che non abbiamo mai girato su asfalto in salita. Considerando la tipologia di forcella, non credo che il lock out sia una prerogativa importante. Non ho potuto provare bene la regolazione della compressione alle basse velocità, dato che non c’erano tratti tecnici lenti di una durata sufficiente da poter permettermi di giochicchiare con questa regolazione. Sarà una cosa che faremo durante il test vero e proprio, nei prossimi mesi, vedendo anche come si comporta la Pike nel lungo periodo.

In sella alla Yeti, durante il secondo giorno di riding.

Più difficile è stato valutare il Monarch Plus, soprattutto sulla Yeti, una bici per me sconosciuta, visto che bisogna anche tenere conto delle caratteristiche del telaio. Se dal punto di vista discesistico il comportamento della bici è stato ineccepibile, ho fatto fatica a trovare un set up per la salita, dato che se lasciavo l’ammo in posizione aperta o intermedia il carro tendeva ad infossarsi nei tratti più ripidi.

Usando la Tallboy, il terzo giorno, ho potuto incrociare le sensazioni di riding dei due mezzi: il Monarch Plus lavora molto sensibile e, al pari della Pike, è piuttosto lineare, per cui si usa per bene tutta la corsa. Il tipico rumore delle sospensioni ad aria non è presente, rendendo il mezzo più silenzioso di altri ammo che sembrano delle ventose azionate da un isterico.

Ben raggiungibile la leva per la regolazione della compressione, anche mentre si pedala, grazie alle dimensioni generose. Quando la si chiude, pur non essendo una piattaforma stabile, il carro diventa molto più fermo, per cui ho usato questo settaggio solo durante le salite di una certa durata e non sulle tanto temute rampe.

Anche nel caso del Monarch faremo un test di lunga durata nei prossimi mesi.

Tutte le foto sono di Sebastian Schiek e Adrian Marcoux, il video è stato ripreso da Bastién Donzé.

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