[Report] Sauze d’Oulx 5° PRO – EMTN

Piove sull’autostrada Torino-Bardonecchia… Sono le 7:30 del mattino e nuvoloni neri ricoprono la Val di Susa: il cielo non promette nulla di buono. Il telefono squilla: “Qui a Salice diluvia” …meno male che le previsioni davano sole!



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Giro la testa, cercando la sacca delle ruote da fango: non c’è… E’ rimasta a casa, sarà li appoggiata agli altri set di ruote che tengo di scorta. “Tanto non piove, cosa me ne faccio?” ho pensato prima di uscire di casa…


Pioggia! Quale modo migliore per iniziare un week end di gara?

Le gambe sono ancora di legno: le due giornate di prove si fanno sentire… Non è tanto furbo provare il giorno prima della gara, soprattutto se si fanno 9 discese a cannone!

E’ ormai una settimana che Sauze d’Oulx è invasa da bikers di tutto il mondo: tutti in trepidante attesa per la 6° PRO del circuito Superenduro, nonché prima tappa dell’Enduro Mountainbike Trophy of Nation. Tutti i migliori enduristi del mondo sono qui, anche in vista dell’ormai imminente campionato del mondo, Sauze si rivela un’ottimo warm up per capire quali saranno gli avversari la prossima stagione. L’elenco dei partenti fa paura: Jerome Clementz, Nicolas Vouilloz, Dan Atherton, Nicolas Lau, Remy Absalon, Alex Stock e molti, molti altri… Sarà una gara di altissimo livello e ne vedremo delle belle!

Day 1

A differenza delle altre gare, Salice si svolge su due giorni. Il Sabato è la giornata più “calda”: 6 prove speciali ci aspettano, per un totale di quasi 1 ora di discese! Sarà una giornata molto, molto lunga…

Scarico la bici dalla macchina ed un’amara sorpresa mi attende: la bici appoggiava sul cambio (riparato alla bell’ e meglio il giorno prima, con strumenti di precisione quali una pinza da idraulico) ed ovviamente sulla bici ho buttato il borsone… 10kg di roba! Poco da fare, se prima bene o male funzionava adesso è tutto storto.

Lo sistemo rapidamente, cercando di far funzionare i pignoni più piccoli, quelli che servono sui rilanci durante le PS: incrociamo le dita! Nel frattempo almeno ha smesso di piovere, si è alzato il vento ed il terreno si sta asciugando: dai che forse vediamo il sole!


I nuvoloni neri si allontanano presto da Sauze, lasciando spazio al sereno sulla zona paddock!

La partenza della gara è direttamente una prova speciale: la PS1 parte da Piazzale Miramonti, centro di Salice, e dopo un tratto di salita asfaltata si butta in un prato in cui è stato tracciato un insidioso zig zag in un prato… Tutto contropendenze, polvere e buche: l’obiettivo è essenzialmente non cadere, cercando di mantenere la massima velocità possibile!


Lo strappo in salita della PS1 è veramente assassino, specialmente perché si parte a freddo!

10… 5-4-3-2-1 Go! Parte la PS1! Lo start è insidioso: dal palco, dopo una rampa in discesa bisogna fare un inversione di 180°, ed è pure bagnato. Molti scivolano, per cui adotto un’altra tattica: saltare giù direttamente dal palco. Per di più fa molta più scena, l’importante è solo evitare un’umiliante caduta: non sarebbe il massimo spiattellarsi di faccia davanti a tutta la piazza che ti guarda! Tutto fila liscio, la tattica si rivela vincente. Mi alzo sui pedali… La salita su asfalto sembra non finire mai: le gambe sono fredde, la salita sembra non finire mai… La bici sembra incollata al terreno! Ci do dentro più che posso, cerco di rimanere alto nelle insidiose curve del prato ed arrivo in fondo: boh, gambe a parte non è andata così male.

Salita con la seggiovia ed in un lampo si arriva all’insidiosa PS2: curve in contropendenza nel prato: ripide, bucate e difficili da interpretare. Una PS che se l’anno scorso mi entusiasmava, quest’anno proprio non riesco proprio ad interpretarla. Avrò disimparato a guidare nelle contropendenze…


Le speciali di sauze sono immerse in un contesto paesaggistico stupendo: peccato in gara non si abbia tempo di ammirare il panorama!

Finisce la speciale. Stavolta si pedala fino in cima: il cambio non funziona per niente sui pignoni alti, però meglio non toccarlo. Fino ad adesso non mi ha dato problemi in speciale, per cui meglio non toccarlo!


Si pedala e si spinge per arrivare in cima alla Supersauze!

La PS3 è la famosissima Supersauze: 14 minuti no stop di discesa, rilanci, sponde, curvette in mezzo ai rododendri e ai bellissimi boschi di Sauze. Vado di conserva puntando alla pulizia: la gara è lunga, oltre ad andare forte bisogna evitare problemi meccanici e conservare le energie per le prossime speciali, soprattutto per la 5… Ed io sono già stanco!


I sentieri di Sauze sono stupendi! Ecco la bellissima Supersauze

Controllo orario, nuova risalita in seggiovia per la PS4, identica alla 2. Stessi errori di prima: niente, questa PS non riesco a farmela andare giù!

Risalita di nuovo pedalata fino in cima… La stanchezza si fa sentire ed ora ci aspetta la tanto temuta PS5, la Long Left Line (LLL). Per tutta la gara la LLL è stata il terrore di tutti i partecipanti: lunga, anzi lunghissima, con diversi tratti da pedalare, tratti di bosco pieni di radici, pietre ed il finale sull’insiodisissima PS1… Il tutto dopo 40 minuti di speciali, con braccia e gambe a pezzi. Non sarà tanto più lunga della PS3, ma l’impegno fisico per questa speciale è notevole.


Lunga, lunga, lunghissima… La PS5 “Long Left Line” è veramente infinita!

Parto, supero il primo GPM in salita abbastanza bene: non devo dare tutto, altrimenti muoio qui! Cerco di guidare pulito e di lasciar correre quando non è strettamente necessario pedalare: il brutto deve ancora arrivare!
Inizia il tratto scassato: braccia e gambe sono a pezzi, sembro un manico di scopa alla guida della bici… Cerco di non cadere o fare errori: in queste condizioni è facile sbagliare. Sono cotto… Finisce il tratto infernale nel bosco, attraverso la strada e ad un certo punto sento un rumore dietro di me: cosa sarà? Una frana? Un pitbull che mi insegue? Peggio… Il 161, che parte ben quattro posizioni dietro di me, mi ha raggiunto! “Ok, sto facendo schifo…” penso tra me e me. Sportivamente lo faccio passare, ma la carogna sale dentro di me: ritrovo qualche energia e nel pezzo pedalato, seppur cotto, cerco di dare tutto, attaccandomi alla ruota del rider francese. In realtà anche lui dopo un primo sprint comincia a dare segni di cedimento… Allora non sono l’unico ad essere cotto! Il ragazzo sbaglia alcune linee, ma io vedendo i suoi errori posso scegliere delle traiettorie migliori: che bello avere una “lepre” davanti che ti mostra le linee! Ad un certo punto però sbaglia in maniera piuttosto netta: prende una linea strana e perde velocità su una contropendenza. Per non tamponarlo freno, la cosa migliore da fare sulle radici. La bici bici ovviamente si scompone, lo sterzo sbanda e per poco non tiro una facciata epica: non sarò caduto ma il danno è fatto. Tempo di ripartire e lui è ormai a 50 metri da me: troppo lontano, ormai è andato… Finisce la PS: slaccio il casco per far entrare un po’ d’aria… Sono morto!


Sponde, panettoni e bellissimi passaggi nel bosco: sulla Fly to Bali puoi passare un intero pomeriggio senza annoiarti!

Ultima risalita in seggiovia ed arrivo alla PS6, la mitica Fly to Bali, il più bel sentiero che abbia mai visto in un bike park! Il percorso non è difficile, molto scorrevole, guidato. L’unica difficoltà è un salto, il “river gap”, a metà tracciato. Si tratta di una rampa di legno, che se presa alla opportuna velocità consente di saltare un piccolo canyon, al cui interno scorre un ruscello. Niente di impossibile, saranno 4 metri di gap, ma devi arrivarci forte per atterrare pulito… Se arrivi corto ti spiaccichi sulla salita come un moscerino in autostrada.
Ovviamente c’è anche la chicken line, che però è infinitamente più lunga: se è aperto insomma si salta, anche se sei cotto. “Figurati che lo lasciano aperto: nel superenduro chiudono tutto, sarà sicuramente fettucciato” mi dicono alcuni amici prima dello start… Effettivamente è vero, di solito funziona così. Mi preparo mentalmente a fare il giro sul ponticello basso.
Il primo pezzo guido pulito, rimango morbido ed azzecco le varie linee che ho provato: sono stanco ma cerco di mantenere il flow. Arriva il canyon… Da lontano vedo che il river gap è aperto. Un ghigno si disegna sul mio volto: non avrei mai pensato lo lasciassero aperto! Mi alzo sui pedali, la rampa si avvicina. La regola è semplice: più vai forte meglio atterri! Quindi a tutta sui pedali! Effettivamente atterro bello pulito, persino lungo, quasi nella curva dopo. Pinzata secca sulla contropendenza, il posteriore derapa e mi appoggio su una spondina minimale: esco velocissimo! Mai fatto così bene questo passaggio! Proseguo sulla speciale… La spia della riserva è già accesa da diverse ore, ma ormai è quasi finita. Arrivo in fondo: saranno stati solo 6 minuti di speciale ma mi sono sembrati un’eternità!

Vado al “finish” per il controllo punzonature: la giornata è finalmente finita, sono distrutto ma con un sorriso a 32 denti sulla faccia!


Fine della prima giornata di gara: chi in tenda, chi in camper, chi in hotel o in appartamento tutti i riders vanno riposarsi, provati dalla quasi 1 ora di prove speciali!

Day 2

La domenica sveglia alla 7: lo start è alle 8.30… Mi alzo dal letto, rigido come un pezzo di legno: le gambe sembrano di mogano! Tra la stupida idea di provare sia giovedì che venerdì precedenti alla gara le 6 speciali del giorno prima, a cui si aggiunge ancora un po’ di stanchezza accumulata alla megavalanche posso dire di essere a pezzi!


E’ mattina presto, ma il sole splende già su Sauze d’Oulx!

Non importa comunque: oggi ci aspettano solo 2 speciali… L’obiettivo del week end è di qualificarmi per la Supermountain (a cui partecipano i primi 100), per ora ci sono dentro con un po’ di margine, speriamo di non cadere e di non spaccare niente.

Proprio per evitare inconvenienti meccanici, decido, poco prima di partire, di sostituire il cambio con quello prestatomi da un amico: si rivelerà una pessima idea… Mai fare lavori in fretta e furia!


La PS7 è veramente insidiosa: basta poco per cadere e farsi male…

Parte la gara: la PS7 è uguale alle PS2 e 4 del giorno prima e proprio come ieri guido malissimo… Boh, proprio non mi piace. Per di più il cambio appena montato fa le bizze: la catena salta e rilanciare è praticamente impossibile.


C’è chi pedala e chi spinge: dopo 7 prove speciali, tutti i riders sono molto stanchi!

Salita a pedali, ne approfitto per sistemare un po’ il cambio. Boh, adesso tutto funziona, speriamo in bene. Partenza della PS8, la Supersauze. Parto, stavolta prendendo la linea giusta e non andandomi ad incastrare in inutili tagli sul prato, rischiando però di esplodere su alcune pietre. Primo rilancio: mi alzo in piedi sui pedali, ma la catena salta… Maledetto cambio, prima funzionavi alla perfezione ed adesso dai forfait?
“Chissenefrega, spacco tutto”, quando sei in gara te ne freghi della bici. La catena salta ma io continuo comunque a pedalare, rischiando un paio di volte anche di cadere. Già sono stanco, ci mancava anche questa. Nonostante tutto però dove non c’è da pedalare guido bene e riesco a raggiungere anche il biker davanti a me. Urlo chiedendo strada e lui sportivamente mi fa passare: così si fa!
Cerco di guidare pulito, lui mi segue a ruota usandomi come lepre fino alle ultime curve, dove perde leggermente terreno. Ultimo rilancio furibondo in discesa: 36-11, testa bassa e giù a cannone nel prato. La gara è finita! Risalgo al finish, controllo delle punzonature di routine e guardo le classifiche: sono circa 70°, quindi qualificato per la Supermountain!


Nonostante la stanchezza, tutti spingono al limite anche nell’ultima speciale

Supermountain

Reduce dell’Alpe d’Huez, ancora in modalità “coltello tra i denti”, la voglia di prendere parte ad una gara con mass start è tantissima!


“I love mass start!” L’adrenalina che ti dà una partenza in massa è incredibile!

Non sono tra i primi, anzi non sono neanche a metà del gruppo. Mi posiziono quindi tatticamente sul lato destro: al centro succederà di tutto, io punto a “scattare sulla fascia”! La partenza è anomala per questa tipologia di gare: si parte in salita, mentre di solito, almeno nelle gare francesi, si parte in discesa. Da un lato così è più easy ed il gruppo si sgrana di più, dall’altro però si perde un po’ del fascino della mass start e delle sportellate per guadagnare qualche posizione.

1 minuto alla partenza: adrenalina al massimo! 30 secondi il cuore pulsa a mille… 15…10…5-4-3-2-1 Via! Si alzano le bandelle, tutti in piedi sui pedali e si parte: l’obittivo è dare il 200% di quello che si ha per arrivare in buona posizione in cima alla salita. Anche se sei morto e guidi male, sul sentiero è difficile sorpassare e puoi chiudere le traiettorie, dando del filo da torcere a quello dietro.


Al mio segnale scatenate l’inferno! Quando le fettucce si alzano, inizia il divertimento!

Le energie non sono molte, ma testa bassa spingo sui pedali. C’è un polverone allucinante: due si scontrano, e si piantano: li evito per un soffio. Sono interno curva, il gruppo mi stringe sul paletto, ma gomiti larghi passo. Finisco poi sullo scassato, dove perdo non poca velocità. Gli altri sul liscio se la godono, io sono in mezzo ai pietroni. Le energie sono poche, nel pezzo di stradone subito dopo non riesco a rilanciare come vorrei e non supero molta gente. Sono comunque nel gruppone, non sarò tra i primi ma neppure troppo indietro.

Inizia il fettuciato… Quello davanti non va tantissimo, anzi mi rallenta non poco… Cerco di sorpassarlo ma appena esci di traiettoria perdi subito velocità. Cerco quindi di mettergli pressione “grattandogli” la ruota posteriore con il mio anteriore… Spesso funziona!
Sinceramente non sono quello che butta per terra la gente, ritengo che anche nelle avalanche ci debba essere un minimo di etica e sportività, nonostante siano tanti quelli che vanno “per uccidere”. Mi limito quindi a mettergli pressione, magari cede o sbaglia, aspettando il momento opportuno per passarlo. Avrei potuto buttarlo per terra, ma non sono quello che fa queste cose.


Il gruppo è abbastanza sgranato quando ci si immette nel fettucciato…

Arriva il primo tratto pedalato e qui, come spesso accade, i ruoli si invertono. Il tizio parte come un motorino, io sono morto e non riesco a tenere il ritmo perdendo metri. Sempre così: chi va piano in discesa poi pedala come un disperato… Mi fregano sempre!

Vabbè, lo recupero poi in discesa… Il problema è che non è così lento da riuscire a passarlo in scioltezza. Passano un paio di minuti. Una fettuccia viene sfondata, il gruppo devia per tagliare. Calpesto un paletto a forma di treppiede che pericolosamente mi sfiora la caviglia: rischio! Potevo farmi malissimo…

Proseguiamo in discesa: ogni metro le energie calano. Arriviamo ad un guado con un “muro” da fare a piedi: come prevedibile si crea una coda mostruosa. Tutti fermi ed a piedi… Non c’è via di fuga, troppo ripido per passare fuori dal sentiero. Non c’è altro da fare che mettersi in coda ed aspettare il proprio turno…


Di qui non si passa: tutti cercano di rendere la vita difficile a chi sta dietro, cercando di chiudere tutte le traiettorie ed evitare di farsi superare!

Cerco di riprendere quello davanti, ma ormai sono morto. Scendo per inerzia… Capisco che è giunta l’ora di cambiare tattica: ora devo giocarmela sulla difensiva. Scelgo le linee per chiudere le traiettorie ed evitare di farmi sorpassare. Gomiti larghi: se vuoi la mia posizione te la devi prendere!

La fatica però si fa sentire… Alla fine quello davanti è sempre li, approfitto di uno strappo in salita per cercare di passarlo: niente da fare, il cambio non funziona di nuovo, spreco solo energie! Maledizione… Mi accodo, ho la lingua tra i raggi. Ad un certo punto curva stretta a DX, insidiosa in mezzo alla polvere. Non si vede nulla… Lo so che devo stare attento, ma le braccia non mi reggono più. Sto molle, lo sterzo si chiude e sbam! Vado giù di faccia con la bici che mi atterra sulla schiena… Mi rialzo, nel frattempo in parecchi mi han passato. Per fortuna non mi hanno calpestato… Intontito e stanco guido male, ma cerco di tenere dietro gli avversari. Poi recupero e raggiungo quelli davanti in un tratto decisamente ripido, in cui il gruppo rallenta e si forma una bella coda.

Lascio un po’ di spazio per non travolgere quello davanti, cerco linee alternative ma qui è fettucciato stretto e c’è poco da fare. Ultime curve: ormai è finita…

Siamo quasi alla fine, ma una maglia tricolore ad un certo punto mi sorpassa: è Andrea Toniati (cicobikes-endura) che pedala come un disperato. “non mi passi così, soprattutto alla fine!” raschiando il fondo del barile trovo ancora un briciolo di energie e mi lancio all’inseguimento. Mi attacco a ruota, ma il ragazzo non va piano e ci da dentro sui pedali. Ultime curve, io ed Andrea evitiamo per un soffio un rider caduto che si stava rialzando. Si esce su asfalto. In piedi sui pedali, tutti e due diamo fondo alle ultime energie. Mi avvicino, mi avvicino ma ormai siamo in prossimità del traguardo. Intelligentemente Andrea chiude la curva avvicinandosi alle transenne: game over, non lo passo più.


Ultimo scatto prima del traguardo: tutti cercano di dar fondo alle ultime energie per cercare di non farsi superare o di guadagnare una posizione.

Arriviamo al traguardo a trenino, lui 30° io 31°. Non male, considerata la stanchezza!

Una stretta di mano: questo è lo spirito delle avalanche! Nemici in discesa, ma amici non appena si passa il traguardo!

Le classifiche

A Sauze d’Oulx si tenevano contemporaneamente due gare: la 5° tappa PRO del circuito Superenduro e la 1° tappa dell’EMTN (Enduro Mountain Trophy of Nations).

Tutti i riders prendevano parte alla gara PRO, partecipando alla classifica dell stessa, a cui però si aggiungeva un’ulteriore classifica a squadre per l’EMNT. Ogni nazione poteva mandare 3 squadre formate ciascuna da 3 atleti: una squadra “elite”, una junior ed una femminile. In ciascuna squadra si sommano i tempi dei vari riders e si stila una classifica. A fine evento sfida finale tra le nazioni con la Supermountain: la mitica manche con partenza in massa.

Parlando di gara singola, il podio è tutto francese. Dominatore della gara con la vittoria in ben quattro prove speciali è Jerome Clementz. Sul secondo gradino del podio invece è salito Nicolas ET Vouilloz. Il pluricampione del mondo se l’è giocata fino all’ultimo con Nicolas Lau (3° posto), grazie anche ad una straordinaria prestazione nell’ultima speciale che gli ha consentito di superare il suo omonimo francese. Quarto posto per Dan Atherton ed un incredibile quinta posizione per il giovanissimo fenomeno belga Martin Maes, di soli 15 anni! Un vero talento della disciplina che sicuramente farà parlare molto di se. Ottavo posto invece per Davide Sottocornola, primo tra gli italiani.

Manuel Ducci invece porta a casa il successo nella Supermountain riservata ai primi 100 riders non inseriti nelle nazionali, manche che faceva classifica separata.

Per quanto riguarda l’EMNT, la vittoria va a sorpresa alla squadra inglese con Dan Atherton, Alex Stock e Joe Barnes, seguiti da Francia ed Italia. Una strana scelta quella della nazionale francese: Clementz, Vouilloze e Lau infatti, pur avendo conquistato le prime 3 posizioni, non erano in nazionale… Ad ogni modo i francesi sono stati penalizzati dall’essere passati in ritardo dal controllo orario, con annessa penalità.

Tra le donne invece la vittoria va a Anka Martin, seguita a pochi secondi di distacco da Morgan Such. Una bella battaglia quella tra la francese e la sudafricana: nonostante la lunghezza della gara le due ragazze sono sempre rimaste a pochi secondi di distanza.

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