Pedalata Rotonda

Questo argomento tocca tutti coloro che vanno in bici su sentiero o strada, dai pedalatori puri ai discesisti.

Andremo ora ad analizzare il concetto di “Pedalata Rotonda”. Lo faremo però con un ottica diversa dal solito, una visione su come questa aiuti in ambito fuoristrada.



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Ovviamente prima di sviscerare l’argomento spieghiamo in due parole, per chi non l’avesse mai sentito, il concetto di “Pedalata Rotonda”.

Durante la pedalata si esprime la propria forza in percentuali differenti in base alla posizione in cui si trova il pedale rispetto al corpo. Consideriamo un caso classico di pedalata con pedali a sgancio. Tutti sappiamo che con questo tipo di pedali non andiamo a sfruttare solo la fase di spinta del pedale (dall’alto verso il basso), ma utilizziamo anche la trazione e lo spostamento avanti/indietro che la pedivella induce a fare durante la sua rotazione.

Il seguente schema vi da un’idea di massima di quale percentuale di forza viene trasmessa durante la pedalata. Con i flat si annullano o quasi le fasi in alto e in basso, e anche la fase di trazione risulta molto ridimensionata.

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Come vedete sono stato vago sui valori perché cambiano in base al singolo rider e perché non è questo lo scopo del mio studio.

In parole povere questo tipo di pedalata risulta molto redditizia perché più costante nell’erogazione di coppia alla ruota e perché recluta molti più gruppi muscolari (durante la trazione e lo spostamento avanti-indietro) rispetto al solo spingere il più possibile sul pedale. Una volta abituato il vostro corpo a questo tipo di tecnica sarete in grado di risparmiare anche tante energie a parità di passo.

 

Ciò che voglio analizzare con voi è invece l’insieme dei vantaggi che può dare a livello tecnico questo tipo di pedalata nella guida fuoristrada.

 

1° caratteristica. Coppia costante.

Questo tipo di pedalata permette come detto di avere una coppia alla ruota quasi costante. Se noi immaginiamo di essere un tassello della ruota che deve far presa sul terreno è chiaro che minore sarà la coppia applicata alla ruota, minore sarà lo sforzo che ci viene richiesto (a parità di carico radiale applicato).

Ora ragioniamo invece sull’andamento del sistema bici-rider in base alla coppia applicata.

Se io ipotizzo di avere un picco di forza 100 applicato per un secondo, e poi un secondo di coppia nulla, la coppia media applicata sarà 50.

Questo tipo di andamento sarà analogo al secondo in esame, e cioè l’ipotesi di applicare in modo costante una coppia 50.

Come abbiamo visto per quanto riguarda il grip il caso ideale è il secondo. Per quanto riguarda la pedalata “non rotonda” il caso da esaminare è il primo. Con la pedalata “rotonda” si ha un caso intermedio che argina il fenomeno dei picchi di potenza, rendendo meno altalenante l’andamento della coppia.

Ipotizzando di prendere per veri i dati nel disegno precedente (che come detto sono a spanne) vediamo come, da una situazione in cui ogni pedalata imprimeva coppia 100 per mezzo giro e coppia 0 per l’altro mezzo, andiamo a imporre ora 80 e 20. In pratica abbiamo smussato i picchi di coppia che tanto gravano sul grip della ruota.

Questo tipo di ragionamento ci indurrà a capire come mai nel fango o in generale sul viscido dobbiamo prediligere marce agili (come sempre in realtà), per poter variare ancor di più i valori in campo a favore delle fasi “morte”. Pedalando con rapporti corti potremo cercare di arrivare a sviluppare una coppia quasi costante durante tutta la fase di pedalata, minimizzando così il rischio di perdita di grip del posteriore.

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2° caratteristica. Stabilità del fisico.

La pedalata induce una oscillazione della bici. Maggiore sarà la percentuale di forza totale che andremo a imporre nella fase di spinta, maggiore sarà l’oscillazione della bici verso il pedale interessato. Con una pedalata rotonda come abbiamo visto dimezziamo quasi la forza applicata sul pedale (a parità di coppia media trasmessa). Possiamo quindi affermare che riduciamo drasticamente anche l’oscillazione della bicicletta. Nella guida questo significa più precisione. Un fattore decisamente importante sia su single track stretti che su salite tecniche.

Inoltre pedalare in modo rotondo riduce fortemente le oscillazioni di forcella e carro posteriore rendendo più efficiente la pedalata sulle mtb (in particolare full). Saltellare sulla sella in seguito alla spinta di una gamba o dell’altra induce una ridondanza nelle sospensioni che vanno così ad assorbire parte della pedalata.

 

3°caratteristica. Possibilità di rilancio con i pedali in ogni posizione.

Immaginiamo ora di affrontare un ostacolo in salita e di trovarci con i pedali posizionati in maniera sconveniente. Ad esempio potremo dover attraversare un tronco, e magari ci troveremo a dover spingere con i pedali in posizione verticale, o quasi, per ripartire. Utilizzare marce agili ed essere allenati ad una pedalata che preveda una parte di spinta (20% totale) in questa posizione, ci permetterà di avere molta più facilità nel ripartire e non bloccarci come allocchi. Inoltre preserverà le nostre energie. Andremo infatti a sfruttare un movimento consolidato nel nostro corpo, sarà una continuazione di quello appena concluso (la pedalata e l’alzata per superare il tronco), e non una ripartenza che potrebbe tagliarci le gambe.

 

4° caratteristica. Miglior grip del piede sul pedale.

Si parli di spd o pedali flat, con una pedalata rotonda si sviluppa molto più grip tra le scarpe e i pedali. Anche gli spd se non vengono messi in trazione hanno più facilità a sganciarsi durante la fase di risalita, magari per una rotazione involontaria del piede. Tirando, invece, questo fenomeno diminuisce, rendendo più sicuro l’accoppiamento tra piede e mezzo meccanico.

Inoltre con il sistema “flat”, ci dovrà essere un grosso lavoro di caviglia (che è auspicabile anche con spd), affinchè la suola della scarpa sia sempre a contatto con i pin del pedale. Per fare questo sapere pedalare in modo rotondo può essere di grande aiuto, sarà proprio il movimento della caviglia, allenato naturalmente da questo tipo di pedalata, a favorire il contatto. É chiaro infatti che l’unico modo di “tirare” verso l’alto anche con i flat, è quello di inclinare abbastanza il piede per far presa sui pin lateralmente, senza che questi si sfilino dalla suola.

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5° caratteristica. Maggiore utilizzo di marce corte e maggiore costanza del ritmo.

Per pedalare in modo “rotondo” abbiamo visto quanto sia necessario utilizzare marce agili. Maggiore sarà quindi la confidenza con questa tecnica e maggiore sarà il numero medio di RPM dei vostri giri in bici. Questo come sappiamo è ottimo anche per mantenere il ritmo poiché, con marce agili, subirò meno ostacoli e curve strette che potrebbero rallentarmi o farmi cambiar il ritmo della pedalata. Tanto per capirci è come arrivare su un tornante di montagna, salendo con la nostra automobile, in seconda o in quarta. É ovvio che la macchina farà meno fatica a ripartire in seconda. La ripartenza sarà più veloce e il carburante consumato minore.

 

 

Ingrediente segreto. Come allenare la pedalata rotonda.

Non è così semplice imparare a pedalare in modo corretto. Per farlo dovremo utilizzare marce agili e cercare in modo continuo di aumentare la frequenza della pedalata (piuttosto alleggerendo il rapporto) senza andare a saltellare sulla sella. Sarà chiaro il limite di ciascuno poiché dopo una certa frequenza chiunque non riesce a far girare le gambe in modo perfetto e mantenere fermo il bacino. Più riusciremo a girare a frequenze elevate senza saltellare o sculettare e più la nostra pedalata potrà considerarsi rotonda.

 

Come al solito l’invito è quello di seguirci anche sulla nostra pagina FB. Vi ricordo inoltre che sono ancora presenti 3 posti liberi nel Power Week end enduro-gravity del 23-24 marzo!!! affrettatevi.

Jack

 

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