[Test] Evil The Following

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Evil si trovava nell’oscurità fino alla presentazione di The Following, la bici oggetto di questo test. È un marchio americano che solo all’inizio del 2015 ha prodotto il suo primo mezzo che non fosse una 26 pollici: la Following, appunto, una 29 pensata per il trail riding. Parlavo di oscurità perchè, da quando la Following è entrata nel mercato, ha fatto molto parlare di sè, promuovendo l’intera Evil e dandole quella spinta necessaria per renderla più conosciuta. Andiamo a vedere perchè, non senza aver prima precisato che la bici in test è quella personale di Davide Bonandrini, l’importatore italiano di Evil, che l’ha quindi montata con componentistica da lui distribuita, unita ad una Pike da 140mm di escursione, che esce dai canoni di quanto previsto da Evil, in quanto gli americani vedono come soluzione migliore una forcella da 120 o da 130mm di travel. Per questo motivo in foto vedete una Fox 34 (pimpata al 2015) con Talas: 140-110mm, montata da noi dopo i primi giri effettuati con la Pike.



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Analisi statica

Il telaio interamente in carbonio è dotato di 120mm di escursione posteriore e di un sistema che, di base, è un monocross, gestito però da un linkage molto corto, posto fra i foderi e l’ammortizzatore, che ha lo scopo di dotarlo di una curva di compressione sostenuta ad inizio corsa, per poi diventare lineare ed infine molto progressiva a fine corsa. L’ingegnere dietro al cosidetto sistema DELTA (Dave’s Extra Legitimate Travel Apparatus) è Dave Weagle, che molti di voi conosceranno per il DW Link di Ibis o lo Split Pivot di Devinci.

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Il DELTA è dotato di due posizioni: High e Low, gestite da un cosiddetto flip chip posto nel linkage. Sarebbe meglio dire due flip chip, visto che ce n’é uno per lato. Questi flip chip permettono di cambiare la geometria della Following, come potete vedere nella tabella più sotto. Per girarli, è necessario allentare ed estrarre le cinque viti per lato presenti sul linkage.

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Uno dei due flipchip, smontato.

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L’operazione è semplice, ma non adatta ad essere effettuata a lato sentiero, date le 10 viti da togliere e rimettere. In ogni caso, la posizione in cui ci si trova si legge facilmente stando in sella, grazie alla dicitura High o Low posta su un lato del flip chip.
L’ammortizzatore è un Rock Shox Monarch RT3 High Volume, vale a dire che lavora ad alte pressioni (fino ad un massimo di 350 PSI), ed ha le classiche tre regolazioni di regolazione della compressione: aperta, trail e chiusa, essendo quest’ultima molto decisa. È dotato di uno spacer interno perchè ha lo stelo che viene usato sugli ammo da 190mm di interasse, mentre Evil prevede un 184mm per 44mm di corsa. Notare che l’ammo è di serie, la soluzione dello spacer è stata prevista dalla stessa Rock Shox in accordo con Evil. L’unica conseguenza tangibile é che l’O-ring non arriverà mai alla fine dello stelo, anche se si va a fondo corsa.

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Oltre al sistema DELTA, quello che rende “diversa” la Following da una classica 29 pollici di questa escursione è la sua geometria, molto “slack”, o aperta che dir si voglia. Nella configurazione con forcella da 120mm di escursione, posizione High, l’angolo sterzo è di 67.8°. Con la Pike da 140mm con cui la bici test era equipaggiata, l’angolo scende sotto i 66.8° nella posizione Low. Altrettanto si può dire dell’angolo sella, in controtendenza con la concorrenza, e dell’altezza del movimento centrale, piuttosto basso. Ricordiamo che si sta parlando di una bici da trail con soli 120mm di escursione posteriore.

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Il passaggio cavi è in parte interno (trasmissione e reggisella telescopico), in parte esterno (freni). Da notare che i buchi nel telaio non sono dotati dei gommini per fermare i cavi. Se la cosa può lasciare scettici, si sappia che in pratica i cavi sono ben fermi e non sbatacchiano rumorosamente nel telaio quando si va sullo sconnesso. Durante i lavaggi, però, l’acqua è entrata nel telaio e non è stato facile farla uscire.

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Non spenderei troppe parole sul montaggio perchè, come detto in precedenza, si tratta delle scelte personali di Davide Bonandrini, mentre DSB vende solo il telaio della Following, a cui poi ciascuno farà seguire una propria componentistica. Resta però da dire che il peso, senza pedali, é di 12.370 Kg, non esattamente un record di leggerezza, ma non è questo lo scopo per cui è stata progettata la Following.

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Riassumendo:

Ruote e mozzi Industry Nine trail con Maxxis High Roller 2.35 all’anteriore e Ardent 2.35 al posteriore.
Forcella Rock Shox Pike RCT3 SoloAir
Manubrio Race Face Atlas, 760mm, attacco sempre RF da 35mm.
Reggisella telescopico Rock Shox Reverb 125mm Stealth.
Trasmissione SRAM X01 1×11 con pedivelle Race Face Next SL.
Freni Hope Tech 3, dischi da 180mm, manopole Evil.
Sella SDG Circuit MTB.

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Come potete vedere, la Following è predisposta per il deragliatore anteriore.

Geometria

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Set up

Trovare la regolazione ottimale dell’ammortizzatore posteriore ha richiesto un po’ più di tempo del solito, vuoi per il sistema DELTA, mai testato da me prima, vuoi per le opzioni Low e High su cui giocare ed infine per la difficoltà nel poter misurare il sag e  la corsa utilizzata. Se infatti è disponibile un indicatore esterno del sag, questi è piuttosto impreciso ed adatto solo ad una prima regolazione.

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Evil suggerisce di utilizzare un sag del 30%, cosa che ha richiesto di inserire 245 PSI per un tester dal peso di 71kg svestito. Suggerisco di dotarsi di pompetta per ammortizzatori ad alta pressione: penso si trovi nella scatola al momento dell’acquisto, in caso contrario procuratevela dal vostro rivenditore, soprattutto se pesate piú di 80kg. Altrimenti preparatevi a pompare i bicipiti, oltre all’ammo.

Salita

Una premessa importante: Evil non prevede una forcella da 140mm per la Following, e il motivo mi è stato chiaro fin dal primo giro: in salita si fa troppa fatica a tenere il peso sull’anteriore. In particolare sul ripido, la bici diventa difficile da gestire, la ruota anteriore tende ad impennarsi con facilità. Aggiungendo a ciò la posizione Low, sono tornato alla base piuttosto deluso dopo la prima uscita. Poi ho girato il flip chip su High, e le cose sono migliorate, anche se non ancora a sufficienza per una bici da trail. Una delle caratteristiche che mi piacciono di più delle 29 pollici da trail é la loro innata capacità di arrampicatrici: si uniscono la trazione delle ruotone all’assorbimento delle asperità di una full, che permettono di salire ovunque.

A parte la forcella, due sono i fattori che complicano la vita in salita alla Following: l’angolo sella aperto, che porta il peso del rider verso la ruota posteriore, e l’elevato sag. Allora ho smontato la Pike da 140mm e, al suo posto, ho messo una Fox 34 Talas 140-110mm. In salita le cose sono cambiate completamente: anche senza schiacciare la 34 giù del tutto, per simulare una forcella da 120mm, sono riuscito a pedalare una rampa che è il mio metro di misura per i test che vedete su MTB MAG. Non solo è ripida, ma scivolosa e con alcuni gradoni. Di norma, lì con una 27.5 non riesco a salire. Rispetto alla Ibis Ripley, che montava proprio la Fox 34 di cui parlo, mi sono dovuto mettere un po’ più in punta di sella, proprio a causa della geometria aperta della Following. In compenso la trazione è veramente ottima, come potete vedere da questo video:

La sospensione posteriore lavora molto sensibile e copia alla grande ogni asperità, ma bisogna avere l’accortezza di mettere la levetta su “trail”, perchè in modalità tutta aperta dell’energia viene dissipata da un discreto bobbing. Ricordo infatti che il sistema di sospensione è un monocross, supersensibile, ma non il  massimo dell’efficienza in salita, e non c’è DELTA che tenga. Se si sale su asfalto o sterrate lisce, chiudendo il Monarch si va invece su che è un piacere. Faccio notare che girare la levetta non è sempre facile, a causa della posizione dell’ammortizzatore, così in basso.

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I foderi del carro sono massicci e larghi: in diverse occasioni ho toccato il fodero destro con il tacco della scarpa (anche da XC) e, stando a quanto si legge nel forum, è un problema di chi ha i piedi leggermente “a papera”. Non è così accentuato come successo in altri casi. Sempre rimanendo in zona carro, il perno passante posteriore tende ad allentarsi facilmente.

Discesa

Le cose cambiano completamente quando si imbocca un sentiero in falsopiano, ancora prima che in discesa. Sempre con l’ammo in posizione Trail (e il flip in High), la bici risulta molto reattiva agli impulsi in fase di pedalata, rimanendo costantemente nella parte alta (o iniziale) della corsa, quella piú sensibile. Copiando alla grande il terreno, si può solo immaginare cosa succede quando si apre completamente il Monarch e si alza la forcella a 140mm. In discesa, la Following diventa un missile.

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I pesi sono tutti in basso, vicino al movimento centrale, una vera goduria in curva, in particolare in quelle veloci, dove diventa molto facile pompare la bici su ogni tipo di sponda, anche quelle naturali che si incontrano ogni tanto sui sentieri.

Lo sterzo aperto dà molta confidenza sul veloce, ma la bici rimane maneggevole grazie a dei foderi posteriori piuttosto corti e alla sua lunghezza complessiva in linea con la concorrenza trail. La cosa che colpisce di più, però, è la sensazione di avere un’escursione “infinita” al posteriore, grazie alla gestione della corsa dal mid travel in poi: qui infatti il carro diventa via via più progressivo, evitando di andare troppo spesso verso il fine corsa e quindi di indurirsi tutto in un colpo. L’indurimento è graduale, molto plush, distribuito su una percentuale di escursione maggiore del solito.

A ciò si aggiunge un telaio molto robusto. Dicevamo prima che non si tratta di un peso piuma (il telaio in taglia M si aggira sui 2.9 kg), e di come la cosa fosse voluta: in discesa la bici è molto precisa. Se la paragoniamo alla solita Ibis Ripley (modello 2013), sono due mondi diversi in fatto di rigidità del carro posteriore. Certo, anche a livello di pesi e comportamento in salita.

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Conclusioni

Se proprio vogliamo trovare un ambito di utilizzo ideale per la Evil The Following, questo è un trail riding più improntato alla discesa. Cosa voluta da Evil stessa, con una geometria molto aggressiva ed un carro che dà il meglio di sè quando si punta la bici verso il basso. Una nuova concezione di trail bike, che diventa quasi una bici da enduro se la si usa in modalità Low con forcella da 140mm, mentre si adatta bene a lunghi giri pedalati in modalità High e con una forcella da 120mm.

Prezzo: 2.999 Euro solo telaio
Evil-bikes.com
DSB Bonandrini

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