[Test] Bianchi Methanol 27.1 SL Team Replica 2014

In test la Methanol 27.1 SL Team Replica di casa Bianchi, la front top di gamma 2014, con ruote da 27.5″. Una bici presentata nel giugno 2013, che Bianchi ha deciso di affiancare in ottica agonistica alle front e full da 29″. Scompaiono, quindi, dal settore agonistico di casa Bianchi le bici con ruote da 26”.

La Methanol 27.1 SL Team Replica avuta in test è montata esattamente come da catalogo, che potete vedere qui.



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Le caratteristiche costruttive del telaio Methanol da 27.5 ricalcano quelle dei precedenti modelli Methanol da 29″. Il telaio è composto da 3 tipi di fibre di carbonio unidirezionali Toray 40T, 30T e T700. Le nervature di rinforzo ERS (Embedded Reinforcement Construction) cercano di garantire resistenza e rigidità torsionale soprattutto nella zona sterzo, nel downtube basso e nel retrotreno e con un tubo obliquo TWT (Triple Wall Tube), rivestito nella parte centrale di un foglio di carbonio supplementare . Altri dettagli: il Ti-Net che protegge il downtube nella sua parte inferiore dagli urti delle pietre attraverso l’inserimento di una lamina a rete di titanio, e il tubo sterzo conico 1.1/8” – 1.5”.

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foto_705816Da evidenziare la presenza del passaggio cavi interno e la compatibilità del telaio per il collegamento con la batteria Shimano Di2, lasciando di fatto aperta la porta per l’introduzione di allestimenti elettronici nel campo della trasmissione.  L’attacco post mount del freno posto si trova sul fodero orizzontale.
Peso dichiarato del telaio, con reggisella integrato non tagliato, pari a 1185 gr.
Peso rilevato della bici, senza pedali, 9,355 kg.

 

Montaggio

Troviamo la prima novità nella forcella. Una Magura Ts8 R 27.5 con escursione da 100 mm, attacco freno postmount 7”, fornita del Magura eLECT, il sistema di controllo elettronico per la gestione automatica del bloccaggio e della compressione.

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Un sistema elettronico dotato di un sensore da settare prima del primo utilizzo secondo le istruzioni (piuttosto facili da comprendere, nel book fotografico le immagini delle istruzioni in italiano), in grado di rilevare l’inclinazione del terreno e in funzione della stessa di bloccare o meno la forcella. Un componente comunque settabile e quindi personalizzabile anche sui gusti e/o le esigenze del rider. Un altro sensore, una sorta di accelerometro, è invece in grado di capire quando la bici è in volo, quindi non aderente al terreno e conseguentemente sbloccare la forcella per un atterraggio più morbido. È assimilabile nel principio di funzionamento al sensore di rotazione dei moderni smartphone. Tutte le funzioni sono disattivabili mediante un interruttore posto sotto al tappo che copre lo stelo dx della forcella e sotto al quale troviamo anche la presa microusb per la ricarica della batteria dell’eLECT.

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Nelle istruzioni non ne viene fatto cenno, ma si può immaginare che sia in cantiere un collegamento mediante cavo usb della forcellla al pc, con relativo software gestionale per scaricare e analizzare dati ovvero settarne il funzionamento e la taratura.

Presente anche il comando remoto con funzionamento wi-fi, posizionabile sul comando freno dx o sx, mediante due viti maschio/femmina che serrano anche il collarino della manopola del freno. Anche il comando a distanza, prima dell’uso, va settato per la sincronizzazione con l’ELECT mediante una semplice procedura spiegata nelle istruzioni.
Da segnalare, su questa TS8, l’attacco freno postmount 7” che consente un range di diametro disco compreso solamente tra 180 e 210 mm. Non si può quindi montare un disco da 160 anteriormente che in gare xc sarebbe pienamente sufficiente.

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La trasmissione é costituita da uno SRAM XX1, fornito di serie con corona anteriore da 34, movimento centrale pressfit 30 da 73 mm, pacco pignoni XX1 Xg-1199 con rapportaura 10-42, mentre l’ impianto frenante é un Magura Mt8 con leve freno carbon, dischi Magura anteriore da 180 mm (peso rilevato 118 gr.), e posteriore da 160 mm (peso rilevato 95 gr.). Manubrio da 670 mm e attacco da 90 mm entrambi FSA K-Force Light. Sella San marco Aspide II (peso rilevato 183 gr.).

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Ruote Crank Brothers Cobalt 3 con perni passanti anteriori e posteriori da 15 e 12 mm..
Peso rilevato delle ruote pari a 1750gr. l’anteriore e 2108 gr. il posteriore, compresi i copertoni Hutchinson Cobra Hardskin RR 2.25 (peso 730 gr.), i dischi Magura, il pacco pignoni Shimano XX1 (260 gr.). Peso delle ruote calcolato per differenza quindi, pari rispettivamente a 902 gr. e 1023 gr. per un totale di 1925 gr. nude.

In azione

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Il test si è svolto in 12 uscite diverse per un totale di 420 km, cercando i diversi frangenti di utilizzo che si possono trovare in una competizione, in particolare, visto il tipo di bici molto xc oriented, utilizzando ripetutamente l’SL sul tracciato di Nemi ove nel luglio 2013 si è disputata la prova del Campionato Italiano Xc.

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Nel corso del test, l’SL nel suo complesso si è dimostrata una bici eccellente. Le doti che in particolare ci han piacevolmente impressionato sono l’estrema precisione nella guida, che permette di seguire le traiettorie migliori e più pulite e la manegevolezza nella guida sullo stretto e nei cambi di direzione.

Pur essendo della taglia giusta alle misure del tester, con il reggisella integrato tagliato appositamente alla quota stabilita, sembra quasi di guidare una bici di taglia inferiore al dovuto, per quanto sembra agile. La sensazione è di avere perfetta centralità e pieno controllo del mezzo, come se sia una naturale continuazione del biker.
Curve strette in successione e tornantini risultano più facili da percorrere di molte altre bici testate, senza alcun accenno di sottosterzo ed è veramente un piacere cimentarsi in quei frangenti. Anche sul tecnico sconnesso e in discesa il connubio forcella-impianto frenante fa in maniera egregia il proprio lavoro. I freni Magura, il cui modello Mt4 testato su altra bici era parso piuttosto brusco e poco modulabile, nella versione MT8 è apparso di ben altro spessore, risultando potente, ma progressivo e modulabile al tempo stesso. Uno dei migliori che abbiamo avuto modo di provare.

La forcella, in posizione automatica, ha risposto alle aspettative che la tecnologia elettronica prometteva. Settata a dovere, reagisce nei diversi frangenti nella maniera migliore, affondando in maniera progressiva quando serve, sblocccandosi quando atterra dopo essere stata con la ruota sollevata da terra e bloccandosi quando la pendenza diviene positiva. Da segnalare una tendenza all’affondamento, quando ci si alza in piedi sui pedali. Come spiegatoci dalla casa, l’inconveniente era dovuto in quanto inizialmente montava un Elect modello preserie la cui valvola di sicurezza aveva una taratura troppo morbida. Taratura già modificata nei modelli successivi.

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Col nuovo Elect inviatoci direttamente da Magura il problema non si è ripresentato. Rimane, tuttavia, un lasso di tempo di circa un paio di secondi nei cambi di pendenza, in cui l’Elect impiega del tempo a rilevare il cambiamento e adeguare l’affondamento o meno. Un lasso che passando dalla salita alla pianura o alla discesa non si nota. Viceversa, passando alla salita, ci mette un attimo prima di indurire l’affondamento, che a sua volta non è mai del tutto granitico, ma comunque sufficiente. Questa lentezza nel passaggio si nota solo se si è in piedi sui pedali.

In modalità automatic, il comando a distanza è di fatto un accessorio abbastanza inutilizzato, seppur facile da azionare. Leggero e privo del cavo, unitamente all’assenza di quello del deragliatore, (grazie all’XX1), lascia l’aspetto della bici molto semplice e pulito.

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Preferiremmo la presenza di normali leve sul comando remoto,  fungendo così da indicatore visivo e immediato dello stato (bloccato/sbloccato) della forcella.
Pur utilizzata per un lasso temporale di oltre un mese, per un numero di ore di utilizzo attivo di oltre 20 ore per ciascun eLECT montato e malgrado la stagione con temperature fredde, che ne accorciano la durata (come per ogni accumulatore), le batterie degli eLECT non hanno necessitato di alcuna ricarica. A tal proposito, la casa la dà sufficiente per 40 ore di utilizzo. Peraltro, è sempre bene controllare lo stato di carica mediante una semplice pressione del coperchio svitabile che sormonta l’Elect. In caso di segnale di batteria parzialmente scarica, le istruzioni parlano di una autonomia residua della batteria di circa 4 ore di utilizzo.

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Se in discesa e sul guidato la 27.1 SL, come detto, si è dimostrata eccellente oltre ogni aspettativa, sul pedalato sconnesso e soprattutto nei rilanci è apparsa un po’ “pigra”, più di quanto ci si aspetterebbe da una front xc con ruote da 27.5″. Tale caratteristica è attribuibile a nostro modo di vedere al peso dei copertoni. Gli Hutchinson Cobra tubeless ready da 2.25 RR (versione rinforzata) garantiscono eccellente trazione anche sul viscido, sia in pedalata che in frenata, ottima tenuta laterale e al contempo una buona scorrevolezza. E danno una sensazione di estrema affidabilità e resistenza anche su tratti sassosi e rovinati, dando una certa confidenza anche nell’avventurarsi in tratti più sporchi. Caratteristiche tutte insieme non facilmente coniugabili contemporaneamente, ma il peso di 730 gr. l’uno della versione RR, nel punto più sensibile, ovvero la massa rotante periferica del mezzo, influenza sensibilmente il comportamento del mezzo.

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Alle basse velocità e nei rilanci si avverte il peso di questi copertoni, così come i fianchi rinforzati, i quali, seppur anche al tatto trasmettono sicurezza, sono molto molto rigidi, tanto che anche a pressioni molto basse, sotto i 2 bar, sembrano  ben più gonfi del reale.

Trasmissione SRAM XX1: troviamo che per una bici da xc puro sia una ottima soluzione, seppur con la corona da 34. Con un rapporto simile ci vuole una gamba molto ben allenata, ma si presuppone che il rider di una bici da gara la abbia. Nei tratti molto veloci, sino ad una velocità intorno ai 45 km/h, la pedalata è ancora efficiente e non a vuoto. In una gara di xc non è ragionevole ritenere che vi siano tratti pedalati abbastanza lunghi da fare la differenza e richiedere un rapporto più lungo. In ottica xc, al limite, una corona da 32 denti potrebbe essere più fruibile con grado di allenamento medio.

In gare più lunghe quali Gf e soprattutto marathon, il monocorona potrebbe invece risultare una coperta corta sia per la presenza di salite lunghe, in cui la mancanza di agilità cuocia la gamba, sia per la presenza di tratti lunghi e veloci, sempre più frequenti nel panorama agonistico italiano, in cui dover fare velocità senza un rapporto adeguatamente lungo.
L’XX1 si è dimostrato precisissimo nel funzionamento, anche sotto sforzo, facile ed immediato nella ricerca del rapporto più idoneo (estremi esclusi come detto) e molto affidabile, grazie anche alla frizione del cambio che in nessuna occasione ha lasciato cadere o sbattere la catena, tenendola sempre in tensione, rendendo di fatto quasi inutile il paracolpi sul fodero inferiore. Con l’XX1 è un attimo trovare rapporto e cadenza giusti.

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Inconvenienti riscontrati

Le viti doppie maschio/femmina che fissano il freno e il comando WiFi al manubrio sono apparse piuttosto delicate. Già in fase di controllo serraggio una si è rotta ad un lieve avvitamento di controllo. E’ bene farci molta attenzione, oppure sostituirle con materiale un po’ più resistente. Anche perché serraggio a parte, una caduta potrebbe portare alla loro rottura ed al distacco della manopola.
Nel corso del test, come accennato, è stato inviato e sostituito un elect di “seconda generazione”, in luogo di quello pre-serie che aveva una taratura troppo morbida.

Conclusioni

La Bianchi Methanol 27.1 SL Team Replica, così come montata, è certamente una ottima bici per l’uso per cui è pensata, ovvero gare xc e Gf brevi e tirate. Va così a completare la gamma agonistica di casa Bianchi affiancandosi alla già testata Methanol FS da 29, più adatta invece per gare più lunghe e regolari.
Le soluzioni componentistiche adottate, in particolare l’assenza del comando del deragliatore e la gestione automatica ed elettronica della forcella, facilitano molto la guida del rider, che può concentrarsi sulle repentine mutazioni tipiche dei percorsi xc, sulle traiettorie da seguire e sul comportamento degli avversari. E’ molto curata e rifinita nei dettagli, sia estetici che sostanziali e non emergono particolari elementi da rivedere. La bici trarrebbe sicuramente molto giovamento in termini di reattività se si montassero delle gomme più leggere (150 grammi ciascuno farebbero una bella differenza), senza tutto sommato pregiudicare l’affidabilità, anche considerando durata e configurazione delle gare di cross country.

L’efficienza espressa dal connubio telaio/componentistica induce a ritenere che delle coperture più “nervose”, ma più scattanti, sarebbero il perfetto completamento al mezzo senza intaccarne l’eccellente guidabilità.
Per un uso in competizioni più lunghe, le ruote da 27.5″ la rendono sufficientemente confortevole sulle lunghe distanze, così come a quel punto possono tornare utili anche i copertoni rinforzati, in ottica affidabilità del mezzo ed essendoci meno rilanci e variazioni di ritmo da fare. Consigliamo di fornirsi almeno di una corona da 32 se non addirittura di una da 30, che in salite lunghe possono aiutare a salvare la gamba.
Rimane in ogni caso una bici dedicata alle gare, utilizzabile solo in via residuale per giri ad ampio respiro di stampo escursionistico.

Prezzo bici completa: 5.990 Euro
Prezzo telaio: 1.990 Euro
Bianchi.it

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